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La despedida

Giordaloco - 24/04/2005

Ormai non mancava più di una settimana alla mia partenza e già tutto era un fermento; se lo aspettavano, l’avevo sempre fatto, dovevo darmi da fare per organizzare la mia despedida.

Come al solito, la carne, il pesce e il dolce aspettavano a me, una famiglia avrebbe portato frutta e verdura, un’altra riso e avrebbe messo giardino, forno e cucina ; questa volta me la sarei cavata bene perché l’articolo più importante per una festa cubana l’avrebbe portato un amico che lavorava negli hotel del Cajo : las bebidas ; per mezzo di conoscenze e favori mi aveva assicurato che avrebbe portato 6 bottiglie di rum e 4 casse di birra, il minimo indispensabile per una festa cubana per una ventina di persone ; e... si..... le famiglie cubane sono numerose e poi quando c’è da mangiare aumentano improvvisamente ; non ero convinto né nella possibilità di questa manna dal cielo né che sarebbe bastata, saremmo stati a vedere.

Questa volta avevo deciso di fare le cose in grande ; mi avevano parlato di un modo locale di cucinare il cerdo con il carnero e dato che non volevo perdermelo dovevo procurare la materia prima ; il pesce non sarebbe stato un problema, avrei provveduto io.

Forte delle esperienze passate sapevo che il carnero era meglio andare a sceglierselo di mattina , prima che le bestiacce fossero portate al pascolo : dopo avrei dovuto pagare per carne 10-20 libre di erba masticata in più, pertanto alle sette ero già per via sacramentando a causa delle buche e degli scossoni ; mi avevano accompagnato i soliti due sanguinari carnicieros che parevano godere della possibilità di fare a pezzi un povero ruminante.

Mi avevano convinto ad un acquisto anticipato perché dicevano che il carnero doveva frollare quattro o cinque giorni mentre il puerco non necessitava dello stesso trattamento.

Finalmente arriviamo alla Finca : un agglomerato di baracche col tetto di guano, rottami da tutte le parti, due trattori rugginosi e parzialmente smontati fanno da supporto a una nutrita famiglia di polli; sono un po' schivi ma gentilissimi : mi offrono l’immancabile caffè e su un piatto dei pezzi di favo grondante miele; accidenti !!!!!!! io il miele l’ho sempre visto nei barattoli con tanto di cucchiaino !

Sorbendo il caffè spio di sottecchi il comportamento del guajiro che si fionda in bocca pezzi di favo e mastica golosamente cera , pezzi di api e tutto quanto c’è attaccato ; cerco accuratamente un pezzetto ragionevolmente limpio e inizio a succhiare sotto lo sguardo di approvazione del villico.

Finito il rituale ci spostiamo dove sono rinchiusi gli animali : una cinquantina di cose di tutte le dimensioni si riposano stavaccate in terra; i due assassini con un solo colpo d’occhio scelgono la vittima e la indicano al dueno ; scoppia il finimondo : due ragazzotti entrano nel recinto e incominciano a rincorrere il malcapitato tra urli e strilli ; tutti i presenti ridono, scherzano , indicano, commentano, incitano come se fossero a un rodeo ;finalmente il carnero è immobilizzato e a zampe legate viene posto penzoloni su qualcosa che nelle intenzioni del capo dovrebbe essere una bilancia ; sentenza : 120 libre ; io lo guardo storto ma i miei compagni sembrano convinti per cui taccio e, su richiesta sborso 22 dollari.

I guai arrivano adesso : caricare in macchina quella belva belante, sobbalzante e infida ; ho già un bel livido su una gamba dovuto al primo tentativo per cui vigliaccamente rinuncio e lascio il compito ai due giannizzeri, se vogliono mangiare si diano da fare.

Finalmente dopo saluti e abbracci si parte; viaggio da incubo, calci da tutte le parti, belati disperati mentre un odorino che sicuramente non è Paco Raban si spande per l’auto ; fine aria condizionata, finestrini spalancati per non morire.

Finalmente si arriva e il sottoscritto si defila con la scusa del pesce non volendo partecipare al baccanale di morte ; sono un gigantesco ipocrita non voglio nè vedere nè sentire ma poi lo mangio; qui non è come da noi che la bistecca non parla ,non fa versi; qui se vuoi mangiare devi fare i conti con le tue emozioni.

Dopo una sommaria pulizia del carro, per fortuna tutte cosette compatte, la serata di pesca risolve la spesa ittica : una cuberotta sugli otto chili e due parghi sui quattro ; unica spesa 4 dollari ida&vuelta per il peaje del Cajo.

Ed eccoci al puerco, questo se sporca non sono cosine secche , per cui decido che è meglio andare a prelevarlo col coche di Delmo, tanto è solo poco fuori paese.

Capisco perché si è sistemato un poco fuori : una trentina di maiali non producono certamente olezzo di violetta; ci si accorge molto prima di arrivare a cosa sono destinati i corral; Cercando di respirare con la bocca ispezioniamo le bistecche che come al solito non stanno zitte e dicono la loro.

Delmo ha preso la decisione e il jefe sbotta : "100 libre a 12 pesos, 55 dollari", così, senza pesarlo e senza calcolatrice per i conti; il mio amico sbotta, ricusa e protesta; il tira su cerdos si pone bravo; ho paura che finisca in una bronca; a poco poco si acquietano e il porco vien fatto salire su una stadera : 98 libre, il guajiro ha occhio, però resta il prezzo : al mercato lo danno a 18 pesos gia a pezzi, si continua la contratacìon, finalmente 42 $ cambiano mano e il futuro asado viene issato sul coche; non sia mai detto che io mi accomodi dietro con quella sirena urlante e sussultante; sfidando il divieto per lo yuma di stare a cassetta monto a fianco di Delmo.

Arrivati e consegnato il quadrupede ai carnefici approfitto del fatto che domani è il gran giorno e, con la scusa che devo prenotare la torta, mi eclisso nuovamente con nelle orecchie le grida disperate della cena.

Con quattro dollari mi assicurano una torta che farò fatica a farla stare in macchina, so che sono di parola e mi metto tranquillo , ormai manca solo il rifornimento alcolico ma non è compito mio.

Il gran finale : tavolati su cavalletti supportano il peso di piatti e stoviglie tutti regolarmente scompagnati e di provenienze inconfessabili ; qualche hotel sicuramente cercherà di convincere i turisti che fa molto fino cambiare meno posate e piatti; verdure artisticamente disposte ravvivano il desco coi loro colori, un enorme pasticcio di riso con carne, maionese e altro troneggia al centro tavolo, due zuppiere trasbordano di carne varia in salsa, su vassoi artigiani riposano i pesci già cucinati, qui mangiare cose calde e appena cucinate non è di moda, tutto viene preparato molto prima.

Il cerdo e il carnero , ben appiattiti e sistemati uno sopra l’altro , stanno finendo di rosolarsi in un forno criollo : due mezzi bidoni tagliati con sotto un bel fuoco di "petrolio in barra" (legna); il profumo che sale da quell’invento rugginoso è allettante.

Manca ancora più di un’ora al banchetto ma i generi di conforto , per fortuna già arrivati, stanno scorrendo da tempo nelle gole dei presenti; l’onnipresente musica fa da sottofondo o per meglio dire altofondo a tutta la scena.

Stiamo andando a tavola e l’occhio mi scorre sulle scorte liquide : era come immaginavo, tre bottiglie di rum e una cassa di birra mi guardano solitarie, non basteranno certo a finire la serata; salto in macchina e con una corsa al serbi, unico aperto a quell’ora , rimedio al problema.

Al ritorno gli addetti cucina hanno già incominciato a disossare gli animali e a porli su vassoi di legno, l’atmosfera è alticcia, la musica assorda e qualche ninos si sta ingozzando alla grande .

All’improvviso tutto tace, solo la musica non vuole tacere; i cubani quando iniziano a mangiare piombano in un silenzio di tomba, si sentono solo le posate e qualche rado " que rico"; per loro è maleducazione parlare a tavola ; i piatti si riempiono, tutto viene posto insieme, carne ,pesce, verdura, riso, uno sopra l’altro sino a sbordare; io col mio piatto di cerdo y carnero, il riso e la verdura ben isolati e divisi mi sento fuori posto e molto in vista; ma il solo pensiero di di mettere todo junto, carne, pesce , sughi e sapori che si mescolano mi farebbe passare la fame.

Gran lavorio di mascelle e finalmente la fame ancestrale si placa e la gente ricomincia a parlare e naturalmente a bere ; durante la cena si sono parcamente limitati a acqua e bibite e adesso devono rifarsi.

Le donne sparecchiano e servono il caffè, si riempiono contenitori, si fanno pacchetti , si divide tutta la comida rimasta, ognuno si porterà a casa qualcosa.

L’atmosfera è allegra e rilassata, i bambini hanno già incominciato a ballare e gli adulti , ondeggiando visibilmente si aggregano; quattro pater familias si isolano a un tavolino e , con gradi schiamazzi, si sfidano a dominò tracannando rum.

Io, col mio bicchiere in mano , sono già lontano, già a casa in quell’Italia fredda e asettica e medito sul prossimo ritorno; mi fanno compagnia due cani che si ingozzano di ossa e rimasugli, ripulendo tutto come ad indicarmi che una nuova parentesi si sta chiudendo e che devo prepararmi a partire.

Abbracciando tutto e tutti con lo sguardo sento per un istante di appartenere a qualcosa che non è mio e che non potrà mai esserlo e ho un groppo in gola.

 

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