Racconti
Altra esperienza di pesca
Giordaloco - 28/03/2005
Visto che
l'ultima sembra essere piaciuta ne posto un'altra; quando siete stufi ditelo.
TRUCIA IN VASCA DA BAGNO
Stavo aspettando che la novia riuscisse a preparare un caffè, smanettando con
un fogon a petrolio sempre lì lì per esplodere, e intanto prendevo accordi con
Mighelito, un tenente del DTI (più o meno la polizia politica) per la prossima
uscita a truce; l’avevo conosciuto durante una ennesima litigata con la
polizia stradale, aveva fatto da paciere e intanto avevamo scoperto la stessa
passione per la pesca, non avevo perso l’occasione e con qualche artificiale,
un poco di fili, ami e piombi mi ero fatto un amico per la vita. (Con qualche
dubbio, in zona è meglio averne)
Non era il tipo da tirarti bidoni, se diceva che il pesce c’era potevi andare
sul tranquillo.
Adesso mi stava magnificando una presa (invaso ricavato artificialmente) situata
fra Moron e Ciego de Avila, poco frequentata e pertanto non sfruttata.
Fra sibili e scoppiettii arriva sia il caffè che la decisione di provare; bene
domani mattina alle 5 si parte, si suggella il tutto con un bicchierino di rum e
a nanna.
Ben satollato dalla duegna della casa carico un altro mio amico pescatore e
passo a prenderlo; siamo in marcia, strade deserte, il posto è poco
frequentato, qualche camion, qualche carretto e due o tre immancabili
bicicleteros; più avanti il nulla e nessuno, strada dritta a non finire.
Quasi salto per aria: Para, Para: blocco e i due si frecciano verso un sacco sul
lato della strada che sta perdendo qualcosa, da come si comportano sembra che
abbiano trovato un tesoro, guardandosi in giro lo sbattono nel portabagagli e mi
intimano via, via; mica voglio rogne, devono spiegarsi: un camion di raccolta
deve aver perduto un sacco di Yucca e secondo la logica cubana “quello che
trovo è mio” si sono assicurati il contorno per una decina di giorni; niente
da eccepire.
Finalmente lasciamo la principale e ci infiliamo nell’immancabile sentiero
spinoso che ci porta a un paio di casupole col tetto di guano (non quello che
intendiamo noi: è un tipo di foglie di palma) dove ci da il benvenuto un tizio
che sta pulendo pesce e un paio di cani non molto cattolici.
Immancabile caffè di benvenuto e intanto si accorge che spio il suo pescato,
si, mi assicura, non sto vedendo doppio e nemmeno il suo caffè contiene
allucinogeni sono tilapie. Orco!!! Viaggiano tra uno e due chili, mai visto
niente di simile, le più grosse che ho incontrato non hanno mai superato il
mezzo chilo; intenerito dal mio mento che quasi tocca l’ombelico spiega che
secondo lui è l’unico posto a Cuba dove arrivano a queste dimensioni perché
o per come non lo sa; purtroppo non mangiano e si possono prendere solo con le
reti.
Però se le tilapie lì sono così chissà i Bass, non sto più nella pelle.
Scendiamo verso l’acqua e, dopo aver convinto un torello che io sono più
pericoloso di lui, mi presenta il suo natante: una lastra di alluminio
martellata per alzarle i bordi di circa due metri per uno e mezzo, sembra una
vasca da bagno; due sedili di legno fissati con cuoio uno a tre quarti (per il
rematore) uno in fondo per il pescatore; i remi o quello che sono pendono da due
anelli ricavati da una catena che potrebbe aver ormeggiato la Tirpiz.
Mentre aspetto di salire a bordo un paio di “hormigas Bravas” hanno
pasteggiato col mio piede, “hormiga Brava, tradotto letteralmente significa
formica incazzata e queste lo erano per davvero: due ponfi che sembravano
l’Everest e un male cane.
Finalmente sono a bordo, si fa per dire, l’acqua la tiene e questo è
l’importante; gli altri due amici cubani pescheranno da terra battendo le
sponde, le solite battute internazionali e....... buena suerte....... mortacci
loro, adesso chi prenderà più niente?
Il luogo è un incanto, una musica per gli occhi: piante secche e marce spuntano
numerose dal fondo, grovigli di rami formano isolotti da tutte le parti, le rive
sono inerbate e la vegetazione scende fino in acqua; un paradiso, per noi
pescatori intendo.
Mentre monto un bel vermone da 9 pollici mi raccomando ai santi locali come
scaramanzia al buon augurio inviatomi dai colleghi che stanno già salpando
qualcosa che da lontano sembra interessante.
E’ il sogno segreto di ogni pescatore: botte, toccate, salpate, niente di
extra, tutte prede da mezzo a due chili ma qui da noi chi se li sogna?
Il barca/canoista mi consiglia di provare vicino agli erbai, dice che data
l’ora è facile incoccare in qualche bella bestia, avvicinandomi alla sponda
vedo che i locali hanno salpato un paio di bestie sui tre quattro chili,
l’invidia mi rode.
Monto, lancio, cambio manporro di tutti i tipi e colori, artificiali tecnologici
ma i risultati non cambiano: misure medie; solo una sui tre chili che si avvolge
in un ramo sul fondo e facendomi marameo se ne va.
Di colpo smettono di mangiare, nada mas, finito, torniamo a riva e il nostro
ospite si offre di cucinarci un paio di tilapie (per assaggiare) e un paio di
bass; ricambiamo con birra, rum, panini e sigarette.
Mentre sbrano un filettino di tilapia, sforzandomi di non notare dove e come è
stata cucinata, facciamo un consuntivo: una ventina di pezzi in tre, da mezzo al
chilo e mezzo più due pesciotti sui tre chili non certo presi da me.
Urge una investigazione: con che li hanno presi ?
Mi mostrano una cosa nera lunga sui 30-35 centimetri quasi senza forma, solo una
codina finale piatta, e duri come un sasso; li fanno in casa a Ciego ricavandoli
da vecchi copertoni, te ne danno 15 per un dollaro; alla faccia e io che mi sono
svenato per attrezzarmi.
Basta mangiare, me ne faccio dare un quattro o cinque e spingo il gondoliere
verso il transatlantico non facendo caso alla coda di trucia che gli spunta
dalla bocca; devo pescare, provare questi spaghettoni informi.
Nebbia assoluta, non si muove nulla, un paio di colpetti ma saranno tilapie o
pescetti insulsi, il barcarolo mi rassicura che più tardi usciranno e infatti
verso sera ricomincia il ballo ma sono sempre di taglia media; poi
all’improvviso qualcosa vola nell’aria: ha picchiato in 30 centimetri
d’acqua, sarà oltre quattro chili; il problema che fra me e lei ci sono dei
rami affioranti e la maldida ci si ficca con entusiasmo e si pianta; mi avvicino
con la barca e la vedo ingarbugliata fra i rami, non sta certo ad aspettare una
mia decisione, solleva un polverone e quando torno a vedere è sparita, il
lancero demolisce la legnaia e recupera il tutto: sboccata.
Ricomincia e finalmente vicino a un tronco marcio ferra.
Fila per un secondo poi salta....., bella, bellissima, superba; si riimmerge e
tira verso il tronco, la forzo: questa volta non mi frega, a poco a poco si
avvicina, come vede la barca risalta una o due volte, poi più vicino sbatacchia
disperata ma ormai oplà è in barca.
Bene, finito, sono soddisfatto si torna a riva; mi tolgo la soddisfazione di
sbeffeggiare i locali dopo la pesatura: 4200 grammi, d’accordo la bilancia è
tipo stadera sicuramente abbandonata in loco da Garibaldi ma più o meno ci
azzeccherà.
Hanno le cornine abbassate e anche se si prendono il merito di avermi dato le
esche giuste si vede che gli brucia.
Carichiamo l’attrezzatura, diamo una decina di bass e 10 dollari al barcaiolo
(i bass li venderà la mattina dopo con le sue tilapie a Ciego) e partiamo.
Ciao alla prossima.
NB . ogni tanto ho messo le traduzioni o spiegazione per i non introdotti.
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