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Una terrazza di fronte ad un mare di problemi

Cocoloco - 27/10/2005

 

Vista la scarsità di argomenti evocata da alcuni amici del forum, come promesso a Caribe ed altri, inizio la pubblicazione di un racconto, sarebbe più esatto definirlo uno sfogo, che spero non vi annoierà.

Altrimenti non esitate a saltare questa cartella

Premetto che la storia si svolge in un arco di tempo molto lungo, circa 2 anni. Cercherò di essere sintetico ma sicuramente sarò obbligato, per ragioni di tempo, a "scriverlo a puntate"

Quando sarete stufi fatemi un segno

Dopo un anno e mezzo trascorso nella ricerca di una casa che avesse le caratteristiche giuste e con la quale permutare quella di mia suocera, dopo averne visitate un paio che, anche se malandate, mi erano piaciute, il progetto venne abbandonato.

Vuoi per le oggettive difficoltà che si riscontrano nel finalizzare una tale operazione, vuoi per i ripensamenti delle controparti all’ultimo minuto, ma anche e soprattutto per l’esagerato rispetto di mia suocera per le leggi ed il denaro.

Ma io dico, con tante suocere spendaccione (specialmente con il soldi del genero yuma) proprio a me doveva toccarne una esageratamente oculata nello spendere?

Ad un certo punto cominciai a sperare che un ciclone, un evento soprannaturale o gli Orishas mi dessero una mano a convincerla dell’improcrastinabile necessità di cambiar casa.

Le mie speranze rimasero vane.

Il sogno di avere una casa con un grande patio pieno di alberi e piante, dove riunire amici e parenti per feste e bagordi sarebbe, almeno per il momento, rimasto tale. Ero deluso e rassegnato. Per un po’ di tempo non volli piú parlare con mia suocera di nessun argomento che avesse a che fare con la casa.

Passavano i mesi ed il momento di tornare sull’isola si avvicinava.

Mi suegra cominciò a preannunciarmi una sorpresa che, secondo il suo dire, mi avrebbe fatto molto piacere. Immaginavo di cosa si trattasse, ne ero quasi sicuro, però nascondevo la mia curiosità ostentando disinteresse.

Venne il grande giorno.

Arrivato a casa verificai subito la sorpresa. Oltre all’ampliamento della nostra (mia e di mia moglie) camera da letto e del bagno, era stata realizzata, sul solaio, una terrazza di più di 100 mq alla quale si accedeva direttamente dal salone con una ripida scala. La ciliegina sulla torta era rappresentata dal grande barbecue con tanto di spiedo per arrostire il maiale (o anche una vacca nel caso si volessero visitare le locali galere)

Che dire ? La sorpresa era assolutamente gradita e non potetti far a meno di ringraziare immaginando le potenzialità di quel grande spazio a cielo aperto.

Certo non era il pazio dei miei sogni, ma già vedevo quella terrazza piena di gente festante che ballava e cantava intorno al maialino che si dorava impalato.

Inaugurammo la terrazza proprio come avevo immaginato. Il risultato fu ottimo, il maialino, arrostito nel nuovo barbecue di mattoni refrattari, squisito, dorato e croccante. Iniziammo a mangiarlo alle 20.30 dopo averlo rosolato durante tutto il pomeriggio.

La notte era stellata ed una piacevole brezza rinfrescava l’aria.

Il giorno dopo si manifestarono i primi problemi. Il vento, che sempre soffiava in quel periodo, rovesciava i bicchieri più leggeri disperdendone il prezioso contenuto, il sole picchiava così forte da rendere impossibile una permanenza prolungata. Il maialino, e non solo lui, si sarebbe arrostito anche senza accendere il carbone.

Mi resi conto di avere una terrazza utilizzabile solo di notte e se non pioveva. Bisognava trovare urgentemente una soluzione per coprirla almeno parzialmente.

A tal scopo venne riunito, a marzo del 2004, il GCMP (Gran Consiglio delle Menti Pensanti). Questa assemblea si riunisce spontaneamente e senza convocazione ogni qual volta viene esposto un problema ad una o più persone in un luogo accessibile a chiunque, come per l’appunto casa mia. I membri del gran consiglio aumentano man mano che, discutendo l’argomento, questo giunge alle alle orecchie di vicini o semplici passanti.

Si può riuscire a riunire svariate decine di persone senza distinzione di età, sesso o colore, si può riuscire a discutere per ore ma sicuramente non si può riuscire a trovare una soluzione univoca ed unanime.

Ognuno espone con convinzione la propria idea, la propria soluzione, ognuno come se avesse affrontato e risolto un milione di volte lo stesso problema. Naturalmente tutte le soluzioni sono perfette ed altrettanto naturalmente ognuna diversa dall’altra.

Spesso accade che, allo sfinimento delle forze o all’esaurimento delle scorte di ron, io scelga la soluzione per me più logica, meno complicata e più compatibile con le risorse ed i materiali reperibili.

Optai per la costruzione di un tetto di legno e guano che riparasse parzialmente la terrazza nella sua parte centrale.

Illustrai la mia decisione alla presidentessa del CDR, mi querida suegra, la quale mi disse che per una struttura di quel tipo sarebbe stata necessaria un’autorizzazione lunga e difficile da ottenere.

Finimmo per concordare su una copertura realizzata con un telone impermeabile tipo quello dei tendoni Cristal e mobilitammo l’intero barrio alla ricerca del prezioso tessuto.

Dopo un paio di settimane ripartii senza aver mai potuto sfruttare la terrazza di giorno e senza aver visto il benché minimo pezzo di tela.

Le notizie che regolarmente mi giungevano dall’isola erano negative, passavano le settimane, i mesi, ma del telone neanche l’ombra.

La data del mio prossimo viaggio era ormai prossima. Decisi di comprare due gazebo di 3m x 3m, struttura di tubi di alluminio bianco e tetto di tela impermeabile dello stesso colore. Peso totale 28 Kg. Avrei messo il tutto in uno scatolone grande come due valigie ed avrei sfidato la sorte al cospetto dei temibili doganieri dell’aeroporto di Holguin.

Settembre 2004

Il giorno della partenza era arrivato. Registrato il pacchettino come bagaglio speciale salgo a bordo pensando a cosa avrei raccontato al mio arrivo agli aduaneros.

Uscito dal controllo inmigración recupero la valigia e resto in paziente attesa del discreto pacchetto. Un’ora e mezza dopo l’aeroporto si é svuotato, gli unici passeggeri rimasti oltre a me sono due cubani ed un turista ai quali stavano verbalizzando il sequestro dei lettori DVD.

Preoccupato mi affaccio al misterioso buco dal quale fuoriescono i bagagli e scorgo il mio scatolone semiaperto. Chiamo un doganiere e gli chiedo quanto avrei ancora dovuto aspettare per recuperarlo, mi risponde serafico che el Jefe se ne sta occupando.

Trascorso un altro quarto d’ora mi consegnano il pacco e mi invitano a presentarlo al controllo doganale. I due doganieri, un uomo ed una donna, sono ancora impegnati a compilare i moduli di sequestro, mi faccio coraggio e chiamo con tono deciso la bionda cinquantenne con la camicia verde

Disculpe compañera

La bionda mi guarda tranquilla e mi chiede cosa contenesse lo scatolone.

Carpas… casitas de jardin rispondo mentre comincio a sfilare i tubi e la tela ancor prima che mi chiedesse di farlo.

Guarda incuriosita. Le insegno una foto del misterioso oggetto e lei, come se ne avesse viste centinaia, mi domanda

aahhhh…nada mas?

Sicuro rispondo di no, mi lascia andare senza ulteriori pretese e con un gentile sorriso. Stranezze cubane.

Finalmente potrò sfruttare nel migliore dei modi la terrazza, pensavo mentre la macchina correva sulla carretera central.

Il mattino seguente montammo i due gazebo, il pomeriggio dello stesso giorno ci rendemmo conto che, a causa del vento, sarebbe stato meglio ancorarli. Trovate delle corde legammo gli angoli del tetto al muretto di cinta della terrazza.

Non era sufficiente. Improvvise e frequenti raffiche di vento sollevavano i gazebo da terra come bianche mongolfiere.

Pensammo di cementificare al suolo i tubi di sostegno. L’operazione, una volta trovato il cemento, dopo soli due giorni di ricerche, risultò facile ed economica, 1 sacco di cemento e 2 bottiglie di ron per il muratore ed il suo aiutante.

Il problema del vento era risolto. Certo non avrebbe retto il passaggio di un ciclone ma sopportava tranquillamente le brezze pomeridiane.

Le prime cene si consumarono felicemente nei gazebo. Ma si sa, la felicità non é eterna, già dopo i primi pomeriggi passati giocando a domino sotto il bianco tetto plastificato verificammo un altro problema. Il riverbero luminoso era molto fastidioso, insopportabile, uscivamo con gli occhi arrossati indipendentemente dalla quantità di ron ingerita.

Il GCMP moltiplicó le sue riunioni, le idee più strampalate ed irrealizzabili vennero proposte e valutate.

La soluzione più gettonata era quella di verniciare il tessuto plastificato con una vernice scura. Dal punto di vista estetico il risultato sarebbe stato pessimo, oltretutto nessuno poteva garantire che la vernice, seccandosi, non provocasse danni.

Ripartii senza che si fosse trovata un’ adeguata e definitiva soluzione al problema resplandor.

 

http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=4506&idd=4466

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