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Caibarien 1988

By Giordaloco dal forum 10.05.2005

 

Mi avevano raccontato di un nuovo posto di pesca eccezionale, a un centinaio di chilometri da Moron, stavano finendo la costruzione di un terraplen con carreteras y puentes che aveva congiunto Caibarien con Cajo Santa Maria e in futuro si sarebbe prolungato sino a Cajo Coco; per il momento stavano ultimando gli alberghi e non avevano ancora messo ne pedaje ne barriera; una manna: territorio vergine per la pesca e possibilità per i cubani di andarci, non come a cajo Coco dove gli autoctoni potevano passare solo con certificato di matrimonio yumesco.

Il mio amico Delmo spingeva per l'esplorazione; tre o quattro giorni a mie spese con la possibilità di pucciare la canna a mare e il biscotto altrove lo eccitavano da matti; io sono fondamentalmente un pigro, ma il pensiero di territori di pesca vergini e intoccati mi allettava, per questo dopo aver tassativamente proibito il trasporto di esemplari femminili accettai.

La faccia di Delmo me la diceva lunga: il fatto di non poter portare chicas l'aveva spiazzato; magnifica un paio di dee a cui aveva già prenotato, promesso e pontificato il viaggio; era così sicuro di riuscire a convincermi all'avventura che si era già fatto bello e aveva pianificato tutto, compagnia compresa: Rimango irremovibile; insiste che perde la faccia, che non può imbarcarle e che due così non si trovano ad ogni cruce; ma io non mi sposto di un millimetro: sobbarcarmi le spese di mantenimento e ancora di più l'invadenza di due jovencitas che mi piazzeranno la radio al massimo volume non rientra nei miei programmi.

Mugugnando, ma con gli occhi brillanti per la vacanza pagata, s'invola a dare la mala novella alle sue complici e a preparare la maleta.

Alla mattina alle sette lui è lì, allegro e pimpante, mi fa una rabbia condita con invidia; io sono ancora alle prese col caffè e col problema di svegliarmi abbastanza per connettere e decidere cosa portare; il vederlo mi fa venire alla mente le parole di una canzone "Avere vent'anni" e mentre l'invidia e i rimpianti crescono stipiamo la macchina.

Orario di punta: bicicleteros, careton, choche e l'immancabile nino loco che tenta Di farsi ammazzare con un'inversione non segnalata e non prevista: frenata, Sterzata e giù dentro il fossetto; come inizio non c'è male; bestemmie, insulti e un Paio di buonanime ci aiutano a rimettere il carro sulla strada; a poco a poco la strada Si svuota e finalmente si viaggia tranquilli.

Dopo un'oretta di viaggio, due passaggi, e tre omini amarillos veniamo fermati da Una coppia di chicas vestite di bianco: una dottora e un'infermiera che hanno Ricevuto una chiamata per un parto nel paese vicino, ( pronto soccorso alla cubana: a piedi ) le carichiamo e le scarichiamo pochi chilometri avanti subissati dai ringraziamenti.

All'ingresso di Caibarien ci da il benvenuto un monumento di un granchio enorme come a ricordarci che quello è un paese di mare; con un paio di domande arriviamo alla piazza centrale e incomincia la ricerca della casa particular; questo non è un posto per turisti stranieri, non ancora, solo un luogo di villeggiatura per cubani e sembra che case per turisti non ce ne siano; disperato mi rivolgo a un policia che gentilissimo si offre di accompagnarci lui stesso.

Poco dopo il porto c'è un agglomerato di case d'appartamento quasi totalmente dedicate all'alquiler vacanziero cubano; ci mette in contatto con una signora che ci mostra un appartamento con due stanze, una con aria condizionata, cucina, salotto e bagno con calientador; magnifica el video, il fogon a gas e il frigo, tre pentole, due coltelli, sei forchette, sei piatti, tre tazzine, quattro bicchieri e dulcis in fondo la macchinetta del caffè; sorridendo ci offre il tutto per 20 dollari sotto gli occhi compiacenti del polizia; affare concluso.

Prima puntata al porto per vedere se con qualche biglietto verde è possibile convincere il caronte di turno a levarmi per il mare azzurro; niente da fare: i controlli sulle barche sono stretti e nemmeno con tutta la buona volontà riuscirebbero a farmi passare per un cubano; però qualche informazione me la danno: un paladar decente e un paio di ponti su cui è possibile fare carniere; lungo la strada mi offrono enormi parghi e cubere nonché gamberi e aragoste, contratto per dei gamberi che mi serviranno come esca e ne metto in macchina un paio di chili per un dollaro; fra solo tre anni i prezzi saranno quintuplicati.

E' già mezzogiorno quindi decidiamo di fare esperienza paladar; durante il tragitto salta agli occhi che non è un posto battuto da turisti: ci seguono con gli occhi, qualcuno saluta, ma le ragazze sono schive, quasi timorose, chiaro che ti squadrano, ma non con interesse, solo con curiosità; il paladar è decente, piccolo, lindo e servizio rapido: gamberi, pollo fritto, papa frita, riso e polenta fritta; sembra che in zona, oltre l'immancabile banana, di frutta non ce ne sia; ci aggiungiamo un paio di birre e i caffé; l'unica cosa che non mi aspettavo era la mazzata: 25 dollari in due; dovevano avermi preso per Onassis II; a Moron lo stesso mi sarebbe costato non più di 12; per fortuna più tardi avremmo scoperto un Rumbo eccezionale dove con un dollaro e mezzo ti davano un bistek de res con riso, duro come una suola ma abbondante; avrebbe risolto i nostri problemi alimentari per il resto della permanenza.

Finalmente pesca: imbrocchiamo la sopraelevata di nuova costruzione e il mare ci accoglie; ho già il ditino da lancio che freme ma poco più avanti una pensilina con sotto due aitanti policias mi raffredda i bollori; vuoi vedere che anche qui bloccano i cubani. Il pensiero del tempo che perderò a riportare in città il mio amico mi alza la temperatura di 50 gradi e sono pronto alla lucha; rallento e paro, gentilissimi mi fanno segno di andare, sorpreso fermo la macchia e offrendo due sigarette attacco bottone: nessun problema sono lì a controllare che i camion coi materiali entrino carichi e tornino vuoti; sembra che troppa gente si stia rifacendo casa a spese dello stato; saluti e baci riparto con qualche informazione in più su dove pescare.

Arrivo a quello che dovrà essere la gioia e il dolore della mia permanenza: un ponte lunghissimo dove sei o sette autoctoni sono già in azione: uno lancia la Tarraia e fornisce gli altri di esca fresca; due o tre sacchi pieni stanno a dimostrare la bontà del luogo.

Mentre monto un artificiale di una dozzina di centimetri curo i concorrenti che, tira y saca, sembrano decisi a spopolare la zona: niente di grandissimo ma pesciotti da uno a due chili Vengono su come patate intercalati da qualche esemplare di buona taglia.

Ai primi lanci solo qualche colpo ma non ferro nulla, Delmo si sta dando da fare coi gamberi e i risultati non mancano ; inizia già a sfottere lo yuma incapace; fingendo indifferenza che non provo cambio l'artificiale e incanno qualcosa che tira e strattona come un pazzo, s'impunta e poi riparte prendendomi metri e metri di filo; i locali rallentano la pesca e stanno alla finestra commentando; sudando come un cavallo mi porto a un'estremità del ponte e tento di domare il rimorchiatore sconosciuto; quasi mi ammazzo fra i sassi per avvicinarmi al mare, a poco a poco cede e si avvicina, Delmo è già pronto col raffio, affiora per la prima volta: è una cubera immensa o per lo meno sembra a me, da una scodata e s'immerge ripartendo, ormai però è sfinita e adagio riaffiora e strattonando viene a riva ; Delmo una volta tanto fa il suo dovere e l'arpiona trascinandola sul terrapieno: una bella bestia dentacci e tutto, non è meno di 13- 14 chili; sarà il clou del pomeriggio: fra barracuda, parghi e cubere non supererò più i tre quattro chili.

Ora del rientro, faccio il generoso e regalo tutto il bottino ai locali ricevendo in cambio la ghiotta informazione che di notte i Tarpon se la fanno da padroni in tutta la zona in quanto loro non li insidiano perchè di notte gira il guardia pesca a caccia di irregolari che vanno per aragoste e gamberi e il descarado non va molto per il sottile: in caso di dubbio sanziona tutti, inutile rischiare per un pesciaccio pieno di spine; non so se abbracciarli per l'informazione o scannarli per aver offeso il mio pesce preferito, soprassiedo.

Durante il ritorno fantastico sulla nottata che mi spetta, tarpon grandi come tir popolano le mie fantasie che vengono bruscamente interrotte dal sempre arrapato compagno di pesca: blocca il carro a fianco di due pulzelle, una rubia ? e una mulatica, spiegano che devono andare a una settantina di chilometri a trovare i parenti della mulatica e non ci sono più mezzi; facciamo la stessa strada ?

Noooo, non ci penso nemmeno, nunca mas, stanotte c'è "OK CORRAL" dei tarpon , la resa dei conti, non posso perderla; Delmo mi parla piano, mi sfotte: domanda se mi sono dimenticato come si fa, se per caso non sono un cura travestito e un poco mariconcito e propone una soluzione: le invitiamo a cena, le ospitiamo e domani, dopo avermi accompagnato a pesca le trasporterà a destinazione; speranzoso che non accettino gli lascio proporre l'invento; mai speranza fu tanto delusa, sorriso a sessantaquattro denti (32x2) e sguardo carico di promesse suggellano il patto.

Durante la cena al Rumbo, fra un bistek, una birra e un gelato si approfondisce la conoscenza; studiano all'università, la rubia è di Santa Clara e la mulatica una guajira poco lejo, sono in permesso per via della madre della scuretta che ha problemi di salute; non è che ho questo o quel farmaco ? niente da fare il mio cuore è buono e medicine cardiopatiche non ne ho.

Guardo con ostentazione l'orologio, ma nessuno sembra accorgersene; Delmo porta avanti la sua conquista con l'abbronzata naturale e la blanca si scopre sempre più esperta nei rapporti con stranieri; forse a Santa Clara non frequenta solo l'università.

Dopo il caffè si è passati al rum mentre l'onnipresente musica fa da complice allo svilupparsi della situazione; sono già passate le undici e io da tempo reclamo a gran voce la partenza per la pesca, niente da fare, moine, carezze e ammiccamenti sono le uniche risposte; a mezzanotte devo fare buon viso a cattivo gioco e mi adeguo, in fin dei conti non sono di ferro; solo impongo: alla una tutti alla cama, domani mi dispierto a la madrugada e butto tutti fuori casa.

Prima del rientro giretto al servi per recuperare la colazione: fanno incetta di bibite, caffè, cioccolato, galletta, palitroque, leche e certe cose di grano soffiato al sapore di cipolla che fanno vomitare solo a guardarle; sembra che non abbiano appena mangiato.

Delmo come entra s'infila in camera con la compagna e mi molla con la rubia; ad ogni modo se sono quelli i programmi che insegnano all'università penso che mi troverò una casetta nei pressi prima di invecchiare troppo.

La mattina mi sveglia un paradisiaco odore: la novia (per lui sono tutte novie) di Delmo è mattiniera e ha preparato il caffé, la mia ronfa beata, la butto dal letto e velocizzo la situazione; in meno di un'ora (per Cuba un record) siamo fuori casa diretti alla zona pesca.

Siamo arrivati e mentre scarico le attrezzature capisco che le due stanno scortando il mio compagno per prolungare la permanenza; ma la madre non stava male ? sono inflessibile, rifilo una cinquantina di dollari a Delmo per la benzina e qualche regalino di despedida e minacciandoli con la canna li saluto.

Finalmente solo col mio mare !!! Per gli altri due giorni non mi farò irretire dalle proposte del super macho e dalle tentazioni del Rumbo, pesca, pesca e solo pesca.

Oggi Caibarien si avvia ad essere una nuova zona turistica con tutto quello che comporta, sulla carretera mare ci sono la barrera y el pedaje, le case particular viaggiano ai soliti 20- 25 pezzi a stanza, le aragoste e i gamberi hanno seguito il nuovo andazzo e las chicas hanno trovato un nuovo (o antico) modo di arrotondare.

Per fortuna che adesso ci vado con la novia e non devo passare il tempo a respingere le tentazioni (sig...)

 

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