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Michel all'Havana

Fox Molder - 15/05/2005

Noi (io e un amico) arrivammo all'Havana con l'ultimo volo atterrato al Josè Martì, Lauda Air, facendo a spallate in volo con l'huracan.....
Era la mia prima volta e scendendo dall'aereo non feci in tempo a respirare a pieni polmoni (come le volte successive) gli odori, i profumi, sentire la botta di caldo afoso che ti toglie, per un attimo il respiro.
Non feci in tempo perché il vento mi colse appena messo il naso fuori dall'aereo.
Tutte le operazioni erano velocizzate, tutti avevano una gran fretta di mettersi al riparo.....
Sbrigate le formalità uscimmo, e ci venne incontro il nostro "agente all'Havana".... un amico che lavora da anni là. < A'n ghi mia ed conisiò !! > (non avete di testa - ndr.) < non sapevo se arrivavate o no, ma siete pazzi a viaggiare con l'uragano, è brutto....farà danni! > ci disse, deciso.
Noi lo guardavamo instupiditi, ci aveva accolto con la stessa veemenza dell'uragano, sinceramente preoccupato per noi.
Dopo i rituali saluti ci affrettammo a cercare una macchina, lasciammo volentieri fare a lui, era la prima volta, non eravamo nemmeno capaci di metterci le braghe da soli, a Cuba.
Il viaggio verso la casa che ci avrebbe accolto al Vedado (bellissima) lo ricordo poco, molte parole, la mia curiosità mi portava a guardarmi continuamente attorno...troppe informazioni tutte insieme....
Ricordo però il mio amico che ci disse < Quand a'n vrema miga ch'i capisèn col cà dsèma, parlèma in pramzàn...n'al capisèn mia....l'italià sì! > (quando non vogliamo che capiscano quello che diciamo parliamo il parmigiano, non lo capiscono....l'italiano si - ndr).
Arrivammo alla casa, la prima cosa che mi colpì furono le finestre con delle strane X.
Automaticamente pensai che fosse per segnalare la presenza del vetro, come nelle case in costruzione, ma l'amico ci spiegò che era un semplice modo per impedire che le finestre, rompendosi andassero in mille pezzi dentro la stanza.
Entrammo di corsa (spinti anche dal vento, che già tirava fortissimo) ci accolsero in casa con una cordialità che mi colpì.
Facemmo appena in tempo a sistemarci nelle stanze, bellissime, che il primo apagon ci diede il benvenuto "siete a Cuba.. abituatevi" una voce nella testa suonava così.
Un attimo di sorpresa ma fecero subito apparizione le candele.
11 ore di viaggio, ma non avevo sonno.
Una sciacquata, veloce... (l'acqua era fredda....poca, l'acquedotto andava a sighiozzo)
Ci adattammo a mangiare qualcosa di freddo... il gas era stato tolto per precauzione....
Eravamo lì, nella penombra, impazienti di fare qualcosa...impossibilitati a farla dalle condizioni del tempo fuori.
Giungemmo ad un compromesso...
Siccome non pioveva, ancora, saremmo usciti e andati lì vicino a cercare qualcosa da bere.
L'unico posto aperto e funzionante era l'Havana cafè, sotto il Melìa Cohiba.
Ci saranno state 15 persone dentro, compresi i baristi e i camerieri...ci guardarono sorpresi.
Mi affascinò il locale....un aereo...macchine americane d'epoca, mi piaceva.....
Un mojito, con poco ghiaccio... (soliti motivi di carenza di elettricità, non potevano fare il Daiquiri frozen) poi di nuovo a casa...(  Per la cronaca, non c’erano le “abituali frequentatrici” ).
Cominciava a piovere....poche centinaia di metri, fatti quasi di corsa, ma arrivammo inzuppati.
Il nostro amico ci salutò velocemente, cogliendo al volo uno dei pochi taxi che, chissà perché, circolava e tornò verso la sua casa.
Eravamo soli... non proprio... questa volta c'era davvero Michel con noi.
Passai la notte dormendo tranquillamente nel lettone a baldacchino, alla mattina guardai fuori.
Pioveva, gli alberi erano scossi dal vento ma niente di eccezionale.
Mi dissi < E' poco di più di un forte temporale a Parma...anzi da noi spesso grandina...>
Due giorni così, passati senza acqua, luce, e gas chiusi in casa.
Poco da fare, nemmeno le carte…
L'unico svago, guardare fuori dalla finestra.
Da una si riusciva a guardare in direzione del Malecon. Lì lo scenario sembrava cambiare.
Era decisamente affascinante il gioco cromatico della scala di grigio del cielo, intervallato dalle chiazze di bianco/spuma dato dalle onde che si abbattevano con forza e spazzavano il Malecon..... Strana sensazione.... lì mi accorsi di essere invecchiato.... pensai < Lo sai che una volta saresti stato là. Magari legato da qualche parte, ma saresti stato là... a fotografare ! >
Intanto provavamo a comunicare con la dueña che ci accoglieva.
Intuimmo che non era particolarmente preoccupata.
Le notizie dicevano che Michel aveva deviato il percorso ed aveva colpito solo di striscio, l'Havana.... Matanzas, Varadero e zone limitrofe sarebbero state meno contente.... in quanto colpite in pieno dalla furia.
Dopo due giorni uscimmo.
I danni non mi sembravano tanti... Qualche ramo a terra, foglie, tanta acqua ovunque.... Ma girando un po' mi accorsi della differenza.
In pratica i maggiori danni pareva fossero nelle strade che correvano parallele al Malecon, nella direzione del vento, le strade che scendevano verso il Malecon sembravano meno colpite.
Pali divelti, fili a terra, in una piazzetta un albero che in 5 non si poteva abbracciare sdraiato a terra.
Altri più piccoli spezzati.
Mi divertì, dopo qualche giorno, il fatto che quel gigante sdraiato era diventato una splendida, improvvisata fonte ludica per frotte di bambini festanti, per nulla intimoriti.
Il Malecon aveva retto la forza delle onde… Solo qualche cedimento nel muretto.
Le onde lo hanno sferzato per giorni… emozionanti… splendido vederle sovrastare le macchine che correvano come surfisti al centro dell’onda.
Dopo un giorno la luce tornò regolarmente, così come il gas.
Per l'acqua ci volle un po' di più. Frotte di “lavoratori volontari” trasportati da camion, si trovavano in ogni dove intenti a ripulire con mezzi di fortuna.
Laboriose api operaie, solo un po’ meno ordinate.
Un camion Gru impennato, cercando di raddrizzare un pilone di cemento, la gente che osserva è chiamata a partecipare e fare da contrappeso… maledetta macchina fotografica… (e maledetto fotografo)… troppo tempo per estrarla e imbracciarla… quando sono a posto il tutto è già finito.
Nei giorni successivi ci suggerirono di prestare molta attenzione a ciò che avremmo mangiato.
Niente pesce.
L'apagon c'era stato per tutti, anche per i Centri Commerciali.
C'era la seria probabilità che derrate non integre venissero messe comunque in commercio.
Non ci successe niente, ma il nipotino della dueña mangiò del pollo avariato e stava malissimo.
Il nostro Bimixin gli fu decisamente utile (anche se temo che il resto se lo siano venduto al mercato nero).
Il tormentone che creai in quell'occasione, nel mio stentato spagnolo suonava pressappoco così (premetto che mi chiamo Michele): " La ciencia dice que dos huracanes no pueden estar al mismo tiempo en el mismo lugar. Yo he llegado antes. Yo soy el verdadero huracán Michel ".

Scusate se ho rubato il vostro tempo.

 

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