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I primi anni '70 a CubaGiordaloco - 11/04/2005 Ho letto l'articolo di Caribe e mi è venuto in mente un mio racconto molto antecedente al periodo descritto ; risale al mio primo viaggio a Cuba agli inizi degli anni 70, di preciso non mi ricordo dovrebbe essere fra il 1973 e il 1976, penso che sarebbe interessante proporlo per chi non ha conosciuto quel periodo di Cuba. Non è facile dimenticare la prima volta a Cuba; erano circa i primi degli anni 70 e l’Isla aveva da poco tempo riaperto i contatti turistici col mondo, le cose non erano come adesso : il dollaro non circolava e se qualche cubano ne fosse stato trovato in possesso avrebbe passato i guai suoi, ancora oggi c’è al gabbio qualche cubano arrestato mentre trafficava in dollari. L’ingerenza del potere poi era totale e coinvolgeva anche i turisti : come arrivavi, sempre e comunque in gruppo come le pecore, ti veniva assegnato un consigliere o controllore politico che passava con noi tutto il periodo di permanenza cercando di limitare al minimo i contatti con i lavoratori cubani controllando quello che dicevi e quello che pensavi. Le ragazze poi meglio scordarsele, per il turista non esistevano, e se qualche galletto insisteva sulla cosa e insidiava una lavoratrice dell’hotel, fuori non era possibile per via del controllore, la poveretta rischiava l’allontanamento immediato. Ma è meglio andare con ordine : il viaggio, per me e mia moglie, era stato organizzato a scopo subacqueo: due settimane all’Hotel Colony sull’Isola della Gioventù, chiamata così perché raccoglieva un gran numero di scuole , la maggior parte ad indirizzo agrario. L’arrivo all’Avana mi aveva stordito, il profumo, i suoni , la lingua, il caldo , la gente, anche se ancora non me ne ero accorto mi erano già penetrati nella pelle e nel cuore, segnando per sempre il mio futuro. La tratta Avana/Isola fu effettuata con un vecchio e scassatissimo Duglas dell’ultima guerra; gli sguardi preoccupati dei turisti avevano mosso a compassione la hostes: un donnone con pantaloni elasticizzati e maglietta a righe bianche e rosse che, prima della partenza ci ha rassicurato dicendo che il motore era nuovo, appena recuperato da un magazzino delle Filippine. L’aria a bordo era mossa da piccoli ventilatori posti sopra i sedili; subito dopo il decollo da vari punti della carlinga incominciò ad uscire un vapore bianco terrorizzando i passeggeri; ci volle del bello e del buono perché la hostes, distribuendo caramelle, riuscisse a convincere la gente che tutto era normale e che era solo condensa dovuta alla differenza di temperatura. Il panorama dall’aereo era magnifico, volando basso si riusciva a vedere i fondali, le isole, le lagune, il tutto pervaso da una luminosità insolita e da colori a cui noi non eravamo abituati; ero già stato alle Maldive, nel Mar Rosso, in Africa, ma qui i colori e le impressioni erano diverse. IL tragitto aeroporto hotel non fece altro che confermare la prima impressione: le palme, il mare, l’aria tutto era nuovo e affascinante; l’unica cosa che stonava erano i buncher con mitragliere e cannoni antiaerei rivolti verso il mare e coperti con teli mimetici; non so se per pudore verso i turisti, o per segretezza o semplicemente per proteggerli dalla salsedine. All’hotel primo scontro con la mentalità statal/social/politica dell’epoca : i tanto servizievoli omini, che da noi assolvono il compito di trasporto valige qui non ci sono, non è contemplato che i compagni facciano questo tipo di servizio schiavista, ognuno deve provvedere per se; bene si risparmiano mance , intanto sono vietate perché è un’altra forma di avvilimento capitalista. La mattina dopo il secondo scontro culturale/amministrativo : alla colazione ci troviamo serviti dei salsicciotti unti, del pane tostato, del caffè e delle bibite (hotel 1° categoria); alle immancabili proteste : e il latte, la marmellata, la frutta la candida risposta è : il rifornimento statale è in ritardo per cui oggi è così, scusate tanto. Alla domanda : ma non c’è una città vicino ? non si può mandare a comprare latte e marmellata ? La risposta è uno sguardo allibito, meravigliato e offeso seguito da un secco : non è possibile, è un compito della gestione statale, non appena possono lo faranno. Così per tutta la vacanza ci sarà un’alternanza di privazioni: una volta il pane "finita la farina", una volta il caffè, un’altra la frutta e così via. L’hotel , secondo le assicurazioni era stato appena restaurato : la moquette faceva onde e era un puzzle di macchie sospette, il soffitto si sfogliava, il bagno perdeva acqua, la porta finestra non chiudeva e mancavano le tende notturne, l’aria condizionata funzionava a singhiozzo; l’unica cosa perfettamente funzionante era la disco, frequentata da cubani e dai pochi turisti; per una birra io pagavo un dollaro e il cubano un peso, altri tempi. Quando c’era la materia prima, la cucina era buona, niente di elaborato o molto variato però aragoste, tortuga e pesce non mancavano mai quello che ogni tanto faltava era il pollo e il maiale. Finalmente Il primo giorno in barca , una cosa in ferrocemento da 20 metri risalente agli anni 40 (infatti tale tecnica di costruzione fu abbandonata nel 50) con un motore diesel che la scuoteva come un frullatore ; tubi e spuntoni si ergevano ovunque al solo scopo di riempirti di lividi a fine giornata. Le attrezzature sub di buona qualità portavano i segni di una assoluta mancanza di manutenzione; gli strumenti in dotazione ai quatto accompagnatori/istruttori sarebbero bastati solo per due, nel senso che molti si erano rotti e mai sostituiti alla faccia della sicurezza del turista; proprio il giorno seguente sarebbe scoppiato il tubo manometro di un istruttore lasciandolo per sempre nell’impossibilità di sapere quanta aria avesse a disposizione durante l’immersione mosso a compassione , quando sono partito gli ho lasciato il mio unitamente al profondimetro e bussola. Il personale di bordo dal capitano all’ultimo mozzo erano gentilissimi e sempre disponibili come sono e saranno sempre i cubani; interessati a quanto succedeva fuori isola erano affamanti di notizie e sempre pronti alla chiacchera se non fosse per la presenza del controllore che col solo sguardo li rendeva muti; dopo ogni immersione trovavamo pronta frutta sbucciata e caffè; quello che ci mandava dietro l’hotel, lo stesso che si consumava a terra, era terribile, sempre e soltanto liofilizzato; forse pensavano che i turisti non gradissero quello sano e naturale. Per fortuna che il capitano, dopo accesa discussione col politico, è riuscito ad avere l’autorizzazione di prepararci il suo e proprio grazie al capitano ho potuto assaggiare per la prima volta boniato frito. Le immersioni d’altro canto erano spettacolari; in special modo quella su un relitto dove ci aspettava la LOLA un barracuda di quasi due metri, conosciuto in tutto il mondo subacqueo come attrattiva internazionale; come arrivava il barco usciva dal relitto e si metteva in attesa a mezz’acqua; a noi sub, ci veniva dato un sacco pieno di pesce da dare al mostro. Alzare il pesce e aspettare che che quel tritacarne te lo levasse da mano era terrorizzante, quasi nessuno, tranne gli istruttori lo faceva, la maggioranza, quando la picua era a un paio di metri mollava il pesce e tentava la fuga; vedere quella bocca enorme e piena di denti che ingurgitava il pesce faceva impressione; quando ce ne andavamo la picua aveva una barriga come se avesse ingurgitato un’anguria. L’unico neo era la "presenza" , condizionava tutto, i rapporti, le risate, la spontaneità; gli accidenti e gli auguri che fluivano copiosi sia da noi che dai locali però giunsero a buon fine; dopo poco meno di una settimana il malcapitaro fu colto da una colica renale e ricoverato in ospedale. Non potete immaginare la gioia : prima, per portare a bordo qualche bottiglia di rum e qualche pacchetto di sigarette per l’equipaggio dovevamo farlo di nascosto; il capitano sapeva che quando, indicando la tanica dove lavavamo le mute si diceva :"agua sucia" poteva star sicuro che lì dentro avrebbe trovato il rum. Le uscite senza il controllo furono spettacolari; il cibo portato a bordo dall’hotel era sempre il medesimo e faceva schifo: uno spezzatino che noi avevamo soprannominato Kit&Kat cibo per gatti; come sparì il politico saltarono fuori fucili, arpioni e rampini per aragoste più pentole e pentoloni; ogni giorno salivano a bordo pesce pregiato e non meno di 30-40 aragoste mai mangiato meglio, e, pensando al pobrecito nel suo letto di penitenza, tutto aveva un sapore migliore. La cosa non durò per molto, solo quattro o cinque giorni, prima che arrivasse il sostituto ma diede un sapore e un tocco tutto particolare alla vacanza : mi fece innamorare in modo irreversibile dei cubani. La gita a Nuova Gerona fu un fallimento: intruppati come scolaretti, ripresi ogni qual volta ci si fermava o per vedere qualcosa o per parlare con qualcuno stavamo per esplodere e già qualche battibecco al limite della rissa si era avuto; l’hijo de puta, con una calma imperturbabile incassava insulti e vav..... e scriveva su un libricino; cosa, perché o per chi non l’ho mai saputo. La prima impressione del paese fu di squallore, sporcizia e mancanza di manutenzione; i negozi vuoti, qualche articolo qua e là sugli scaffali, qualche barattolo di marmellata bulgara, due o tre pentole, qualche stringa, qualche scarpa pochi vestiti, all’epoca andavano di moda i jeans elasticizzati che facevano un fondoschiena da balena a buona parte delle cubane allevate a patate e boniato; suvenir nada ,sarebbe andata bene anche una tazza col piattino ma non c’era verso di trovarle appaiate. Era il periodo in cui i cubani incominciavano a parlare che forse si sarebbe potuto comprare la casa dove vivevano o costruirsela: lo stato avrebbe fornito il prestito che poi sarebbe stato rimborsato negli anni, cosa assolutamente nuova per loro. Si parlava sempre di questo, loro non si fidavano molto, i dubbi erano tanti : e se poi cambiano idea ? Mio padre aveva una finca e la quitaron: adesso la manutenzione la fanno loro poi devo pensarci io : pintura, tuberia y otro, dove trovo i soldi ?; e se il prestito non mi basta ? insomma erano in una confusione totale. La vacanza stava giungendo al termine e si poneva il problema di come ringraziare i gentilissimi marinai, rompipalle escluso : dollari non si potevano dare e non li volevano; l’unica cosa erano oggetti tangibili ; svuotammo la tienda : rum, sigarette , cappelli, saponi, profumi, orologi; svuotammo le valige : pantaloni ,magliette, vestiti per le mogli e figlie, attrezzature da sub, tutto quello di cui si poteva fare a meno prese il volo. Di ritorno ci toccarono tre giorni all’Avana e lì le cose erano diverse : l’organizzazione turistica era impeccabile per Cuba chiaro, si poteva girare soli, tutti erano gentili , in hotel si mangiava magnificamente e non mancava nulla, solo i negozi locali erano semivuoti, quasi come quelli di Nuova Gerona. Per descrivere i giorni dell’Avana ci vorrebbero altre 10 pagine per cui lo rimando alla prossima; sono tornato molte altre volte : Avana, Cajo Largo, Santiago ecc. ma niente mi ha più colpito come la prima volta.
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