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La prima volta

Giordaloco - 23/11/2005

 

Ho letto l'articolo di caribe e mi è venuto in mente un mio racconto molto antecedente al periodo descritto ; risale al mio primo viaggio a Cuba agli inizi degli anni70, di preciso non mi ricordo dovrebbe essere fra il 1973 e il 1976, penso che sarebbe interessante proporlo per chi non ha conosciuto quel periodo di Cuba.

 

Non è facile dimenticare la prima volta a Cuba; erano circa i primi degli anni 70 e l’Isla aveva da poco tempo riaperto i contatti turistici col mondo, le cose non erano come adesso : il dollaro non circolava e se qualche cubano ne fosse stato trovato in possesso avrebbe passato i guai suoi, ancora oggi c’è al gabbio qualche cubano arrestato mentre trafficava in dollari.

L’ingerenza del potere poi era totale e coinvolgeva anche i turisti : come arrivavi, sempre e comunque in gruppo come le pecore, ti veniva assegnato un consigliere o controllore politico che passava con noi tutto il periodo di permanenza cercando di limitare al minimo i contatti con i lavoratori cubani controllando quello che dicevi e quello che pensavi.

Le ragazze poi meglio scordarsele, per il turista non esistevano, e se qualche galletto insisteva sulla cosa e insidiava una lavoratrice dell’hotel, fuori non era possibile per via del controllore, la poveretta rischiava l’allontanamento immediato.

Ma è meglio andare con ordine : il viaggio, per me e mia moglie, era stato organizzato a scopo subacqueo: due settimane all’Hotel Colony sull’Isola della Gioventù, chiamata così perchè raccoglieva un gran numero di scuole , la maggior parte ad indirizzo agrario.

L’arrivo all’Avana mi aveva stordito, il profumo, i suoni , la lingua, il caldo , la gente, anche se ancora non me ne ero accorto mi erano già penetrati nella pelle e nel cuore, segnando per sempre il mio futuro.

La tratta Avana/Isola fu effettuata con un vecchio e scassatissimo Douglas dell’ultima guerra; gli sguardi preoccupati dei turisti avevano mosso a compassione la hostess: un donnone con pantaloni elasticizzati e maglietta a righe bianche e rosse che, prima della partenza ci ha rassicurato dicendo che il motore era nuovo, appena recuperato da un magazzino delle Filippine.

L’aria a bordo era mossa da piccoli ventilatori posti sopra i sedili; subito dopo il decollo da vari punti della carlinga incominciò ad uscire un vapore bianco terrorizzando i passeggeri; ci volle del bello e del buono perché la hostess, distribuendo caramelle, riuscisse a convincere la gente che tutto era normale e che era solo condensa dovuta alla differenza di temperatura.

Il panorama dall’aereo era magnifico, volando basso si riuscivano a vedere i fondali, le isole, le lagune, il tutto pervaso da una luminosità insolita e da colori a cui noi non eravamo abituati; ero già stato alle Maldive, nel Mar Rosso, in Africa, ma qui i colori e le impressioni erano diverse.

Il tragitto aeroporto hotel non fece altro che confermare la prima impressione: le palme, il mare, l’aria, tutto era nuovo e affascinante; l’unica cosa che stonava erano i bunker con mitragliere e cannoni antiarei rivolti verso il mare e coperti con teli mimetici; non so se per pudore verso i turisti, per segretezza o semplicemente per proteggerli dalla salsedine.

All’hotel primo scontro con la mentalità statal/social/politica dell’epoca : i tanto servizievoli omini, che da noi assolvono il compito di trasporto valige qui non ci sono, non è contemplato che i compagni facciano questo tipo di servizio schiavista, ognuno deve provvedere per se; bene, si risparmiano mance; tanto sono vietate perchè è un’altra forma di avvilimento capitalista.

La mattina dopo il secondo scontro culturale/amministrativo : alla colazione ci troviamo serviti dei salsicciotti unti, del pane tostato, del caffè e delle bibite (hotel 1° categoria); alle immancabili proteste : e il latte, la marmellata, la frutta? la candida risposta è : il rifornimento statale è in ritardo per cui oggi è così, scusate tanto.

Alla domanda : ma non c’è una città vicino ? non si può mandare a comprare latte e marmellata ? la risposta è uno sguardo allibito, meravigliato e offeso seguito da un secco : non è possibile, è un compito della gestione statale, non appena possono lo faranno.

Così per tutta la vacanza ci sarà un’alternanza di privazioni: una volta il pane "finita la farina", una volta il caffè, un’altra la frutta e così via.

L’hotel , secondo le assicurazioni era stato appena restaurato : la moquette faceva onde ed era un puzzle di macchie sospette, il soffitto si sfogliava, il bagno perdeva acqua, la porta finestra non chiudeva e mancavano le tende notturne; l’aria condizionata funzionava a singhiozzo. L’unica cosa perfettamente funzionante era la disco, frequentata da cubani e dai pochi turisti; per una birra io pagavo un dollaro e il cubano un peso, altri tempi.

Quando c’era la materia prima, la cucina era buona, niente di elaborato o molto variato però aragoste, tortuga e pesce non mancavano mai quello che ogni tanto faltava era il pollo e il maiale.

Finalmente Il primo giorno in barca , una cosa in ferrocemento da 20 metri risalente agli anni 40 (infatti tale tecnica di costruzione fu abbandonata nel 50) con un motore diesel che la scuoteva come un frullatore ; tubi e spuntoni si ergevano ovunque al solo scopo di riempirti di lividi a fine giornata.

Le attrezzature sub di buona qualità portavano i segni di una assoluta mancanza di manutenzione; gli strumenti in dotazione ai quatto accompagnatori/istruttori sarebbero bastati solo per due, nel senso che molti si erano rotti e mai sostituiti alla faccia della sicurezza del turista; proprio il giorno seguente sarebbe scoppiato il tubo manometro di un istruttore lasciandolo per sempre nell’impossibilità di sapere quanta aria avesse a disposizione durante l’immersione. Mosso a compassione , quando sono partito gli ho lasciato il mio unitamente al profondimetro e bussola.

Il personale di bordo, dal capitano all’ultimo mozzo, erano gentilissimi e sempre disponibili come sono e saranno sempre i cubani; interessati a quanto succedeva fuori isola erano affamanti di notizie e sempre pronti alla chiacchiera, se non fosse stato per la presenza del controllore che col solo sguardo li rendeva muti; dopo ogni immersione trovavamo pronta frutta sbucciata e caffè; quello che ci mandava dietro l’hotel, lo stesso che si consumava a terra, era terribile, sempre e soltanto liofilizzato; forse pensavano che i turisti non gradissero quello sano e naturale.

Per fortuna che il capitano, dopo accesa discussione col politico, è riuscito ad avere l’autorizzazione di prepararci il suo e proprio grazie al capitano ho potuto assaggiare per la prima volta boniato frito.

Le immersioni, d’altro canto, erano spettacolari; in special modo quella su un relitto dove ci aspettava la LOLA, un barracuda di quasi due metri, conosciuto in tutto il mondo subacqueo come attrattiva internazionale; come arrivava il barco usciva dal relitto e si metteva in attesa a mezz’acqua; a noi sub, ci veniva dato un sacco pieno di pesce da dare al mostro. Alzare il pesce e aspettare che  quel tritacarne te lo levasse da mano era terrorizzante, quasi nessuno, tranne gli istruttori, lo faceva, la maggioranza, quando la picua era a un paio di metri mollava il pesce e tentava la fuga; vedere quella bocca enorme e piena di denti che ingurgitava il pesce faceva impressione; quando ce ne andavamo la picua aveva una barriga come se avesse ingurgitato un’anguria.

L’unico neo era la "presenza" , condizionava tutto, i rapporti, le risate, la spontaneità; gli accidenti e gli auguri che fluivano copiosi sia da noi che dai locali però giunsero a buon fine; dopo poco meno di una settimana il malcapitato fu colto da una colica renale e ricoverato in ospedale.

Non potè immaginare la gioia : prima, per portare a bordo qualche bottiglia di rum e qualche pacchetto di sigarette per l’equipaggio dovevamo farlo di nascosto; il capitano sapeva che quando, indicando la tanica dove lavavamo le mute, si diceva "agua sucia" poteva star sicuro che lì dentro avrebbe trovato il rum.

Le uscite senza il controllo furono spettacolari; il cibo portato a bordo dall’hotel era sempre il medesimo e faceva schifo: uno spezzatino che noi avevamo soprannominato Kit&Kat cibo per gatti; come sparì il politico saltarono fuori fucili, arpioni e rampini per aragoste più pentole e pentoloni; ogni giorno salivano a bordo pesce pregiato e non meno di 30-40 aragoste: mai mangiato meglio! E pensando al pobrecito nel suo letto di penitenza, tutto aveva un sapore migliore.

La cosa non durò per molto, solo quattro o cinque giorni, prima che arrivasse il sostituto ma diede un sapore e un tocco tutto particolare alla vacanza : mi fece innamorare in modo irreversibile dei cubani.

La gita a Nuova Gerona fu un fallimento: intruppati come scolaretti, ripresi ogni qual volta ci si fermava o per vedere qualcosa o per parlare con qualcuno stavamo per esplodere e già qualche battibecco al limite della rissa si era avuto; l’hijo de puta, con una calma imperturbabile incassava insulti e vav..... e scriveva su un libricino; cosa, perché o per chi non l’ho mai saputo.

La prima impressione del paese fu di squallore, sporcizia e mancanza di manutenzione; i negozi vuoti, qualche articolo qua e là sugli scaffali, qualche barattolo di marmellata bulgara, due o tre pentole, qualche stringa, qualche scarpa e pochi vestiti, all’epoca andavano di moda i jeans elasticizzati che facevano un fondoschiena da balena a buona parte delle cubane allevate a patate e boniato; souvenir nada ,sarebbe andata bene anche una tazza col piattino ma non c’era verso di trovarle appaiate.

Era il periodo in cui i cubani incominciavano a parlare che forse si sarebbe potuto comprare la casa dove vivevano o costruirsela: lo stato avrebbe fornito il prestito che poi sarebbe stato rimborsato negli anni, cosa assolutamente nuova per loro. Si parlava sempre di questo, loro non si fidavano molto, i dubbi erano tanti : e se poi cambiano idea ? Mio padre aveva una finca e la quitaron. Adesso la manutenzione la fanno loro poi devo pensarci io: pintura, tuberia y otro, dove trovo i soldi ? E se il prestito non mi basta ? insomma erano in una confusione totale.

La vacanza stava giungendo al termine e si poneva il problema di come ringraziare i gentilissimi marinai, rompipalle escluso : dollari non se ne potevano dare e non li volevano; l’unica cosa erano oggetti tangibili ; svuotammo la tienda : rum, sigarette , cappelli, saponi, profumi, orologi; svuotammo le valige : pantaloni ,magliette, vestiti per le mogli e figlie, attrezzature da sub, tutto quello di cui si poteva fare a meno prese il volo.

Di ritorno ci toccarono tre giorni all’Avana e lì le cose erano diverse : l’organizzazione turistica era impeccabile, per Cuba chiaro, si poteva girare soli, tutti erano gentili , in hotel si mangiava magnificamente e non mancava nulla, solo i negozi locali erano semivuoti, quasi come quelli di Nuova Gerona.

Per descrivere i giorni dell’Avana ci vorrebbero altre 10 pagine per cui lo rimando alla prossima; sono tornato molte altre volte : Avana, Cayo Largo, Santiago ecc. ma niente mi ha più colpito come la prima volta.

 

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