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EL DIA DELLA PICUAGiordaloco dal forum il 15.07.2005
Era l'ultimo giorno di pesca che mi sarei potuto permettere; il caro Dennis avrebbe fatto il suo ingresso a Cuba Venerdì notte e a me restava solo giovedì per l'ultima pescata; non che i segnali fossero buoni, già il giorno prima i pesci si comportavano in modo strano: mangiavano poco e s'imboscavano in prossimità delle isolette coperte di mangrovie e a stanarli c'era da perderci letteralmente il sangue visto i nugoli di zanzare fameliche che stazionavano nei pressi. Altro incaglio il "Jefe" della pesca, unico autorizzato a ricevere i dindi e la prenotazione a Moron non si era fatto vedere durante la serata in quanto era in riunione tecnico gastronomica a Ciego de Avila e sarebbe stato reperibile direttamente sul luogo di pesca l'indomani "tempranito tempranito"; cosa preoccupante in quanto il PRESTO per un dirigente cubano ha connotati alquanto dubbi. Ultima chicca il servizio meteo prevede temporali sparsi per la "tarde, ma sono o non sono un eroe. E, complice l'ansia di prossimo ritorno in Italia (quando pescherò la prossima volta ?) decido di tentare. Mattina ore cinque la guida mi comunica il primo problema: nessuno (leggi Jefe) ha avvertito il "lancero" perciò tocca a noi andarlo a recuperare e portarlo sul posto; lo buttiamo dal letto, mentre mentalmente maledico l'organizzazione cubana pensando al tempo perso lì e quello che perderò, mentre prepara la barca. Le ore migliori per la pesca stanno passando, mentre divoro i 70 chilometri che mi separano dall'imbarco a velocità folle schiacciando granchi ed evitando buche che se colte, potrebbero causare il divorzio definitivo tra macchina e ruote; per fortuna le conosco bene e le principali le evito. Ore sei e mezzo, scarico il lancero davanti al pontile, mentre un nugolo di moschitos affamati entra in macchina, proseguo verso il centro di pesca sopportando stoicamente le azzannate zanzaresce, prima di scendere mi cospargo totalmente di autan e finalmente vado alla ricerca del Jefe. Come mi aspettavo il suo tempranito non coincideva col mio; mentre prendo un caffè con sottofondo di ronzii vari mi diletto a pensare a 2300 modi vari per seviziare il responsabile dei ritardi che farà la sua comparsa solo dopo un'ora. Imponendomi di restare calmo intavolo la discussione in modo da poterne almeno ricavare un tornaconto economico visto che le ore migliori se ne sono andate; devono aver fatto fare un corso speciale ai dirigenti cubani che gli addestra a sorridere anche quando il cliente li subissa di improperi e tira in ballo la loro discendenza risalendo ai conquistadores; dopo avermi concesso uno sconto di 20 dollari assicurandomi che è un piacere fattomi direttamente da Fidel autorizza l'uscita e mi passa il contratto con segnato il 50% dell'importo, chiaro dove finirà il resto. Ore otto e trenta, siamo in una laguna con una profondità non superiore al metro nel cui centro c'è un bucone enorme profondissimo normalmente frequentato dai Tarpon e, infatti, eccoli lì a delfinare, bestiacce di 30/40 chili che sporgono le schiene a decine, dalla tensione le dita fanno fatica a gestire l'attrezzatura, ma finalmente l'artificiale vola nell'aria e si abbatte al centro del branco; il corpo è gia tutto in tensione per controbattere la sicura abboccata con successivo volo fuori dall'acqua della bestia ... i secondi passano e ... nulla !!! ??? Strano, quando gli cadi addosso il 90% delle volte picchiano duro. Si va alla ricerca e si riprova: stessa scena, si prova di tutto: Jig, Minnow di tutti i tipi e marche, Popper, Ondulanti; il risultato sempre quello: niente, non vogliono saperne di attaccare; dopo un'ora desistiamo e proviamo altro. Durante il trasferimento, fatto a velocità di traina, attacco tre barracuda di buona taglia e due piccoli (guaguancio) che sono rilasciati, il morale sale e le speranze pure; arriviamo ai soliti fondali rocciosi con pietroni enormi e l'entusiasmo è alle stelle: l'artificiale è seguito da gruppi di Pargo e Cubere di taglia mega. Ma i malfidati non vogliono collaborare: seguono, fintano attacchi e se ne vanno; inutile cambiare esche il risultato è sempre quello: Niente. Ore dodici , sole a picco, caldo bestiale , sei o sette posti battuti, sette o otto barracuda ma niente altro, sembra che il pesce pregiato sia in sciopero causa arrivo ciclone; unica nota divertente : una Rubirubia poco più grande dell'esca (18 cm) rimane allamata e durante il recupero vedo un barracuda avvicinarsi ; apro l'archetto e la lascio al suo destino; la picua azzanna e parte , la lascio allontanare e masticare tranquilla , dopo una ventina di metri la stoppo e ferro : presa!!! ; offesissima salta fuori dall'acqua e si esibisce in voli spettacolari nemmeno fosse un tarpon; una lotta discreta visto che al peso dichiarerà 14 chili. L'accaduto mi stimola a provare un'altro tipo di pesca: visto che ci sono le rubirubia in giro forse il vivo è la soluzione per la giornata no; detto e fatto, con uno jig giallo catturo cinque o sei pescetti sui 20/25 cm che sbatto in un gavone allagato, monto un finale a due ami per vivo e calo il tutto: nemmeno cinque minuti e il filo scorre e il pesce ferrato; la scena si ripeterà per tutte le scorte ma sempre e solo per i barracuda certo, di buona taglia, ma ormai stancano. A peggiorare le cose un insulso barracuda di non più di 5 chili mi fa esplodere letteralmente la canna in mille pezzi subito dopo la ferrata, d'accordo era vecchia, più di otto anni passati al calore Cubano e il sale e il sole l'avranno indebolita, ma una canna tanto gloriosa con alle spalle una storia di tarpon da 30/40 chili non meritava una fine simile, almeno fosse esplosa per una cubera maxi l'avrei capito, ma per una picua anemica non lo sopporto. Ore due, si sta avvicinando un temporale, il mare monta e l'acqua ci raggiunge; in poco più di 10 minuti scarica in barca non meno di 15 centimetri di pioggia e poi se ne va; più rinfrescati continuiamo la pesca; davanti a un promontorio ho un aggancio duro: parte a razzo e sfila buoni trenta metri di filo, tende al fondo e fa sperare in una cubera, dopo una decina di minuti non cede e non vuole saperne di risalire, sono tranquillo e me la giostro paziente, ormai è agganciata e non ho pauta di perderla, mai sicurezza fu tanto mal riposta, sparita; recupero l'artificiale e ho la conferma della cubera: Yo Zury 18 cm arancione con pancia oro con uno sfondamento da un cm da una parte e buco da mezzo centimetro dall'altra, inconfondibile segno di un dente di cubera. Mentre smoccolo abbondantemente cambiando l'artificiale il lancero gira la barca con l'intenzione di ripassare sul posto; senza nessuna speranza filo la lenza e mentre controllo la frizione un altro treno espresso parte alla grande quasi bruciandomi la mano; questa volta non dura molto, poche decine di secondi e non ho più niente in canna, recuperata l'esca anche questa mostra un buco di mezzo centimetro in testa e due buchetti da 3 millimetri dal lato opposto segno certo di cuberà, niente sbreghi o tagli tipo barracuda, forse era la sorella dell'altra; inutile riprovare non mangerà altro in quella zona. La giornata continua senza storia fra barracuda, temporali e calore; tirando le somme in barca ci sono 17 barracuda di buona e ottima taglia e un'altra decina sono stati rilasciati perchè piccoli o facilmente sdamabili; mentre la guida e il lacero filettano i pesci che saranno regalati o venduti o scambiati per futuri favori (è un problema loro) sfido gli elicotteri di combattimento e carico le attrezzature in macchina, causa prossimo arrivo di Tennis le mie avventure di pesca finiscono qui; questo giorno sarà ricordato da tutti come: " EL DIA DELLA PICUA "
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