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IL  CANE  DELLA  NOVIA

 Giordaloco 23/11/2005

 

Pianto dirotto, lacrime come una cataratta : la novia voleva far sapere al mondo che il suo cagnolino aveva lasciato questa terra.

Un cruza di una decina d’anni , il suo lignaggio spaziava dai cani dei conquistadores a quelli degli indios con intercalare di bassotti, volpini e non so chè; dopo essere sopravissuto a tutte le incognite , le insidie e alle varie patologie cubane aveva deciso di andarsene nel paradiso dei cani.

E ora chi doveva sorbirsi lacrime e dolore della chica ero io; il problema era grave, e prima che l’isola rischiasse di essere sommersa dalle lacrime, dovevo provvedere.

C’era un mio conoscente a cui avevo tolto il saluto perché allevava e addestrava cani per la lucha, la cui cagna aveva partorito da poco; il pensiero di togliere almeno un cucciolo dal destino che l’aspettava mi tentava ma non sapevo come fare : i contatti si erano interrotti e non in maniera amichevole.

Sarò uno yuma, ma gli inventi e le trampe locali mi avevano insegnato molto : prima cosa il prezzo, se traspariva che era per uno straniero e in particolar modo per me, sarebbe stato per lo meno simile ad una rapina, semprechè me lo avesse ceduto.

Ero rimasto in amicizia con la sorella del seviziaperros e quella forse era la strada da seguire; detto e fatto : mi presento con una confezione di profumo e , usando tutte le mie perfide arti, le spiego la situazione, abbondo con previsioni tragiche su come la novia pensasse al suicidio, alla triste fine dell’innocente creatura tra le fauci di feroci belve e nelle mani di perfidi hombres; insomma tutto il repertorio strappalacrime a uso e consumo di una ragazza dal cuore tenero.

Missione riuscita!!!!!! Mi promette che convincerà il fratello a regalarle o venderle il cane che poi mi passerà; il primo passo dell’opera consolatoria era stato fatto.

Un paio di giorni dopo arriva con in braccio una cosa rossiccia tutta lingua e pancia; i cani del fratello assomigliano a dei pitbull versione locale ma questo groviglio di zampe sembra di più un porquito che un perro; non importa , come la novia lo vede se ne innamora, nemmeno fosse un fusto ventenne da palestra, non lo molla più; sospiro di sollievo (da parte mia) , una decina di dollari, un bacio di ringraziamento alla portatrice di pace e la tranquillità è raggiunta.

Avessi saputo quello che sarebbe seguito lo avrei annegato nella prima pozza con coccodrilli raggiungibile.

Il piccolo era sporco, vomitava sia davanti che dietro, urgeva l’intervento del veterinario; di quello di Moron non mi potevo fidare : aveva già venduto acqua per vaccino e altre amenità del genere L’unico di fiducia era quello del paese della novia per cui in macchina e via per 70 chilometri.

Visita professionale e diagnosi : quella cosetta di due o tre mesi aveva di tutto o quasi; era necessario almeno una settimana sotto le sue cure e non era detto che se la cavasse ; si prendono accordi, si va a fare la spesa perché il vitto non è compreso : riso, carne , pesce, olio; quando il veterinario vede tutto questo allibisce; loro ai cani danno gli avanzi (pochi), patate dolci e teste di pesce; ho il dubbio che tutto possa finire sulla tavola del segaossa ma la novia mi rassicura : é serio.

Regolo il conto, consolo la compagna e si torna a casa.

Due giorni di attesa mi portano sull’orlo di un collasso, la novia mi asfissia, mi toglie il fiato, deve sapere; finalmente, nonostante le difficoltà di comunicazione a Cuba arrivano le notizie : si sta riprendendo e sembra fuori pericolo.

Mancano tre giorni al momento del ritiro e arriva la telefono/mazzata : "venite subito che non posso più tenerlo", si salta in macchina e via.

Il piccolo angelo si era ben ripreso e per festeggiare aveva spiumato un paio di galline e preso per il collo un agnello anche lui in cura; il veterinario si rifiutava di tenere oltre quella piccola belva, avrebbe messo in pericolo tutti i suoi pazienti.

Constatando che era sulla via della guarigione decidiamo di portarlo a casa, non mi soffermo a pensare cosa avrebbe potuto fare una volta in perfetta forma ma un certo dubbio mi veleggia nella mente; pazienza staremo a vedere.

Manca un mese al mio rientro in Italia e dedico questo tempo all’impossibile compito di educare l’affettuoso delinquente : è stato sistemato due case più in là da un parente/amico della novia perchè la padrona di casa non lo vuole; un bel giardino, palme e un paio di maiali.

Los puercos sono il doppio di lui ma questo non lo intimorisce per nulla : è sempre in caccia e non li lascia riposare, con quei dentini aguzzi ha già fatto danni; dopo una settimana di urla, scrollamenti, giornale arrotolato sembra aver capito che i maiali non erano cibo a lui destinato; meno male perchè l’amico di famiglia si stava stancando e non gradiva veder dimagrire il suo futuro pasto per troppo moto.

La vita torna vivibile, la novia tranquilla, la bestia molto affettuosa con tutti gli esseri umani dedica il suo tempo alla ricerca e al tentativo di uccisione di tutto quello che si muove e che possa anche lontanamente appartenere al regno animale; prevedo guai futuri.

Due giorni prima della mia partenza il dramma. Arriva trafelata la moglie dell’amico e reclama la nostra presenza : uno spettacolo da corrida , il porco che corre con attaccato a una chiappa l’angioletto fulvo , il sangue che esce, la vittima che lancia strilli da mattatoio, la moglie e la figlia del vicino che urlano; una bolgia infernale.

Dobbiamo metterci in caccia, si rischia di farsi male: il porco impazzito è sugli ottanta chili e se mi travolge sono guai; le urla al cane non sortiscono effetto, secchiate d’acqua neppure ; nel frattempo arriva gente; estrema ratio: si va all’assalto.

Fra ruzzoloni e fango si immobilizza il puerco poi io e un baldo giovane cerchiamo di togliere le mascelle del cane dal cosciotto della vittima, sembrano saldate, ringhia come un leone , fa quasi impressione; non so che fare se non prendere a bastonate la belva, ma non voglio arrivare a tanto ; lampo di genio : mi faccio passare la pompa dell’acqua usata per i secchi e gliela ficco in bocca : miracolo mezzo affogato molla la presa ; problema risolto ma il cane non può più stare lì.

Nessuno lo vuole più o per meglio dire nessuno lo vuole più tenere a balia ma molti si offrono di comprarlo : una bestia così sarà meravigliosa per la lotta; uso molto tatto per non inimicarmi mezzo paese, ma rifiuto le offerte, anche se la voglia che sento è quella di lanciargli contro il cane tanto per fargli provare cosa si sente ad essere morsi.

Il risultato è una separazione anticipata dalla novia che devo accompagnare a casa sua dove la belva potrà continuare la sua opera di cerca e distruggi nel giardino di casa senza creare scompiglio fra parenti e amici.

Sono in Italia da un paio di mesi e le notizie che arrivano sono buone: il cane senza più niente da distruggere è un giocherellone da salotto, è sufficiente non fargli passare sotto il naso niente di vivo.

Arrivano brutte notizie : il cucciolone ??? ha problemi gravi, il veterinario non riesce a risolvere, mancano le medicine adatte ( come se fosse una novità , mancano anche per i cristiani), avuto il tipo di farmaco mi attivo per l’invio con corriere aereo , arriva dopo sei giorni a cane ormai trapassato.

Mi spiace per il piccolo ma forse il destino ci si è messo di mezzo allo scopo di evitare futuri problemi con un cane ingestibile, non voglio pensare cosa sarebbe potuto succedere se avesse deciso di rivolgere le sue attenzioni agli uomini.

 

Giordaloco via e mail

 

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