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Il mio battesimo

Cocoloco 13.01.2005

(Santeria)

Ero arrivato li per caso, o forse no. Accompagnavo delle persone che volevano chiedere un remedio per un parente che si era cacciato nei guai.
Un patio in fondo ad un viottolo che costeggia una casa, molta gente di tutte le età e di tutti i colori aspettava il proprio turno. I più anziani ed i più malati sedevano su poche sedie sgangherate ed un paio di panchine di legno.
Alcuni fumavano, altri bevevano, tutti parlavano con tutti.
Almeno fino a quando hanno intravisto la mia faccia da yuma, poi silenzio, mi sono sentito tutti gli occhi addosso, mi scrutavano così sfacciatamente che mi sembrava di intuire i loro pensieri. Non era poi così difficile immaginare che non avevano mai visto uno straniero in quel cortile. Per un attimo ho pensato di andarmene, poi mi son fatto coraggio e, vinta la mia timidezza e la sensazione di disagio, ho salutato tutti e nessuno con un flebile: Buenas!
Il saluto é stato contraccambiato in coro, tutti hanno ripreso a parlare continuando a guardarmi con meno insistenza.
Le persone che accompagnavo mi hanno presentato una coppia sulla quarantina, la donna sperava di avere un remedio per sottrarre il suo uomo dalle bramosie della moglie. Abbiamo iniziato a parlare di apagones.
Due sigarette dopo, dalla sala delle consultas, quattro pareti di mattoni, senza finestre e tetto di lamiere, é uscita una giovane mulatta in lacrime che se n'é andata a testa bassa senza salutare nessuno.
Dopo poco, nel silenzio assoluto, é uscito Lui. Nero, alto, magrissimo, scalzo e seminudo. L'unica cosa che indossava era un short di cotone sbiadido e strappato, gli reggeva in vita con una spilla da balia.
Mi é passato davanti senza guardarmi e, prima di rientrare nella baracca con una vecchia signora, ha congedato seccamente un giovane nero gridandogli < Descara'o...Eres tremendo descara'o pero te voy a alumbrar...ha sido tu vecino, el negro gordo, busca en su casa >
Mi hanno spiegato che non c'erano turni, non veniva rispettato l'ordine d'arrivo e non si era nemmeno sicuri di essere ricevuti.
Per la seconda volta ho pensato di andarmene. Quando dopo più di mezz'ora la vecchietta non era ancora uscita, calcolando approssimativamente l'attesa residua in base alle persone restanti, l'ho pensato per la terza volta.
Passate un'altro paio d'ore, era quasi mezzogiorno, cotto dal sole, stanco di stare in piedi ed assetato ho fatto quello che avevo pensato già tre volte.
Sono andato a fare un giro, ne ho approfittato per fare spese e soprattutto mi sono scolato un paio di refrescos ghiacciati.
Poco prima delle 3, quando sono tornato, restavano una dozzina di persone e una sedia libera che mi é stata indicata con un gesto della mano da un'enorme nera dalla faccia simpatica.
Mi sono seduto ed ho acceso una Popular, dopo poche tirate é uscito un bianco zoppo con l'espressione estasiata, si è allontanato felice e sorridente. Dalla porta, subito dopo, é apparso Lui, ha fatto un paio di passi bofonchiando tra se e se, ha guardato tutti tranne me e mi ha chiamato bruscamente.
< Vamos > mi ha gridato da lontano guardandomi per la prima volta dritto negli occhi.
Mi sono guardato un po' intorno per essere sicuro che si rivolgesse proprio a me, le persone che avevo accompagnato me l'hanno confermato con un cenno del capo prima che gli chiedessi < voy solo? >
< dale...te està esperando > mi hanno risposto sussurrando.

..............................azzz, sono le due, tra un po' suona la sveglia. Scusate sono stanco morto vado a nanna. Me lo sentivo che non sarebbe stato facile raccontare questa esperienza. Mi rendo conto che, anche evitando particolari interessanti ma non indispensabili, mi sto dilungando. Però, l'argomento é già di per se esoterico e misterioso, se non racconto almeno le atmosfere e le situazioni reali, finisce per somigliare ad un racconto di fantasia.

Bhè, se non vi annoia continuo domani.

Buonanotte

Parte seconda

Cercherò di concludere il racconto sinteticamente.

Lo seguo nel "tempio", mi guardo attorno, nella penombra rischiarata dai raggi di luce che filtrano tra le pareti e le lamiere del tetto.
Vecchie sedie appoggiate alle pareti laterali, una tavola piena di candele, conchiglie e oggetti strani e, nella parete di fronte un "altare" con una madonna adornata di foulards e catenine colorate. Ai suoi piedi le offerte: sigari, erbe, fiori, caramelle, miele....
Eller, così mi avevano detto si chiamasse, si siede davanti al suo tavolo, prende un sigaro, ne rompe un piccolo pezzo e lo infila in una pipa "ordinandomi" di accenderlo. Lui non chiedeva, ordinava. Questo mi suggerivano i suoi modi ed il tono della sua voce.
Gli passo la pipa fumante, l'afferra ed inizia ad aspirare e sbuffare come una vecchia locomotiva senza mai guardarmi.
Resto in piedi in silenzio, Lui fuma, ha gli occhi chiusi.
quello che sta dietro di te ha avuto la stessa malattia di Eller...cancro ai polmoni mi dice all'improvviso Maria Carolina. Un brivido mi percorre la schiena, mio padre é morto di tumore ai polmoni e nessuno lo sa a Cuba.
sai chi sono io? mi chiede incrociando finalmente il mio sguardo
Eller rispondo
chi?
Eller
Mi ripete 4 volte la domanda aumentando il volume della voce fino a gridare. Rispondo imitandolo.
Maria Carolina mi dice sorridendo ed aggiungendo 2 o 3 cognomi che non ricordo.
Maria Carolina. Maria Carolina, ripetilo
Maria Carolina é un'anziana signora che si esprime in uno strano linguaggio che sa di antico, un misto di spagnolo e francese. E' lo spirito guida di Eller che lei chiama "mi caballo".

Inizia una precisa descrizione del mi barracon (casa) e dei mobili che l'arredano per poi chiedermi perché volessi cambiarla. Non mi lascia il tempo di rispondere, prosegue dicendomi che dovevo buttare, più lontano possibile, una pietra colorata che si trovava all'interno.
Abito in quell'appartamento da 2 lustri e circa 2 anni fa, pulendo l'intelaiatura di un armadio a muro, avevo trovato, nella parte alta, una bella pietra gialla dalla forma irregolare. Mi era piaciuta e l'avevo messa in un cassetto. Non l'avevo più vista e me n'ero dimenticato.

Mi dice altre cose riguardanti il mio lavoro e la mia famiglia, precise le prime, più vaghe le seconde.

Beve una lunga sorsata di un liquido giallastro contenuto in una piccola bottiglia piena di conchiglie e lumachine di mare e mi passa la l'intruglio. Sono un gran bevitore, adoro il ron, ingurgito senza problemi anche la chispa e il kinikini, ma quello era alcool puro e caldo.
Ripetiamo entrambi l'operazione varie volte, in un istante sono zuppo di sudore.

Maria Carolina mi dice che avrò a breve molto Mokororo.
sai cos'é? mi chiede sorridendo
Intuisco che si tratta di soldi e rispondo Guanikiki.

E' l'unica cosa per la quale posso aiutarti, per il resto non hai bisogno di me. Tu sei figlio di Changó y siete rayos.

Mi abbraccia stringendomi forte, sorridiamo, beviamo e ridiamo sonoramente.
Cuida'o pantalon (uomo)...soy vieja pero buena hoja y tremenda puta mi confessa maliziosamente.

Si dirige verso la porta, la spalanca e invita tutti i presenti nel patio ad entrare. Una ventina di persone riempiono la stanza, chi può si siede mentre i meno fortunati si appoggiano alle pareti. Ho di nuovo tutti gli sguardi addosso, li percepisco chiaramente, molto più insistenti di quanto non fossero al mio arrivo.

Nascondo difficilmente un certo disagio quando, rivolgendosi a quella piccola folla, annuncia quest'uomo é molto più cubano di voi...é un vero figlio di Changó.

Silenzio assoluto. Mi accompagna all'altare davanti alla Virgen, mi fa togliere la maglietta oramai fradicia, mi stringe un velo rosso intorno agli occhi che mi invita a chiudere.
Mi spara in bocca un'abbondante sorsata di quel liquido infernale e me ne vaporizza un'altro po' sul corpo con la bocca.

Sono li con gli occhi chiusi, grondante di sudore, in equilibrio precario sulle gambe. Sento dei rumori metallici.

Le persone che accompagnavo mi hanno in seguito riferito che, dando dei colpi secchi con una pietra su un machete, mi ha inciso delle croci nelle braccia, nelle spalle, sui reni e sui polpacci.

Mi ha tolto la benda dagli occhi, mi ha di nuovo spruzzato addosso quel liquido e nuvole di fumo con la sua pipa. Mi ha messo al collo una delle collane di perline colorate che indossava la Madonnina dell'altare.

Ne é seguito un rito fatto di canti e preghiere recitati in coro. Tutti hanno cantato, pregato ed anche provato il liquido infernale.

Il sole iniziava a tramontare quando sfinita, Maria Carolina, ha cacciato tutti fuori prima di accasciarsi sulla sua sedia appoggiando la testa sul tavolino.

Bhè direi che può bastare. Scusate gli errori, ho scritto di getto e non ho la minima voglia di rileggere, sono molto stanco, un po' per l'ora tarda ma soprattutto per l'argomento.
Confesso che non mi é stato facile raccontarlo, chissà se potevo.
Perdonami Maria Carolina.
Per la cronaca Eller non chiede soldi, certo non rifiuta regali, ma, da quelle parti, raramente si tratta di denaro.
Io, qualche giorno dopo, gli ho portato delle bottiglie di rum che ci siamo scolate insieme alla tribù della sala d'attesa.

Buonanotte a tutti

 

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