La gara dei bicitaxi 13/02/2002 AiR - La gara dei bicitaxi (Baracoa) Eccomi alle prese col primo racconto da inserire su Cuba Pratica e che, come immaginavo, anche se la richiesta è stata fatta tempo fa, dovevo finire per essere il primo a scrivere. Beh, bando alle ciance e passiamo a inventare, ed in buona parte a descrivere, una delle tante cose interessanti viste in una videocassetta durante il primo raduno tra "filocubani", per me tutti assolutamente sconosciuti, avvenuto a capodanno 2001. Siamo nella bellissima Baracoa, nella quale adoro trascorrere le mie lunghissime vacanze cubane, ma alle volte un po' di monotonia ci assale ed allora, d'accordo con turisti particular e all'inclusive, decidiamo di organizzare qualcosa di divertente, originale e curioso da vedere. Ci si ragiona un po' su e la scelta cade su una gara fra bicitaxi. Come regolamento stabiliamo che tutti i bicitaxi, naturalmente per essere attinenti con quello che servono e fanno solitamente, devono avere anche un passeggero. Si sparge un po' la voce in giro, si appende qualche manifesto e, non per ultimi, si chiedono i vari permessi per bloccare la circolazione degli automezzi nel circuito cittadino che è stato prestabilito. Finalmente giunge la domenica e il grande momento della partenza! Il sole batte fortissimo e quasi dispiace dover far fare tutta quella fatica agli "atleti", ma lo spettacolo deve andare avanti e i cubani non si pongono assolutamente il problema considerato l'ambito premio in danaro che siamo riusciti a racimolare tra i vari turisti. Prendo in mano la telecamera e mi preparo a filmare la partenza, effettuata come alla ventiquattr'ore di Le Mance, con i bicitaxi parcheggiati tutti in fila sulla destra di una strada e sulla sinistra ciclista e passeggero pronti ad attraversare e iniziare a pedalare come dei forsennati. Partiti! Subito tutti in fila indiana alla ricerca della scia del bicitaxi che lo precede e di un eventuale sorpasso. I mezzi, com'era logico aspettarsi, sono tutt'altro che tecnologici o messi a punto per un corsa. Tutti sono esattamente come quando portano in giro per la città qualsiasi turista o cubano. Niente è stato tolto e niente è stato aggiunto. Si vedono passare tutti i bicitaxi coi loro due sedili posteriori; c'è chi ha delle buffe bandierine; chi il clacson e chi i fari attaccati sommariamente. Anche gli abiti dei concorrenti sono tutt'altro che da sportivi. Una maglietta o una canottiera ed un paio di pantaloni corti e usatissimi vanno più che bene. Gli unici eccessi si notano in qualche concorrente con occhiali aerodinamici, all'ultima moda e fin troppo futuristici ed in contrasto con il paesaggio che li circonda e con gli stessi bicitaxi! Col passare dei giri la gara inizia a delinearsi, con il gruppo che inizia ad allungarsi ed i primi che fanno gara a se. Nel circuito, realizzato in pieno paese, ci sono diverse curve insidiose ad angolo retto, che mettono alla prova la destrezza del pilota, del passeggero e in crisi il bicitaxi che è stato costruito per ben altre andature. Il passeggero, per affrontare le curve al massimo della velocità, si esibisce sporgendosi con tutto il corpo all'interno delle curve e mettendosi dietro le spalle del pilota nei rettilinei per offrire meno resistenza aerodinamica e dare un aiuto a chi pedala, esattamente come si vede fare nel mondiale dei sidecar a motore. Anche il ciclista ha il suo bel da fare nelle curve, perché il bicitaxi tende a sbandare vistosamente o addirittura rischia di cappottare. Oltretutto i blocchi di cemento coi quali è stata costruita la strada in molti tratti sono bagnati. Ad un occhio inesperto della situazione cubana, verrebbe da pensare che si tratta di qualche pozzanghera causata da uno dei frequenti e brevissimi temporali giornalieri cubani che si vedono quando cala il sole. Invece si tratta di tubazioni rotte, che allagano alcuni tratti della città e che non si quando e se verranno mai riparate. La corsa nel frattempo continua e inizia anche ad aumentare la folla di cubani che, incuriositi da questa novità, invadono i bordi del percorso. Un po' alla volta praticamente tutto il paese s'è riversato per strada per vedere quello che stava accadendo e l'atmosfera sta diventando quella di un grande avvenimento sportivo. Ma ecco il motociclista che, con la sirena spianata, annuncia l'arrivo del bicitaxi precedendo il gruppo esattamente come avviene nelle gare ciclistiche nostrane. Passano i primi e ci si inizia a rendere conto della fatica che stanno facendo mentre spingono con tutta la forza che hanno sui pedali. Arriviamo a pensare di aver esagerato coi chilometri da percorrere e vien il dubbio che molti abbandoneranno causa la fatica eccessiva! Ci spostiamo dalla zona della partenza verso il punto più critico del circuito. Dopo un lungo rettilineo in discesa c'è una curva secca a novanta gradi verso sinistra. Qui tutti raggiungono la massima velocità e possono tentare un sorpasso in rettilineo o un azzardato e rischiosissimo sorpasso in staccata, per poi gettarsi in curva sperando di non ribaltarsi. Riusciamo a vedere qualcuno che riesce a battere in velocità un altro bicitaxi e altri provare a sorpassare nella frenata che s'è costretti a fare prima della curva, mettendo alle corde l'aderenza delle gomme e l'equilibrio di ciclista e passeggero. Addirittura si arriva a controsterzare per non uscire di strada ed il passeggero fa di tutto per mantenere in equilibrio il bicitaxi! Passano i vari concorrenti e lo sguardo cade su un distratto anziano che, assolutamente incurante di quello che gli sta accadendo attorno, attraversa tranquillamente e distrattamente la strada proprio in quella difficilissima curva. Guardo il bicitaxi che era in testa alla corsa e che sta arrivando a tutta velocità. Guardo nuovamente l'anziano che sta attraversando la strada senza rendersi conto dell'arrivo della bicicletta. L'anziano mette un piede in strada e, distratto da qualcuno che tenta di avvertirlo del pericolo che sta correndo, si gira indietro, ma ormai è troppo tardi e il bicitaxi lo prende in pieno ribaltandosi. Il vecchietto viene immediatamente soccorso e verrà portato all'ospedale, mentre ciclista e passeggero, col mezzo malandato, si guardano in giro sconsolati per l'accaduto, quasi fosse normale trovarsi qualcuno in mezzo alla strada e come se la cosa gli fosse già successa chissà quante altre volte! Nel frattempo vengono sorpassati, ma riusciranno a ripartire, anche se le speranze di vittoria sono ormai ridotte al lumicino! Altro giro ed altro colpo di scena! I primi bucano una ruota e vengono sorpassati dal secondo bicitaxi e dal protagonista dell'incidente che vi ho appena descritto e questo sarà anche l'ordine di arrivo. Siamo alle premiazioni (e si, avevamo organizzato per bene pure quelle!) e anche li le cose vengono fatte alla grande senza tralasciare nessun particolare. Presentatrice con microfono e casse stereo che animano la piazza; la valletta che non si tira assolutamente indietro per baciare i vincitori e una giornalista, che il giorno successivo dedicherà un'intera pagina del quotidiano locale all'avvenimento. Unico intoppo della giornata, è stato far vedere il momento in cui si consegnavano i premi in danaro davanti a tutto il pubblico che s'era radunato, col sindaco di Baracoa che non ha esitato a chiamarci per sottolinearci come non sia consentito consegnare dei premi in danaro. Ma anche con lui riusciamo a trovare un accordo, dicendogli che, nel caso fosse stata organizzata un'altra manifestazione del genere, avremmo consegnato solo dei premi simbolici come delle magliette, per poi consegnare, in separata sede e senza che nessuno vedesse nulla, i più ambiti premi in danaro. Sembra anche incredibile che, dopo tutto quello che è accaduto e dopo tutta la fatica che hanno dovuto fare i partecipanti, tutti abbiano proposto immediatamente di organizzare un'altra gara la settimana successiva e vi assicuro che ci sarà un'altra gara! Un ringraziamento a Max per aver organizzato e intrattenuto a casa sua il raduno di "filocubani" di capodanno 2001; Suriana e la cugina per la pazienza nel vederci girare per casa; Andrea per la videocassetta che ci ha fatto vedere e dalla quale ho preso spunto per questo racconto; Dante per le chiacchierate che avevano per protagonista Cuba e Fulmine per avermi fatto compagnia durante il tragitto. AiR El Familion ... storia di una normale famiglia cubana Cocoloco - 25.08.2004 Ragazzi se non avete niente di meglio da fare leggetevi questo racconto che dedico ad uno dei protagonisti in occasione del suo compleanno. Attenzione! Non é un racconto rosa, gli amanti di quel genere non sprechino il loro tempo. Abuela ha avuto 4 figli prima di sbattere fuori di casa il marito alla fine dell'ultima delle loro frequenti liti durante la quale le spacco in testa il vecchio ventilatore russo. Da quel giorno non gli ha mai più rivolto la parola, sono passati 32 anni e nessun uomo é mai più entrato nella sua vita. Quando le chiedo se ce l'ha ancora con abuelo alza le spalle guardando il cielo e scappa via. Abuela ha una risata fragorosa e contagiosa, la camminata da papera dovuta ai suoi 120 kg uniformemente distribuiti su 160 cm di altezza ed il viso segnato dalla revolución e dai periodi speciali. Tra un paio di mesi andrà in pensione dopo una vita passata in una caserma della FAR come responsabile dell'economato e delle cucine, il suo maggior impegno però é sempre stato quello di prevenire ed evitare i furti di generi alimentari. E' una convinta rivoluzionaria, ha riscattato la sua casa e non ha mai accettato i regali che i suoi dirigenti gli offrivano per meriti speciali. Non vi dico l'incazzatura del familión quando a febbraio ha rifiutato l'ultimo regalo (un televisore 21 pollici a colori) affermando che il suo 15 pollici bianco e nero é più che sufficiente per seguire las novelas ed i discorsi del comandante. C.... il suo primogenito tra una borrachera e l'altra fa il fumigador, é un ex-pugile e tra non molto dovrebbe andare in missione in Venezuela come allenatore di boxe. K.... l'ultima delle figlie é un instancabile ama de casa, passa le sue giornate pulendo tutte le case della famiglia anche più volte al giorno. I.... l'altra figlia é peluquera particular nonché presidente del CDR del barrio, bastano un paio di birre per trasformarla in una versione femminile di Gino Bramieri. G...., il secondo genito, é appena uscito di prigione dopo aver scontato la pena inflittagli (tre anni ridotti a due) per aver cambiato 15 $ en la calle. Non se l'é passata tanto male in quel carcere senza mura di cinta, lavorava nelle cucine, lui che non sa distinguere un cetriolo da una zucchina, é uscito con 20 kg ed un paio di cicatrici in più. Durante la sua detenzione non é mai mancato ad una festa familiare, specialmente quando c'ero io pronto a facilitare i suoi permessi speciali regalando all'ufficiale del carcere 2 bottiglie di ron o 4 rasoi Bic o 1 stecca di Popular. Adesso ha dei grandi progetti, alcuni già realizzati: ha venduto due stanze della sua casa alla sorella parrucchiera, il ricavato dovrebbe bastargli per le pratiche del viaggio dei suoi sogni: Miami. Ma visto che per uscire dall'isola non basta avere i soldi per il viaggio eccolo convolare a giuste nozze. Si é sposato con la moglie (non di papeles) del suo migliore amico, felice di prestargliela per poter dividere le 4 casse di birra e la torta che lo stato offre il giorno della boda. La fresca sposina chiederà ai suoi parenti residenti in Florida di aggiungere il nome di suo marito alla richiesta di riunificazione familiare. Lui é convinto che il suo sogno si realizzerà. < Me voy pa' el yuma! Yo si que voy a salir del país..no como Popeye el marino > ripete spesso accennando un sorrisetto ironico e beffardo. Popeye el marino é il soprannome affibbiato a A....il figlio della sorella più giovane, un bel diciottenne furbo ed intelligente che si é dato un gran da fare per risparmiare i soldi che avrebbe investito nella realizzazione del suo sogno, lo stesso dello zio: Miami. Non chiese mai niente a nessuno, come mai a nessuno disse quali fossero le sue intenzioni. Vendette la catena con il crocifisso, l'anello, le Nike seminuove e tutto ciò che possedeva, il ricavato aggiunto ai suoi risparmi dava un totale di 1100$, credo non li avesse mai visti tutti insieme. Dopo più di un mese di preparativi, una notte di luna piena e mare calmo, lui ed i suoi 11 compagni d'avventura salparono su un barcone di legno in direzione di Miami. Erano fiduciosi e ben organizzati, avevano cibo, acqua e carburante in abbondanza. Racconta che la terra non si vedeva più già da un pezzo quando si ruppe il motore, il vecchio diesel Nissan rese la sua vecchia ed arrugginita anima a Dio, o forse a Nettuno, fatto stà che non ne volle più sapere di far girare quella maledetta elica. La mattina dopo vennero avvistati e rimorchiati a terra, ma non quella che speravano di raggiungere. Il barcone, i bagagli e le provviste vennero sequestrati, mentre agli improbabili marinai venne offerta ospitalità gratuita in una specie di prigione di Puerto Padre. Lo liberarono dopo 3 giorni e 2 notti, grazie all'intervento del familión che, dopo una lunga trattativa, concordò il pagamento di una multa di 4000 pesos. La gioia del ritorno a casa fu per lui di breve durata............ MATRIMONIO A CUBA Angels 68 - 14.10.2004 GRACIAS !!!! Sinceramente raccontare non è facile e comunque è stato un matrimonio semplice in quanto al comune e non in chiesa. Comunque il lato bello è che abbiamo festeggiato 2 volte in quanto la sua famiglia non poteva spostarsi a Camaguey con così poco preavviso ! hehehehe Ci siamo sposati a Camaguey in quanto un mio amico ,già sposato con una cubana, è di lì e mi ha aiutato per molte cose. Abbiamo comprato un bel maiale , fiumi di birra e rum. Dopo di chè la festa è cominciata sin dal mattino preparando il maiale da fare alla brace e bevendo senza interruzione. Bhè ....giusto il tempo di andare verso le 14.00 allo studio legale per il matrimonio semplice e veloce per fortuna ! Poi la giornata è continuata tra prese per i fondelli nei miei confronti da tutti i cubani presenti , canti, balli, partite a domino e fiumi di rum accompagnato da un pasto BONISSIMO !!! :58: Dopo un paio di giorni , per l'attesa dei documenti , siamo andati con la mia sposa dove vive la madre ed i suoi parenti (una parte dei parenti :19: ) precisamente ad Amancio Rodriguez. E' un paesino agricolo a poco più di 100 Km da Las Tunas. Qui sono stato accolto calorosamente e per fortuna con buon occhio da tutta la sua famiglia. Dico per fortuna perchè molti di loro sono al quanto GROSSI !! :19: Comunque dopo le presentazioni il rum già scorreva e mi sono sentito subito di famiglia. Partite a domino fino a notte chiacchierando e scherzando. L'indomani cominciava l'altra festa ....altro maiale, fiumi di Rum etc. etc. L'unico problema , se lo puo' essere, è che la corrente elettrica è stata assente per circa 3 ore. Nei giorni passati lì ho conosciuto anche i famigliari direttamente sul terreno di lavoro tra fango, vacche ,canne da zucchero e tutto ciò che la vera vita di campagna può dare. Per chi viene dalla città potrebbe essere molto scomodo e non piacevole, ma per fortuna non al sottoscritto che si è divertito da impazzire !! Unico problema il trasporto sino alla campagna interna a cavallo di un trattore per circa un'ora !!!! Ho ancora i lividi sulle chiappe !!! AHAHAHAHAHAHHA :19: :19: Comunque la parte positiva è stata il potermi inserire nella vera vita cubana , quella fatta di cose naturali e genuine !! Quella vita che non è nelle città dove passa il turista e quindi tendenzialmente distorta in una maniera o nell'altra. Sarà perchè ora è anche la mia famiglia , ma comunque non vedo l'ora di tornarci !! Spero presto di potervi mettere a disposizione anche alcune foto.... ma purtroppo solo di Camaguey , perchè ad Amancio non avevo più macchina fotografica in quanto è impossibile reperire una batteria di quel genere in queste località! ...a saperlo prima !!!!! Sempre a disposizione per tutti per consigli su Cuba nel limite del mio possibile con indirizzi e numeri di telefono (anche di taxisti). Grazie ancora per gli auguri a tutti !!! 14.10.2004 - Ritornato da cuba!!! By Engels68 Ritorno dal primo viaggio a Cuba Night 74 - 16.11.2004 Allora, non so se qualcuno si ricorda di me, circa tre settimane fa passeggiavo tra le strade di questo forum in cerca di consigli per il mio primo viaggio a cuba. Innanzitutto ringrazio tutti per i preziosi consigli. Vi avevo promesso che appena tornato vi avrei fatto sapere com'era andata..ed eccomi qua. Sono tornato domenica notte dopo 18 ore di viaggio, appena rientrato in casa mi è presa una strana fitta allo stomaco procurata da una fortissima malinconia che ancora mi accompagna. Che dire, è stata una esperienza intensissima, malinconica e bellissima, ho 30 anni, nella mia vita ho viaggiato molto: Africa, america, europa.. ma cuba mi ha sconvolto. Sono andato con un mio amico, abbiamo passato i primi 6 giorni all'Avana, forse troppi (per sei giorni pagati ci hanno offerto una casa bellissima ad un prezzo bassissimo e ci siamo fatti prendere dall'entusiasmo), dopo di che ci siamo spostati a Cienfuegos dove siamo rimasti per altri 6 giorni, gli ultimi due ancora all'Avana dove avevamo tantissimi amici da salutare. Il primo impatto con le ragazze dell'Avana è stato inquietante, dopo due sere ci siamo detti: qua ci sono solo puttane (e anche costose!), le poche discoteche aperte ne erano piene, quindi abbiamo puntato sulle ragazze 'normali', molto difficili da scovare nella notte cubana. Nei primi giorni all'Avana mi sono accontentato di due ragazze che non mi hanno mai chiesto soldi, che si erano 'innamorate', lo so, ovviamente il fascino dello straniero e del dollaro facilita l'innamoramento. Non ho mai avuto grandi problemi in Italia con le donne e diciamo che anche a Cuba me la sono cavata bene, nonostante il mio Spagnolo fosse veramente comico. Ci siamo fatti due amici veri che porteremo sempre nel cuore, con loro abbiamo condiviso avventure in chevrolet, notti alcoliche e attese davanti alla stazione di polizia, una polizia marcia e corrotta, che opprime e terrorizza il popolo. Poi abbiamo noleggiato una macchina e siamo partiti senza una meta decidendo di fermarci a Cienfuegos, una città bellissima, ordinata e pulita; è vero, mancava il fascino decadente della capitale, ma il calore della gente molto meno interessata ai soldi ci ha conquistato. Abbiamo conosciuto due ragazzi d'oro che avevano come unico scopo farci divertire, ci sembrava impossibile che lo facessero senza avere un interesse concreto, ma vi giuro che è stato così. Anche qui ho avuto storie con ragazze che erano più interessate alle promesse che al denaro in tasca. Nonostante il significato di 'amore' sia molto soggettivo, posso dire adesso che le ho amate tutte, ho amato i loro sguardi, le loro lacrime,la loro forza, i loro sorrisi, le loro speranze, i loro corpi bellissimi, i movimenti armoniosi che solo le donne caraibiche hanno nel sangue... Non voglio dilungarmi troppo, so che tutti voi avete già vissuto le medesime sensazioni. Poi siamo tornati in capitale, la penultima sera in discoteca ho conosciuto una ragazza bellissima, siamo andati in casa e abbiamo fatto l'amore, poi ha iniziato a chiedermi della mia vita, era molto giovane, 19 anni, mi ha detto che non era un jinetera, in effetti non lo era, era timida nei modi e si riguardava addirittura a farsi offrire da bere, la mattina ha iniziato a dire che non mi avrebbe voluto perdere, mi ha chiesto di non abbandonarla, mentre mi baciava piangeva e tremava, aveva una tremenda paura di soffrire, non ho avuto il coraggio di dirle che sarei partito entro due giorni. L'ho accompagnata a casa, ci ha fermato la polizia ma lei era tranquilla perché non aveva mai avuto problemi, infatti il controllo ha avuto esito positivo. La sera successiva ci siamo rivisti. Mi ha portato una sua foto ed una lunghissima lettera d'amore che sono riuscito a decifrare al 40 %. Abbiamo passato una bellissima serata in disco, non sono riuscito a nascondergli la verità, che quella era la mia ultima notte, lei è rimasta impietrita. Tornati a casa ha iniziato ancora a piangere, ho fatto l'amore con le sue lacrime che mi bagnavano, è stato intenso, appassionante e anche angosciante, ha molto insistito per regalarmi un suo anello che per lei era importantissimo perché glielo aveva regalato suo padre, ovviamente ho rifiutato, il mio amico ha passato la notte nella camera accanto con la sua cugina. La mattina ci siamo svegliati, sembrava più serena, ha fatto la doccia ed ha chiesto di essere accompagnata a casa con sua cugina, ci eravamo dati appuntamento per il pomeriggio, per il saluto finale. Di lei avevo il nome, il numero di telefono, l'indirizzo e la foto.. mi ha salutato con una lacrima e un bacio. Il pomeriggio lei non si è presentata, ho provato a telefonare ma sua mamma mi ha detto che era uscita. Meglio cosi ho pensato, ho sempre odiato gli addii. Volete sapere il gran finale? La sera all'aeroporto mi sono accorto che dalla valigia mancavano 60 euro che la sera prima di uscire di casa mi sembrava di avere. Mi sembrava impossibile, soprattutto per il fatto che lei non è scomparsa nella notte, ha preferito che la mattina l'accompagnassi a casa in macchina (grosso rischio per una che ha con se 60 euro rubati, me ne sarei potuto accorgere in qualsiasi momento..), non voleva tornare col taxi, in più avevo il suo nome, indirizzo e n di tel. Dopo una grande incazzatura, sono passato quasi al sorriso, la situazione era quasi grottesca e comica, surreale, in questa fatto c'era tutta la contraddizione di cuba, che poi è forse una delle cose che più la rendono affascinante. Ancora adesso mi chiedo se sia stata veramente lei, o magari sia stata la cugina (che in effetti mi ispirava poca fiducia), o chissà ... Spero che il mio racconto non vi abbia annoiato, ho voluto condividerlo con voi, visto che oramai sono anch'io un malato di cubanite acute come voi. Ciao a tutti! Il mio battesimo Cocoloco 13.01.2005 (Santeria) Ero arrivato li per caso, o forse no. Accompagnavo delle persone che volevano chiedere un remedio per un parente che si era cacciato nei guai. Un patio in fondo ad un viottolo che costeggia una casa, molta gente di tutte le età e di tutti i colori aspettava il proprio turno. I più anziani ed i più malati sedevano su poche sedie sgangherate ed un paio di panchine di legno. Alcuni fumavano, altri bevevano, tutti parlavano con tutti. Almeno fino a quando hanno intravisto la mia faccia da yuma, poi silenzio, mi sono sentito tutti gli occhi addosso, mi scrutavano così sfacciatamente che mi sembrava di intuire i loro pensieri. Non era poi così difficile immaginare che non avevano mai visto uno straniero in quel cortile. Per un attimo ho pensato di andarmene, poi mi son fatto coraggio e, vinta la mia timidezza e la sensazione di disagio, ho salutato tutti e nessuno con un flebile: Buenas! Il saluto é stato contraccambiato in coro, tutti hanno ripreso a parlare continuando a guardarmi con meno insistenza. Le persone che accompagnavo mi hanno presentato una coppia sulla quarantina, la donna sperava di avere un remedio per sottrarre il suo uomo dalle bramosie della moglie. Abbiamo iniziato a parlare di apagones. Due sigarette dopo, dalla sala delle consultas, quattro pareti di mattoni, senza finestre e tetto di lamiere, é uscita una giovane mulatta in lacrime che se n'é andata a testa bassa senza salutare nessuno. Dopo poco, nel silenzio assoluto, é uscito Lui. Nero, alto, magrissimo, scalzo e seminudo. L'unica cosa che indossava era un short di cotone sbiadido e strappato, gli reggeva in vita con una spilla da balia. Mi é passato davanti senza guardarmi e, prima di rientrare nella baracca con una vecchia signora, ha congedato seccamente un giovane nero gridandogli < Descara'o...Eres tremendo descara'o pero te voy a alumbrar...ha sido tu vecino, el negro gordo, busca en su casa > Mi hanno spiegato che non c'erano turni, non veniva rispettato l'ordine d'arrivo e non si era nemmeno sicuri di essere ricevuti. Per la seconda volta ho pensato di andarmene. Quando dopo più di mezz'ora la vecchietta non era ancora uscita, calcolando approssimativamente l'attesa residua in base alle persone restanti, l'ho pensato per la terza volta. Passate un'altro paio d'ore, era quasi mezzogiorno, cotto dal sole, stanco di stare in piedi ed assetato ho fatto quello che avevo pensato già tre volte. Sono andato a fare un giro, ne ho approfittato per fare spese e soprattutto mi sono scolato un paio di refrescos ghiacciati. Poco prima delle 3, quando sono tornato, restavano una dozzina di persone e una sedia libera che mi é stata indicata con un gesto della mano da un'enorme nera dalla faccia simpatica. Mi sono seduto ed ho acceso una Popular, dopo poche tirate é uscito un bianco zoppo con l'espressione estasiata, si è allontanato felice e sorridente. Dalla porta, subito dopo, é apparso Lui, ha fatto un paio di passi bofonchiando tra se e se, ha guardato tutti tranne me e mi ha chiamato bruscamente. < Vamos > mi ha gridato da lontano guardandomi per la prima volta dritto negli occhi. Mi sono guardato un po' intorno per essere sicuro che si rivolgesse proprio a me, le persone che avevo accompagnato me l'hanno confermato con un cenno del capo prima che gli chiedessi < voy solo? > < dale...te està esperando > mi hanno risposto sussurrando. ..............................azzz, sono le due, tra un po' suona la sveglia. Scusate sono stanco morto vado a nanna. Me lo sentivo che non sarebbe stato facile raccontare questa esperienza. Mi rendo conto che, anche evitando particolari interessanti ma non indispensabili, mi sto dilungando. Però, l'argomento é già di per se esoterico e misterioso, se non racconto almeno le atmosfere e le situazioni reali, finisce per somigliare ad un racconto di fantasia. Bhè, se non vi annoia continuo domani. Buonanotte Parte seconda Cercherò di concludere il racconto sinteticamente. Lo seguo nel "tempio", mi guardo attorno, nella penombra rischiarata dai raggi di luce che filtrano tra le pareti e le lamiere del tetto. Vecchie sedie appoggiate alle pareti laterali, una tavola piena di candele, conchiglie e oggetti strani e, nella parete di fronte un "altare" con una madonna adornata di foulards e catenine colorate. Ai suoi piedi le offerte: sigari, erbe, fiori, caramelle, miele.... Eller, così mi avevano detto si chiamasse, si siede davanti al suo tavolo, prende un sigaro, ne rompe un piccolo pezzo e lo infila in una pipa "ordinandomi" di accenderlo. Lui non chiedeva, ordinava. Questo mi suggerivano i suoi modi ed il tono della sua voce. Gli passo la pipa fumante, l'afferra ed inizia ad aspirare e sbuffare come una vecchia locomotiva senza mai guardarmi. Resto in piedi in silenzio, Lui fuma, ha gli occhi chiusi. quello che sta dietro di te ha avuto la stessa malattia di Eller...cancro ai polmoni mi dice all'improvviso Maria Carolina. Un brivido mi percorre la schiena, mio padre é morto di tumore ai polmoni e nessuno lo sa a Cuba. sai chi sono io? mi chiede incrociando finalmente il mio sguardo Eller rispondo chi? Eller Mi ripete 4 volte la domanda aumentando il volume della voce fino a gridare. Rispondo imitandolo. Maria Carolina mi dice sorridendo ed aggiungendo 2 o 3 cognomi che non ricordo. Maria Carolina. Maria Carolina, ripetilo Maria Carolina é un'anziana signora che si esprime in uno strano linguaggio che sa di antico, un misto di spagnolo e francese. E' lo spirito guida di Eller che lei chiama "mi caballo". Inizia una precisa descrizione del mi barracon (casa) e dei mobili che l'arredano per poi chiedermi perché volessi cambiarla. Non mi lascia il tempo di rispondere, prosegue dicendomi che dovevo buttare, più lontano possibile, una pietra colorata che si trovava all'interno. Abito in quell'appartamento da 2 lustri e circa 2 anni fa, pulendo l'intelaiatura di un armadio a muro, avevo trovato, nella parte alta, una bella pietra gialla dalla forma irregolare. Mi era piaciuta e l'avevo messa in un cassetto. Non l'avevo più vista e me n'ero dimenticato. Mi dice altre cose riguardanti il mio lavoro e la mia famiglia, precise le prime, più vaghe le seconde. Beve una lunga sorsata di un liquido giallastro contenuto in una piccola bottiglia piena di conchiglie e lumachine di mare e mi passa la l'intruglio. Sono un gran bevitore, adoro il ron, ingurgito senza problemi anche la chispa e il kinikini, ma quello era alcool puro e caldo. Ripetiamo entrambi l'operazione varie volte, in un istante sono zuppo di sudore. Maria Carolina mi dice che avrò a breve molto Mokororo. sai cos'é? mi chiede sorridendo Intuisco che si tratta di soldi e rispondo Guanikiki. E' l'unica cosa per la quale posso aiutarti, per il resto non hai bisogno di me. Tu sei figlio di Changó y siete rayos. Mi abbraccia stringendomi forte, sorridiamo, beviamo e ridiamo sonoramente. Cuida'o pantalon (uomo)...soy vieja pero buena hoja y tremenda puta mi confessa maliziosamente. Si dirige verso la porta, la spalanca e invita tutti i presenti nel patio ad entrare. Una ventina di persone riempiono la stanza, chi può si siede mentre i meno fortunati si appoggiano alle pareti. Ho di nuovo tutti gli sguardi addosso, li percepisco chiaramente, molto più insistenti di quanto non fossero al mio arrivo. Nascondo difficilmente un certo disagio quando, rivolgendosi a quella piccola folla, annuncia quest'uomo é molto più cubano di voi...é un vero figlio di Changó. Silenzio assoluto. Mi accompagna all'altare davanti alla Virgen, mi fa togliere la maglietta oramai fradicia, mi stringe un velo rosso intorno agli occhi che mi invita a chiudere. Mi spara in bocca un'abbondante sorsata di quel liquido infernale e me ne vaporizza un'altro po' sul corpo con la bocca. Sono li con gli occhi chiusi, grondante di sudore, in equilibrio precario sulle gambe. Sento dei rumori metallici. Le persone che accompagnavo mi hanno in seguito riferito che, dando dei colpi secchi con una pietra su un machete, mi ha inciso delle croci nelle braccia, nelle spalle, sui reni e sui polpacci. Mi ha tolto la benda dagli occhi, mi ha di nuovo spruzzato addosso quel liquido e nuvole di fumo con la sua pipa. Mi ha messo al collo una delle collane di perline colorate che indossava la Madonnina dell'altare. Ne é seguito un rito fatto di canti e preghiere recitati in coro. Tutti hanno cantato, pregato ed anche provato il liquido infernale. Il sole iniziava a tramontare quando sfinita, Maria Carolina, ha cacciato tutti fuori prima di accasciarsi sulla sua sedia appoggiando la testa sul tavolino. Bhè direi che può bastare. Scusate gli errori, ho scritto di getto e non ho la minima voglia di rileggere, sono molto stanco, un po' per l'ora tarda ma soprattutto per l'argomento. Confesso che non mi é stato facile raccontarlo, chissà se potevo. Perdonami Maria Carolina. Per la cronaca Eller non chiede soldi, certo non rifiuta regali, ma, da quelle parti, raramente si tratta di denaro. Io, qualche giorno dopo, gli ho portato delle bottiglie di rum che ci siamo scolate insieme alla tribù della sala d'attesa. Buonanotte a tutti Gente che parte Aston Villa - 09.02.2005 Mentre alla prossima partenza mancano ancora 45 giorni mi piacerebbe sapere come affrontate l'ultimo giorno prima della partenza e le tipologia di turista alla quale apparteniamo. Anche qui occorre esplorare le mille sfaccettature dello scibile umano. L'ORGANIZZATO Venticinque giorni prima della partenza ha già tutto organizzato, metà valigia piena di cose che bivaccheranno al chiuso per più di 3 settimane, casa particular prenotata da 3 mesi con telefonata trisettimanale al duegno per la ri-ri-riconferma, tutte le visite mediche possibili e immaginabili effettuate 2 volte, vaccinazioni per ogni sorta di patologia subtropicale (dal beri beri a ebola) effettuate, una borsa di 11 kg di medicinali per tutte le malattie esistenti e anche per alcune che si manifesteranno il secolo venturo. 6 carte di credito e in più euro,dollari usa e canadesi, rand sudafricani, sterline inglesi, bath thailandesi e per buon peso qualche rublo..... Prenotato la vettura con versamento su un conto alle isole caiman, la vettura deve assolutamente possedere -air bag-satellitare-idroguida-servosterzo-lettore cd-santino della madonna del Cobre-adesivo con bandera cubana Telefona alla novia a cui, ovviamente ha regalato un cell, 6 volte al giorno domandandole se e' sempre a casa, con ovvia risposta affermativa. Inizia a salutare tutti con settimane di anticipo con il cipiglio del grande esploratore che parte verso terre seminesplorate infestate da cannibali. Una settimana prima sa esattamente quante ore di volo ha l'aereo che prenderà e come si chiamava prima di sposarsi la cugina del copilota. Telefona 36 volte all'ufficio metereologico dell'aeronautica per sapere la situazione dei venti. Fino a che lo mandano a cagare. Il tutto per una settimana all'Avana centro. IL VIAGGIATORE Noiosissimo, e' stato ovunque al mondo, non esiste sultanato che non abbia visitato, ha mangiato di tutto, dalle locuste ai macachi, il caimano se lo fa preparare per desajuno. Si prepara alla partenza, lui gran conoscitore di prezzi e tariffe, arraffando un biglietto delle linee aeree del Lesotho che con 14 scali lo porteranno a S.Clara. Veste come Livingstone alla scoperta del lago Titicaca, sahariana e pantaloni alla zuava. Fotografa e filma tutto, una serata a casa sua, al ritorno non ve la toglie nessuno. Non avvisa nessuno, un bel giorno scompare e non se ne sa più nulla. L'ITALIANO ORMAI CUBANO Sa tutto di Cuba, conosce tutte le città, tutti i posti per mangiare, tutte le case particular, a lui non lo fregano questi cubani...... Vive in una casa illegale che ha ristrutturato lui per 6000 dollari, un affarone, gli operai erano amici del padrone di casa, gente fidata, e' facile spendere 2000 dollari.... ma poi che materiali ti mettono? A lui nessuno gliela fa...... La novia, quando lui e' in Italia, gliela controlla il suo primo.... bravo ragazzo, vive con loro in una stanzetta accanto alla cucina e quando il nostro manda mensilmente 700 dollari (e' poco ma non bisogna dare vizi a questa gente....) va lui direttamente al banco a ritirarli, non si sa mai con questa delinquenza...... L'ITALIANO ORMAI CUBANO quando arriva ha già chi lo viene a prendere e gli ultimi giorni prima della partenza la novia sempre fa presente che qualche regalino sarebbe gradito, d'altronde 700 euro al mese cosa vuoi che siano,la vita a Cuba e' così aumentata..... Luoghi e pesci Giordaloco - 02/03/2005 Faccio campo a Moron e pesco sia in mare che in acqua dolce, se non vi hace falta de dinero potete fare delle cose favolose sia a un centro pesca ai Jardin della Reyna (un arcipelago disabitato davanti a Jucaro a più o meno 30 miglia dalla costa) che a quello del Cajo Santa Maria (Caybarien). Da parte mia ci ho rinunciato visto i prezzi e vado a pescare sia dai ponti che ci sono sulle carreteras che congiungono la terraferma di Moron a Cajo Coco, che da quelli che da Caybarien vanno a Santa Maria. Qualche volta affitto un catamarano a vela a Cajo Coco (15/20 chavitos 3 ore) e faccio traina con quello. Ci sono dei magnifici Barracuda, carangidi, cubere e parghi, se poi vai di notte, nel periodo giusto, quasi sicuramente attacchi un Tarpon; ne ho preso uno che era più di 35 Kg. e da terra è una faticaccia. Come esca artificiali, vanno più o meno bene tutti dai nove ai venti centimetri. In acqua dolce pesco Truce (persico trota) e pesci gatti africani (ne sono scappati a migliaia da un allevamento durante una alluvione tre anni fa, arrivano sino a 30 chili). I luoghi sono le "prese", i rio e le lagune Della Leche e Redonda intorno a Moron. Le esche vermoni finti, popper e rane. Non continuo oltre altrimenti intaso il sito ciao Viaggiare soli o... Aston Villa - 10.03.2005 Visto che nel prossimo viaggio, fra un paio di settimane, raggiungero' un amico che sara' gia' in palestilandia da una settimana mi ritrovo a pensare come sia cambiato il modo di intendere il viaggiare cosi' come la compagnia con cui dividere l'eventuale vacanza. Quando si era ragazzi ricordo le estati in tenda con una decina di amici, alcuni dei quali,quelli veri,lo sono ancora adesso. Dicevo le vacanze in gruppo, avevamo 20 anni , pochi soldi, tanta faccia tosta e riuscivamo a divertirci con niente. E sopratutto si viveva di compromessi; "stasera andiamo in quel locale?" qualcuno proponeva, magari il posto non mi faceva impazzire ma in fondo l'importante era stare insieme, poi la sera dopo magari proponevo io e gli altri avevano lo stesso atteggiamento. Era un bel vivere. Poi siamo cresciuti, si e' iniziato a lavorare, sono arrivate le fidanzate con le problematiche che tutti sapete e cosi' la vacanza e' diventato un bene prezioso, raro. E' finito il periodo dei compromessi e sempre piu', giustamente, si e' optato per scelte che soddisfacessero i nostri bisogni e i nostri interessi. Quindi la scelta dei compagni di viaggio, sopratutto per noi maschietti non monogami e tendenti a una certa promisquita' (ovviamente sempre in un unica direzione.... ) e' diventata fattore dominante. Viaggio quasi sempre solo, sara' la tendenza del lupo solitario, sara' che gia' per lavoro devo sorbirmi le menate della gente ma preferisco non dover mediare con nessuno una qualsivoglia decisione. Ancora piu' delicato e' il discorso di viaggi a Cuba. Intanto evito la compagnia di quelli all'ultima spiaggia, parlo di quelle persone che hanno come unica possibilita' per intrattenere rapporti con l'altro sesso quella di prendere il portafoglio e di cacciare i soldi. Poi non amo gli assatanati, che come unico scopo per giustificare 22000 km di viaggio hanno il cambiare 3 donne al giorno. Alla larga i tristi e quelli che hanno paura della loro ombra....... Magari evito anche i bobi perche' poi mi tocca tirarli fuori dai casini. Resta poca roba....... amici con un minimo di disponibilita' economica, fisicamente ancora presentabili, gente che sa divertirsi anche se per una sera non c'e' nessuno con cui dividere la cama... non penso sia una tragedia..... Quindi di giorno mare o piscine, mangiare bene, non essere taccagni, auto e casa adeguata. E poi se per un giorno o una sera i programmi non coincidono, nessun problema ci si vede il giorno dopo. Non ci devono essere discussioni, un minimo di programma (ma proprio un minimo) e poi godersela e massimo relax. Insomma qualcuno con il mio stesso modo di intendere la vacation..... Infatti quasi sempre viaggio solo..... Il Viaggio Aston Villa 16.03.2005 Credo che il viaggio sia un elemento importante e di conseguenza non marginale della nostra vacanza. Personalmente il viaggio inizia quando imbocco l'autostrada che da Torino mi porta al parcheggio Malpensa 2000 che utilizzo ogni volta. Non potendo più assentarmi oltre le 2 settimane preferisco essere assolutamente indipendente quindi niente richieste di passaggi o di venirmi a prendere, meglio la assoluta autonomia al prezzo di 50/60 euro per 2 settimane. L'entrata in aeroporto, in qualunque aeroporto, ogni volta e malgrado vent'anni di aerei mi regala sempre un emozione intensa....sto per partire, stasera sarò al caldo, in jeans e camicia, in buona compagnia, seduto sulla veranda di qualche bar a bere qualcosa che comunque avrà' un sapore diverso della stessa cosa bevuta in Italia. Inizia il cazzeggio per bar e negozi dello scalo, giornali, qualche libro, un cappuccio di cui sentirò la mancanza e poco altro. Prima di imbarcarmi, da buon osservatore do un occhiata ai miei compagni di volo, italiani per la maggior parte ultracinquantenni, qualche coetaneo, qualche ragazzo giovane. Ora coi telefonini anche a Cuba tutti si affrettano a sussurrare emozionati "my amor sono in aeroporto"...... C'è chi fa incetta di sigarette, chi compra dolci,chi altro,un regalo sarà sempre bene accetto alla isla. Ci si imbarca, quando ci sono posti evito la business, preferisco godermi a Cuba la differenza del costo del boleto. Quì, se viaggio solo, inizia la lotteria del compagno di viaggio assegnatoci.... Di solito evito eccessive confidenze ma non per altro e' che mi piace leggere e guardare i film e, se posso, mi godo il silenzio dopo tanto parlare per lavoro. Si possono incontrare 2 tipi di vicini di posto; quello che conosce tutto (o così pensa) e si sente in dovere di tritarti i maroni con tutte le sue storie, i suoi viaggi e il fatto che lui SA come muoversi, che a lui non lo fregano e altre amenità simili. Onde evitare queste forche caudine tengo su le cuffiette per buona parte del viaggio o almeno fino a quando si addormenta. Oppure si trova chi e' al primo o ai primi viaggi e allora il tritamaroni divento io...con la sola accortezza di fermarmi dopo i primi consigli e di rispondere a precise domande senza voli pindarici e divagazioni varie. Poi ci sono le cubane. Le vedo in aeroporto con mariti e fidanzati, maglioni cappotti e espressioni da italiane. Poi, durante il volo, piano piano si riappropriano della propria cubanità e diventano allegre e gioviali, si cercano per l'aereo, si trovano e, rumorose, si raccontano quanto sia difficile la vita in Italia e di come i loro uomini non siano più come quando li avevano conosciuti alla isla. Si arriva e c'è l'immigration.... E' sempre divertente vedere gente che in Italia sbuffa appena suona il metal detector e lancia occhiatacce agli addetti che chiedono loro di togliersi qualche indumento diventare disciplinati agnellini appena un, ragazzetto con la divisa marrone, gli apre la valigia prelevando tutto ciò che non si può portare a Cuba e anche altro. Tutti in fila allineati e coperti...e poi dicono che gli italiani sono indisciplinati.... Ritirata la valigia, si apre la porta dell'aeroporto e qualcuno, sorridente e dalla pelle ambrata mi viene incontro.... Buona vacanza.... Eccovi il mio resoconto vacanziero tuccio2 - 17/03/2005 Finalmente si parte, volo Blu Panorama sabato 05.02.05 da Milano per Holguin, ore 07:30 mi rendo conto subito che ci sarebbero state grosse difficoltà a causa del peso eccessivo dei miei bagagli totale 41 kg., circa, (rassegnato a pagare), prima di mettermi in fila, osservo un po' le signorine e mi metto nella penultima fila a destra, (la biondina mi ispirava fiducia) infatti arrivato il mio turno metto la valigia di 25 kg., la signorina non dice niente, mi chiede del bagaglio a mano e le mostro lo zainetto invicta 6 kg. sulle spalle, e le do la valigia a mano, la pesa, e mi dice che posso portare solo 5 kg. e non 10 kg. dopo qualche insistenza, con mia grande sorpresa, mi mette il tagliando giallo dicendomi che il tutto era a mio rischio (devo ancora capire cosa voleva dire), molto probabilmente essendo nuova non sapeva che una volta messo il talloncino giallo nessuno mi avrebbe più controllato. Partenza quasi in orario, solo 40 minuti di ritardo, volo perfetto, comida decente, ed arrivo puntualissimo ad Holguin. Arrivo a Las Tunas intorno alle 19.00, mi vengono a prendere il mio amico Cocoloco, arrivato dalla svizzera 3 giorni prima, con mia moglie arrivata qualche settimana prima di me a cuba per seguire alcuni lavori da fare a casa. Tranne per il freddo il resto è sempre uguale, (freddo che ci accompagna per la prima settimana di vacanza, dopo caldo torrido). Dopo la cena a casa del mio amico e vicino Cocoloco, un maialetto in onore del compleanno della nonna di sua moglie, andiamo in disco, qui effettivamente come già accennato, trovo la disco più cara infatti l'entrata da lunedì a giovedì è cuc. 5,00, la coppia, venerdì, sabato e domenica 10,00 cuc, questo ha praticamente messo in ginocchio la disco di Tunas che vede il suo periodo più nero da quando la frequento circa 5 anni. Dentro tutto come sempre, musica da dio, rhum a fiumi, belle ragazze (meno rispetto gli anni passati), e balli sensuali, (per chi sa ballare). Molte delle ragazze degli anni passati mancano all'appello, che fine hanno fatto? Probabilmente in parte sposati con cubani altre in viaggio in Italia o altri paesi, altre ancora prese, ed alcune infine non hanno neanche più i soldi per entrare in discoteca, visto i tempi che corrono. Tutto questo mi hanno confermato gli attuali gestori della discoteca, dipende dalla attuale amministrazione Provinciale di Las Tunas che rema contro il turismo in questa provincia, infatti nelle case le ragazze non possono entrare e solo alcuni proprietari, rischiando grosso, accettano le ragazze di notte solo per alcune ore, poi via, in pratica una botta e via. PS. Chi cerca o meglio chi sa cercare trova. (da una parte non si fidano, dall'altra hanno paura dei vicini di casa). Premetto che soltanto a Las Tunas, Baracoa e Trinidad è vietato l'ingresso nelle case di ragazze, con carnet, nelle altre province è consentito (almeno cosi mi dicono). Il tutto, compreso la chiusura completa alle nuove licenze di renta, e confisca di licenze mal gestite ha portato all'aumento delle poche case esistenti che ora chiedono senza problemi anche 25,00 cuc al giorno e le poche case non in regola che vogliono rischiare, chiedono, anche 30,00 cuc al giorno. Si paga tanto pur di poter portare una ragazza a casa e la qualità fa schifo, letti fatiscenti, privacy inesistente, mancanza di acqua corrente e doccia alla cubana. Addirittura ad un nostro conoscente un certo Antonio la padrona di casa, a volte, si rifiutava fare entrare certe ragazze a lei non gradite, a casa, anche per una botta e via. In pratica ne ho passate di tutti i colori per trovare una casa al mio compaesano, alla fine ha fatto 4 cambi di casa, per trovarne all'ultimo una eccezionale e non distante da casa nostra. La mancanza di soldi in città si nota tanto, le caffetterie sempre deserte, mentre prima erano sempre piene di gente che si scolava centinaia di birre, la piazza centrale vuota, anche di notte nessuno va più in piazza o a mangiare qualcosa, dopo la disco infatti chi vuol rischiare qualche scazzottata rimane nella BaraccaBAR subito dopo l'uscita dove si concentra per 1 ora un po' di confusione. Praticamente dopo la disco vai alla BaraccaBAR a bere l'ennesimo cuba libre e vedi le offertissime e i saldi di fine serata. I prezzi dei negozi sono un po' aumentati, non tantissimo, quello che è veramente aumentato sono i materiali di costruzione, il falegname, e il muratore, chi è sposato si affretti a fare i lavori altrimenti sarà sempre peggio, io oramai sono alla fine, ho ricostruito tutta la casa e devo dire che il bagno e la cucina, ultimati ora di recente sono veramente belli, e realizzati con cura e precisione cosa resa possibile solo per la presenza del dittatore in primis, mia moglie, puntigliosa all'estremo, per finire mi manca solamente la sostituzione del vecchio pavimento, ma questo lo farò l'anno prossimo. Le entrate presso gli hotel sono diventati impossibili, a covarubie l'entrata è passata da 6,00 a 20,00 cuc cadauno a Santa Lucia addirittura 25/30 cuc cadauno, dipende dall'hotel, con l'amico Cocoloco infatti, dopo un'entrata in hotel a Santa Lucia, abbiamo deciso di non buttare via i soldi, chi ha famiglia capisce, per andare a mare a porto padre e Coco beach di Santa Lucia, un posto che consiglio vivamente, è stupendo, tanto da attirare i turisti degli hotel con il loro servizio navetta, è dotato di sdraio, 2 Cafeterie e 2 Ristoranti, dove si mangia bene ma un po' caretto, anche dai pescatori si mangia bene ma è molto caro, si paga circa 10,00/15,00 cuc cadauno rispetto a 5,00/7,00 cuc di Porto Padre, probabilmente a Cocobeach conviene portarsi qualcosa da casa e comprarsi da bere sul posto. Per concludere, se volete molta molta molta molta privacy, vi consiglio Porto Padre se amate la compagnia va benissimo Coco beach. La strada che porta a queste due località da Las Tunas in km. più o meno è la stessa, però mentre quella che va a Porto Padre e molto trafficata quella che va a Cocobeach è praticamente deserta e si può correre un po', senza rischi. Tra qualche mese, cosi dicono, io non penso prima di 6, aprirà i battenti una grossa novità attualmente in costruzione a La Mina a 35 km. da Lastunas, siamo passati da quelle parti con Cocoloco e con stupore abbiamo visto i lavori in corso (sembrano molto belli e ben fatti), siamo venuti a conoscenza da un vecchio che abita proprio li, che vogliono sfruttare questo meraviglioso posto per creare un nuovo punto termale con tanto di Cafeteria, in pratica sfruttano questo lago artificiale solforoso, uscito dal nulla durante gli scavi, e vista la vicinanza a Las Tunas penso proprio andrà alla grande, boh.. Che i servizi segreti abbiano sentito i discorsi fatti tra me e Cocoloco a gennaio del 2004? Ci hanno proprio rubato l'idea. Tornando a Las Tunas, dopo la partenza di Cocoloco e del mio compaesano Gianni, sono rimasto solo, pensavo mi cadesse il mondo a dosso, invece avendo fatto amicizia con un ragazzo maniaco frequentatore della disco si chiama Julier, ho avuto modo di vedere e girare per Las Tunas con altri occhi, conoscendo parecchie persone. Per chi non lo sapesse, presso la calle lucas ortiz si trova un bigliardo particolar, non certo in condizioni perfette, però buono quanto basta per farsi qualche partita, il costo? 1 pesos ogni 3 ore., e se vuoi il tavolo subito 1 pesos ogni ora (tariffa turista). Per chi proprio non può farne a meno e ha fame, dopo essersi scolati 5/6 bottiglie in disco, al cupè hanno messo in funzione, finalmente, la piastra elettrica quindi si può mangiare un panino decente alla piastra piuttosto che in microonde dove ogni sapore viene alterato, e i panini sembrano bolliti, dovete insistere altrimenti vi dicono che non funziona, cosi risparmiano qualche minuto del loro prezioso tempo. Nella calle Colòn scendendo dopo 30 metri dalla Floreria hanno aperto un centro foto Agfa molto buono e con apparecchiature di prima qualità, dove lo sviluppo costa solo 0,30 cent, quindi sviluppi delle ottime foto ad un costo inferiore rispetto all'Italia. Se siete alla ricerca di qualcosa in particolare che non trovate a Las Tunas, non andate ad Holguin ma a Camaguey dove sono rimasto colpito dalla quantità di merce nei negozi, si trova di tutto anche l'impossibile, cosa che proprio non mi aspettavo. Che altro dire, la siccità è terribile manca l'acqua e la gente per le strade fa di tutto pur di accaparrarsi una Pipa de agua, pensate sono arrivato a pagarla fino a 15 pesos, era da 25 anni che Las Tunas non passava momenti cosi difficili, per carenza di acqua. Sempre a causa della siccità il prezzo delle verdure e della frutta al mercato e sempre in forte aumento, almeno questi aumenti sono giustificati, con le prime piogge e l'aumento della produzione tutto tornerà alla normalità. I telefonini funzionano alla grande in tutta la provincia di Las Tunas, strade secondarie comprese e fortunatamente le telefonate costano un occhio della testa, cosi facciamo a meno di sentire gli squilli che rompono i coglioni a tutte le ore, mentre sfruttiamo la comodità degli sms che purtroppo sono aumentati a circa 0.80 cent a mess.. ma quanto cazzo guadagnano queste compagnie telefoniche?? Per quanto riguarda l'angoscioso problema del Renta Car, abbiamo pagato solo (si fa per dire) 50 pesos giornaliero per 37 giorni, una toyota yaris in ottime condizioni, con 45 pesos vi danno la nuova athos. Menomale che per i primi 21 giorni ho diviso la spesa con Cocoloco. Ora sono riuscito a trovare qualche nuova meccanica per risparmiare per le prossime vacanze, speriamo bene non siano le solite false promesse o speranze che ogni anno ci da questa fantastica isola. La partenza è stata terribile, non volevo proprio andarmene, ho provato in tutti i modi a spostare la partenza di 7 o 14 giorni ma proprio non era possibile in quanto la Blu Panorama mi ha comunicato che fino al 15 aprile era tutto pieno su Holguin, ho provato a spostare la data anche perché questa sottospecie di compagnia il giorno prima della partenza ha comunicato a tutte le agenzie che la partenza era spostata di 6 ore circa, quindi io automaticamente avevo già perso il successivo volo Alitalia, con i relativi soldini (grazie Blu Panorama). Non riuscendo a spostare la data della partenza mi sono recato con mia moglie ad Holguin, e siamo partiti alle 23:30 anziché le 17:30 e dall'avana e alle 01,00 per Milano, totale 6 ore di ritardo. La cosa ridicola è che alla partenza dall'avana anche per noi passeggeri in transito uno stronzo impiegato della blu panorama controllava il peso del bagaglio a mano, forse stiamo un po' esagerando??? Anche ad Holguin le litigate tra i turisti e i banconisti per qualche kg. in più, sono stati innumerevoli. Il volo di ritorno è stato perfetto 9 ore di volo e siamo atterrati con tristezza in quel di Malpensa. Scusate la grammatica e se il discorso non fila tutto per il verso giusto, ma ho fatto tutto molto velocemente, dimenticando sicuramente moltissimo Ciao a tutti Tuccio Una giornata (di pesca) buttata Giordaloco - 20.03.2005 Per gli unici due quasi pescatori del forum e per tutti gli altri che vogliono ridere un poco. ------------------------------ Sto magnificamente, dopo una cena a base di cernia asada, spaparanzato su una sdraio con un porchito tra i piedi, qualche pollo che si contende le briciole e un bicchiere di rum in mano. L'amico cubano, che sta giocando a domino più in la, mi domanda se domani sono libero, Aiaaaa!!! Sono sicuro che partirà con la solita richiesta (cubana /a chi ha la macchina) "mi porti da mio fratello?"; quasi sempre questi parenti stanno a centinaia di chilometri di distanza. Capisce al volo, dal mio sopracilio alzato, che non è facile fregarmi e allora aggiusta il tiro: pesca gamberi e se gli diamo la benzina ci porta fuori a pesca, le esche le mette lui. Sono allettato, non è facile a Cuba uscire in barca al di fuori del carissimo circuito turistico, Dove è ? : vicino a Las Tunas !!! Orco !! Sono più di 300 chilometri. Insiste, è un pescatore, conosce i posti, ci sono cubere giganti; anche sapendo dell'abitudine locale di descrivere un moschino come un'aquila sono interessato; continua : al limite ci portiamo a casa una cassa di gamberi e qualche aragosta; tentenno poi ci casco, ci casco con sandali e tutto : Va bene !!!: Le tre di notte. bisogna essere la presto per pescare, una nebbia che nemmeno sul Po si è mai vista, carico l'amico, la moglie (sua), la zia (pure) e ingaggio una lotta furibonda per impedire l'accesso all'auto a mezzo paese che vuole partire con noi. Un viaggio allucinante, nebbia, umido al 118%, musica al massimo volume (non possono farne a meno) buche pazzesche, carretti, biciclette, trattori e cavalli ( se ne abbatti uno rischi 10 anni di galera), tutti regolarmente senza luci; ma finalmente alle prime avvisaglie del giorno siamo vicini. Non ci si può presentare senza niente, per cui ci fermiamo a un negozietto ??? ( ci vorrebbe un libro solo per descriverlo) : quattro bottiglie di rum, una cassa di birra, salcicce (perro caliente), pane, formaggio, due stecche di sigarette e acqua per me. Tutto tassativamente a mie spese ( lo Yuma di turno ) e per fortuna non sono cose per turisti ma locali e me la cavo più o meno con l'equivalente di mezza stecca di sigarette qui da noi. Arriviamo, baci, abbracci, un goccio di rum per terra (par los santos) è la tradizione, e in meno di dieci minuti sono quasi tutti sbronzi. E la pesca ? A malincuore, visto che non vogliono separarsi dalla bebida (se la portano appresso), andiamo alla barca: una cosa strana molto più lunga che larga (forse 7x1,5), fondo piatto e fiancate non più alte di cinquanta centimetri; al centro una massa di ruggine, identificarla è impossibile, capire da dove possa essere stata tolta pure; girando un volano la cosa parte, col suo solo pistone sputa fumo da tutte le parti ciucciando benzina da una bottiglia di ex acqua minerale appesa sopra, il rumore è assordante. In mare con una cosa simile ? Sono pazzi !!! Non c'è niente da fare, cinque o sei alcolizzati mi spingono a bordo, saltano dentro e viaaaa ...... Aggrappato al bordo mi aspetto la replica del Titanic ma non succede, il mare è calmo, la barca regge, si calano le lenze e si traina : un tubo !! ( tra l'altro si sgotta parecchio, filtra acqua dal fondo). Tra un sorso e l'altro realizzano che i pesci sono in vacanza o a Miami e allora puntano a un gruppo di isolette con mangrovie e si ancorano; va già meglio : qualche cuberita e qualche pargo si lasciano attrarre dai gamberetti, niente di eccezionale, roba che non arriva al chilo, le tanto rinomate maxi cubere da 15/20 chili se ne stanno ben imboscate sempre che ci siano mai state. Ora di pranzo, all'ombra dei mangles, staccando dalle stesse un tipo di ostrica e ingurgitandole con pane, salciccia ,formaggio le innaffiano abbondantemente con birra o rum secondo gusti e preferenze ; si passa un paio di ore parlando di quello che dovrebbe esserci ma non c'è. Dopo la pausa picnic/ostrico/alcolica decidono per un fiume e iniziano a risalire zizzagando; non so se perché il capitano è fuori o perché stia evitando i bassi fondali, l'unico che potrebbe saperlo è uno dei tanti santi locali coi quali hanno condiviso il rum. In fondo lo spettacolo è eccezionale: mangrovie e verde dappertutto, calma piatta, il fiume largo e lucido per il riverbero, i pesci bollano da tutte le parti (non so cosa possano essere) e dulcis in fundo ogni tanto si intravede la scia di qualcosa di grosso e qualche pinna di tarpon che delfinando taglia l'acqua; mi eccita !! Sono sicuro che è il grande momento, monto un magnum da 12 centimetri , finale in acciaio da 40 libre e impongo di essere portato verso riva per qualche lancio; niente da fare, i "compagni", ingurgitando birra, mi assicurano che a riva non "pican", meglio traina, Ok detto e fatto. Una botta che levati, due testate e poi via come un treno, non capisco cosa possa essere ma intanto mi porta fuori filo e filo; il motore asmatico non ce la fa a stargli dietro, chiudo un poco la frizione, che diamine !! ho un 60 libre, breve lotta, non c'è più niente; recupero e il finale di acciaio è troncato, mah forse una piega. I sorrisetti e le battute dei borracieros (ubriachi) non mi destabilizzano più di tanto e nemmeno mi mettono sull'avviso. Troppo eccitato e voglioso di vendetta cambio canna : trecciato da 90 libre, finale acciaio da 80, artificiale da 18 centimetri e in acqua. Non passa molto e quasi mi parte la canna dalle mani, lotta furiosa, frizione, ala, molla, tira; non riesco a capire cosa possa esserci sul fiume che si comporti così; un tarpon ? no non salta; una cubera gigante ? neppure, non fila e non si muove con la necessaria decisione, non mi viene in mente niente, intanto la bestia si fa pesante e si impunta, dura poco: la lenza è di nuovo libera. Recupero demoraliz/incazato ed ecco un rapala maciullato, spezzettato, ancorette raddrizzate o schiacciate, un lampo, mi giro furioso e sbotto : Tiburon !!!??? (squalo); ecco spiegato l'arcano, i borracio ridono, si danno pacche sulle spalle e intonano tiburon, tiburon, tiburon..... Quando si calmano pretendo una spiegazione , io di squali così in un fiume non ne avevo mai incontrati !! Presto detto . più a monte c'è un matadero e buttano gli scarti in acqua. Non avendo portato l'attrezzatura giusta devo desistere; faccio capire agli spiritos/alcoolisti che la giornata e chiusa e che è meglio tornare o gli affondo la barca e le ultime scorte di birra: La minaccia per la barca non ha effetto ma quella sulla birra si, si torna a terra. Arrivati subito caffè, questo non manca mai, baci abbracci, saluti, promesse di amarmi per sempre e, per farsi perdonare mi mettono nel bagagliaio una cassa di gamberi e una dozzina di aragoste. Notevolmente addolcito, anche a causa di un paio di sorsate di rum che ho preso per correggere il caffè, abbraccio tutti e bacio le donne (che diamine sono italiano). Per strada sono preoccupato: se ci fermano in uno dei soliti controlli e trovano gamberi e aragoste ci pelano vivi; sono cose per turisti e vanno comprate nei negozi statali per dollari e con tanto di comprovante (scontrino); per fortuna non succede e tutto finisce bene. Mai fidarsi delle proposte cubane, tempo e denaro buttati ; d'accordo l'avventura c'è stata ma avrei preferito almeno vederli questi tiburon. Altra esperienza di pesca Giordaloco - 28/03/2005 Visto che l'ultima sembra essere piaciuta ne posto un'altra; quando siete stufi ditelo. TRUCIA IN VASCA DA BAGNO Stavo aspettando che la novia riuscisse a preparare un caffè, smanettando con un fogon a petrolio sempre lì lì per esplodere, e intanto prendevo accordi con Mighelito, un tenente del DTI (più o meno la polizia politica) per la prossima uscita a truce; l'avevo conosciuto durante una ennesima litigata con la polizia stradale, aveva fatto da paciere e intanto avevamo scoperto la stessa passione per la pesca, non avevo perso l'occasione e con qualche artificiale, un poco di fili, ami e piombi mi ero fatto un amico per la vita. (Con qualche dubbio, in zona è meglio averne) Non era il tipo da tirarti bidoni, se diceva che il pesce c'era potevi andare sul tranquillo. Adesso mi stava magnificando una presa (invaso ricavato artificialmente) situata fra Moron e Ciego de Avila, poco frequentata e pertanto non sfruttata. Fra sibili e scoppiettii arriva sia il caffè che la decisione di provare; bene domani mattina alle 5 si parte, si suggella il tutto con un bicchierino di rum e a nanna. Ben satollato dalla duegna della casa carico un altro mio amico pescatore e passo a prenderlo; siamo in marcia, strade deserte, il posto è poco frequentato, qualche camion, qualche carretto e due o tre immancabili bicicleteros; più avanti il nulla e nessuno, strada dritta a non finire. Quasi salto per aria: Para, Para: blocco e i due si frecciano verso un sacco sul lato della strada che sta perdendo qualcosa, da come si comportano sembra che abbiano trovato un tesoro, guardandosi in giro lo sbattono nel portabagagli e mi intimano via, via; mica voglio rogne, devono spiegarsi: un camion di raccolta deve aver perduto un sacco di Yucca e secondo la logica cubana "quello che trovo è mio" si sono assicurati il contorno per una decina di giorni; niente da eccepire. Finalmente lasciamo la principale e ci infiliamo nell'immancabile sentiero spinoso che ci porta a un paio di casupole col tetto di guano (non quello che intendiamo noi: è un tipo di foglie di palma) dove ci da il benvenuto un tizio che sta pulendo pesce e un paio di cani non molto cattolici. Immancabile caffè di benvenuto e intanto si accorge che spio il suo pescato, si, mi assicura, non sto vedendo doppio e nemmeno il suo caffè contiene allucinogeni sono tilapie. Orco!!! Viaggiano tra uno e due chili, mai visto niente di simile, le più grosse che ho incontrato non hanno mai superato il mezzo chilo; intenerito dal mio mento che quasi tocca l'ombelico spiega che secondo lui è l'unico posto a Cuba dove arrivano a queste dimensioni perché o per come non lo sa; purtroppo non mangiano e si possono prendere solo con le reti. Però se le tilapie lì sono così chissà i Bass, non sto più nella pelle. Scendiamo verso l'acqua e, dopo aver convinto un torello che io sono più pericoloso di lui, mi presenta il suo natante: una lastra di alluminio martellata per alzarle i bordi di circa due metri per uno e mezzo, sembra una vasca da bagno; due sedili di legno fissati con cuoio uno a tre quarti (per il rematore) uno in fondo per il pescatore; i remi o quello che sono pendono da due anelli ricavati da una catena che potrebbe aver ormeggiato la Tirpiz. Mentre aspetto di salire a bordo un paio di "hormigas Bravas" hanno pasteggiato col mio piede, "hormiga Brava, tradotto letteralmente significa formica incazzata e queste lo erano per davvero: due ponfi che sembravano l'Everest e un male cane. Finalmente sono a bordo, si fa per dire, l'acqua la tiene e questo è l'importante; gli altri due amici cubani pescheranno da terra battendo le sponde, le solite battute internazionali e....... buena suerte....... mortacci loro, adesso chi prenderà più niente? Il luogo è un incanto, una musica per gli occhi: piante secche e marce spuntano numerose dal fondo, grovigli di rami formano isolotti da tutte le parti, le rive sono inerbate e la vegetazione scende fino in acqua; un paradiso, per noi pescatori intendo. Mentre monto un bel vermone da 9 pollici mi raccomando ai santi locali come scaramanzia al buon augurio inviatomi dai colleghi che stanno già salpando qualcosa che da lontano sembra interessante. E' il sogno segreto di ogni pescatore: botte, toccate, salpate, niente di extra, tutte prede da mezzo a due chili ma qui da noi chi se li sogna? Il barca/canoista mi consiglia di provare vicino agli erbai, dice che data l'ora è facile incoccare in qualche bella bestia, avvicinandomi alla sponda vedo che i locali hanno salpato un paio di bestie sui tre quattro chili, l'invidia mi rode. Monto, lancio, cambio manporro di tutti i tipi e colori, artificiali tecnologici ma i risultati non cambiano: misure medie; solo una sui tre chili che si avvolge in un ramo sul fondo e facendomi marameo se ne va. Di colpo smettono di mangiare, nada mas, finito, torniamo a riva e il nostro ospite si offre di cucinarci un paio di tilapie (per assaggiare) e un paio di bass; ricambiamo con birra, rum, panini e sigarette. Mentre sbrano un filettino di tilapia, sforzandomi di non notare dove e come è stata cucinata, facciamo un consuntivo: una ventina di pezzi in tre, da mezzo al chilo e mezzo più due pesciotti sui tre chili non certo presi da me. Urge una investigazione: con che li hanno presi ? Mi mostrano una cosa nera lunga sui 30-35 centimetri quasi senza forma, solo una codina finale piatta, e duri come un sasso; li fanno in casa a Ciego ricavandoli da vecchi copertoni, te ne danno 15 per un dollaro; alla faccia e io che mi sono svenato per attrezzarmi. Basta mangiare, me ne faccio dare un quattro o cinque e spingo il gondoliere verso il transatlantico non facendo caso alla coda di trucia che gli spunta dalla bocca; devo pescare, provare questi spaghettoni informi. Nebbia assoluta, non si muove nulla, un paio di colpetti ma saranno tilapie o pescetti insulsi, il barcarolo mi rassicura che più tardi usciranno e infatti verso sera ricomincia il ballo ma sono sempre di taglia media; poi all'improvviso qualcosa vola nell'aria: ha picchiato in 30 centimetri d'acqua, sarà oltre quattro chili; il problema che fra me e lei ci sono dei rami affioranti e la maldida ci si ficca con entusiasmo e si pianta; mi avvicino con la barca e la vedo ingarbugliata fra i rami, non sta certo ad aspettare una mia decisione, solleva un polverone e quando torno a vedere è sparita, il lancero demolisce la legnaia e recupera il tutto: sboccata. Ricomincia e finalmente vicino a un tronco marcio ferra. Fila per un secondo poi salta....., bella, bellissima, superba; si riimmerge e tira verso il tronco, la forzo: questa volta non mi frega, a poco a poco si avvicina, come vede la barca risalta una o due volte, poi più vicino sbatacchia disperata ma ormai oplà è in barca. Bene, finito, sono soddisfatto si torna a riva; mi tolgo la soddisfazione di sbeffeggiare i locali dopo la pesatura: 4200 grammi, d'accordo la bilancia è tipo stadera sicuramente abbandonata in loco da Garibaldi ma più o meno ci azzeccherà. Hanno le cornine abbassate e anche se si prendono il merito di avermi dato le esche giuste si vede che gli brucia. Carichiamo l'attrezzatura, diamo una decina di bass e 10 dollari al barcaiolo (i bass li venderà la mattina dopo con le sue tilapie a Ciego) e partiamo. Ciao alla prossima. NB . ogni tanto ho messo le traduzioni o spiegazione per i non introdotti. Santeria 1 Giordaloco - 30.03.2005 Questa la posto qui, sempre di Cuba si parla, se non va bene, spostatela ove più consono. Seguendo uno degli ultimi post sulla santeria mi è tornata in mente una esperienza fatta; per non farla troppo lunga l'ho divisa in due parti eccovi la prima. ------------------------ E' da un po' che noto che la novia porta al collo, in tasca o in qualsiasi altro posto possa essere nascosto, un oggetto, e si premura di nasconderlo ogni qual volta se lo leva; al mare lo imbosca nel cruscotto auto o sotto il tappetino, in camera nell'escaparate o nella mesita de noche, cerca di non farmelo vedere; non sono curioso più di tanto. Una sera, stiamo cambiandoci per uscire a cena, e vedo "l'oggetto" in bella mostra sul comodino: è qualcosa infilato in un sacchettino di stoffa rossa alquanto sucio (chiaro, se lo porta sempre addosso). Lei è in bagno per cui le grido: Metto la tua "cosa" nel comodino; quanto mai !!! , arriva come una furia, farfuglia parole strane *reguardo, padrino, mala suerte,* mi si getta addosso, quasi mi stacca un dito, me lo strappa di mano gridando: lo has tocado, lo has tocado !!! E si mette a piangere. Piange e non vuole spiegarsi; bene, adesso basta o mi spiega o la sbatto nella porqueriza e ce la lascio fino a che non si calma; a poco a poco riacquista un certo controllo e fra sospiri, lacrime e tremori riesco a capire che è un reguardo, fatto dal suo padrino, che deve portarlo sempre con lei e che nessuno deve toccarlo pena la fine del mondo, il suo si intende. Urgono mas informacion: il padrino non è il padrazo ma la sua guida, il suo guro, il suo consigliere; insomma il suo brujo spillasoldi. Il reguardo è una specie di talismano fatto appositamente per lei e che nessuno deve vedere o toccare; è disperata, chissà cosa le potrà capitare adesso, devo portarla subito da lui; e la cena?; o stolto mortale cosa è più importane ? la cena o la fine sua, di Cuba e di tutti i suoi abitanti ? Si va. El Vaquerito, la zona più malfamata e disastrata di Moron, nessuno ci va volentieri, di notte poi non ci passa nemmeno la polizia, per almeno il 90% e tutta etnia nera, va bene che le informazioni arrivano da bianchi e possono essere alquanto di parte, ma io non mi sento del tutto tranquillo. La casa, pur essendo sulla principale e non nelle stradine quasi impraticabili ai lati, sembra isolata: è completamente circondata da un'alta muraglia di piante grasse spinose con un solo varco sbarrato da un cancello sbilenco. Alle invocazioni disperate della chica arriva il maggiordomo/shiavo/secondo in comando (questo lo saprò dopo); una discussione tipo: ahora come, despues debe ablar con los spiritos ecc. ecc., e ci fa accomodare in una saletta in cui si nota che il dueno deve passarsela bene coi suoi polli (nel senso sia letterale che metaforico): Televisore, videoregistratore, gravadora mega; su un tavolino ci saranno una ventina di bicchieri colorati di tutte le forme con cannuccia e sbattitore fantasia; su delle mensole fanno bella mostra cose nauseabonde e inclassificabili, il tutto condito dall'immancabile musica a tutto volume. Il vice capo è andato ad annunciarci e, guarda caso, la cena e il meeting coi santi si è già concluso e il santone ci allieta con la sua presenza (sarà forse dovuto al fatto che il postulante sia accompagnato da uno Yuma?). Un ometto di statura media, nero, gli occhi furbi e un poco in fuori, capelli radi, crespi sale e pepe, ciuffetti di barba qua e là, magro e un sorriso a 32 denti (se ce li avesse); alla spiegazione della pobrecita si fa scuro e empeza a enumerare una lista di probabili catastrofi bibliche da far impallidire Mosè: stringi stringi è necessario rifare il rito e già che ci sono potrebbe farne uno anche per me????!!!!! Furbo il mago magò, deve aver visto l'occasione per rifarsi il guarnaroba; cautamente tasto il terreno, niente di preoccupante un paio di bottiglie di ron (di quello buono però, vai a sapere se i santi si arrabbiano con roba scadente) e un paio di dollari a testa per coprire le spese della materia prima. Per calmare la quasi infartata è niente, per cui avanti con lo spettacolo: ci fa accomodare nel suo studio; un cubicolo di tre per tre tappezzato di immagini varie, santi, santini, altarini, candele, tazzine di caffè, un bicchiere con dentro un uovo, un braciere spento pieno di cartine arrotolate e ossicini vari, qualche teschio di animali sconosciuti , una pianta da cui pendono biglietti d'anteguerra, una collezione di bottiglie piene di intrugli, una rastrelliera piena di fili colorati (forse si da all'uncinetto), e gli immancabili San Lazaro e la Madonna del Cobre debitamente circondati dalle offerte votive (riso,frutta,rum,sigari ecc.); quel magazzino di pacottiglia è talmente pieno che smetto di descrivere. Inizia il rito: sceglie due sassi, li avvolge in alcune foglie e inizia a ricoprirli con fili di vari colori borbottando cose strane, quando ha confezionato due ciocolattini multicolori li sbatte in una ciotola e chiama lo schiavetto: paloma Y gallo ordina. Mentre aspetta i sacrificandi riempie a metà la ciotola con misture varie (mi sembra anche miele), polveri e un po' di osso grattuggiato, mi assicura che è umano e che lo ha personalmente prelevato dal cimitero locale in una notte senza luna, a me sembrano delle costine di puerco, ma si sa sono incompetente; per finire aggiunge qualche spillo, forse per pungere las almas maldidas se cercano di avvicinarsi. Arriva il luogotenente e incomincia la parte che speravo di evitare: ciuccia ron e lo spruzza in faccia alla colomba e al gallo condendo il tutto con fumo di sigaro aspirato al contrario; dimenticavo prima ci ha passato i volatili su tutto il corpo. (purificazione credo) Tiriamo un velo pietoso sullo sgozzamento: versa il sangue nella ciotola, unisce qualche foglia e rimescola il tutto, cioccolattini, brodaglia e schifezze. Tutto felice ed euforico ci avverte che la pozione deve riposare una settimana e che possiamo ritornare a prendere los reguardos per la grande festa che darà per San Lazaro, siamo tutti invitati. Nessuna preoccupazione per la sicurezza e la mala suerte, quello che ha fatto ci copre sino alla consegna dell'insanguinato oggetto. Non vedo l'ora di smammare, l'orologio indica le due, ho la pancia che reclama il dovuto, quattro ore seduto su un seggiolino sbrecciato, a servire da antipasto alle zanzare, hanno portato al limite la mia resistenza , se si inventa ancora qualcosa lo sacrifico io al dio cibo. Per fortuna è tutto finito saluti e abbracci, saldo debiti e via ; il ritorno per il ritiro e la partecipazione al sabba sono un'altra storia che leggerete un'altra volta adesso ho FAME !!!!!!!!!!!!!!! Pinar del Rio e la Valle di Vinales Carib.e Solitamente non mi piace dare consigli, ancor di più sui viaggi, perché penso che l'essenza del viaggio deve essere la "scoperta" di luoghi, ambienti, popoli, amici, lasciandosi andare in una sorta di avventura senza prefigurarsi o programmare troppo l'intera vacanza. Preferisco molto di più provare a raccontarne le emozioni. Questa volta però, contravvenendo a questa regola, mi sento di suggerire, a tutti coloro che si recheranno a Cuba, la visita ad un posto, a mio giudizio, molto suggestivo. Parlo di Pinar del Rio e della Valle di Vinales. Un posto certamente insolito per chi ha scelto come meta un paese Caraibico che, nel nostro immaginario, ci riconduce ad immagini di bianche spiagge, mare limpido e sole caliente. Questo è tutto vero, ma Cuba è anche qualcos'altro. A circa due ore di macchina a nord della capitale L'Havana, percorrendo "l'autopista" si arriva facilmente fino a Pinar del Rio. Un paese ridente, con un'atmosfera di altri tempi, dove la gente riesce a vivere serenamente. Lo si legge nei loro volti, nel loro modo di comportarsi. Qui la gente è ancora più vera, non siamo nelle affollate mete turistiche dell'Isola o nella Capitale. Mi ricordo quella volta, arrivando in paese, ci rendemmo conto di aver forato una gomma, cosa abbastanza usuale nelle strade cubane, così, parcheggiata la macchina, pensavamo di sostituirla. Dico pensavamo perché, quasi immediatamente dopo aver parcheggiato, mentre cercavamo di darci da fare, si è formato intorno a noi un gruppetto di persone che, autonomamente si è dato da fare per trarci d'impaccio. E' nata così una mattinata che io definisco "strana". Si è creata subito una simpatia con queste persone, che la sentivi a pelle. In un batter d'occhi hanno smontato la gomma, raggiunto il gommista, riparata la gomma e rimontata. Potrebbe sembrare un comportamento interessato, per procurarsi un facile guadagno. Non è stato così. Rewind . Mentre tutti si davano da fare con la gomma, accendiamo la radio della macchina, non si riesce a sentire bene nessuna stazione. Un simpatico ragazzo, vicino a noi, vista la scena, ci porta due delle sue musicassette che aveva in macchina. Erano, ovviamente, un misto di musica cubana / latino americana attuale. E' così che scatta la scintilla. E' un attimo da quando inizia a suonare la musica ed il formarsi di un gruppetto aggiuntivo attirato dalle canzoni. E' un attimo far crescere l'entusiasmo per far cominciare la gente a ballare, lì in mezzo alla strada, in una mattina d'estate, tra un incrocio, un marciapiedi, un bar e la bottega di un gommista (sic!). Si crea così un'atmosfera di allegria che contagia un po' tutti, giovani e meno giovani. Un autobus di turisti di passaggio, si sofferma alla nostra vista e i suoi passeggeri, increduli, non potendo far altro, pensano bene di immortalare la scena con le loro belle macchine fotografiche (quanto mi piacerebbe averne una di quelle foto!). E' nato così un piccolo happening che dura quanto basta, per imprimersi nella nostra memoria. Quando terminano il lavoro alla gomma, nessuno ha voluto i nostri soldi, neanche il gommista. Hanno jugato con noi, hanno trascorso un momento di divertimento. E noi con loro. Offriamo loro da bere, chiediamo qualche informazione sulla zona e ci indirizzano loro. Ripartiamo, le musicassette ce le hanno regalate e saranno la nostra base musicale per l'intero periodo. Seguiamo le indicazioni e, in breve (circa 25 Km), arriviamo nella zona di Vinales. Ci troviamo a ridosso della Sierra de Los Organos. Lontano dal mare, in un ambiente montano, molto particolare, dove risplendono le più famose piantagioni di tabacco del mondo. Raggiungiamo la nostra meta e lì incontriamo Carlos. Un giovane campesino che si sta inventando qualcosa di nuovo. E' cordiale, affabile e simpatico, in breve riusciamo a simpatizzare. Ci porta vicino a delle case (o meglio sarebbe dire delle pseudo case), dove, a ridosso da esse, troviamo i cavalli, i nostri compagni delle prossime ore, insieme a Carlos. Dopo un breve preparativo, il gruppetto è pronto e ci avviamo (tranquilli, di cavalli ce n'è anche per chi non ha mai cavalcato!). Ci inoltriamo così in un viaggio nel tempo. Proprio così, è questa la sensazione che ho provato. Nulla lascia pensare ai nostri tempi, nessun elemento può neanche sembrarne la spia: solo noi. E' un angolo di terra al riparo da sguardi, rumori, dove è la natura che domina su tutto, "una verde oasi di tranquillità dove il tempo sembra essersi fermato". Un paesaggio dolcissimo con pianure coltivate, alternate a zone boscose. Cavalchiamo sui sentieri di terra rossa, che crea un contrasto affascinante con il verde intenso della vegetazione. Qua e là sui nostri cieli volteggiano degli uccelli rapaci (presumo avvoltoi), che si inseguono ed emettono dei suoni che intensamente rompono il silenzio che ci circonda. Lungo il tragitto delle Sierra de Los Organos spuntano delle costruzioni assolutamente originali, costruite in legno e fango con tetti di foglie di palma, detti "bohios" (non pensate ad altro!), case tipiche di contadini (al servizio delle coltivazioni), mentre tutt'intorno troneggiano i "mogotes", isolate alture di pietra calcarea dalla particolare forma di pan di zucchero, riccamente ricoperti da una intensa vegetazione verde. Alcuni contadini lavorano la terra, ma non è come potremmo immaginare, ancora sono i buoi che tirano l'aratro ed è il contadino che li guida, che con loro riesce ad avere una forte intesa, che li fa andare, naturalmente, dove lui vuole. Ci troviamo in "montagna" e mi sembra molto strano vedere la ricchezza e la quantità delle palme che ci circonda, che crea uno strano e suggestivo scenario che, ai nostri occhi, sembra a dir poco anomalo. Mi sento rapito da questa suggestione, percepisco lì stesso la sensazione che sto vivendo un momento "topico". E' strano, di solito queste sensazioni le vivi con i ricordi, ma proprio lì, in quei momenti, ho detto che solo per quell'esperienza valeva la pena affrontare il viaggio. Ma ancora non era finito. Tra di noi c'è molta allegria e questo contribuisce molto alle gradevoli impressioni che viviamo, la compagnia e l'atmosfera è di quelle che vorresti che ti accompagnasse in tanti momenti. Ora al passo, ora un po' al galoppo, arriviamo ad una radura, ricca di palme. Ci fermiamo e, con fare risoluto, un anziano campesino sale su una palma, raccoglie delle bellissime noci di cocco e con quattro colpi di machete ci offre il frutto naturale da bere, da assaporare da una piccola cannuccia fatta lì per lì da delle vere piccole canne naturali. Penso: ma dove siamo? Ma è tutto vero? Lasciamo lì i cavalli e ci addentriamo a piedi lungo un viottolo, ai piedi di uno dei grandi "mogotes". Fatto un breve tragitto, si apre dinanzi a noi la Cueva del Indio, una caverna naturale, ove troneggiano stalattiti e stalagmiti, in un ambiente umido e scivoloso (andateci con scarpe adeguate per non scivolare..., come ho fatto io!), ma di incredibile suggestione. Specialmente quando si raggiunge la zona dove nasce un fiume sotterraneo, dalle acque filtrate dalla terra dei "mogotes" che la rende praticamente distillata, percorribile con zattere. La bellezza di quel bagno in quelle acque, nudi, alla luce di alcune torce d'emergenza, è una di quelle cose che difficilmente si dimenticano, anzi si imprimono nella memoria e difficilmente ne usciranno più. Sono passate alcune ore da quando abbiamo preso i cavalli, decidiamo di tornare in dietro, si è fatto tardi e dobbiamo ripartire. Facciamo il percorso al contrario. Un po' la stanchezza, un po' la consapevolezza che sia finita, l'allegria di prima lascia lo spazio ad una nota di malinconia. Salutiamo Carlos, con grande calore e simpatia, consapevoli che il ricordo resterà. Riprendiamo il viaggio a bordo della nostra Mitsubishi con la musica che ci accompagna e ci imprime, in maniera indelebile, le sensazioni di una giornata indimenticabile. Nota: Il tragitto descritto dura circa 4/5 ore a cavallo. Lungo questo percorso si può anche ammirare un particolare murale con scene preistoriche (non è di epoca preistorica). Proseguendo si può arrivare sino a delle cascate naturali per ritornare poi da una direzione diversa. Noi non lo abbiamo fatto per mancanza di tempo. A detta di Carlos si potrebbe anche organizzare un'escursione completa con bivacco notturno compreso. Chissà?... Un segno di riconoscenza a chi ci ha guidato: - CARLOS MILLO CABRERA, Palmar Vinales Pinar del Rio - Cuba. http://appuntidiviaggio.clarence.com/ http://www.borntotravel.it/ Una giornata ai ritmi dei Cubanito 20.02 Carib.e - 02/04/2005 Una giornata ai ritmi dei Cubanito 20.02 E' ormai quasi un anno da quando sono stato l'ultima volta, in ordine di tempo, a Cuba. Col tempo i ricordi tendono a nascondersi nella memoria, ciò che resta di più vivo sono le emozioni. Già altre volte ho detto che Cuba è un luogo ricco di fascino, per le emozioni che sa regalare, per i suoi ritmi, anche musicali. E la musica è un elemento naturale dell'Isola, non un luogo comune come potrebbe essere la pizza e il mandolino da noi, lì il sound cubano scandisce i tempi della vita, divenendone parte integrante. Il ballo, il ritmo, la musica si apprendono naturalmente, come parlare, camminare, sin dalla tenera età. E' bellissimo ed è facilissimo incontrare anche dei bambini piccolissimi che ballano con le movenze e il ritmo giusto, nelle calle, sulle playas, in ogni dove. Si resta affascinati a guardarli. Anche chi viaggia, a poco a poco, si sente coinvolto dai loro ritmi, oggi ancor più vari e ricchi di quanto non potesse ritrovarsi qualche tempo addietro. Anche chi non ha mai apprezzato la loro musica, ne resta coinvolto. L'ascolti ovunque, ad ogni ora, è un ritmo che ti accompagna per tutto il periodo di permanenza, per certi aspetti come un mantra. E ti entra dentro, l'assimili e, infine, ti piace. La musica, per ogni tipo di viaggio (ma a Cuba molto di più), riesce a farti rivivere le emozioni, le sensazioni i luoghi. Ti risveglia la memoria, quella memoria che altrimenti si addormenta fino a quasi scomparire lasciando dietro di sé solo poche, fievoli, tracce. Riascoltando la musica che ti ha accompagnato in un piacevole viaggio, invece, avverti subito dentro di te il risveglio, il ricordo che si ripropone prepotentemente. Questo mi capita spesso e, per quanto ho detto, in un viaggio a Cuba queste sensazioni sono molto più accentuate. La scorsa estate si sentivano, come sempre, tanti ritmi, tante canzoni, ma alcune su tutte, predominavano sulle altre. In discoteca, sulla spiaggia, nei taxi, nelle strade, ovunque sentivi quel ritmo, incalzante, un nuovo sound cubano, niente a che fare con la salsa o la rumba, un nuovo sound cubano. Reggaetton. Cosi anche noi, anche inconsapevolmente, abbiamo adottato quel ritmo, lo abbiamo fatto nostro per tutta la vacanza. Ci siamo anche comprati il cd e quando, dovendo sostituire la macchina a noleggio con una nuova, abbiamo visto che era sprovvista di lettore cd, per ascoltare la nostra musica, ci siamo ripresi la vecchia, e ci siamo resi conto della forte influenza musicale. Senza accorgercene, girando per la città, ci ritrovavamo a canticchiare la canzone e accennare qualche passo e la cosa simpatica era che chiunque ci vedesse o sentisse, accordava insieme a noi, ovviamente surclassandoci, il ritmo di ulakalakalà ulakalakalà! Troppo forte! Il gruppo di cui parlo sono i Cubanito 20.02 e chi è stato di recente a Cuba sa bene di chi parlo, di sicuro. Nelle nostre scorribande cubane, al ritmo dei Cubanito 20.02, abbiamo trascorso delle bellissime giornate. Quel giorno, con la nostra fidata Mitsubishi, come altre volte, andammo sulle spiaggia a Playa de l'Este. Al solito lido, dai simpatici gestori, ci prendemmo le solite sdraio, qualcosa da bere, la crema solare, il bagno al mare, la musica che suonava incessantemente. Il ritmo di ulakalakalà ulakalakalà prese a suonare più forte e prepotente del solito. Mi ricordo che ero in acqua, suonava la musica, e sulla spiaggia, iniziò un movimento più strano del solito. La gente si lasciava andare, si scatenava, e così vidi formarsi un capannello di gente. La musica ancora più alta. La spiaggia ballava. Si proprio così, sembrava un cartone animato, dove il movimento è falsato e inventato. In quel caso invece era vero, un unico movimento della cintura, un unico ritmo musicale ulakalakalà ulakalakalà, un unico grido matame matame! Anche la vecchietta con l'ananas sulla testa sembrava che ballasse! Non ci potevamo perdere quell'atmosfera. Andammo anche noi. Fu così che capimmo perché quello stato di euforia sulla spiaggia. La musica era quella, ma stavolta c'era pure chi la cantava. Proprio loro, davvero. I cubanito 20.02 erano lì, stavano girando delle riprese per un loro video. Tre ragazzi, in puro stile hip hop (.. a lo cubano), anche piuttosto minuti fisicamente (si, perché dalla voce non si direbbe proprio, si potrebbe immaginare qualche omone ma non loro), con la canotta, la catena, i pants over size, la bandana, gli immancabili occhiali da sole, che cantavano con la base musicale. Cazzarola, bello! Fu come in un happening, o per qualcuno una specie di rave improvvisato. La musica, il ballo, il sole, il mare, la cerveza ... coinvolgeva tutti e parteciparono tutti. Loro giravano, cantavano e tutti gli altri seguivano il ritmo. Il regista girava e "passava" su tutti. Riprendeva la fiesta. Ho sempre pensato che mi sarebbe molto piaciuto vedere quel video. Chissà! Scattammo anche qualche foto. Ma ci divertimmo davvero moltissimo. E loro, pur avendo un'enorme popolarità in tutta l'isola, non se la "tiravano" proprio per niente. Anzi tutt'altro! Molto ma molto semplicemente. Senza nessun tipo di ostentazione, di guardie, di sicurezza, di codazzo alle spalle e tutto ciò che possiamo vedere o immaginare quando incontriamo qualche "personaggio" da noi. Erano lì per lavoro, senza alcuna ostentazione. Non è lo stesso star system. Ci bevemmo un'altra birra, mangiammo qualcosa e riprendemmo il nostro ritmo vacanziero. Fu una bella, diversa giornata di mare. A Cuba è così, il ritmo può crescere da un momento all'altro. Basta un là. La sera, in attesa di entrare in un locale, mentre canticchiavamo la "cancion", ci sentimmo alle spalle: "siamo noi". Nooo! Di nuovo. E giù a ridere...Ora, a distanza di tempo, mentre scrivo si risvegliano i ricordi, le sensazioni, le emozioni. Ma il cd suona a lo cubano "matame, matame". Stanno arrivando in Italia. Qualche spiaggia? Qualche disco? ... By Caribe http://appuntidiviaggio.clarence.com/ http://www.borntotravel.it/ Te gusta la noche de cuba? 02/04/2005 Carib.e - Te gusta la noche de cuba? La famosa pubblicità del Ron Cubano Havana Club, coglie nel segno nel sintetizzare il ritmo della noche de Cuba. In modo particolare quella della città de L'Havana. Si, è proprio il ritmo della musica che ti accompagna nella notte cubana, ancor più che di giorno: musica latina in particolare, ma anche molta internazionale. Ma questo ritmo non è solo musica, è anche coinvolgimento, calore, passione, divertimento. Quando passeggi per le calle di Vedado, de l'Havana vieja, di ogni dove, senti il ritmo, che parte da dentro, dalle persone e si infonde nell'aria, in modo tale che chiunque lo possa respirare e farlo proprio lasciandosi andare. Non sono bravo a descrivere certe sensazioni, ma in qualche modo è questa l'idea che mi ha dato. Vedere la gente suonare, ballare, in qualsiasi locale; sentire una moltitudine di canzoni e di ritmi nella strada ; mentre cammini abbandoni una canzone che quasi immediatamente si confonde con il nuovo ritmo che suona. Il brulicare delle persone in giro; chi ti ferma per venderti qualsiasi cosa o cercare di accompagnarti; il via vai di turisti; è un po' la solita atmosfera di molte città (turistiche e non) , nelle sere del divertimento. Ma qui è diverso, proprio per quel ritmo che si "avverte", che respiri. Poi ti avvii in qualche locale, magari un bar per iniziare la serata, dove è immancabile un mojito o un cuba libre o una cerveza o... e cominci così senza quasi accorgertene a farti coinvolgere: la musica non manca, che sia un gruppo che suona dal vivo (alcuni bravissimi!) o un qualsiasi impianto: ci sarà sempre qualcuno che balla e si diverte, un gruppetto di turisti spensierati o, ancor di più, qualche cubano, i camerieri etc. La spensieratezza, il cogliere l'attimo, sono caratteristiche tipicamente latine, ma loro ce le hanno tutte cubane, un modo di vivere che non ha paragoni. Il senso del tempo non è una loro prerogativa; un appuntamento non ha orario; uscire, andare, rientrare, sono concetti molto ampi e senza regole, di notte e di giorno. Da questo punto di vista si avverte un grande senso di libertà, ai più inimmaginabile (per i nostri ritmi di vita). E' così, lo stress questo sconosciuto! Il tempo, anche considerato come età anagrafica, ha qui un'interpretazione inusuale, per il nostro comune sentire. Anche in questo caso il ritmo coinvolge tutti, grandi e piccini, a qualsiasi età: non è per niente raro imbattersi in qualche vecchietto/a o bambini, anche piccolissimi, che si dimenano a suon di musica, con una facilità ed eleganza di movimento tutta da seguire. Credo proprio che sia nel loro dna. Ma, ritornando alla notte a L'Havana, quando si fa l'ora (che non è troppo tardi come da noi), i locali si riempiono, il ritmo è al punto giusto, ha già coinvolto il popolo della notte; le birre, i cuba libre e i mojitos hanno aggiunto quel pizzico di effervescenza in più e, allora, diventa uno spettacolo dove i protagonisti sono tutti. Spettatori compresi. Ti rendi conto che quel ritmo è dentro di loro e, in quel momento, si sta esprimendo ... nel ballo! Tutti, nessuno escluso, fanno muovere la "cintura", con una naturaleza particolare da sembrare innaturale (per noi!) ; tengono il passo, improvvisano, si lasciano andare, con l'entusiasmo delle cose che si fanno per vera passione. I balli latini, la salsa cubana (con il tambleque!), i ritmi internazionali, si balla qualsiasi cosa. E la nottata prende il volo ... chiunque si lascia trasportare e, così, riesce a trascorrere dei momenti di puro divertimento e spensieratezza. La musica ed il ballo, secondo la loro tipica interpretazione, dove c'è passione e sensualità, divertimento e libertà, senza riserve ...quasi una "religione" ? O... come il sesso? Da vivere con "naturaleza" senza freni, senza inibizioni, con passione. Nelle notti del divertimento ancora di più! L'effetto Cuba Ciao queste righe che seguono sono... l'effetto Cuba, le riflessioni nate ora dopo ora dopo un viaggio fatto quasi per caso, con tanti libri sotto mano e poche idee chiare su questo paese che mi si è svelato solo ora in tutta la sua bellezza e di cui oggi credo sia doveroso parlare per distruggere i luoghi comuni, quasi una sorta di embargo non scritto ma molto efficiente, che circola in occidente e in Italia attorno al solo nominare questa meravigliosa e sconosciuta isola. Sono tornata ieri in Italia e sono felice di avere scoperto oggi il vostro sito, perché sento il dovere di parlare a tutti e quanto più possibile di tutto questo, complimenti e buon lavoro... Non pensavo che, dopo la luce verticale di New York, dopo il gioco irridente di Las Vegas, dopo il nostro bel Mediterraneo, dopo tanta Italia, dopo Israele, terra magica e violenta, di sfide e di luce, dopo il duro fascino del Giappone, cortese e impenetrabile, e dopo la storia che ti sfida violenta quando avvicini la Cina, non pensavo proprio che un'isola, una piccola isola fatta di musica, potesse riservare tante emozioni, che potesse trasmetterti istantaneamente così tanto di sé e risucchiarti, angolo dopo angolo, muro dopo muro, nel desiderio persino fisico di capire e di sentire, non solo la storia ma addirittura la vita che qui si avvicenda, sotto i raggi di un sole che fascia ogni dettaglio facendo di tutto esistere e vitalità. Non capivo perché, leggendo qualsiasi guida, tanto e ovunque si dicesse che i cubani scrivono, ma quando cammini sotto il cielo di Habana, capisci che la gente che vive dentro questa luce cristallina, che sbriciola muri scoloriti e vivi di emozioni, che vibra dolce, impietosa eppure carezzevole, su ogni finestra, non può restare muta, perché Cuba tutta cerca la propria voce in continuazione, e per questo Cuba è terra di musica, perché tutto vi risuona. Cuba è il misterioso e il meraviglioso, è lo scontro e l'incontro delle forze della natura e della storia in tutte le loro tensioni ideali più profonde. Cuba è musica, storia e danza, ma anche armi per difendere idee fino alla fine, ovvero al loro trionfo... hasta la victoria siempre: capisci cosa vuole dire davvero solo quando lo leggi lì.... Questo slogan così usurato e strumentalizzato è invece così ricco di significati altri in questa terra! Partivamo ed ecco il più logico saluto che puoi leggere lasciando Cuba: viva Cuba libera, autonoma, indipendente e sovrana. Così come è: una terra orgogliosa che paga con il sangue il proprio orgoglio pur di affermarlo. Non c'è popolo oggi che abbia un patrimonio così complesso e ancora così ricco di valori forti e profondi, di storia, di uguaglianza e disparità. E' la terra del più grande degli eccidi, uno sterminio che ha distrutto un popolo, ma non se ne parla; sulla deportazione di una civiltà lontana, tanto da provenire dalla parte opposta del globo, poggia l'origine del ritmo che oggi scuote l'intera isola e affascina il mondo, eppure di tutto questo nulla si ricorda nella malinconia, e tutto si purifica nel sole, generando vita e non odio, generando musica. Cuba è un inno alla vita nei suoi valori più veri e legittimi: la libertà, la solidarietà, l'uguaglianza, la dignità. Cuba è pura utopia, e per questo fragile, fragilissima e meravigliosa, di cristallo, come l'acqua che la circonda: trasparente e leggera sa covare inarrestabili uragani. Cosa è nascosto nell'animo dei cubani, capaci di resistere alla storia e di sfidare a oltranza il sopruso del più violento e potente dei poteri, quello economico? Cosa c'è nell'animo dei cubani, che per dei hanno gli uomini e la loro storia? Lucente e fisico paradiso senza miti in cielo, come sfida a ricordare ogni angolo del cielo stesso, quando lo sguardo scorre lungo il tronco ironicamente grigio cemento di una palma, e fugge a perdersi in un azzurro senza confini, per ricadere, come in un arcobaleno invisibile, sui riflessi cangianti di vetri e metalli lucidati da mani mai stanche di lavorare eppure non schiave, ribellione eterna a schiavitù secolari. E' davvero qui il paradiso?? Mi pare di sì! Terra misteriosa, che accoglie il meglio delle molte e delle tante genti che qui hanno potuto e dovuto scontarsi e reincontrarsi, terra nata da battaglie che tutto ricorda e confonde nella musica; dove puoi trovare ciò? Qui vive e sopravvive l'esotismo romantico, l'idea e l'ideale d'uomo, il desiderio e la capacità di lottare per un'idea, tutto ciò che è scomparso e cancellato dal rumore vuoto che le telenovele occidentali vomitano su menti appiattite e incapaci ormai persino di ricordare quanto non sanno più capire. Cuba: una cornice da paradiso terrestre capace di produrre armonia a partire dalle atrocità indispensabili della storia e dell'uomo: forse per questo, con la tipica profonda e benevola ironia, ha eletto la danza, linguaggio dell'anima e del corpo, universale per definizione, come propria e più vera lingua ed espressione: qui non si vive, qui si esiste. E' l'altezza stessa degli alberi a ricordartelo continuamente: gli uomini devono toccare il cielo e non essere schiavi della terra. Non si può che restare stregati da questo incontro che è fusione e magia, emozioni di un viaggio che resta e si scrive dentro all'anima lasciando un languore malinconico all'idea di allontanarsi. Così voglio raccontare Cuba a tutti coloro che non la conoscono perché abbiano voglia di scoprirla; abbiamo un debito anche noi verso questa piccola e sconosciuta nazione, monumento vivente alla passione umana più pura, e la piccola cosa utile che possiamo fare oggi per aiutare questo paese di cui si racconta poco e male è essere turisti in questa terra. A chi ha la pazienza di arrivare fino all'ultima riga spero tutto questo faccia nascere la curiosità e il desiderio di scappare a visitare e scoprire questa arcana terra. A presto, o arrivederci a Cuba! Ilaria - 02.04.2005 via e mail Per la carretera central con un prigioniero cubano Cocoloco - 23.11.2005 Pedro, cubano bianco trentottenne, prigioniero in un carcere orientale, 3 anni per aver venduto dollari en la calle, uscito con uno speciale permesso di 24 ore costato 10 pacchetti di sigarette da 7 pesos l'uno. < Vedi hermano > mi dice tra un trago e l'altro < Se avessi soldi potrei uscire tutti i giorni a parte quelli in cui c'é l'ispezione. Potrei uscire anche senza soldi tutti i giorni dalle 14 alle 17. Non ci sono ne controlli ne recinzioni ma la prigione dista 17 Km dalla carretera central e a piedi. Con questo caldo, dove vuoi che vada?. Lavoro nella cucina delle guardie, il cibo avanzato non può essere regalato agli altri detenuti, non ho mai mangiato così tanto in tutta la mia vita. Questo però é l'unico privilegio di cui godo, per il resto mi lavo insieme agli altri con saponi che non si riesce a capire da cosa siano stati ricavati. Dormo insieme agli altri. Io su un materasso di gommapiuma, sporco e puzzolente, che serve anche da rifugio a vari insetti. Bevo come gli altri acqua calda, contenuta nell'unico insufficiente frigorifero, oppure, quando va bene, succhi di frutta "arricchiti" con alcool etilico rubato dall'infermeria > La strada é deserta, proseguo lentamente. Il rum ed il loquace compagno di viaggio mi inducono a non aver fretta. Ci accendiamo un'altra Popular ed abbassiamo i finestrini, io per far uscire il fumo, lui per buttare la bottiglia di Havana Club ormai vuota. < Per il mio lavoro di cuoco....mi viene da ridere pensando che a casa mia non ho neanche il fogón.....mi versano un salario mensile di 180 pesos dai quali vengono dedotti i vari acquisti: sapone 5 pesos, rasoio 14 pesos, sigarette 7 pesos. Come puoi immaginare non resta molto. Si potrebbe guadagnare di più con lavori più pesanti ma poi dovrei difendere il "gruzzolo" dalle mire di persone che hanno ucciso per meno. Non vale la pena. Le guardie non rompono troppo, alcuni di loro vendono un po' di tutto, ron e maria compresi. I maggiori problemi si possono avere con i detenuti che posseggono armi bianche ( coltelli, punteruoli e lame varie), oppure con i feroci mosquitos che abbondano in quel posto. Ogni tre settimane potrei ricevere visite di parenti ed i loro eventuali doni, generi alimentari, per me inutili, sigarette e prodotti per l'igiene personale. In questa occasione si possono anche scambiare lettere che non vengono controllate, gli incontri avvengono in un salone dove il caldo provvede a regolare la durata degli incontri > Arriviamo dove la carretera central incrocia lo stradone sterrato e deserto che porta alla prigione, io ed il mio carro particular non possiamo entrare. Pedro troverà un modo per percorrere quegli stramaledetti 17 km. Sorride mentre scende dalla macchina con una bottiglia di ron nel pancione ed un'altra semipiena stretta nella mano destra. La dovrà svuotare prima di arrivare, non dubito un solo istante che ce la farà. Gli infilo un pacchetto di Popular con filtro nella tasca dei pantaloni, lo abbraccio e lo saluto augurandogli buona fortuna. Si allontana lentamente, il sole picchia forte. Non sembra preoccupato, sono le 2 del pomeriggio, forse arriverà prima che faccia buio......doveva rientrare alle 9 del mattino. Alcuni tipi di delitti e relative pene: - fumare maria 3 anni, venderla molto di più - vendere dollari 3 anni (indipendentemente dalla quantità) - omicidio (es:forbiciata al cuore di un vicino di casa) 8 anni - uccidere una vacca (per nutrire la famiglia) 8 anni - rompere una mascella con un pugno 500 pesos di multa - jineterismo manifesto e recidivo fino a 4 anni - ospitare turisti senza licenza 1500$ di multa by Cocoloco dal forum di Cubapratica Nostalgia Pedro68 06.04.2005 Ogni volta che leggo qualche racconto su Cuba e i vostri reportage provo un po' di tristezza, ma sono felice per averla vissuta da dentro e non solo da turista, così come ho avuto la fortuna di conoscere tante persone. Mi piacerebbe riuscire a trasmettere le mie sensazioni, però non ho molta fantasia nel descrivere le situazioni, voglio solo farvi partecipi del fatto che lo scorso anno di questi tempi stavo a Cuba, precisamente a Playa Giron e tutto è stato molto bello. Ero tornato sull'isola per poter approfondire l'amicizia con una ragazza mulatta che avevo appena conosciuto durante la vuelta cicloturistica fatta due mesi prima. Tutti i sapori e i colori dell'isola me li sento ancora addosso, ripenso ai momenti, alle ore vuote passate sull'atrio della casa della famiglia della novia o a fumare un puro sotto la tettoia della casa che avevo affittato, allo strazio di futili telenovelas per le quali la novia e sua mamma vanno matte, alla vicina che accennava qualche ballo caraibico mentre stendeva i panni ad asciugare. Ai ninos che si rotolavano nella polvere, chiedendomi ad ogni mio passaggio un cincle (gomma americana). Alle passeggiate lungo la carretera sulla bici del nipote dei padroni di casa presa a noleggio per pochi dollari, in quanto la mia non l'ho portata più con me. Ai cangrejos che riempiono tutte le strade che costeggiano il mar dei Caraibi, in direzione di Caleta Buena e la riserva dei Coccodrilli. Alla raccolta delle noci di cocco dalle quali ricavare un'ottima batida, in compagnia di un amico con il machete. Alla comida con le aragoste e il congrì accompagnati da una fresca Cristal. Al canto dei tanti galli che si trovano nei paraggi e non mi lasciavano riposare. Alle strade piene di buche che si inoltrano nel poblato, di giorno assolate e di notte buie per via della mancanza di illuminazione. All'unica discoteca frequentata dalle solite persone per le quali ero diventato uno del posto. Alle poche tiendas disposte lungo il percorso che conduce all'Hotel Villa composto da centinaia di bungalows. Ai vari Rumbos dove è possibile mangiare anche una pizza non male tirando a fare l'alba. E soprattutto, lo scrivo mentre cerco di fermare le lacrime che vorrebbero uscirmi dagli occhi, alla novia, ogni giorno più bella, che ricordo con nostalgia e che meriterebbe un volo da quelle parti solo per il piacere di cenare in sua compagnia. Dopo l'ennesimo viaggio a Cuba, novembre dello scorso anno, ho preferito chiudere questa storia, cercando di non far restare male nessuno, in quanto la nostalgia non è una buona compagna, ma da come scrivo si capisce che Cuba mi è rimasta nel cuore e vorrei che nel prossimo viaggio mi regalasse le stesse emozioni By Pedro 68 dal forum di Cuba Pratica il 06.04.2005 CUBA – Ieri e oggi Una delle prime cose che vengono in mente parlando di Cuba, è certamente la sua realtà socio-politica, per così dire, fuori dal comune. Ma non è propriamente di questo che voglio parlare, cercherò di farlo, ma solo con i miei occhi da viaggiatore, magari un po' curioso, con qualche opinione personale, ma solo da viaggiatore. E poi qualche itinerario, suggerimento e tanto altro. Cuba è una delle mete dei miei viaggi che più di ogni altra ha lasciato il segno dentro di me. Ci sono stato già molte volte, in diversi periodi dell'anno, a cominciare dal 1994 fino all'ultima, in ordine di tempo, che risale a luglio 2003 e, sono certo, non sarà l'ultima. Quando viaggi, ci sono dei posti con i quali riesci a stabilire un contatto speciale, per me Cuba è sicuramente uno di questi. Un paese ricco di contraddizioni, con una situazione economica a dir poco difficile, per non parlare di quella politica, delle libertà fondamentali e dei diritti civili dei suoi abitanti. Dalla prima fase di apertura al turismo, risalente ad un periodo particolarmente buio, successivo alla caduta del muro di Berlino e all'affrancazione dalla ex Unione Sovietica, ho potuto constatare i cambiamenti che si sono susseguiti in questo Paese. Passando da un primo momento, in cui vacillavano le fondamenta dei suoi principi politici e la crisi economica non ha risparmiato nessuno, ad una fase in cui il rilancio dell'economia, basata principalmente sul turismo, coincide con la creazione di nuove classi sociali, anche nell'ultimo baluardo "comunista" del mondo. La prima volta che ci andai mi colpì molto la miseria con la quale la gente doveva convivere quotidianamente, durante il periodo "especial". Chi oggi definisce difficili le condizioni di vita di questa gente non sa come ha vissuto prima. Mi vengono in mente alcuni esempi: l'energia elettrica razionata solo per quattro ore al giorno in tutto il Paese; le strade completamente libere dalle automobili, a causa del razionamento della benzina e dell'impossibilità per la popolazione di avere auto private; la mancanza di ogni bene di prima necessità (anche negli alberghi il cibo non era neanche lontanamente paragonabile agli standards occidentali sia per quantità che qualità); i mercati che non davano neanche l'idea di ciò che volevano essere; la gente faceva il bucato in quei grandi bidoni dell'olio di macchina, pieni di acqua, riscaldata dal fuoco e rimestati con un palo di legno; le case fatiscenti; la povertà nelle strade era di assoluta evidenza nelle sue genti, negli occhi e sulla pelle dei bambini, dei vecchi. In questi anni la situazione è abbastanza cambiata. Da allora a oggi si è consumato quello che mi piace definire il miracolo di Fidèl, che è riuscito a restare sul "trono" quando nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla sua permanenza al potere. Dopo la "revolucion" del '57 è riuscito anche in questa memorabile impresa. In questi anni, pur con la permanenza del "bloqueo" (embargo), ha cambiato notevolmente il volto dell'Isla, non per convinzione ma per necessità, aprendo il suo territorio al turismo, oggi principale risorsa economica del Paese. Ha attratto investimenti stranieri (per lo più spagnoli e canadesi) per la realizzazione di strutture turistico ricettive e per ristrutturazioni edilizie (attraverso società miste con lo Stato Cubano, ovvero in concessione, non in proprietà privata degli investitori); ha dato la possibilità ai cubani di gestire privatamente piccole strutture ricettive (paladares, casas particulares), e piccole aziende agricole; ha così portato nuova valuta pregiata, posti di lavoro; "nuove" fabbriche. Bisogna comunque riconoscere a Fidèl Castro, nel bene e nel male, di essere comunque un grande protagonista della storia contemporanea mondiale. Ma i suoi interventi non sono bastati a concedere al suo popolo la libertà dal bisogno. Con l'aggravante di attuare un sistema repressivo, di negare la più semplice libertà di espressione, di calpestare i diritti civili dei cittadini. Inoltre, con la chiusura al confronto, alle nuove tecnologie di comunicazione che, evidentemente, possono portare ad una eccessiva apertura al mondo per i cubani (Internet è sostanzialmente vietata, salvo a quei pochi che usano la rete per necessità lavorative). Il suo sistema economico, la sua visione politica è, a mio parere, comunque antistorica: in un momento in cui l'economia, le comunicazioni, gli scambi richiedono velocità, efficienza e adeguatezza ai tempi, lui continua a viaggiare al ritmo della preistoria. Solo se avrà il coraggio, oggi, di attuare delle riforme politiche ed economiche sostanziali, il popolo cubano potrà liberarsi dai bisogni fondamentali. Gli interventi attuati finora sono stati solo sufficienti ad uscire da una fase di grave difficoltà, a tamponare un'emorragia (anche se per un così lungo periodo). Non voglio entrare nel merito delle riforme che dovrebbe attuare, mi limito solo a constatarne la necessità, perché dove non è riuscita la politica, l'embargo, l'economia, internazionale sta riuscendo la sua politica di oggi: piegare la dignità della popolazione cubana (al cospetto del dollaro americano). Cerco di spiegarmi meglio senza essere troppo prolisso (ormai mi sono impelagato in questo discorso!). In questa lunga fase che ho sommariamente descritto, a Cuba la moneta ufficiale continuava ad essere il peso cubano, almeno per i cubani, affiancata dal dollaro Usa come "moneta turistica", con la conseguenza che sono esistiti "due pesi e due misure" a seconda che fosse un cubano ovvero un turista a spendere. Oggi, di fatto, il peso cubano è quasi sparito ed il dollaro è la moneta corrente per tutti, ma non per questo è cresciuto il reddito dei lavoratori cubani. La conseguenza, immediatamente percepibile, è che i cubani ormai, con il loro reddito (chi guadagna meglio arriva al massimo a 40 dollari al mese ad es i poliziotti, per altri 10 dollari), non possono far fronte ai loro bisogni primari (anche con la "tarjeta", assolutamente insufficiente), e sono costretti ad "inventarsi" sempre qualcosa per sbarcare il lunario. Chi lavora nel turismo riesce, con le mance, a guadagnare bene; chi lavora in fabbrica (ad es. fabbrica di sigari, di medicine PPG5), si "trattiene" un certo quantitativo che poi viene distribuito al mercato nero dei turisti; chi si è fatto il "paladar" o la "casa particular" sta bene; il tassista applica la tariffa ma spesso non attiva il tassametro; molte ragazze si prostituiscono con i turisti (con il placet della famiglia); e poi la droga, il mercato nero, ...etc. etc.. Ma per chi vive in campagna? Il campesino vive una condizione di sottosviluppo; ma chi ha avuto la possibilità di gestirsi la piccola azienda agricola e porta il raccolto al mercato, è quello che sta maglio di tutti. E' questo il senso che intendo quando dico che si sta piegando la dignità del popolo cubano al cospetto del dollaro americano. Dove non è riuscita la politica è riuscito il dollaro. A Cuba, oggi esiste una differenza di classi, per certi versi ancora più accentuata che da noi, dove la differenza tra i "benestanti" e gli altri è ancora più marcata, perché riferita principalmente ai bisogni primari della gente e parzialmente sui beni voluttuari. In particolare la si tocca con mano tra chi vive in zone turistiche e chi no, tra zone turistiche e campagna, con la conseguente migrazione di tanta gente meno fortunata verso le zone più turistiche (sempre per "inventarsi" quel qualcosa che gli consente di andare avanti, ad es. la maggior parte delle "ragazze" arriva dalle campagne). Ma, in questo contesto, com'è cambiato l'approccio verso il turista da parte della gente? Trattandosi della principale fonte di ricchezza dell'Isola è, ovviamente, tenuto in grande considerazione (sia dalle istituzioni che dalle persone). Però oggi, a differenza che in passato, dove la curiosità, la diversità, la voglia di comunicare, la scoperta, erano elementi che portavano ad avere un rapporto più sincero e spontaneo, più ricco di contenuti personali, si tende a instaurare un rapporto basato sull' interesse. Sia ben chiaro, con ciò non voglio assolutamente né generalizzare, né sminuire quello che ritengo sia una delle cose più belle di questo posto: la sua gente; cerco solo di evidenziare come è cambiato anche il rapporto umano in conseguenza della loro necessità. Forse prima i loro bisogni riuscivano a soddisfarli con un impegno minore, ottenere quel tanto era già qualcosa che consentiva loro di avere un minimo di tranquillità, così potevano creare e soddisfare un rapporto umano più vero; ora non è più così, ora le esigenze sono tali da non fermarsi mai, lavorare ed inventarsi giorno per giorno, perché niente è più sufficiente. Anche le cose voluttuarie. Riflettendo, in fondo siamo noi che abbiamo importato sull'Isla i nostri modelli, quindi... Oggi il turista è visto dalla gente come una "oportunidad", un qualcosa che possa far cambiare in meglio la propria vita. Sia all'interno del loro mondo, sia per cambiarla completamente. E'così che sta nascendo un nuovo fenomeno, che paragonerei ai vecchi tempi dei "boat people" (oggi praticamente scomparso anche a causa di una forte repressione del governo), quando si scappava da Cuba con qualsiasi mezzo per raggiungere Miami (fenomeno da leggere facendo le debite proporzioni). Ho la sensazione che ora il "boat" sia il turista, colui che può far cambiare la vita radicalmente ad una persona; colui che può "invitarla" e fargli vedere altri mondi; colui che può mantenerla nella sua città; il "novio" o la "novia" che può sposarla e portarla fuori dall'Isla Grande (anche in questo caso non intendo fare generalizzazioni, ci sono le dovute eccezioni, leggete tutto cum grano salis). Mi sembra che la gente cubana stia, per necessità, perdendo la sua "naturaleza", la sua più grande qualità. Per contro, il turista medio che si reca a Cuba (come in moltissimi altri posti), andrebbe assolutamente rieducato! E mi fermo qui... (faremo una rubrica appositamente dedicata ai modi di comportarsi durante i viaggi all'estero). Concludendo questo mio punto di vista, anche abbastanza prolisso, credo che ancora il percorso di Cuba non sia terminato, ma sia in una fase intermedia, di cambiamento ancora solo annunciato, costretto entro limiti "politici" interni ed esterni (l'uno condizionato dall'altro). Dove da una parte (all'interno) si cerca di mantenere il sistema basato su dei contenuti irrinunciabili (ma nei fatti già qualcosa è cambiato e continua a cambiare) e dall'altro (dall'esterno) a forzarne il relativo distacco. Fra queste posizioni chi più di ogni altro ne fa le spese è il popolo cubano, ancora meraviglioso nel suo carattere, nella sua semplicità e serenità, che si trova sotto tanti profili costretto e represso, ma che comunque ha ancora tanto da insegnare sia in termini di dignità che di voglia di vivere. Continuerò ad osservare questi cambiamenti dall'interno, facendoci un salto ogni tanto. Hasta Siempre Cuba Caribe http://appuntidiviaggio.clarence.com/ http://www.borntotravel.it/ I primi anni '70 a Cuba Giordaloco - 11/04/2005 Ho letto l'articolo di Caribe e mi è venuto in mente un mio racconto molto antecedente al periodo descritto ; risale al mio primo viaggio a Cuba agli inizi degli anni 70, di preciso non mi ricordo dovrebbe essere fra il 1973 e il 1976, penso che sarebbe interessante proporlo per chi non ha conosciuto quel periodo di Cuba. Non è facile dimenticare la prima volta a Cuba; erano circa i primi degli anni 70 e l'Isla aveva da poco tempo riaperto i contatti turistici col mondo, le cose non erano come adesso : il dollaro non circolava e se qualche cubano ne fosse stato trovato in possesso avrebbe passato i guai suoi, ancora oggi c'è al gabbio qualche cubano arrestato mentre trafficava in dollari. L'ingerenza del potere poi era totale e coinvolgeva anche i turisti : come arrivavi, sempre e comunque in gruppo come le pecore, ti veniva assegnato un consigliere o controllore politico che passava con noi tutto il periodo di permanenza cercando di limitare al minimo i contatti con i lavoratori cubani controllando quello che dicevi e quello che pensavi. Le ragazze poi meglio scordarsele, per il turista non esistevano, e se qualche galletto insisteva sulla cosa e insidiava una lavoratrice dell'hotel, fuori non era possibile per via del controllore, la poveretta rischiava l'allontanamento immediato. Ma è meglio andare con ordine : il viaggio, per me e mia moglie, era stato organizzato a scopo subacqueo: due settimane all'Hotel Colony sull'Isola della Gioventù, chiamata così perché raccoglieva un gran numero di scuole , la maggior parte ad indirizzo agrario. L'arrivo all'Avana mi aveva stordito, il profumo, i suoni , la lingua, il caldo , la gente, anche se ancora non me ne ero accorto mi erano già penetrati nella pelle e nel cuore, segnando per sempre il mio futuro. La tratta Avana/Isola fu effettuata con un vecchio e scassatissimo Duglas dell'ultima guerra; gli sguardi preoccupati dei turisti avevano mosso a compassione la hostes: un donnone con pantaloni elasticizzati e maglietta a righe bianche e rosse che, prima della partenza ci ha rassicurato dicendo che il motore era nuovo, appena recuperato da un magazzino delle Filippine. L'aria a bordo era mossa da piccoli ventilatori posti sopra i sedili; subito dopo il decollo da vari punti della carlinga incominciò ad uscire un vapore bianco terrorizzando i passeggeri; ci volle del bello e del buono perché la hostes, distribuendo caramelle, riuscisse a convincere la gente che tutto era normale e che era solo condensa dovuta alla differenza di temperatura. Il panorama dall'aereo era magnifico, volando basso si riusciva a vedere i fondali, le isole, le lagune, il tutto pervaso da una luminosità insolita e da colori a cui noi non eravamo abituati; ero già stato alle Maldive, nel Mar Rosso, in Africa, ma qui i colori e le impressioni erano diverse. IL tragitto aeroporto hotel non fece altro che confermare la prima impressione: le palme, il mare, l'aria tutto era nuovo e affascinante; l'unica cosa che stonava erano i buncher con mitragliere e cannoni antiaerei rivolti verso il mare e coperti con teli mimetici; non so se per pudore verso i turisti, o per segretezza o semplicemente per proteggerli dalla salsedine. All'hotel primo scontro con la mentalità statal/social/politica dell'epoca : i tanto servizievoli omini, che da noi assolvono il compito di trasporto valige qui non ci sono, non è contemplato che i compagni facciano questo tipo di servizio schiavista, ognuno deve provvedere per se; bene si risparmiano mance , intanto sono vietate perché è un'altra forma di avvilimento capitalista. La mattina dopo il secondo scontro culturale/amministrativo : alla colazione ci troviamo serviti dei salsicciotti unti, del pane tostato, del caffè e delle bibite (hotel 1° categoria); alle immancabili proteste : e il latte, la marmellata, la frutta la candida risposta è : il rifornimento statale è in ritardo per cui oggi è così, scusate tanto. Alla domanda : ma non c'è una città vicino ? non si può mandare a comprare latte e marmellata ? La risposta è uno sguardo allibito, meravigliato e offeso seguito da un secco : non è possibile, è un compito della gestione statale, non appena possono lo faranno. Così per tutta la vacanza ci sarà un'alternanza di privazioni: una volta il pane "finita la farina", una volta il caffè, un'altra la frutta e così via. L'hotel , secondo le assicurazioni era stato appena restaurato : la moquette faceva onde e era un puzzle di macchie sospette, il soffitto si sfogliava, il bagno perdeva acqua, la porta finestra non chiudeva e mancavano le tende notturne, l'aria condizionata funzionava a singhiozzo; l'unica cosa perfettamente funzionante era la disco, frequentata da cubani e dai pochi turisti; per una birra io pagavo un dollaro e il cubano un peso, altri tempi. Quando c'era la materia prima, la cucina era buona, niente di elaborato o molto variato però aragoste, tortuga e pesce non mancavano mai quello che ogni tanto faltava era il pollo e il maiale. Finalmente Il primo giorno in barca , una cosa in ferrocemento da 20 metri risalente agli anni 40 (infatti tale tecnica di costruzione fu abbandonata nel 50) con un motore diesel che la scuoteva come un frullatore ; tubi e spuntoni si ergevano ovunque al solo scopo di riempirti di lividi a fine giornata. Le attrezzature sub di buona qualità portavano i segni di una assoluta mancanza di manutenzione; gli strumenti in dotazione ai quatto accompagnatori/istruttori sarebbero bastati solo per due, nel senso che molti si erano rotti e mai sostituiti alla faccia della sicurezza del turista; proprio il giorno seguente sarebbe scoppiato il tubo manometro di un istruttore lasciandolo per sempre nell'impossibilità di sapere quanta aria avesse a disposizione durante l'immersione mosso a compassione , quando sono partito gli ho lasciato il mio unitamente al profondimetro e bussola. Il personale di bordo dal capitano all'ultimo mozzo erano gentilissimi e sempre disponibili come sono e saranno sempre i cubani; interessati a quanto succedeva fuori isola erano affamanti di notizie e sempre pronti alla chiacchera se non fosse per la presenza del controllore che col solo sguardo li rendeva muti; dopo ogni immersione trovavamo pronta frutta sbucciata e caffè; quello che ci mandava dietro l'hotel, lo stesso che si consumava a terra, era terribile, sempre e soltanto liofilizzato; forse pensavano che i turisti non gradissero quello sano e naturale. Per fortuna che il capitano, dopo accesa discussione col politico, è riuscito ad avere l'autorizzazione di prepararci il suo e proprio grazie al capitano ho potuto assaggiare per la prima volta boniato frito. Le immersioni d'altro canto erano spettacolari; in special modo quella su un relitto dove ci aspettava la LOLA un barracuda di quasi due metri, conosciuto in tutto il mondo subacqueo come attrattiva internazionale; come arrivava il barco usciva dal relitto e si metteva in attesa a mezz'acqua; a noi sub, ci veniva dato un sacco pieno di pesce da dare al mostro. Alzare il pesce e aspettare che che quel tritacarne te lo levasse da mano era terrorizzante, quasi nessuno, tranne gli istruttori lo faceva, la maggioranza, quando la picua era a un paio di metri mollava il pesce e tentava la fuga; vedere quella bocca enorme e piena di denti che ingurgitava il pesce faceva impressione; quando ce ne andavamo la picua aveva una barriga come se avesse ingurgitato un'anguria. L'unico neo era la "presenza" , condizionava tutto, i rapporti, le risate, la spontaneità; gli accidenti e gli auguri che fluivano copiosi sia da noi che dai locali però giunsero a buon fine; dopo poco meno di una settimana il malcapitaro fu colto da una colica renale e ricoverato in ospedale. Non potete immaginare la gioia : prima, per portare a bordo qualche bottiglia di rum e qualche pacchetto di sigarette per l'equipaggio dovevamo farlo di nascosto; il capitano sapeva che quando, indicando la tanica dove lavavamo le mute si diceva :"agua sucia" poteva star sicuro che lì dentro avrebbe trovato il rum. Le uscite senza il controllo furono spettacolari; il cibo portato a bordo dall'hotel era sempre il medesimo e faceva schifo: uno spezzatino che noi avevamo soprannominato Kit&Kat cibo per gatti; come sparì il politico saltarono fuori fucili, arpioni e rampini per aragoste più pentole e pentoloni; ogni giorno salivano a bordo pesce pregiato e non meno di 30-40 aragoste mai mangiato meglio, e, pensando al pobrecito nel suo letto di penitenza, tutto aveva un sapore migliore. La cosa non durò per molto, solo quattro o cinque giorni, prima che arrivasse il sostituto ma diede un sapore e un tocco tutto particolare alla vacanza : mi fece innamorare in modo irreversibile dei cubani. La gita a Nuova Gerona fu un fallimento: intruppati come scolaretti, ripresi ogni qual volta ci si fermava o per vedere qualcosa o per parlare con qualcuno stavamo per esplodere e già qualche battibecco al limite della rissa si era avuto; l'hijo de puta, con una calma imperturbabile incassava insulti e vav..... e scriveva su un libricino; cosa, perché o per chi non l'ho mai saputo. La prima impressione del paese fu di squallore, sporcizia e mancanza di manutenzione; i negozi vuoti, qualche articolo qua e là sugli scaffali, qualche barattolo di marmellata bulgara, due o tre pentole, qualche stringa, qualche scarpa pochi vestiti, all'epoca andavano di moda i jeans elasticizzati che facevano un fondoschiena da balena a buona parte delle cubane allevate a patate e boniato; suvenir nada ,sarebbe andata bene anche una tazza col piattino ma non c'era verso di trovarle appaiate. Era il periodo in cui i cubani incominciavano a parlare che forse si sarebbe potuto comprare la casa dove vivevano o costruirsela: lo stato avrebbe fornito il prestito che poi sarebbe stato rimborsato negli anni, cosa assolutamente nuova per loro. Si parlava sempre di questo, loro non si fidavano molto, i dubbi erano tanti : e se poi cambiano idea ? Mio padre aveva una finca e la quitaron: adesso la manutenzione la fanno loro poi devo pensarci io : pintura, tuberia y otro, dove trovo i soldi ?; e se il prestito non mi basta ? insomma erano in una confusione totale. La vacanza stava giungendo al termine e si poneva il problema di come ringraziare i gentilissimi marinai, rompipalle escluso : dollari non si potevano dare e non li volevano; l'unica cosa erano oggetti tangibili ; svuotammo la tienda : rum, sigarette , cappelli, saponi, profumi, orologi; svuotammo le valige : pantaloni ,magliette, vestiti per le mogli e figlie, attrezzature da sub, tutto quello di cui si poteva fare a meno prese il volo. Di ritorno ci toccarono tre giorni all'Avana e lì le cose erano diverse : l'organizzazione turistica era impeccabile per Cuba chiaro, si poteva girare soli, tutti erano gentili , in hotel si mangiava magnificamente e non mancava nulla, solo i negozi locali erano semivuoti, quasi come quelli di Nuova Gerona. Per descrivere i giorni dell'Avana ci vorrebbero altre 10 pagine per cui lo rimando alla prossima; sono tornato molte altre volte : Avana, Cajo Largo, Santiago ecc. ma niente mi ha più colpito come la prima volta. Pesca a fondo ai Jardin de la Reina Sono già tre giorni che mi sto sollazzando ai Jardin de la Rejna, pescate mattina, pomeriggio e sera, pesci a non finire, il cuoco meraviglioso sta cercando di farmi ingrassare con piattini tipo: spaghettate all'aragosta, pargo asado su un letto di riso, filetti di carangide, carpaccio di cernia, cubera con maionese e molto altro. Vedere mangiare i cubani è uno spettacolo: piazzano tutto in un piatto: riso sotto e poi avanti!!! Ci mettono sopra tutto quello che hanno a disposizione carne, pesce, verdura, formaggio, fagioli, sughi e immancabile in ogni pranzo una banana, a questa, al riso e ai fagioli non rinunciano. Era da un paio di giorni che Fulvio, l'ex veterinario di Torino, lavoro e carriera buttata alle ortiche per venire a vivere qui come guida, stava organizzando una uscita pemeridian/notturna a bolentino. Il giorno prima aveva preso una retata di sardine, o qualcosa di simile, e l'aveva scaraventata in un bidone; poi con un aggeggio di sua invenzione: un'elica fissata a un trapano elettrico, aveva provveduto a maciucare il tutto, spruzzando pezzi, viscere e squame di pesce per tutto il ponte rendendolo quasi inagibile. Buena suerte che Pepe e Franco erano rimasti a Moron per quella settimana, in caso contrario, vedendo la loro tanto amata Patana riverniciata con paté di sarda, avrebbero usato Fulvio come esca per squali. La puzza di ora in ora si stava facendo sempre più insopportabile e già incominciavano i consigli su dove buttare sia il veterinario che la sua mistura; il pensiero di dover sopportare quella schifezza sino al giorno dopo rendeva tutti un poco eccitabili e Fulvio, allo scopo di evitare un ammutinamento fu costretto a trasferirla immediatamente sulla barca che avremmo usato per il bolentino. Ed ecco il giorno fatidico; con quello che si stava caricando a bordo si sarebbe potuto allestire un negozio di pesca: canne di tutti i tipi, casse, cassetti, cassoni di minuterie, piombi e finali già pronti pendevano appesi ad ogni dove; eravamo in sette con non meno di 21 canne già pronte con vari tipi di montature. Finalmente si arriva sul punto prescelto: una ventina di metri di fondo; da quanto si può capire dallo scandaglio è una scarpata che finisce sulla sabbia una decina di metri più avanti; Fulvio ha già buttato un po' della sua schifezza e sta urlando le disposizioni: tutto quello più piccolo di 30 centimetri dentro la tinozza con l'acqua, servirà come esca viva; tutto il resto salvo parghi, cubere e cernie torna in acqua; le dimensioni di quelli che teniamo le decido io; sembra Nelson che da le disposizioni per la battaglia. Poi è tutto una frenesia: si innesca, si lancia, si salpa, si bestemmia, si rompe; le mangiate sono continue, le catture meno; sembra che i pinnuti abbiano seguito un corso di mangia e frega le esche; qualche ripetente che non ha seguito le lezioni ci rimane, con gran felicità di tutti gli assatanati. Fulvio, usando il peso della sua autorità si è appropriato della prima rubirubia salpata, l'ha innescata con una montatura a galla e l'ha filata in corrente; c'è ancora abbastanza luce per vedere un paio di schiene che gli ronzano attorno, ed ecco.... un barracuda di buona taglia attacca, forma un gorgo e va....... Fulvio immobile, lo sguardo al filo, tranquillo come deve essere un grande condottiero aspetta il momento della ferrata. Fatta!!!! La canna si piega, la frizione gracida cedendo filo e..... addio.....se fuè: la stoica tranquillità va a farsi benedire, le saracce si sprecano; affiora l'esca tranciata a metà; un paio di dentuti continua a seguirla, si avvicinano e via, tornano e via, sembra che il pesce dimezzato non sia di loro gradimento. Altri, vedendo lo spettacolo imitano e finalmente qualche barracuda sale a bordo per poi essere rilasciato; per lo meno, vengono rilasciati quelli che sono stati rampinati in bocca e hanno subito pochi danni, gli altri saranno destinati come cibo/attrazione per gli squali dei subacquei; portare a bordo un barracuda senza fargli danni è difficile e anche pericoloso. Le catture di tutti i tipi e di tutte le dimensioni si sprecano, le braccia sono stanche e allora decido di tentare il colpo grosso: innesco un pargo perro di una ventina di centimetri e lo calo raso fondo; non fa in tempo ad arrivare che qualcosa di cattivo come l'aglio se ne impossessa e parte come se volesse emigrare a Miami; due strapponi per ferrare e mi appresto alla lotta, ciccia, nisba, nada il forzuto se n'è andato lasciandomi il doppio amo vergognosamente nudo. Non sia detto che non ci riprovi: altra malcapitata esca e sono in pesca; non passa molto che c'è l'abboccata, aspetto, la lascio andare e poi ferro!!!!!!!!! Presa!!!! C'è e rimane attaccata, tira verso il fondo come un rimorchiatore; Fulvio interviene: "Bloccala! Bloccala !" Fa presto a dire, chi la ferma quella? Lo so che se si intana è finita ma se chiudo la frizione può anche rompere; forzo un po' e riesco a sollevarla di qualche metro, forse sono in sicurezza; chiunque sia non molla, strattona e tira verso casa; da come si comporta ci sono due possibilità o una cubera o una cernia; pendo più verso la cernia: è pesante ma non molto vivace, una cubera si sarebbe scatenata di più. Finalmente, dopo molto tira e molla affiora: è una guasa, stessa famiglia delle cernie, di circa 30-40 chili, una boccaccia enorme da cui spunta a lato il mio amo, Fulvio sentenzia che è troppo grossa per cena e senza pietà mi taglia il filo; manca poco che gli faccia ingoiare la canna; volevo vederla da vicino, toccarla, sentirla e invece sto descarado mi rende orfano; se non mi trattengono lo puccio nel bidone della pastura; va bè pazienza, la lotta e il divertimento avuto non me lo può togliere nessuno; accendo una sigaretta e lo perdono. Mentre fumo osservo i compagni di caccia, anche loro mostrano i segni della stanchezza; uno in particolare sta lottando con qualcosa di vivace che ogni tanto affiora sciacquando e si reimmerge tirandosi dietro il filo; il pover'uomo è alla canna del gas, non ha più fiato, arranca ma non vuole cedere la canna; il pesce sembra averlo capito e raddoppia gli sforzi; tutti gli altri ormai hanno riposto le attrezzature, è solo lui è in lotta; Fulvio, che non vede l'ora di rientrare, con gentile fermezza gli sfila la canna e inizia il recupero; poco tempo ed è fatta: un Serra di oltre venti chili si dibatte sul ponte; la pescata è finita si leva l'ancora e si rientra. Sulla patana ci aspetta uno spuntino notturno, un paio di rum e a nanna; domani è un altro giorno. Grazie Cuba. 31 Dicembre, incidente e ospedale Giordaloco - 23/04/2005 Eravamo di ritorno da una razzia nelle tiendas allo scopo di reperire tutto il necessario per la festa dell'ultimo : la macchina era piena di casse di birra, rum, piatti e bicchieri di carta, pane , mantequilla, torte y pastelas, turon; la mia mente vagava pensando al cerdo accoppiato a un carnero che già da ore stavano asando in un forno improvvisato costituito da un bidone di petrolio tagliato a metà con il fuoco e la brace che lo avvolgevano. Non mancavano 50 metri alla casa quando da una laterale con tanto di stop sbuca un bicicletero cantando a squarciagola e con una bottiglia in mano; il mio amico cubano che guidava blocca, sterza, fa di tutto ma l'urto è inevitabile e il borracio, dopo aver urtato con la cazebeza il finetrino proprio davanti alla mia faccia vola dall'altra parte della strada centrando un cespuglio. Sono sicuro che sia morto, scendiamo e corriamo verso di lui; la gente intanto come al solito incomincia a fare ressa, mi rendo conto che respira e, anche se ha la faccia coperta di sangue , sbraita che qualcuno si prenda cura della sua bicicletta; nella mano stringe ancora il collo della bottiglia rotta. Dopo tutto non è morto anche se così a prima vista sembra molto malconcio; il mio amico è disperato, per lui potrebbero essere problemi, anche se è registrato come secondo autista nel contratto dell'auto; la decisone è presto presa : guidavo io, per un turista la situazione dovrebbe essere meno drammatica. Spintonando e allontanando i curiosi carichiamo il sanguinante sul carro e via verso l'ospedale; l'amico intanto ha mandato ad avvertire il padre, che abbastanza ammanicato col potere, ci raggiungerà quanto prima per vedere di risolvere o mitigare il problema . All'ingresso del pronto soccorso ci viene incontro il solito policìa, inservienti, portantini o medici nada; passeranno sette o otto minuti prima che il malcapitato sia scaricato dal carro e inoltrato al suo destino; intanto spieghiamo il fatto all'agente : uscito da uno stop, senza fermarsi, bottiglia in mano, cantando, la dinamica dell'urto ecc. Lui è serafico, non si scompone , chiede chi guidava, si fa dare i documenti miei e dell'auto e sparisce nell'edificio facendoci segno di sederci lì fuori; dove ? Sui gradini naturalmente. Arriva il padre del mio amico e sparisce anche lui nel palazzo, quando riesce non ha la cara molto rilassata e ci comunica che il borracio è in coma; incomincio a pensare che essermi sacrificato per il mio amico non sia stata una buona idea. Dopo un'oretta senza vedere nessuno arriva una signora con codazzo di parenti, sembrano bravi di brutto, sbraitando entrano nell'ospedale; parlavano molto veloce e il mio povero spagnolo non era all'altezza ; gli amici mi assicurano che non stavano parlando di me o contro di me; mica tanto convinto vedo nubi sempre più nere all'orizzonte. Li fuori intanto per passare il tempo si parla dell'ospedale : già sapevo che era in pessime condizioni anche se lo avevano ristrutturato due anni prima in occasione di una visita di Fidel ; avevano persino fornito una decina di stanze di televisore e aria condizionata, oggetti regolarmente spariti un paio di mesi dopo; una mia amica, primario di anestesia mi aveva illustrato i problemi del reparto chirurgia : l'aria condizionata erano tre mesi che non funzionava perché i filtri erano partiti e nessuno o per mancanza di voglia o di denaro li faceva sostituire; i medici erano costretti ad operare con delle bandane in testa per assorbire il sudore, ma ogni tanto qualche goccia cadeva sul paziente; le siringhe erano del tipo di vetro sterilizzabili perché quelle usa e getta arrivavano di rado . C'erano dei generatori in caso di mancanza di corrente, fatto che succedeva spesso, ma erano senza gasoline o non funzionavano; mi ricordo che , dopo aver accompagnato un amico medico al lavoro durante un apagon gli ho regalato una lampada ricaricabile perché era costretto a lavorare alla luce di una candela ; la gente poi andava e veniva come voleva perché l'assistenza era manchevole e la comida immangiabile ; si vedevano costretti a portare cibo e a dare una mano. Mentre aspettavamo cercavo di risollevarmi lo spirito quardando las chicas che uscivano dal "criadero" lì di fronte; l'avevo soprannominato io così , in effetti era la scuola di infermeria : palazzoni enormi , cintati, dove si erudivano moltitudini di ragazze; il vederle uscire bardate a festa per l'ultimo dell'anno mi risollevava il morale. Ormai erano già le nove di sera, tre ore abbondanti che aspettavamo lì; il padre era già entrato un paio di volte in cerca di notizie ma il policìa stava aspettando il responso dei medici per decidere il da farsi : aspettare e sperare. Sono quasi le undici quando arriva la processione : davanti il poliziotto con in mano le mie carte, dietro la moglie e i parenti dell'infortunato; il tutore dell'ordine mi assicura che il paziente non ha niente di rotto, una decina di punti e niente più, è in coma ma i medici assicurano che è un coma etilico e che si riprenderà; mi ritorna los papelos, sorride e comunicandomi che posso andare rientra . Non posso credere di essermela cavata così, senza firmare niente, senza interrogatorio, senza essere portato in sede, non combina con quello che conosco della burocrazia cubana, è inspiegabile. Mi avvicino alla moglie del disgraziato e lì la prima sorpresa: alle mie scuse assicura che tutto è a posto, io non ho responsabilità, il marito era ubriaco dalla mattina e l'unico suo rimpianto era che non ci fosse rimasto secco; tutti i parenti concordi : botalo !!!, descarado, borraceros, matalo, insomma un mucchio di gentilezze. Mi sento sollevato e , anche se non convinto, veleggio verso la grande festa che sicuramente sarà incominciata senza di me; seconda sorpresa, mi hanno aspettato, il dubbio però è sempre lì : hanno aspettato me o i generi di conforto che erano sulla macchina ? Sono veramente maligno. Qualche giorno dopo, tutto bendato si presenta il bicicletero a reclamare il suo mezzo : il mio amico l'aveva ritirata e riparata ; era rimasto in coma etilico per tre giorni e non ricordava quasi nulla ; tenta la strada del ricatto per farmi sborsare qualche dollaro, minaccia rappresaglie poliziesche e violenze fisiche; non mi lascio scalfire più di tanto : ero gia stato dalla polizia in cerca di informazioni e mi avevano assicurato che tutto era a posto e che la responsabilità era del borracio, non solo , gli avevano appioppato una multa per essere passato dallo stop senza parare. I miei ospiti cubani fremono e incominciano a scaldarsi, il mio amico ha gia messo mano al machete, il padre raccoglie un bastone, la moglie urla, fra insulti e controinsulti la cosa sta degenerando; approfitto di un momento di calma e rifilandogli 10 dollari gli consiglio di andarsene e non farsi più rivedere se non vuole che finisca il lavoro incominciato en la calle; non so se per la mia sicurezza (che non provavo) la mia calma (sudavo freddo) la mia decisione (non sapevo che fare, volevo solo che tutto finisse) oppure per l'esercito armato che mi stava alle spalle ma il tipo desiste, inforca la sua bici e sparisce Quante cose da dire sul mio dueno... Aston Villa - 23.04.2005 La citta' e' Las Tunas. Il barrio e' il reparto primero. La calle e' Lico Cruz,serca la funeraria tanto per capirci con gli amici tuneri. Tutto inzio' oltre 2 anni fa,proprio mentre ero a Cuba a Las Tunas scatta il divieto di portare ragazze nelle case de renta...... Tragedia! Che fare? Il primo giorno di questo amorale e inverecondo provvedimento mi trovavo con un paio di amici e un nutrito gruppo di figliole alla piscina dell hotel felici come tacchini il giorno del ringraziamento quando da una mesa vicina 'completamente invasa da lattine di Bucanero si avvicina un flaco ma con la classica aria da bandolero e ci chiede se volevamo trasferirci da lui,fra l'altro conosce bene alcuni nostri amici cubani di lunga data. Eravamo alla canna del gas e accettiamo. La casa e' su due piani con un bel cortile ,oltre a dove dorme lui con la sua novia ha altri 2 quarti,all'epoca un po' spartani ma suo papa' e la sorella sono nel New Yersey e stanno iniziando ad arrivare quattrini. Accettiamo per 5 cuc di diaria e tracorriamo il resto della vacanza da lui. Un personaggio! Avra' sui 40 anni ma sembra mio padre,nel barrio tutti lo conoscono e lui quando puo' da una mano a tutti. La casa e' su 2 piani ma il piano di sopra e' di un personaggio un po' piu' in vista che ovviamente ,inizia anche lui a rentare illegalmente. Mi racconta che la casa prima era tutta della sua famiglia ma che lui si era venduto la parte sopra per pagarsi un passaggio su un barco,o per comprare un barco(la cosa non e' chiara) per le Bahamas. Padre e sorella con nipoti erano usciti legalmente dal pais mentre a lui il visto era stato negato. Mentre si imbarca a Puerto Padre,parliamo di un paio d'anni prima,Cuba e la Bahamas siglano un accordo che riporta alla isla tutti i fuggiaschi una volta sbarcati a Bahamas. Ignaro di cio' arriva alla agognata meta......lo portano in un campo di raccolta e dopo 2 giorni lo rispediscono a Cuba,dopo un periodo di rieducazione torna a Las Tunas.... Nato con la camicia. In ogni mio ritorno grazie alle rimesse dei parenti e ai soldi del negocio ho trovato la casa piu' bella ,un quarto e' probabilmente,dopo quello dei maricones...,il piu bello per rentare(sempre illegalmente)di tutta la citta',l'altro e' decente ma la cama cigola un po' troppo mentre spesso manda la novia dai suoceri,dorme sul piso e renta pure camera sua......3 quarti contemporaneamente....... E' un amico,vero,ma come sempre tocca stare cuidadi... Malato di motori,anche se potrebbe non gli consentono di comprarsi la macchina ,quindi scrocca le chiavi di ogni motorino o carro e mentre lo yuma dorme alle 6-7-8 dalla manana va puteando por la calle..... Todo il mundo lo conosce,ogni volta che torno lo trovo sempre piu' disfatto.... Prima la dentiera ora un occhio da operare poi le emorroidi....insomma una spettacolo.... Casa sua e' sempre aperta a tutti...un porto di mare,tutti sanno che e' piena di stranieri e logicamente paga fior di propina alla pnr. Un italiano,che conosco,un idiota oltre un anno e mezzo fa aveva finito i soldi e non sapeva come andare all' Avana dove aveva il volo ebbene gli presto' 140 dollari che lo stronzo non gli ha mai restituito. In uno dei tanti litigi con la novia che gli tiene lindissimo il quarto lei se ne ando' e lui prese un negrito per fare i lavori di casa. Mi faltarono 100 dollari dopo 1 minuto che glielo dissi il denaro era sul mio letto non so se ce lo mise lui ma il negrito non l'ho mai piu' visto... Quando e' pieno mi trova,come l'ultima volta una casa ottima per le mie esigenze(indipendenza,chiavi,entrata privata ,qualita')a 15 cuc SENZA un centesimo di propina per lui,e questo lo so di sicuro. Il regalo non manca mai quando arrivo e meta' delle sere della mia vacanza mangiamo tutti insieme io,lui,la novia,il figlio della novia e una cubanita. E' un bandolero,ma e' un mio amico. Aston Villa sul forum il 23.04.2005 La despedida Giordaloco - 24/04/2005 Ormai non mancava più di una settimana alla mia partenza e già tutto era un fermento; se lo aspettavano, l'avevo sempre fatto, dovevo darmi da fare per organizzare la mia despedida. Come al solito, la carne, il pesce e il dolce aspettavano a me, una famiglia avrebbe portato frutta e verdura, un'altra riso e avrebbe messo giardino, forno e cucina ; questa volta me la sarei cavata bene perché l'articolo più importante per una festa cubana l'avrebbe portato un amico che lavorava negli hotel del Cajo : las bebidas ; per mezzo di conoscenze e favori mi aveva assicurato che avrebbe portato 6 bottiglie di rum e 4 casse di birra, il minimo indispensabile per una festa cubana per una ventina di persone ; e... si..... le famiglie cubane sono numerose e poi quando c'è da mangiare aumentano improvvisamente ; non ero convinto né nella possibilità di questa manna dal cielo né che sarebbe bastata, saremmo stati a vedere. Questa volta avevo deciso di fare le cose in grande ; mi avevano parlato di un modo locale di cucinare il cerdo con il carnero e dato che non volevo perdermelo dovevo procurare la materia prima ; il pesce non sarebbe stato un problema, avrei provveduto io. Forte delle esperienze passate sapevo che il carnero era meglio andare a sceglierselo di mattina , prima che le bestiacce fossero portate al pascolo : dopo avrei dovuto pagare per carne 10-20 libre di erba masticata in più, pertanto alle sette ero già per via sacramentando a causa delle buche e degli scossoni ; mi avevano accompagnato i soliti due sanguinari carnicieros che parevano godere della possibilità di fare a pezzi un povero ruminante. Mi avevano convinto ad un acquisto anticipato perché dicevano che il carnero doveva frollare quattro o cinque giorni mentre il puerco non necessitava dello stesso trattamento. Finalmente arriviamo alla Finca : un agglomerato di baracche col tetto di guano, rottami da tutte le parti, due trattori rugginosi e parzialmente smontati fanno da supporto a una nutrita famiglia di polli; sono un po' schivi ma gentilissimi : mi offrono l'immancabile caffè e su un piatto dei pezzi di favo grondante miele; accidenti !!!!!!! io il miele l'ho sempre visto nei barattoli con tanto di cucchiaino ! Sorbendo il caffè spio di sottecchi il comportamento del guajiro che si fionda in bocca pezzi di favo e mastica golosamente cera , pezzi di api e tutto quanto c'è attaccato ; cerco accuratamente un pezzetto ragionevolmente limpio e inizio a succhiare sotto lo sguardo di approvazione del villico. Finito il rituale ci spostiamo dove sono rinchiusi gli animali : una cinquantina di cose di tutte le dimensioni si riposano stavaccate in terra; i due assassini con un solo colpo d'occhio scelgono la vittima e la indicano al dueno ; scoppia il finimondo : due ragazzotti entrano nel recinto e incominciano a rincorrere il malcapitato tra urli e strilli ; tutti i presenti ridono, scherzano , indicano, commentano, incitano come se fossero a un rodeo ;finalmente il carnero è immobilizzato e a zampe legate viene posto penzoloni su qualcosa che nelle intenzioni del capo dovrebbe essere una bilancia ; sentenza : 120 libre ; io lo guardo storto ma i miei compagni sembrano convinti per cui taccio e, su richiesta sborso 22 dollari. I guai arrivano adesso : caricare in macchina quella belva belante, sobbalzante e infida ; ho già un bel livido su una gamba dovuto al primo tentativo per cui vigliaccamente rinuncio e lascio il compito ai due giannizzeri, se vogliono mangiare si diano da fare. Finalmente dopo saluti e abbracci si parte; viaggio da incubo, calci da tutte le parti, belati disperati mentre un odorino che sicuramente non è Paco Raban si spande per l'auto ; fine aria condizionata, finestrini spalancati per non morire. Finalmente si arriva e il sottoscritto si defila con la scusa del pesce non volendo partecipare al baccanale di morte ; sono un gigantesco ipocrita non voglio nè vedere nè sentire ma poi lo mangio; qui non è come da noi che la bistecca non parla ,non fa versi; qui se vuoi mangiare devi fare i conti con le tue emozioni. Dopo una sommaria pulizia del carro, per fortuna tutte cosette compatte, la serata di pesca risolve la spesa ittica : una cuberotta sugli otto chili e due parghi sui quattro ; unica spesa 4 dollari ida&vuelta per il peaje del Cajo. Ed eccoci al puerco, questo se sporca non sono cosine secche , per cui decido che è meglio andare a prelevarlo col coche di Delmo, tanto è solo poco fuori paese. Capisco perché si è sistemato un poco fuori : una trentina di maiali non producono certamente olezzo di violetta; ci si accorge molto prima di arrivare a cosa sono destinati i corral; Cercando di respirare con la bocca ispezioniamo le bistecche che come al solito non stanno zitte e dicono la loro. Delmo ha preso la decisione e il jefe sbotta : "100 libre a 12 pesos, 55 dollari", così, senza pesarlo e senza calcolatrice per i conti; il mio amico sbotta, ricusa e protesta; il tira su cerdos si pone bravo; ho paura che finisca in una bronca; a poco poco si acquietano e il porco vien fatto salire su una stadera : 98 libre, il guajiro ha occhio, però resta il prezzo : al mercato lo danno a 18 pesos gia a pezzi, si continua la contratacìon, finalmente 42 $ cambiano mano e il futuro asado viene issato sul coche; non sia mai detto che io mi accomodi dietro con quella sirena urlante e sussultante; sfidando il divieto per lo yuma di stare a cassetta monto a fianco di Delmo. Arrivati e consegnato il quadrupede ai carnefici approfitto del fatto che domani è il gran giorno e, con la scusa che devo prenotare la torta, mi eclisso nuovamente con nelle orecchie le grida disperate della cena. Con quattro dollari mi assicurano una torta che farò fatica a farla stare in macchina, so che sono di parola e mi metto tranquillo , ormai manca solo il rifornimento alcolico ma non è compito mio. Il gran finale : tavolati su cavalletti supportano il peso di piatti e stoviglie tutti regolarmente scompagnati e di provenienze inconfessabili ; qualche hotel sicuramente cercherà di convincere i turisti che fa molto fino cambiare meno posate e piatti; verdure artisticamente disposte ravvivano il desco coi loro colori, un enorme pasticcio di riso con carne, maionese e altro troneggia al centro tavolo, due zuppiere trasbordano di carne varia in salsa, su vassoi artigiani riposano i pesci già cucinati, qui mangiare cose calde e appena cucinate non è di moda, tutto viene preparato molto prima. Il cerdo e il carnero , ben appiattiti e sistemati uno sopra l'altro , stanno finendo di rosolarsi in un forno criollo : due mezzi bidoni tagliati con sotto un bel fuoco di "petrolio in barra" (legna); il profumo che sale da quell'invento rugginoso è allettante. Manca ancora più di un'ora al banchetto ma i generi di conforto , per fortuna già arrivati, stanno scorrendo da tempo nelle gole dei presenti; l'onnipresente musica fa da sottofondo o per meglio dire altofondo a tutta la scena. Stiamo andando a tavola e l'occhio mi scorre sulle scorte liquide : era come immaginavo, tre bottiglie di rum e una cassa di birra mi guardano solitarie, non basteranno certo a finire la serata; salto in macchina e con una corsa al serbi, unico aperto a quell'ora , rimedio al problema. Al ritorno gli addetti cucina hanno già incominciato a disossare gli animali e a porli su vassoi di legno, l'atmosfera è alticcia, la musica assorda e qualche ninos si sta ingozzando alla grande . All'improvviso tutto tace, solo la musica non vuole tacere; i cubani quando iniziano a mangiare piombano in un silenzio di tomba, si sentono solo le posate e qualche rado " que rico"; per loro è maleducazione parlare a tavola ; i piatti si riempiono, tutto viene posto insieme, carne ,pesce, verdura, riso, uno sopra l'altro sino a sbordare; io col mio piatto di cerdo y carnero, il riso e la verdura ben isolati e divisi mi sento fuori posto e molto in vista; ma il solo pensiero di di mettere todo junto, carne, pesce , sughi e sapori che si mescolano mi farebbe passare la fame. Gran lavorio di mascelle e finalmente la fame ancestrale si placa e la gente ricomincia a parlare e naturalmente a bere ; durante la cena si sono parcamente limitati a acqua e bibite e adesso devono rifarsi. Le donne sparecchiano e servono il caffè, si riempiono contenitori, si fanno pacchetti , si divide tutta la comida rimasta, ognuno si porterà a casa qualcosa. L'atmosfera è allegra e rilassata, i bambini hanno già incominciato a ballare e gli adulti , ondeggiando visibilmente si aggregano; quattro pater familias si isolano a un tavolino e , con gradi schiamazzi, si sfidano a dominò tracannando rum. Io, col mio bicchiere in mano , sono già lontano, già a casa in quell'Italia fredda e asettica e medito sul prossimo ritorno; mi fanno compagnia due cani che si ingozzano di ossa e rimasugli, ripulendo tutto come ad indicarmi che una nuova parentesi si sta chiudendo e che devo prepararmi a partire. Abbracciando tutto e tutti con lo sguardo sento per un istante di appartenere a qualcosa che non è mio e che non potrà mai esserlo e ho un groppo in gola. Santeria - Andrè Giordaloco - 25/04/2005 E' arrivato un nuovo ospite nella casa particular, la duena si fa in quattro per farlo sentire a suo agio e , essendo un italiano mi chiama, interrompendomi la lettura, per presentarmelo : un ragazzo sui 27 anni, romagnolo, prima volta a Cuba e interessato a vedere e a provare tutto. Il poveretto è stravolto : turista fai date, gli avevano raccontato cose favolose su Cajo Coco e era partito deciso a vederle e a viverle; aveva raccattato le solite errate notizie e consigli qui e là, valigia pronta, volo last minute, scarso budget e atterraggio tre giorni prima all'Avana . Agganciato al volo all'aeroporto !!!, carro particular, casa lo mismo, chicha, paladar, disco, la solita trafila e drastico drenaggio dei fondi; vano il tentativo di bloccarlo all'Avana, lui vuole Cajo Coco, per cui mossi a compassione lo caricano su un treno destinazione Moron, e ora eccolo qui, sperduto nel nulla a desiderare il Cajo. Se si fosse informato meglio o avesse avuto buoni consigli con quello già speso si sarebbe potuto fare una settimana todo incluido al suo tanto sospirato lugar. Meglio andare giù duro ; gli illustro la situazione e i prezzi : Al Cajo non ci sono case particular, gli hotel pagati qui costano un occhio della testa, la macchina una cinquantina di dollari al giorno, un motorino 30 e settanta chilometri al giorno su due ruote sono una pazzia; vedo che conteggia mentalmente i suoi 15 giorni e gli spuntano le lacrime agli occhi; l'ho sempre detto che sono un debole : lo riassicuro offrendomi di portarcelo qualche volta , tanto ci vado per pescare; nel frattempo gli consiglio di farsi una cultura qua in città. Nel frattempo arriva il mio amico Delmo il cochero e, minacciandolo di rappresaglie se tenta qualche trampa o se gli presenta una jinetera, gli affido il pargolo per un primo giro di Moron : la città dei galli. Me lo riporta con gli occhi fuori, una pila di domande e una fame che levati; rispondo come posso, si mangia e la sera me accollo per la disco; ha la stessa età di mio figlio e io mi sento tanto padre; dopo averlo sommariamente istruito lo metto in mano a un paio di amiche non molto pericolose e, dopo averle incenerite con uno sguardo me ne vado per i cavoli miei, va bene la bontà d'animo ma non sono ne un santo ne una guida turistica. Nei giorni proseguo la sua istruzione turistico/sociale, visite alla città, al Cajo, alle varie lagune con giretto in barca tra le mangrovie (io intanto pesco), si è già inserito nel contesto e frequentando una famiglia fa le prime conoscenze con altarini, offerte,santi e superstizioni; questo gli aguzza l'interesse e mi subissa di domande. Avessi saputo come sarebbe andata a finire mi sai ben guardato di dargli corda , ma del senno del poi sono piene le tombe; gli accenno alle mie esperienze con un brujo ed è come accendergli un fuoco sotto il sedere; vuole sapere tutto, vuole conoscerlo, vuole fargli domande ; a malincuore acconsento di portarlo dal Padrino. Attraversa il Vaquerito assorbendo con gli occhi e con le narici tutto quello che lo circonda : le baracche, i cani, le chicas succintamente vestite, i mercatini di comida, i maiali per la strada, la signora col casco di banane sulle spalle, il degrado e l'allegria, sembra non notare gli sguardi del barrio, non acostumbado a vedere uno yuma da quelle parti. Arriviamo da Andrè e ci sediamo ad aspettare che si liberi, viene avvertito e dopo poco ci riceve : baci e abbracci per me e rispettoso saluto per il nuovo; faccio da interprete per il giovane che subissa il brujo di quesiti ; la faccia di Andrè si fa sempre più scura e pensierosa man mano che il jovensito parla, la cosa non mi piace anche perché non riesco a capirne il motivo. Di botto gli domanda se vuole che gli faccia le carte; lo so per certo che non usa le carte per le sue divinazioni, come per tanti altri le carte , le bocce di vetro, le candele, l'acqua sono solo punti focali su cui convergere l'attenzione e canalizzarsi. Inizia la partita, l'ho visto in azione altre volte e spero che non mi sconvolga più di tanto l'iniziando; lo riassicura che suo fratello sta come al solito, gli spiace che sua madre sia morta , che lui nell'immediato non corre pericoli di sorta e che quando rientrerà la relazione rotta tornerà a fiorire; unica cosa : vede una zona scura ma se gli lascia un giorno di tempo sicuramente capirà il significato. E' pietrificato e fa su e giù con la testa confermando quanto detto dal brujo, io lo sono un poco meno visto le passate esperienze, insiste per ulteriori informazioni ma Andrè si chiude in se stesso e gli consiglia di tornare il giorno dopo ; come faccia a sapere queste cose è un mistero ; anch'io delle volte ho delle premonizioni ma mai così precise e dettagliate. Rientrando mi conferma che è orfano di madre, che il fratello per un incidente è in coma da anni e che è stato mollato dalla ragazza il mese prima della partenza; non vede l'ora che venga l'indomani per ulteriori chiarimenti; la sera quasi non mangia e va a letto presto; mi sento colpevole per avercelo portato. La mattina dopo scalpita per ritornare dal divinatore e sono costretto a portarcelo; la scena è la medesima, solo il brujo è più rilassato e dice al giovane che non deve preoccuparsi, il fratello ha avuto problemi ma ora sta come sempre, la zona scura è sparita e non ci sono guai all'orizzonte. Gli molla la bottiglia di rum come propina e si fa portare al più vicino posto telefonico; sono le 10 di mattina per cui in Italia le 15, una buona ora per le telefonate; contatta il padre che gli conferma il problema cerebrale avuto dal fratello il giorno prima, ora è tutto stabile, non serve la sua presenza e può tranquillo continuare le vacanze. Al poveretto sembra passata la voglia di vacanza, mi riporta sull'argomento curandero e simili ma si guarda bene dal chiedermi di riportarlo da Andrè ; sembra averne paura , o forse ha paura di quello che potrebbe dirgli. Io, avendo visto il brujo in azione altre volte non mi sono meravigliato, anche se questa volta le predizioni e le descrizioni delle situazioni erano oltremodo precise; come faccia a canalizzarsi così bene non lo so ma è un dono come un altro, e lui, ogni tanto, non sempre , lo esplica al meglio. Mi spiace che il neofita sia rimasto tanto sconvolto, ma anche questo fa parte dell'esperienza di crescita. Arriva il giorno della partenza e a me è rimasto il tarlo della novia perduta, per cui mi faccio dare il telefono e mi riservo di farmi vivo. Tre mesi dopo, in Italia lo ricontatto e..........miracolo è tornato con la novia; Andrè ha colpito ancora. Anche io, raccontino ocram71 - 04/05/2005 ok visto che ora vanno di moda i racconti ci provo anch'io Erano gia una quindicina di giorni che stavo sull'isla, questo viaggio (5/2004) stranamente era un po' più calmo del solito, si c'erano state svariate avventure e divertimenti ma nulla di cosi esilarante come le altre volte, e a dire il vero anche qualche piccola seccatura con altri turisti ma nulla di che, iniziavo un po' ad annoiarmi, stavo facendo quasi il pensierino di interrompere la vacanza e andare a passare gli altri 15 giorni che mi mancavano da qualche altra parte. Un giorno ero insieme a un mio carissimo amico (el vecio 60 years old vive da ormai 8 anni nell'isla) e dopo pranzo visto il caldo decidemmo di andare a prendere qualche birra e un po' di fresco a la cafeteria, ci sedemmo e iniziammo con qualche birra e le solite chiacchiere tra amici, dopo 3-4 bucanero ci raggiunsero due sue amiche, che passavano di li per caso, si sedettero con noi e il giro delle bucanero continuo verso la 8-10 (a cranio) l'ambiente s'era fatto abbastanza chiassoso e allegro battute di tutti i generi e risate a crepapelle, e visto che ormai nella caffetteria eravamo rimasti quasi solo noi, si uni anche il nostro amico cantinero peggio che andar di notte a fari spenti per una strada sterrata, cmq le risate e il divertimento continuavano sempre più ad aumentare, specialmente ora che l'argomento della conversazione era ormai quasi esclusivamente sesso, a un certo punto eravamo intorno alla 16 bucanero (dalle 14 erano circa le 18:30) una delle due amiche mi fa " el tio me as dicho que tu eres tremendo gigolo" io yo? "no mi vida mi amor mi luz yo soy un bueno nino" "para mi tu eres tremendo gigolo quiero mirar" che michia vuole vedere questa, pensai, e gli chiesi "que quiere mirar" a domanda rispose "tu pinga" (proprio la minchia quiereva mirar!!!!) oyeeeeeeeeee!!!!!!! Stavo fresco la tipa quiereva singar y muy pronto, e come faccio pensavo io con tutta la cerveza che mi ero scolato "me sentia que el palo estava muerto", un po' preoccupato, anche perchè la tipa meritava alla grande, avete presente quei modelli tipo cavalla con un fondoschiena da ululato che se qualcuno ti vede quando sei appena uscito da un incontro ravvicinato del terzo tipo sembra che hai avuto un incidente con la moto?? Be cosi, cmq a un tratto lei si alza e mi fa, "vamos" "donde" "acompaname al bano" "bueno" faccio io "vamos" e approfittando che gli altri che erano più ubriachi di me stavano un po' in disparte mi alzo e mi avvio in direzione bagno, non vi dico per la strada nella mia testa "razza di idiota te l'avevo detto che non dovevi bere troppo e se adesso fai una figuraccia con questa acc. Maledizz. Dannazz. Da oggi non bevo più porc. acc. Mer vaff................" Comunque arriviamo nel bagno la tipa si gira mi bacia e mi dice "haceme mirar" oyeeee!!!, bene, senza pensarci troppo su apro il negozio e quel che ne viene viene, fa lei "pero!! Es buena, solo creo que le necesita un un poquito de ayuda" oyeeeeeee!!! Inizia una lezione "verbal" che nel giro di 2 secondi me pone de hierro, bene pensai ora ti aggiusto io per le feste, la alzo la pongo in posizione "cogedora de ovejas" e giù caricaaaaaaaa!!!!!!!!!! Ciò dato che ciò dato che ciò dato, ad un certo punto lei sente dei rumori, e si toglie abbastanza impaurita che qualcuno ci beccasse li io non ero per nulla d'accordo lei lo capisce e ridendo come una pazza cerca di uscire dal bagno scavalcando il muretto dello stesso (avete presente come sono fatti nella maggior parte dei locali a cuba no!!) per nulla d'accordo la prendo per i jeans per tirarla giù, ma credo di aver applicato un po' troppa forza, crassssssssshhh mi rimasero due strisce di jens in mano che andavano dal culo alle ginocchia, e mo pensai, lei "no te preocupe tengo mucho de esto" si ma ora come fai a uscire le disse "uhmm no es un problema nuevo modelo de jens italiano" bene uscimmo fuori nella caffetteria nessun problema c'erano rimasti solo gli altri amici e il cantinero, che fecero finta di nulla, oppure erano troppo ubriachi per accorgersi di qualcosa, cosi come nulla fosse stato ci risedemmo insieme a loro e continuammo a bere e a far casino, arrivati più o meno a quota 20 bucanero si erano fatte circa le 20 e il nostro amico doveva chiudere la caffetteria, perciò decidemmo di andare dove a la playaaaaaaa!!!! No no no raga fece il mio amico è presto andiamo a mangiare prima un bocadito al servi fuori dalla città poi vediamo ora è meglio che in città non ci vede nessuno più tardi semmai facciamo un giro, ok cosi prendiamo gli scooter e tutti e quattro ci avviamo verso il servi, che era a circa 5-6 km per la strada le due pazze non vi dico quel che potettero fare cominciarono a cantare a squarciagola, e noi appresso, a un certo punto quella con i jens strappati che era salita sullo scooter del mio amico si alza in piedi sullo scooter e comincia a gridare e a saltare come una pazza, a ridere e a cantare, in quei 5-6 km pregai almeno 10 volte la madonna che nessuno si facesse male e soprattutto che non arrivasse la polizia credo che ci avrebbero arrestati all'istante tanto per il casino che stavamo combinando, ce ne volle ma alla fine arrivammo al servi , cmq una volta arrivati al servi, credo che i cantineros come ci videro presero paura dalle facce sconvolte che avevamo, cmq cercammo di darci una sistemata e un contegno e andammo a mangiare un bocadito, tutto ad un tratto il mio amico, non so cosa gli prese, fa no qui non mi piace andiamo via , senza troppo pensare prendemmo altre 4 birre giusto per mantenere umida la gola e ripartimmo alla volta del servi a punta gorda, per la strada non vi dico solo che stavolta la pazza stava con me e credo che era alquanto ubriaca in quanto aveva confuso le mie parti basse con qualcosa a cui reggersi, acc. Maledizz. Dannaz. Cmq riuscimmo ad arrivare all'altro servi ci sedemmo e finalmente iniziammo a mangiare un paio do bocaditos jamon y queso a testa il tutto annaffiato con delle ottime bucanero, ormai avevo perso il conto ma penso che avevamo superato quota 23, sembrava che ci stavamo calmando, io infatti stavo tranquillamente chiacchierando con l'altra tipa (non quella con i jens rotti l'altra). Ad un tratto la tipa si alza in piedi e con un'espressione feroce sul volto comincia a gridare "TU ERES UN BANDOLERO MALDITO YO TE MATO PORQUE ..............." non ricordo tutta la serie di insulti che mi lancio, ma furono tantissimi, io li per li non capivo quel che stava succedendo, poi tra un insulto e l'altro mi strizzo l'occhio e capii che stava inscenando una burla, e stetti al gioco, mi alzo in piedi e comincio a gridare come un pazzo a mia volta "PUTA MALDITA ASI APRENDE A PONERME LO TARROS YO TA MATO AQUI MISMO..............." insomma inscenammo una di quelle litigate mitiche, non vi dico all'interno del servi c'erano almeno una ventina di persone,cadde un silenzio e un gelo che sembrava che il tempo si fosse fermato, tutti che ci guardavano esterrefatti, immaginate la scena io e la tipa a far finta di litigare con tutti gli occhi del locale puntati addosso e la gente completamente bloccata per lo stupore, e con i nostri amici piegati in due dalle risate, dopo buoni 5 minuti di litigata, l'addetto alla sorveglianza (che conoscevamo molto bene) che non sapeva come comportarsi, si fa coraggio, mi viene vicino "senor por favor no aqui por favor" bene ci calmammo, e continuammo a ridere sotto i baffi, passarono non più di 5 minuti che la pazza riprese la scenata e io appresso a lei ancora più forte di prima, non vi dico, l'addetto alla sorveglianza ci venne vicino cercando di fare da paciere, la pazza ancora più divertita, comincio a far finta di volermi picchiare, io ancora più pazzo di lei feci lo stesso, risultato si alzarono almeno una decina di persone a cercare di dividerci, e i nostri amici piegati in due dalle risate, a quel punto io non resistevo più iniziava a scapparmi da ridere, e allora mi divincolai da quelli che mi reggevano e uscii fuori, e li scoppiai talmente a ridere che mi uscivano le lacrime, tutta la gente nel frattempo era uscita fuori a guardare, e chissà credo avessero capito che io stavo piangendo dalla disperazione o che ero in preda a una crisi isterica, a quel punto la pazza usci fuori anche lei , e con una faccia tosta incredibile mi venne vicino mi abbraccio "o mi amor no hacer asi desculapame tu sabe que yo te amo mucho tu sabe che te quiero mi vida ........." E mi abbracciava e mi stringeva a più non posso, a quel punto tutti gli spettatori cominciarono a batterci le mani e a darci incoraggiamenti piu meno audaci, io intanto tra un abbraccio e un altro ne approfittavo per dare una controllatina alla tonicità dei pettorali della mia amica, mi assesto un colpo basso..........que dolor!!!!!! Cmq a quel punto gli altri due che erano rimasti dentro uscirono fuori e dissero che era meglio andare altrimenti avremmo potuto avere qualche problema, ok prendemmo gli scooter e il mio amico mi disse di seguirli, passammo per una zona della città che non conoscevo, eravamo usciti un po' fuori dall'abitato, e stavamo passando per una strada abbastanza ampia dove non c'erano abitazioni, notai che sui bordi della strada c'erano alcuni ragazzi fermi in piedi, non capivo il perche e cosa stesero facendo, e chiesi alla mia amica chi fossero, "o nada soy ninos que se estan masturbando" "cheeeeeee!!!!! Per strada" "si estan el la calle le llega la gana de hacerlo i vienen aqui" vi lascio immaginare la scena, su un violone di un paio di km c'erano almeno una ventina di adolescenti intenti nella loro attività tranquilli in piena vista di chiunque passasse, roba da pazzi. Comunque dopo un buon 10 minuti arrivammo dei sobborghi della città un quartiere pieno di quei palazzoni stile case popolari, cubane però, io non avevo capito che intenzioni avessero e sinceramente iniziavo a fare un po' di fatica a mettere a fuoco la situazione, arriviamo sotto un palazzo e una delle due inizia a chiamare "pedroooooooooo, pedrooooooooo" io sinceramente mi aspettavo che vista l'ora (erano circa le 3 della notte) da un momento all'altro ci arrivasse un secchio d'acqua addosso, invece nulla, pero a quanto pareva sto pedro non era in casa, bueno la tipa che stava con me, mi dice di andare da un'altra parte a vedere se trovavamo sto pedro, che poi chi fosse e perché lo cercasse io non avevo ancora capito, bene arriviamo sotto un altro palazzo e stessa scena "pedrooooo pedroooo" a un tratto si affaccia da un balconcino un tizio completamente nudo e con una parlata chiaramente e pesantemente effeminata le fa "oye puta que quieres, esperate un momento que ahora la busco" ma la busca che? La cosa iniziava a preoccuparmi sigh. Dopo un po' le tira un mazzo di chiavi, e queste? Le dissi abbastanza preoccupato, "vamos a durmir mi vida" ah meno male, tornammo nella casa di prima e ci dirigemmo direttamente a letto io mi addormentai quasi subito e la tipa che stava con me tambien, fortunatamente la mattina successiva pedro non torno a casa, in quanto era andato direttamente al lavoro , e avemmo modo di passare qualche piacevole oretta in interessanti manovre belliche, be non c'e che dire almeno per me fu una bella giornata mi divertii come un matto. http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=4506&idd=3202 Santeria 2 Giordaloco - 04/05/2005 E' tutta la settimana che la chica è eccitata in previsione del prossimo ritiro del reguardo e della prossima partecipazione alla festa di San Lazaro; rompe per essere portata a controllare come procede il bagnetto emodialitico della schifezza. Preso per sfinimento, una mattina decido di accontentarla , almeno vedrò il posto alla luce del sole : l'entrata è un pò meno sinistra di giorno, ci fanno accomodare nel giardino, un assortimento di sedie di tutte le forme e dimensioni, più o meno rabberciate, fanno da supporto a una decina di postulanti al riparo del sole sotto una pianta "sacra ?" (saprò poi che dai suoi frutti si ricavano le maracas); in un recinto fatto con rami di marabù un paio di civo e un altro indefinito ungulato aspettano il grande momento, polli e galline ci razzolano fra i piedi e un cane senza un orecchio cerca di farsi notare leccandomi i sandali. Prevedo una lunga attesa, ma..........miracolo Yumesco esce dalla baracca il vice capo spingendo fuori una abuelita che stringe gelosamente al petto un rametto farcito di festoni multicolori e ci fa segno di entrare nell'antro. Baci, abbracci, strette di mano e lo sciamano ci piega che tutto procede bene, che gli spiriti sono venuti, hanno fatto quello che dovevano fare ??? , però ne manca uno ma sicuramente per il sabba sarà venuto anche lui (speriamo bene visto i trasporti dell'isola); tutto orgoglioso ci mostra i sacchetti rossi già pronti che pendono al collo della statuetta della Virgen de el Cobre. Accetto il caffè ma ho fretta di tagliare la corda : ho due amici che mi spettano per una pescata pomeridian/notturna sui ponti del Cajo e non voglio tardare; per cui saluti e baci, arrivederci alla prossima spiritual/disco e spingendo una riluttante novia mi involo. Arriva la grande notte; la chica si è preparata come se dovesse andare a una prima della Scala, tutta trucco e lustrini; il mio inseparabile amico cubano non credente, intercalando palavras como boverias, locuras, trampa eccetera cerca di dissuadermi ma vedendo inutili i suoi sforzi si offre di accompagnarmi col suo coche come guardia del corpo, bello sforzo : il cavallo è suo ma il coche è un mio regalo disinteressato , son proprio un Cama....... disinterssato una pin..... gli ho fornito il biroccio in modo che quando sono a Moron mi scorrazzi gratis, ( piccola rivalsa di uno straniero sfruttato). Accetto e via; avvicinandosi al miting degli spiriti la prima cosa che colpisce è una cocofonia assordante : sembra che un gruppo di carpentieri si sia unito a dei batteristi fondendosi in qualcosa che solo con un grande sforzo si potrebbe definire musica. Dentro, c'è di tutto e di più, chicas con vestiti da sera, ninas y mujeres en blanco, hot pants e barrighe al vento; per gli uomini lo mismo : giacche che rivestono due improbabili ricconi pendendo da tutte le parti, petti nudi e pantaloni al ginocchio, qualche anziano compostissimo nella sua tradizionale camicia cubana guarda con amorevole compiacimento quell'impossibile assortimento di umanità fumandosi un sigaro. Non ho nemmeno il tempo di analizzare la situazione che il "luogotenente" mi schiaffa in mano un bicchere da un quarto pieno di rum; un contatto con quell'acqua e già le mie papille gustative hanno lanciato l'allarme per i bomberos ; vengo salvato dalla Jefa che sostituisce l'intruglio infernale fatto in casa con un normale ma meno pericoloso Havana . Frattanto nel giardino, illuminato con qualsiasi cosa che possa far luce, scopro la fonte della cacofonia: quattro o cinque energumeni picchiano allegramente su articoli di ferramenta : chiodoni tipo crocifissione contro badili, macheti contro latte, zappe contro zappe, e altro; mentre tre o quattro tamburini cercano di coordinare e dare un senso ritmico al tutto. Sembra incredibile ma il numero dei borrachos supera quello dei presenti; due o tre megere stanno rimestando in calderoni che sicuramente ospiteranno i sacrificandi; dal gruppo si staccano il brujo in seconda, petto nudo, fascia rossa al collo e calzoni strappati al ginocchio, e un altro alcolizzato; incominciano a cantare in una lingua strana che non è sicuramente spagnolo e danzano cercando di slogarsi tutte le giunture. (mi spiegano poi che è una lingua che si tramandano da generazioni). Un tafferuglio squote la massa che ondeggia , si divide e mette in evidenza due buttafuori nubiani che cercano di levare dalle mani di un exagitato una matrona di buona stazza che pur in cattive acque non smette di mettere in dubbio discendenze passate, presenti e future nonchè improbabili incroci dell'aggressore. Finalmente torna la calma e vengo guidato nello studio approntato per la festa : dai muri pendono foglie di palma come una tappezzeria, per terra e su banconi fanno bella mostra frutta, candele, mucchietti di monete e banconote, bottiglie varie (2 mie, le offerte ai santi), torte (una mia), noci di cocco, dolcetti, sigarette, sigari; tutti doni che saranno benedetti ??? e poi consumati dalla comunità; penso che monete e dinero prenderanno un'altra strada. Alla chica non è stato permesso entrare, io al contrario sto riprendendo tutto, il capo sembra molto contento di una testimonianza per i posteri. Inizia lo spettacolo: il brujo purifica tutti i presenti (sei o sette me compreso) passandogli addosso un gallo che darebbe non so cosa per essere in un altro posto e le foglie di una pianta, poi spruzza rum con la bocca sopra tutte le offerte condendo il tutto con fumo di sigaro e sangue di gallo che nel frattempo ha sgozzato mentre fuori continua la musica a percussione (si !!! dei timpani). A questo punto, ripulito il posto e i presenti da tutte le influenze negative fa entrare il primo postulante : borracho; in mano, appese per le zampe tre palomas e un gallo, consegna tutto al jefe che incomincia a strusciargli addosso tutte quelle cose starnazzanti e lo inonda di spruzzi di rum e fumo ; mi sorge il dubbio che prima, vedendo la mia faccia, si sia trattenuto dall'inondare anche la mia cara di schifezze . Provvede al salasso definitivo dei volatili mettendo il sangue delle paloma in una ciotola e quello del gallo in un'altra, aggiunge liquidi vari : penso rum e miele e poi scrive qualcosa su un foglio bisunto, lo divide in due, gli da fuoco, lo butta nel bracere e spruzza le due parti col sangue. Toglie da un sacchetto rosso dei dischetti d'osso, bianchi da una parte e neri dall'altra; li piazza in mano al malcapitato e gli ordina di gettarli in aria; ricadendo vanno da tutte le parti e allora, come cani da tartufi, tutti si gettano alla caccia al tesoro; recuperati , vengono riconsegnati al brujo che esegue il conteggio dei bianchi e dei neri; lancia grida di giubilo e assicura il negrito che tutto è sistemato e che non avrà più problemi (quali non lo so e ben mi guardo dal chiedere); generose sorsate di rum e pacche sulle spalle congedano il gonzo di turno. Avanti un altro; questo entra tirandosi dietro un civo e un paio di galli; sicuramente deve essere una cosa grossa : o ha una pila di corna che arrivano al cielo o ha attentato alla verginità di Fidel. La scena della mattanza si ripete con la sola variante del civo che non vuole saperne di collaborare, ci si mettono in tre per risolvere il problema; durante la "caccia" il locale è sconvolto : frutta, torte, bottiglie sono volate da tutte le parti; un servizio d'ordine, prettamente maschile, ripristina una parvenza di logica. Il brujo a questo punto consegna, dopo averla debitamente cosparsa di schifezze, una noce di cocco all'incasinato e gli ordina di spezzarla per terra; al primo lancio niente da fare: gli scivola di mano, schizza di lato e finisce sulla rotula di un collaboratore, risa , insulti e dileggio; mortificato ci riprova e finalmente volano pezzi di cocco da tutte le parti; altra ricerca del santo graal e riconta del bianco e del nero; sembra che stasera tutti abbiano buena suerte ; il miracolato urla : he hecho, he hecho !!! e parte verso l'uscita per portare la buona novella al mondo. Stanco e nauseato invento un problema idraulico e infilo la porta, fuori il sabba impazza: la musica "sacra" ha lasciato il posto a qualcosa di più ballabile e tutti ci danno dentro; delle abuelitas stanno allegramnete spennando le offerte e facendo a pezzi il civo buttando i pezzi nei calderoni mentre negli angolini bui apretan duro. Mi riunisco alla novia che si agita al ritmo della musica e al mio amico cubano rigorosamente astemio (quando guida bestie o carros) ; sono confuso, frastornato, assordato e assonnato; vorrei andarmene ma la chica vuole il suo reguardo e non sembra per niente stanca, beata gioventù. Sono le tre del mattino e finalmente veniamo richiamati nello "studio"; intorno intanto la festa è alla fine : mangiato bevuto e benedetti a poco a poco se ne vanno o se ne stanno stravaccati sulle panche. Il Jefe visibilmente alticcio sta pasticciando nel contenitore dei reguardos, li toglie, li disinfetta con del rum e li infila nei sacchetti rossi; raccomandazioni, minacce : dobbiamo portarlo sempre con noi, nessuno deve toccarlo, quando si fa sesso va levato o il cielo ci cadrà in testa. Sono le quattro e finalmente sono a bordo del coche, un freddo cane, non ci saranno più di otto gradi, mi stringo alla novia nell'assurda speranza di scaldarmi un poco, finalmente sono a casa. Il reguardo dopo due giorni iniziò a puzzare nonostante un'abbondante dose di profumo e finì in mare durante una pescata notturna al Cajo, mossa maldestra, in quanto penso che la sua puzza fece emigrare a Miami tutto il pesce della zona, per un paio di giorni non presi più niente. Sono passati anni , sono ancora vivo e in buona salute, non mi è capitato niente per cui decidete voi. By Giordaloco dal forum il 4 maggio 05 Adesso butto giù un raccontino che spero faccia piacere a Carib.e, per completare la raccolta, ed agli altri per alcune situazioni insolite verificatesi. NELL'OCCHIO DEL CICLONE Cocoloco - 10/05/2005 Io ed il mio amico Pippo ci eravamo svegliati presto quella mattina. La terza camera del nostro appartamento nell'hotel Las Terrazas era rimasta inutilizzata la notte prima. Philippe, il nostro compagno di viaggio che l'occupava, si era dovuto sacrificare per scoprire se le due giovani tedesche conosciute nella discoteca dell'hotel fossero veramente lesbiche come sembravano. Lui sosteneva che non lo erano, io e Pippo ne eravamo convinti. Avevamo scommesso ed aveva perso. La più brutta delle due gli aveva confessato il suo duraturo rapporto omosessuale con l'amica mentre provavano un discreto numero di posizioni indicate nel Kamasutra. Poverino. Oltre alla scommessa ed allo spreco di energie si era perso pure la tanto imprevista quanto indimenticabile visita di Olga. Era proprio bella Olga. Bella e simpatica. Alta, mulatta, lunghi capelli ed occhioni neri. Altro che le tedesche! Ero contento di non aver ceduto alla tentazione di mandarla a quel paese quando mi aveva detto che si sarebbe presto sposata con un tecnico della Ferrari. La passione per il cavallino rampante ed un certo senso di solidarietà patriottica mi avevano per un attimo fatto dubitare della mia attrazione verso quella splendida mulatta. Una bottiglia di ron ed un paio di balli avevano dissolto i miei scrupoli e lei mi aveva raggiunto nella 403, il più bell'appartamento dell'hotel dove lo stesso custode che l'aveva accompagnata, era venuto a riprenderla prima dell'alba. Un vero amico el Bigote. Servizio in camera a soli 10$ Dopo una rapida doccia Partimmo alla ricerca di Philippe, era il suo ultimo giorno sull'isola e volevamo che lo sfruttasse al massimo. Lo trovammo al ristorante dell'hotel, faceva colazione insieme alle due tedesche. Quella che aveva passato la notte da sola, la più carina delle due, sembrava arrabbiata, non proferiva una sola parola. Meno male, pensammo mentre ci sedevamo al loro tavolo vicino alla piscina. Ci saremmo risparmiati complicati tentativi di discussione già vanamente tentati la sera prima in varie lingue. L'appetito e le frittate con formaggio e prosciutto erano discreti, ci abbuffammo e ci precipitammo in spiaggia. Appena arrivati ci rendemmo conto che sarebbe stato impossibile rimanerci, il vento era troppo forte e la sabbia che sollevava entrava violentemente negli occhi, nelle orecchie ed anche in bocca quando si tentava di parlare. Michel stava arrivando. Il ciclone dell'anno o del decennio, il mostro dalle traiettorie imprevedibili sarebbe passato da quelle parti. Non si sapeva con precisione quando. Ci rifugiammo in un angolo del chiosco di fronte alla pizzeria Pronto-Pronto ed iniziammo come al solito a bere Mojitos. Eravamo i migliori e più amati clienti di quel posto dove riuscivamo a spendere anche più di 90$ di bevande ogni pomeriggio. Quel giorno avremmo sicuramente migliorato la nostra media, sia perché c'erano due bocche in più, le tedesche avevano un buon ritmo, sia perché avevamo dato inizio ai bagordi molto prima del solito. Erano da poco passate le 11, ci restava poco tempo da trascorrere insieme. Il volo dell'Iberia con il quale Philippe ci avrebbe lasciato era previsto alle 23.30 Bevevamo e parlavamo. Philippe traduceva per tutti, più bevevamo meno traduceva. Poteri dell'alcol! Quando il tavolo era già pieno di bicchieri vuoti iniziò a piovere, i pochi altri clienti se ne andarono e restammo soli sotto il tetto di guano. La simpatica negra che ci preparava i Mojitos, oramai ci adorava come non mai. Acconsenti sorridente alla nostra richiesta di aumentare al massimo il volume dello stereo ed iniziammo a ballare. Le tedesche si muovevano discretamente e soprattutto si impegnavano ad imitare tutti i movimenti più sensuali della salsa. Faceva caldo. Molto caldo, nonostante l'intensità del vento e della pioggia fossero aumentati. Bevevamo e ballavamo. Bevevamo e ridevamo. Bagnati di pioggia e di sudore, seminudi (anche le tedesche) e completamente ubriachi, decidemmo di fare una pausa per ingurgitare qualcosa di solido. Panini e pollo fritto affogarono nel mare di Mojitos. Si fermò un tur dal quale scese un cubano che comprò alcune Cristal mentre la sua bella, rimasta nell'auto, ci guardava come se venissimo da un'altro pianeta. Forse aveva ragione. In quel momento pensai che quel ragazzo era l'unico altro cliente entrato in quel posto da ore ed il suo carro il solo che ricordavo di aver visto transitare già da prima di aver ordinato i polli fritti. Il cubano ripartì sgommando nella strada deserta ed inondata e noi riprendemmo a bere ad a ballare. Anzi riprendemmo a ballare visto che di bere non avevamo mai smesso. La pioggia era oramai scrosciante, la barista innamorata ci preparava i Mojitos in spessi e pesanti bicchieri che meglio potevano sopportare in posizione verticale le sempre più violente raffiche di vento. Continuavamo a dimenarci, i corpi sempre più caldi, bagnati e vicini. Le tedesche, oramai completamente scatenate, si lasciavano andare a strofinii di ogni tipo degni della più disinvolta jinetera. C'era eccitazione nell'aria, ed anche un po' più giù. Improvvisamente dal nulla si materializzò un camion dal quale scesero un paio di baffuti che, con aria molto seria e senza degnarci di uno sguardo, si diressero verso la dueña. Le sedie di plastica ed un vecchio congelatore vennero caricati sul camion e portati via. Era la protezione civile. Poco dopo una carpetera dell'hotel ci venne a cercare e ci comunicò che saremmo stati evacuati prima di notte in quanto il passaggio del terribile Michel era oramai prossimo. Ci consigliò di preparare i nostri bagagli e di tenerci pronti, un pullman ci avrebbe condotto in un luogo sicuro ma ancora sconosciuto. ****************************************** Ca..volo come sono prolisso Un fiume di parole e non sono ancora arrivato alla parte più curiosa e surreale di quel lungo giorno. Domani continuo...se vi piace. Altrimenti ditemelo. Mi risparmio la fatica e a voi lo strazio. 11/05/2005 Proseguo il racconto...vediamo dove arrivo ****************************************** Philippe ritrovò immediatamente una discreta lucidità e cominciò a preoccuparsi per la possibilità che il volo con il quale doveva assolutamente tornare ai suoi improrogabili impegni professionali venisse cancellato. Si allontanò sotto al diluvio dicendoci che andava a telefonare per avere informazioni sulla situazione voli. Preoccupato per quanto gli era stato comunicato, recuperata la sua valigia già pronta, era scappato all'aeroporto con uno degli ultimi taxi disponibili. In un biglietto che lasciò sopra il tavolo del salone nel nostro appartamento aveva scritto: Vi chiamo dopo dall'aeroporto. Maledetto Michel ! Non lo avremmo più rivisto. Ricevemmo sue notizie solo 3 giorni dopo, quando anche la situazione telefonica si normalizzò. Era riuscito a partire, come previsto, la stessa sera. Il suo fu l'ultimo volo che decollò dal José Marti che rimase chiuso per tutto il giorno seguente. Insieme alle tedesche ritornammo nei nostri rispettivi alloggi e preparammo in fretta e furia i bagagli che trasportammo nella lobby dell'hotel. Le nostre compagne di borrachera erano già li. L'ambiente era teso. C'era molta confusione e nervosismo oltre alla totale mancanza di informazioni relative al passaggio di Michel e del pulmino che ci avrebbe condotti nel misterioso posto sicuro. Il nostro tasso alcolico non ci permetteva di sopportare cotanta agitazione, quindi decidemmo di tornare alla nostra precedente occupazione : i Mojitos. Correndo ed evitando le pozzanghere più profonde ritrovammo la nostra beneamata mescitrice rimasta imperturbabile al suo posto. Questo chiosco ha già sopportato cicloni di quarto livello. Non preoccupatevi! Ci disse serena la nostra amica cubana. Rassicurati ordinammo altri Mojitos e le ragazze ripresero le danze mentre noi osservavamo un gruppetto di persone che alacremente incollavano delle strisce di nastro adesivo per imballaggi sui vetri delle finestre e delle porte. Grandi e sinistre X grigie o marroni si intravedevano un po' dappertutto. Non avevo mai visto dei cubani lavorare cosi velocemente. Fecero un buon lavoro. La musica proveniente dallo stereo a tutto volume riusciva ancora a sopraffare gli ululati del vento che piegava le palme e rimodellava la spiaggia. Le nostre amiche avevano ripreso a scatenarsi sempre più disinibite nel bel mezzo di quella che somigliava oramai ad una pista da ballo, anche i tavoli erano stati rimossi ed ammucchiati in un angolo del chiosco. I loro movimenti erano sempre più sfacciatamente sensuali. Si sfioravano, si toccavano, si baciavano. Apparivano più carine con le loro magliette inzuppate che aderivano perfettamente ai loro corpi le cui grazie venivano nascoste solo dalla mutandina da bagno nascosta tra le abbondanti natiche. Stavamo valutando la possibilità di andare ad attendere nelle loro stanze l'arrivo del famoso autocarro quando sopraggiunse una patrulla dalla quale scesero tre giovani poliziotti. Due mulatti ed un nero che si avvicinarono al bancone dopo averci salutato portando la mano destra alla fronte. Parlottarono con la dueña seguendo discretamente le evoluzioni delle ragazze che, imperterrite, continuavano il loro show. Confortato dagli sguardi, tutt'altro che infastiditi, che i tutori dell'ordine rivolgevano a quei corpi scatenati, chiesi informazioni a proposito del ciclone ed li invitai a bere. Non erano molto informati quanto a Michel ma apprezzarono il rum che bevevano puro. Dopo ogni trago nascondevano i bicchieri dietro al bancone dove provvedevo personalmente al riempimento. Feci segno alle ragazze di avvicinarsi indicando i loro bicchieri di nuovo colmi. Non ci pensarono un solo istante. Presero i loro bicchieri e ne tracannarono il contenuto in una sola, devastante sorsata. Subito dopo afferrarono le mani dei poliziotti invitandoli a ballare. In quell'attimo ricordo di aver immaginato mille sviluppi, mille diverse situazioni. Loro devono aver fatto lo stesso. Voglia, stupore ed eccitazione si intuivano negli sguardi che si scambiavano. Non potettero resistere, anche perché le "energumene" li trascinarono di forza, o quasi, nel centro della pista. Mi affidarono i loro copricapo ed iniziarono a muovere qualche passo ancora sorpresi ed un po' intimiditi. Dallo sguardo che Pippo, compagno di mille viaggi ed avventure, mi rivolse, intuii che stavamo assistendo ad uno spettacolo straordinario ed anche un po' grottesco. I tanto temuti poliziotti che imperversavano a playa del Est di giorno e a Guanabo di notte stavano ballando in uniforme con due turiste lesbiche e completamente sbronze davanti ai nostri occhi. Mi avvicinai ai ballerini con la bottiglia in mano e gli versai abbondanti sorsate di rum nelle bocche spalancate. Oramai eravamo amici, le ragazze molto di più. Ripetevo questa operazione con frequenza. Eravamo soli al mondo ed il mondo rischiava di caderci addosso. Si tolsero gli scarponi d'ordinanza ed i calzini prima di arrotolarsi i pantaloni fino al ginocchio. Si sbottonarono le camicie ma non osarono fare lo stesso con la patta dei pantaloni nonostante le tedesche facevano di tutto affinché ciò avvenisse. Oramai erano cotti. Sicuramente quei giovani orientali non avevano mai immaginato niente di simile e probabilmente non gli si sarebbe mai ripresentata una simile occasione. All'improvviso, prima di aver scolato la seconda bottiglia, quando l'eccitazione aveva raggiunto livelli palpabili (non trovo un termine più appropriato) sentimmo delle grida provenire dall'hotel. Nel frastuono provocato dalla pioggia e dal vento intuimmo, soprattutto per gli ampi gesti che ci facevano, che il tanto atteso pullman era arrivato. ****************************************** Se non vi siete annoiati, forse ci sarà un seguito. ****************************************** 14/05/2005 Vabbé ci provo. E' un po' tardi ed ho esagerato con i cubalibre. Vediamo cosa ne esce fuori. ****************************************** Pagammo il conto e salutammo la dueña che avrebbe acceso una candela alla Virgen del cobre per ringraziarla di averci mandato li. Stringemmo le mani degli impietriti poliziotti che avrebbero maledetto Elleguà per non avergli aperto le porte del cammino che passava tra le gambe delle tedesche e ci avviammo rapidamente verso l'hotel. Recuperati i bagagli e salutate le simpatiche carpeteras, complici discrete di tante avventure, salimmo su uno dei quattro fiammanti autobus Mercedes che avrebbero trasportato gli "sfollati". Ci accomodammo nei sedili più vicini all'autista e perdemmo di vista le scatenate germaniche. La temperatura all'interno del mezzo era vicina allo 0, i cubani non risparmiano sull'aria condizionata. Delle anime buone ci prestarono un paio di asciugamani con i quali ci coprimmo alla meglio. Appena l'autocarro si mosse sprofondai nelle braccia di morfeo, o forse in un profondo coma etilico. Mi risvegliai solo all'arrivo grazie ad una gomitata che Pippo mi assestò alle costole. Eravamo arrivati al rifugio, il luogo sicuro. La Villa Panamericana, un complesso costruito, pochi anni prima, per ospitare gli atleti che avevano partecipato agli omonimi giochi. Nel salone all'ingresso si agitava e si accalcava una marea di gente, tutti gli sfollati degli hoteles delle vicine spiagge. Ci assegnarono un appartamento che raggiungemmo dopo una lunga ricerca tra viali inondati e palme pericolanti. L'alloggio era grandissimo. Tre camere, un salone, un bagno e una cucina, tutti allagati. Tutti i vetri delle finestre erano rotti e la pioggia aveva già trasformato i materassi in enormi spugne immerse in una piscina. L'unico posto asciutto della casa era il piccolo bagno privo di finestre. Ci interrogammo con lo sguardo consapevoli che sarebbe stato difficile dormire in quel posto in quelle condizioni. Ancor più difficile sarebbe stato fare una reclamación o ottenere qualcosa di diverso. Decidemmo di farci una bella e ritemprante doccia calda per poi indossare degli abiti asciutti, riuscimmo a soddisfare solo il secondo intento per mancanza di acqua calda. Quella fredda usciva goccia a goccia. Tornammo ad incorporarci nella marea umana che ondeggiava nel salone. L'unico telefono pubblico era fuori servizio, cosa che fece imbestialire ancor di più Pippo che voleva tranquillizzare sua moglie sapendola preoccupata per le notizie che i vari telegiornali, anche italiani, riportavano su Michel. Vagavamo silenziosi tra la folla ascoltando le lamentele ed indovinando l'agitazione della gente scrutando i loro sguardi. All'improvviso un sinistro rumore attirò l'attenzione della marea umana e ne placó istantaneamente il fastidioso brusio. La copertura d'alluminio del tetto dell'ingresso venne spazzata via dal vento. Poco dopo rimanemmo al buio. Michel era li, sopra e sotto tutto e tutti, intorno a noi. Rumoroso e potente. Il mare sali al cielo e gli elementi si fusero. L'aria era acqua. Rami di palme, teloni, scatole, cartelli e quant'altro svolazzavano nel cielo viola spinti dal vento. Le grida di Michel, i suoi colori, i suoi odori erano impressionanti. Non ricordo bene quanto durò, due ore, forse meno. Anche il tempo, come noi, era stato stregato e stravolto da quella straordinaria manifestazione di energia pura. Amici scusate ma vado a nanna. Se vi và, appena potrò, vi racconterò un paio di episodi curiosi verificatisi quella notte e come si presentava l'Avana il giorno dopo. Buonanotte P.s. E' stata sicuramente un'esperienza indimenticabile e straordinaria difficile da raccontare trasmettendo le sensazioni provate. Qualcuno era sul posto quel giorno? Mi piacerebbe confrontare le sue sensazioni con le mie. ****************************************** 15/05/2005 Concludo rapidamente raccontando alcuni episodi che ricordo con piacere e una breve descrizione dell'Avana del giorno dopo. L'amico Pippo, insistendo lungamente, riuscì a convincere una delle tante sfinite carpeteras sopravvissute alle richieste ed alle lamentele degli sfollati del suo urgente bisogno di telefonare. Non so come fece, centinaia di altre persone avevano inutilmente espresso lo stesso desiderio. La gentilissima e corpulenta Rosy, la carpetera, ci fece segno di seguirla discretamente. Non so se immaginasse cosa avremmo trovato fuori, noi sicuramente no. Recuperò un ombrello e attraversò la marea umana dirigendosi verso l'uscita. Seguendola a distanza la raggiungemmo fuori, sotto la tettoia divelta. La notte era buia, forse Michel aveva portato con se anche le stelle e la luna. Pioveva ancora ed il vento, ancora forte, rendeva vani tutti i tentativi che Rosy faceva per aprire l'ombrello. Dovevamo raggiungere l'edificio di fronte, distava solo poche decine di metri. Dopo aver inciampato varie volte nei rami che ingombravano la strada, afferrammo le sue robuste braccia che mollammo solo quando arrivammo a destinazione. Stavamo andando a telefonare nell'ufficio del direttore che si trovava all'ultimo piano, il quarto o il quinto non ricordo bene. Naturalmente l'ascensore non funzionava e le scale erano più buie della notte. Davanti alla porta dell'ufficio ci attendeva un minaccioso custodio munito, beato lui, di una torcia elettrica. L'avremmo pagata a peso d'oro ma non osammo proporre l'affare. Dopo aver spiegato al custodio il motivo della nostra irruzione, Rosy ci invitò ad entrare e ci indicò uno stranissimo telefono che l'uomo in uniforme illuminò con la torcia. Ci disse che avremmo potuto fare una sola, breve telefonata. A malincuore dissi al mio amico che avrei rinunciato a sentire quella che sarebbe diventata mia moglie per permettergli di comunicare con la sua. Rassicurata la consorte, ringraziammo il custodio ed intraprendemmo il percorso al contrario. Arrivati sani e salvi all'ingresso del residence tentammo di infilare nelle tasche della dolcissima Rosy un biglietto da 10$ arrotolato a mo' di sigaretta. Non volle accettare il meritato regalo, sparì tra la folla per poi ricomparire dietro al bancone della reception. Le portammo alcune birre che accettò con un sorriso e che fece rapidamente sparire. La fame cominciava a farsi sentire prepotentemente, nel "rifugio" non c'era niente di commestibile e non c'era modo di allontanarsi da quel posto con un qualsiasi mezzo motorizzato. Credo fosse stato imposto il divieto di transito, comunque solo un trattore avrebbe potuto circolare in quelle strade piene di rami e detriti. Ci avevano indicato un ristorante statale a poco più di mezzo chilometro, ma sarebbe stato sicuramente chiuso. Decidemmo di tentare, l'overdose di Mojito stava provocando effetti devastanti ai nostri apparati digerenti. Riparati da un grande sacco di plastica, inciampando nei "resti" di Michel, arrivammo davanti al ristorante seguendo l'unica tenue luce che si scorgeva nel buio più completo. Due candele erano accese sopra un tavolo. Spingemmo la porta, era aperta. L'uomo che ci venne incontro con una candela accesa in mano ci disse che potevamo mangiare arrosto freddo (diciamo Rosbif) e insalata di pomodori. Ringraziammo il locandiere, tutti i Santi nostrani e le divinità locali. Ci sedemmo ad un tavolo vicino a quello con le 2 candele dove mangiavano e litigavano 2 siciliani, forse avevano finito di mangiare, sicuramente non di litigare. Un grandissimo ed affettuoso saluto ai due simpaticissimi siculi che si riconoscessero in questa descrizione La situazione era talmente grottesca e surreale che non potemmo fare a meno di invitarli al nostro tavolo accompagnati dalle loro preziose candele. Accettarono immediatamente ed altrettanto rapidamente ripresero a litigare mentre noi mangiavamo. I due giovani coetanei si insultavano in dialetto. < gliel'avevo detto a questo testa di c... che avremmo dovuto anticipare la partenza > sbraitava uno < ma vaffan...., perché non te ne sei andato invece di stare sempre a rompermi i co...> ribadiva l'altro. Li ascoltammo litigare in silenzio per un bel pezzo, prima che ci rivelassero che abitavano insieme nella stessa casa, lavoravano insieme nello stesso bar di loro proprietà, andavano sempre in vacanza insieme e, soprattutto, erano fratelli. Dopo questa spiegazione, complici alcune birre tiepide, scoppiammo tutti a ridere ed iniziammo a raccontarci le avventure successeci durante la vacanza. Abbandonammo il ristorante tutti insieme solo quando tornò la corrente e si riaccesero le luci. L'aria era frizzante,carica di energia. La pioggia era cessata e il vento era molto meno violento. Rientrammo all'hotel dove monopolizzammo il vecchio bigliardo quasi fino all'alba. Non li rivedemmo più, chissà dove continuarono a litigare nei giorni successivi. Amici il racconto può considerarsi concluso. Potete facilmente immaginare come si presentasse l'Avana il giorno dopo il passaggio di Michel. Posso ribadire, per quanto visto, che la protezione civile fece un ottimo lavoro. La televisione cubana annunciò un solo morto, peraltro in una circostanza particolarmente sfortunata, e poche decine di feriti. Il Malecon era ancora più bello e "sfegiato" del solito. Scusate gli eventuali errori Caibarien 1988 By Giordaloco dal forum 10.05.2005 Mi avevano raccontato di un nuovo posto di pesca eccezionale, a un centinaio di chilometri da Moron, stavano finendo la costruzione di un terraplen con carreteras y puentes che aveva congiunto Caibarien con Cajo Santa Maria e in futuro si sarebbe prolungato sino a Cajo Coco; per il momento stavano ultimando gli alberghi e non avevano ancora messo ne pedaje ne barriera; una manna: territorio vergine per la pesca e possibilità per i cubani di andarci, non come a cajo Coco dove gli autoctoni potevano passare solo con certificato di matrimonio yumesco. Il mio amico Delmo spingeva per l'esplorazione; tre o quattro giorni a mie spese con la possibilità di pucciare la canna a mare e il biscotto altrove lo eccitavano da matti; io sono fondamentalmente un pigro, ma il pensiero di territori di pesca vergini e intoccati mi allettava, per questo dopo aver tassativamente proibito il trasporto di esemplari femminili accettai. La faccia di Delmo me la diceva lunga: il fatto di non poter portare chicas l'aveva spiazzato; magnifica un paio di dee a cui aveva già prenotato, promesso e pontificato il viaggio; era così sicuro di riuscire a convincermi all'avventura che si era già fatto bello e aveva pianificato tutto, compagnia compresa: Rimango irremovibile; insiste che perde la faccia, che non può imbarcarle e che due così non si trovano ad ogni cruce; ma io non mi sposto di un millimetro: sobbarcarmi le spese di mantenimento e ancora di più l'invadenza di due jovencitas che mi piazzeranno la radio al massimo volume non rientra nei miei programmi. Mugugnando, ma con gli occhi brillanti per la vacanza pagata, s'invola a dare la mala novella alle sue complici e a preparare la maleta. Alla mattina alle sette lui è lì, allegro e pimpante, mi fa una rabbia condita con invidia; io sono ancora alle prese col caffè e col problema di svegliarmi abbastanza per connettere e decidere cosa portare; il vederlo mi fa venire alla mente le parole di una canzone "Avere vent'anni" e mentre l'invidia e i rimpianti crescono stipiamo la macchina. Orario di punta: bicicleteros, careton, choche e l'immancabile nino loco che tenta Di farsi ammazzare con un'inversione non segnalata e non prevista: frenata, Sterzata e giù dentro il fossetto; come inizio non c'è male; bestemmie, insulti e un Paio di buonanime ci aiutano a rimettere il carro sulla strada; a poco a poco la strada Si svuota e finalmente si viaggia tranquilli. Dopo un'oretta di viaggio, due passaggi, e tre omini amarillos veniamo fermati da Una coppia di chicas vestite di bianco: una dottora e un'infermiera che hanno Ricevuto una chiamata per un parto nel paese vicino, ( pronto soccorso alla cubana: a piedi ) le carichiamo e le scarichiamo pochi chilometri avanti subissati dai ringraziamenti. All'ingresso di Caibarien ci da il benvenuto un monumento di un granchio enorme come a ricordarci che quello è un paese di mare; con un paio di domande arriviamo alla piazza centrale e incomincia la ricerca della casa particular; questo non è un posto per turisti stranieri, non ancora, solo un luogo di villeggiatura per cubani e sembra che case per turisti non ce ne siano; disperato mi rivolgo a un policia che gentilissimo si offre di accompagnarci lui stesso. Poco dopo il porto c'è un agglomerato di case d'appartamento quasi totalmente dedicate all'alquiler vacanziero cubano; ci mette in contatto con una signora che ci mostra un appartamento con due stanze, una con aria condizionata, cucina, salotto e bagno con calientador; magnifica el video, il fogon a gas e il frigo, tre pentole, due coltelli, sei forchette, sei piatti, tre tazzine, quattro bicchieri e dulcis in fondo la macchinetta del caffè; sorridendo ci offre il tutto per 20 dollari sotto gli occhi compiacenti del polizia; affare concluso. Prima puntata al porto per vedere se con qualche biglietto verde è possibile convincere il caronte di turno a levarmi per il mare azzurro; niente da fare: i controlli sulle barche sono stretti e nemmeno con tutta la buona volontà riuscirebbero a farmi passare per un cubano; però qualche informazione me la danno: un paladar decente e un paio di ponti su cui è possibile fare carniere; lungo la strada mi offrono enormi parghi e cubere nonché gamberi e aragoste, contratto per dei gamberi che mi serviranno come esca e ne metto in macchina un paio di chili per un dollaro; fra solo tre anni i prezzi saranno quintuplicati. E' già mezzogiorno quindi decidiamo di fare esperienza paladar; durante il tragitto salta agli occhi che non è un posto battuto da turisti: ci seguono con gli occhi, qualcuno saluta, ma le ragazze sono schive, quasi timorose, chiaro che ti squadrano, ma non con interesse, solo con curiosità; il paladar è decente, piccolo, lindo e servizio rapido: gamberi, pollo fritto, papa frita, riso e polenta fritta; sembra che in zona, oltre l'immancabile banana, di frutta non ce ne sia; ci aggiungiamo un paio di birre e i caffé; l'unica cosa che non mi aspettavo era la mazzata: 25 dollari in due; dovevano avermi preso per Onassis II; a Moron lo stesso mi sarebbe costato non più di 12; per fortuna più tardi avremmo scoperto un Rumbo eccezionale dove con un dollaro e mezzo ti davano un bistek de res con riso, duro come una suola ma abbondante; avrebbe risolto i nostri problemi alimentari per il resto della permanenza. Finalmente pesca: imbrocchiamo la sopraelevata di nuova costruzione e il mare ci accoglie; ho già il ditino da lancio che freme ma poco più avanti una pensilina con sotto due aitanti policias mi raffredda i bollori; vuoi vedere che anche qui bloccano i cubani. Il pensiero del tempo che perderò a riportare in città il mio amico mi alza la temperatura di 50 gradi e sono pronto alla lucha; rallento e paro, gentilissimi mi fanno segno di andare, sorpreso fermo la macchia e offrendo due sigarette attacco bottone: nessun problema sono lì a controllare che i camion coi materiali entrino carichi e tornino vuoti; sembra che troppa gente si stia rifacendo casa a spese dello stato; saluti e baci riparto con qualche informazione in più su dove pescare. Arrivo a quello che dovrà essere la gioia e il dolore della mia permanenza: un ponte lunghissimo dove sei o sette autoctoni sono già in azione: uno lancia la Tarraia e fornisce gli altri di esca fresca; due o tre sacchi pieni stanno a dimostrare la bontà del luogo. Mentre monto un artificiale di una dozzina di centimetri curo i concorrenti che, tira y saca, sembrano decisi a spopolare la zona: niente di grandissimo ma pesciotti da uno a due chili Vengono su come patate intercalati da qualche esemplare di buona taglia. Ai primi lanci solo qualche colpo ma non ferro nulla, Delmo si sta dando da fare coi gamberi e i risultati non mancano ; inizia già a sfottere lo yuma incapace; fingendo indifferenza che non provo cambio l'artificiale e incanno qualcosa che tira e strattona come un pazzo, s'impunta e poi riparte prendendomi metri e metri di filo; i locali rallentano la pesca e stanno alla finestra commentando; sudando come un cavallo mi porto a un'estremità del ponte e tento di domare il rimorchiatore sconosciuto; quasi mi ammazzo fra i sassi per avvicinarmi al mare, a poco a poco cede e si avvicina, Delmo è già pronto col raffio, affiora per la prima volta: è una cubera immensa o per lo meno sembra a me, da una scodata e s'immerge ripartendo, ormai però è sfinita e adagio riaffiora e strattonando viene a riva ; Delmo una volta tanto fa il suo dovere e l'arpiona trascinandola sul terrapieno: una bella bestia dentacci e tutto, non è meno di 13- 14 chili; sarà il clou del pomeriggio: fra barracuda, parghi e cubere non supererò più i tre quattro chili. Ora del rientro, faccio il generoso e regalo tutto il bottino ai locali ricevendo in cambio la ghiotta informazione che di notte i Tarpon se la fanno da padroni in tutta la zona in quanto loro non li insidiano perchè di notte gira il guardia pesca a caccia di irregolari che vanno per aragoste e gamberi e il descarado non va molto per il sottile: in caso di dubbio sanziona tutti, inutile rischiare per un pesciaccio pieno di spine; non so se abbracciarli per l'informazione o scannarli per aver offeso il mio pesce preferito, soprassiedo. Durante il ritorno fantastico sulla nottata che mi spetta, tarpon grandi come tir popolano le mie fantasie che vengono bruscamente interrotte dal sempre arrapato compagno di pesca: blocca il carro a fianco di due pulzelle, una rubia ? e una mulatica, spiegano che devono andare a una settantina di chilometri a trovare i parenti della mulatica e non ci sono più mezzi; facciamo la stessa strada ? Noooo, non ci penso nemmeno, nunca mas, stanotte c'è "OK CORRAL" dei tarpon , la resa dei conti, non posso perderla; Delmo mi parla piano, mi sfotte: domanda se mi sono dimenticato come si fa, se per caso non sono un cura travestito e un poco mariconcito e propone una soluzione: le invitiamo a cena, le ospitiamo e domani, dopo avermi accompagnato a pesca le trasporterà a destinazione; speranzoso che non accettino gli lascio proporre l'invento; mai speranza fu tanto delusa, sorriso a sessantaquattro denti (32x2) e sguardo carico di promesse suggellano il patto. Durante la cena al Rumbo, fra un bistek, una birra e un gelato si approfondisce la conoscenza; studiano all'università, la rubia è di Santa Clara e la mulatica una guajira poco lejo, sono in permesso per via della madre della scuretta che ha problemi di salute; non è che ho questo o quel farmaco ? niente da fare il mio cuore è buono e medicine cardiopatiche non ne ho. Guardo con ostentazione l'orologio, ma nessuno sembra accorgersene; Delmo porta avanti la sua conquista con l'abbronzata naturale e la blanca si scopre sempre più esperta nei rapporti con stranieri; forse a Santa Clara non frequenta solo l'università. Dopo il caffè si è passati al rum mentre l'onnipresente musica fa da complice allo svilupparsi della situazione; sono già passate le undici e io da tempo reclamo a gran voce la partenza per la pesca, niente da fare, moine, carezze e ammiccamenti sono le uniche risposte; a mezzanotte devo fare buon viso a cattivo gioco e mi adeguo, in fin dei conti non sono di ferro; solo impongo: alla una tutti alla cama, domani mi dispierto a la madrugada e butto tutti fuori casa. Prima del rientro giretto al servi per recuperare la colazione: fanno incetta di bibite, caffè, cioccolato, galletta, palitroque, leche e certe cose di grano soffiato al sapore di cipolla che fanno vomitare solo a guardarle; sembra che non abbiano appena mangiato. Delmo come entra s'infila in camera con la compagna e mi molla con la rubia; ad ogni modo se sono quelli i programmi che insegnano all'università penso che mi troverò una casetta nei pressi prima di invecchiare troppo. La mattina mi sveglia un paradisiaco odore: la novia (per lui sono tutte novie) di Delmo è mattiniera e ha preparato il caffé, la mia ronfa beata, la butto dal letto e velocizzo la situazione; in meno di un'ora (per Cuba un record) siamo fuori casa diretti alla zona pesca. Siamo arrivati e mentre scarico le attrezzature capisco che le due stanno scortando il mio compagno per prolungare la permanenza; ma la madre non stava male ? sono inflessibile, rifilo una cinquantina di dollari a Delmo per la benzina e qualche regalino di despedida e minacciandoli con la canna li saluto. Finalmente solo col mio mare !!! Per gli altri due giorni non mi farò irretire dalle proposte del super macho e dalle tentazioni del Rumbo, pesca, pesca e solo pesca. Oggi Caibarien si avvia ad essere una nuova zona turistica con tutto quello che comporta, sulla carretera mare ci sono la barrera y el pedaje, le case particular viaggiano ai soliti 20- 25 pezzi a stanza, le aragoste e i gamberi hanno seguito il nuovo andazzo e las chicas hanno trovato un nuovo (o antico) modo di arrotondare. Per fortuna che adesso ci vado con la novia e non devo passare il tempo a respingere le tentazioni (sig...) Michel all'Havana Fox Molder - 15/05/2005 Noi (io e un amico) arrivammo all'Havana con l'ultimo volo atterrato al Josè Martì, Lauda Air, facendo a spallate in volo con l'huracan..... Era la mia prima volta e scendendo dall'aereo non feci in tempo a respirare a pieni polmoni (come le volte successive) gli odori, i profumi, sentire la botta di caldo afoso che ti toglie, per un attimo il respiro. Non feci in tempo perché il vento mi colse appena messo il naso fuori dall'aereo. Tutte le operazioni erano velocizzate, tutti avevano una gran fretta di mettersi al riparo..... Sbrigate le formalità uscimmo, e ci venne incontro il nostro "agente all'Havana".... un amico che lavora da anni là. < A'n ghi mia ed conisiò !! > (non avete di testa - ndr.) < non sapevo se arrivavate o no, ma siete pazzi a viaggiare con l'uragano, è brutto....farà danni! > ci disse, deciso. Noi lo guardavamo instupiditi, ci aveva accolto con la stessa veemenza dell'uragano, sinceramente preoccupato per noi. Dopo i rituali saluti ci affrettammo a cercare una macchina, lasciammo volentieri fare a lui, era la prima volta, non eravamo nemmeno capaci di metterci le braghe da soli, a Cuba. Il viaggio verso la casa che ci avrebbe accolto al Vedado (bellissima) lo ricordo poco, molte parole, la mia curiosità mi portava a guardarmi continuamente attorno...troppe informazioni tutte insieme.... Ricordo però il mio amico che ci disse < Quand a'n vrema miga ch'i capisèn col cà dsèma, parlèma in pramzàn...n'al capisèn mia....l'italià sì! > (quando non vogliamo che capiscano quello che diciamo parliamo il parmigiano, non lo capiscono....l'italiano si - ndr). Arrivammo alla casa, la prima cosa che mi colpì furono le finestre con delle strane X. Automaticamente pensai che fosse per segnalare la presenza del vetro, come nelle case in costruzione, ma l'amico ci spiegò che era un semplice modo per impedire che le finestre, rompendosi andassero in mille pezzi dentro la stanza. Entrammo di corsa (spinti anche dal vento, che già tirava fortissimo) ci accolsero in casa con una cordialità che mi colpì. Facemmo appena in tempo a sistemarci nelle stanze, bellissime, che il primo apagon ci diede il benvenuto "siete a Cuba.. abituatevi" una voce nella testa suonava così. Un attimo di sorpresa ma fecero subito apparizione le candele. 11 ore di viaggio, ma non avevo sonno. Una sciacquata, veloce... (l'acqua era fredda....poca, l'acquedotto andava a sighiozzo) Ci adattammo a mangiare qualcosa di freddo... il gas era stato tolto per precauzione.... Eravamo lì, nella penombra, impazienti di fare qualcosa...impossibilitati a farla dalle condizioni del tempo fuori. Giungemmo ad un compromesso... Siccome non pioveva, ancora, saremmo usciti e andati lì vicino a cercare qualcosa da bere. L'unico posto aperto e funzionante era l'Havana cafè, sotto il Melìa Cohiba. Ci saranno state 15 persone dentro, compresi i baristi e i camerieri...ci guardarono sorpresi. Mi affascinò il locale....un aereo...macchine americane d'epoca, mi piaceva..... Un mojito, con poco ghiaccio... (soliti motivi di carenza di elettricità, non potevano fare il Daiquiri frozen) poi di nuovo a casa...( Per la cronaca, non c'erano le "abituali frequentatrici" ). Cominciava a piovere....poche centinaia di metri, fatti quasi di corsa, ma arrivammo inzuppati. Il nostro amico ci salutò velocemente, cogliendo al volo uno dei pochi taxi che, chissà perché, circolava e tornò verso la sua casa. Eravamo soli... non proprio... questa volta c'era davvero Michel con noi. Passai la notte dormendo tranquillamente nel lettone a baldacchino, alla mattina guardai fuori. Pioveva, gli alberi erano scossi dal vento ma niente di eccezionale. Mi dissi < E' poco di più di un forte temporale a Parma...anzi da noi spesso grandina...> Due giorni così, passati senza acqua, luce, e gas chiusi in casa. Poco da fare, nemmeno le carte... L'unico svago, guardare fuori dalla finestra. Da una si riusciva a guardare in direzione del Malecon. Lì lo scenario sembrava cambiare. Era decisamente affascinante il gioco cromatico della scala di grigio del cielo, intervallato dalle chiazze di bianco/spuma dato dalle onde che si abbattevano con forza e spazzavano il Malecon..... Strana sensazione.... lì mi accorsi di essere invecchiato.... pensai < Lo sai che una volta saresti stato là. Magari legato da qualche parte, ma saresti stato là... a fotografare ! > Intanto provavamo a comunicare con la dueña che ci accoglieva. Intuimmo che non era particolarmente preoccupata. Le notizie dicevano che Michel aveva deviato il percorso ed aveva colpito solo di striscio, l'Havana.... Matanzas, Varadero e zone limitrofe sarebbero state meno contente.... in quanto colpite in pieno dalla furia. Dopo due giorni uscimmo. I danni non mi sembravano tanti... Qualche ramo a terra, foglie, tanta acqua ovunque.... Ma girando un po' mi accorsi della differenza. In pratica i maggiori danni pareva fossero nelle strade che correvano parallele al Malecon, nella direzione del vento, le strade che scendevano verso il Malecon sembravano meno colpite. Pali divelti, fili a terra, in una piazzetta un albero che in 5 non si poteva abbracciare sdraiato a terra. Altri più piccoli spezzati. Mi divertì, dopo qualche giorno, il fatto che quel gigante sdraiato era diventato una splendida, improvvisata fonte ludica per frotte di bambini festanti, per nulla intimoriti. Il Malecon aveva retto la forza delle onde... Solo qualche cedimento nel muretto. Le onde lo hanno sferzato per giorni... emozionanti... splendido vederle sovrastare le macchine che correvano come surfisti al centro dell'onda. Dopo un giorno la luce tornò regolarmente, così come il gas. Per l'acqua ci volle un po' di più. Frotte di "lavoratori volontari" trasportati da camion, si trovavano in ogni dove intenti a ripulire con mezzi di fortuna. Laboriose api operaie, solo un po' meno ordinate. Un camion Gru impennato, cercando di raddrizzare un pilone di cemento, la gente che osserva è chiamata a partecipare e fare da contrappeso... maledetta macchina fotografica... (e maledetto fotografo)... troppo tempo per estrarla e imbracciarla... quando sono a posto il tutto è già finito. Nei giorni successivi ci suggerirono di prestare molta attenzione a ciò che avremmo mangiato. Niente pesce. L'apagon c'era stato per tutti, anche per i Centri Commerciali. C'era la seria probabilità che derrate non integre venissero messe comunque in commercio. Non ci successe niente, ma il nipotino della dueña mangiò del pollo avariato e stava malissimo. Il nostro Bimixin gli fu decisamente utile (anche se temo che il resto se lo siano venduto al mercato nero). Il tormentone che creai in quell'occasione, nel mio stentato spagnolo suonava pressappoco così (premetto che mi chiamo Michele): " La ciencia dice que dos huracanes no pueden estar al mismo tiempo en el mismo lugar. Yo he llegado antes. Yo soy el verdadero huracán Michel ". Scusate se ho rubato il vostro tempo. BONSAI CUBANI Lazaro era da tempo che rompeva perchè tenessi un corso di bonsai alla Casa della Cultura ; non so come fosse riuscito a sapere , quattro anni prima , che trafficavo in bonsai ma il fatto sta che mi aveva arpionato e preteso consulenza e assistenza nel suo hobby. Nel tempo passato insieme a cortar plantas avevo appreso diverse cosette sulla situazione bonsaistica cubana e non ero molto entusiasta di farmi tirare dentro. La storia era incominciata anni prima quando la Cina in segno di buona volontà aveva regalato una consistente collezione di Bonsai a Cuba per un valore (in occidente) assai elevato ; mai decisone fu presa con tante fette di salame sugli occhi : la differenza di clima , l'assoluta impreparazione cubana nel campo, la lentezza nel decidere che era necessario inviare gente in Cina a specializzarsi aveva portato la collezione sull'orlo dell'estinzione. Il ritorno della spedizione di acculturamento bonsaistico aveva sia salvato le poche piante rimaste che creato un interesse nel paese; trasmissioni televisive corredate in alcune province da corsetti pratici avevano spinto la gente ad interessarsi e a cercare informazioni da varie fonti ; questo aveva dato vita a una situazione già esistente in altre parti del mondo : il contrapporsi di due filosofie, la cinese : radici esposte e drammatiche con piante lavorate in modo drastico ed esasperato e la Giapponese con radici ordinate e naturali e piante con forme gentili ed eleganti . Le due tecniche erano già ai ferri corti ; alle varie mostre e raduni, organizzate è chiaro dalla fazione cinese supportata dall'approvazione statale, i club e la gente che seguiva l'altra modalità era emarginata e snobbata ; ora il mio amico voleva che io entrassi in questa corrida ; con la mia preparazione potevo solo pendere verso la tecnica giapponese e la cosa non mi solleticava. Avevo conosciuto a Ciego il regresado e visto le sue piante; il tipo teneva pure corsi alla televisione di Ciego, la boveria evidente, la presunzione e la mancanza di esperienze valide spacciata per sapienza mi avevano irritato e spinto per contrapposizione ad accettare la proposta di Lazaro, avessi saputo a cosa andavo incontro sia dal punto di vista economico , di tempo buttato e arrabbiature, avrei fatto molto meglio a raccattare le canne e andare a pesca. La parte logistica : trovare allievi, accordarsi con la Casa della Cultura spettava a Lazaro; a me spettava reperire le piante, i contenitori, perchè a Cuba parlare di vasi e ancor più di vasi per bonsai era assurdo e fare fotocopie dei testi che avevo regalato al mio amico. Due viveros si contendevano l'onore di fornire piante per gli hotel , i giardini comunali e per i bordi delle strade ; al primo visitato il rifiuto è stato netto e definitivo : non vendevano ai privati, per cui di corsa alla Casa della Cultura, loro non potevano dare l'autorizzazione , bisognava inoltrare la domanda al poder popular della provincia e alla sezione del ministero della cultura , in parole povere ciccia. Per cui via verso l'altro vivero, grande potere del Permiso Verde ($) , con una cinquantina di dollari porto a casa ,con due viaggi di carro e uno di coche , una quindicina di ficus di buon tamagno e recluto anche due allievi che uniti agli otto reperiti da Lazaro portano al ragguardevole numero di dieci gli studenti. Il problema dei vasi all'inizio pare insolubile : l'unica empresa tiene vasi di dimensioni faraoniche , sbrecciati e così poco cotti che si sciolgono solo a guardarli, non immagino cosa possa succedere se verranno bagnati, oltretutto i prezzi sarebbero un furto anche in Italia . Lampo di genio !, dato che saranno solo provvisori per allevamento e che poi dovranno essere sostituiti con i definitivi , delle zuppiere di plastica che ho visto nelle tiendas, con qualche buco sul fondo, potrebbero servire alla bisogna. Per recuperarne una dozzina devo girare tre tiendas e sopportare lo sguardo allibito delle commesse; con una trentina di dollari mi ritrovo con un assortimento di vari colori dal rosellino pallido passando dal verde speranza sino ad arrivare al blu cielo; rabbrividisco allo spettacolo ma tanto c'è e mi devo accontentare; il recuperare il vaso definitivo sarà un problema che spero di non dover mai affrontare. Il filo di rame che serve per dare forma ai rami viene reperito in talleres che riparano motori elettrici ; gli utensili sono un altro interrogativo, oltre a quelli che ho portato per il mio amico, non ce ne sono e reperirli qui oltre all'eventuale costo miliardario è impossibile, per cui altro giro di acquisti : qualche forbice di latta, un paio di tronchesi senza filo e una cesoia di giardiniere che deve essere stata dimenticata da Batista completano gli acquisti. La terra per i rinvasi è un'incognita ,non esiste nulla di utile devo ingegnarmi a realizzarla : vari viaggi al campo, furto di ghiaia da strada in costruzione, ricerca di sabbia fluviale e non marina, impastare il tutto e finalmente sucio come un cochino completo la raccolta del necessario. Arriva il gran giorno, sotto gli occhi allibiti dei frequentatori della Casa della Cultura, inizia il trasporto di tutta quella paccottiglia sino ai tavoli che gentilmente hanno messo a nostra disposizione in un meraviglioso patio ombreggiato; via e vai di curiosi che commentano la locura dello yuma. Inizia : si studiano le piante , si decide la forma , si tagliano i rami che non servono, si puliscono e si tagliano le radici, sono prodigo di consigli presenti e futuri, abbono, innafiature ,potature , rinvasi ecc. ecc. Gli spettatori vanno e vengono, commentano e ridono ; a questo punto arriva il cinesista di Ciego, Lazaro per gentilezza l'aveva invitato ma speravamo in una sua assenza; come arriva incomincia a pontificare e criticare : le radici non danno forza al tutto, le curve non sono nette, troppi rami, troppe foglie, il maestro tale dice questo, il talaltro consiglia e lui disapprova. Sono paziente ma incomincio a fumare ; la tecnica cinese non ha un 10% di praticanti in tutto il mondo, è considerata superata, volgare e troppo aggressiva con le piante e questo descarado viene qui, durante un mio corso a dileggiare e sminuire il mio lavoro; Labaro sa che sono paziente ma se mi accendo e scoppio il quattro Luglio sembrerebbe uno scherzo ; forse mi ha letto in faccia o da come stringo la cesoia ha capito che mi piacerebbe cortare qualcosa al tipo, in modo che al mondo sia risparmiato il dispiacere dei suoi discendenti. Diplomatico , al fine di evitare uno scontro fisico/politico/internazionale me lo leva dalle palle portandolo a bere qualcosa e a discutere delle prossime mostre; finisco il corso , saluto tutti e mi eclisso rapido per non correre il rischio di incontrare il bovo perchè sembra che qui un abbattimento non autorizzato possa costare una dozzina d'anni di gabbio. Sono contento di aver compartito con gli allievi, che continuerò a seguire ogni volta che vengo all'Isola, ma sotto sotto sono irritato di essermi lasciato coinvolgere in una faida che ancora continua e che penalizza sia come mancanza di aiuti che con veri e propri boicottaggi chiunque non la pensi come il ChinaBovo. Continuo a portare attrezzatura e testi sperando che prima o poi le cose possano cambiare e che anche la libertà di scegliere che forma dare alle proprie piante abbia un suo spazio. Giordaloco dal forum il 16 maggio 2005 http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=4506&idd=3282 LA TELEFONATA Mi scuso subito con gli esteti della lingua cubana per gli strafalcioni che andro' a proporvi ma da buon Yuma con molti viaggi ma tutti per periodi brevi la lingua e' quella che e',sopratutto se scritta....(dove non ci arrivo uso l'italiano) Abbiate pazienza. Telefonata di chiunque di noi verso novia/amica/diversa/quelchevipareavoi. 2 minuti di squilli.... "dime" BUENAS TARDES SENORA,SOY MILCO DA ITALIA,ES POSSIBLE HABLAR CON LIDIANNIS? "eeeeeeehhhhhhh......chi habla....?" SENORA SOY MILCO UN AMIGO DE LIDIANNIS.....ES POSIBLE HABLARLE......? "aaaaaaahhhhhhh......my amor......como estas? ahora stai in Cuba....?" NNNNOOOOOOO!SOY IN ITALIA.......MAMITA.......LIDIANNIS ESTA O NON ESTA? "perate e non te vaia ........ahora vo a mirar......." Rumore di ciabatte strascicate sul pavimento,sullo sfondo si sente la tele accesa e il barba che per la sedicesima volta nell'ultima mezzora ripete,sbagliandolo,il prezzo del latte...... 1 minuto di silenzio........poi un urlo "lllllliiiiiiiiiiddddddddiiiiiiiiaaaaaaaaannnnniiiiiiiiiiiissssssssss" Passano 4 minuti passati da noi a sacramentare per il grano che,inutilmente, per l'ennesima volta stiamo spendendo...... Rumore di ciabatte che si avvicinano....... Altro minuto di attesa........ "no esta'" DONDE ESTA'? "salio'" SENORA....DONDE SALIO'? "no se......por el pueblo...." CUANDO REGRESA? "chi?" LLLLIDDDIIIAAANNNIIIIISSSSSS! "aaaahhhhh cico no se.....por la tarde......ma tu no tieni suerte......" PORCHE' NO TENGO SUERTE? "porche' lidiannis nunca sale por el pueblo......siempre sta alla casa.....a limpiare il cuarto......siempre sta con mi e tambien con la abuela........nunca sali por el pueblo." BUENO....NUNCA SALE MA IN ESTO MOMENTO NO ESTA'...... "seguro ma tu no tieni suerte la chica siempre mira la televisione no e' puta no e' jinetera como le otre......siempre sta alla casa...." MAH.......CUANDO REGRESA DILE CHE NECESITO DE HABLARLE.... "bueno ciao giuseppe..." SOY MILCO NON GIUSEPPE........ "aaaaahhhhh.....desculpa...milco.....ma como esta' giuseppe...? Clik.. By Aston Villa dal forum il 21.05.2005 http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=4506&idd=3325 3 anos de lejanìa Ieri sono passata da casa dei miei. Mio padre l' ho visto un po' giù d'animo. Sono 3 anni che è partito di Cuba e non è più tornato. C'è da dire che lui là non ha nessun famigliare, ma la nostalgia per la terra sì. Ha fatto una "poesia", non è un poeta, ma si è trovato meglio ad esprimersi così. Mi ha fatto tenerezza e la voglio compartire con voi. "3 anos de lejanìa" Como pienso en tì Cuba mìa. Pienso en tì cada noche y cada dìa. Pienso en tus calles, en tu gente con toda su algarabìa. Como pienso en tì Cuba mìa. El palpitar de tu sangre en tu lucha dìa a dìa. Son tu historia, tus momentos, guerras que tambièn siento mìas. Como pienso en tì Cuba mìa. Si me faltarà el recuerdi de tì en esta lejanìa, no tendrìa sentido la vida porque sigues siendo mìa. Tu verdor, montes y valles con toda su lozanìa, son la envidia de otras gentes. Como pienso en tì Cuba mìa. 6 junio 2005 Antisalsa dal forum il 7 giugno 2005 (discussione tre anni di lontananza). Le mie emozioni Fulmix - 07/07/2005 Forse perchè già un po' mi manca, forse perchè mi è stato detto di farlo o forse perchè è bello che lo faccia, provo a battere due parole su quello che sono state le mie emozioni, le mie sensazioni e riflessioni del mio primo viaggio a Cuba. Dopo tre mesi di attesa e di preparazione, arrivai per la prima volta a Cuba nel maggio 2005!! Sognavo di intraprendere questo viaggio solo dopo alcuni anni lavorativi, trattandosi di un viaggio intercontinentale, con una permanenza minima di 21 giorni che mi avrebbe permesso di visitare gran parte dell'isola e, soprattutto sognavo di visitarla nell'era di Castro o comunque subito dopo la sua futura scomparsa, consapevole che l'isola è in una fase di cambiamento e dunque un peccato non poter sfruttare questa occasione di vita. L'attrazione era una sola: la gente, o meglio il popolo cubano, con la sua storia, la sua cultura, le sue tradizioni, la sua arte, la sua musica, ecc., ecc.! Durante la fiera internazionale del turismo di Milano, girando nella sezione mondo, ci stava anche lo "stand" Cuba dove, al momento del mio passaggio, faceva degustare la bevanda "Havana Club loco" che io non esitai a provare anche con la scusa di un piccolo concertino, con tanto di balletto!! Durante la degustazione, notai che venivano estratti dei biglietti con i nominativi di persone che ahimè avrebbero vinto dei viaggi! Il primo premio era destinato a Cuba! Non esitai minimamente a partecipare all'estrazione il giorno dopo, ed il risultato si conosce! Il viaggio era di una settimana è pensai subito cosa avrei potuto fare in così tanto poco tempo! Un minimo di preparazione prima di intraprendere un viaggio occorre e grazie al forum ciò è stato possibile! Sono cominciate così tutte le mie immaginazioni, quelle "cartoline mentali", tipo stereotipi che ci frullano nella mente prima di giungere in un posto nuovo. Arrivato a Milano, nell'area gruppi rimasi meravigliato dalle tante persone che andavano a Cuba (Cayo Coco, Cayo Largo, Habana, Holguin); questo solo qualche ora prima del mio volo. Ma pensandoci, era normale visto che il ministero stima presenze turistiche annue che superano i due milioni di visitatori! Mi torturavo comunque la mente perchè volevo conoscere le motivazioni che spingevano questa bella gente a recarsi sull'isola, questo forse perchè in me non vi era nessuna motivazione visto che mi consideravo un turista accidentale che per caso mi trovavo a visitare quel luogo. Durante l'attesa del mio imbarco, constatai che ero il più giovane a viaggiare da solo, perchè la maggior parte dei "solitari" (e non erano pochi, ed un po' sospetti) facevano parte della fascia della terza età! Come normale per me che fosse, salii sull'aereo per ultimo, prima di abbandonare terra italiana! Ero seduto affianco, mi sa, ad un brutto pedofilo, con il quale non mi sono sentito di socializzare! Arrivato all'aeroporto dell'Havana, dove ci hanno fatto scendere per rifornimento carburante, per lo scarico e il carico di nuovi passeggeri, rimasi sorpreso per le sue ridotte dimensioni e dai prezzi! Nonostante siamo a cuba e vabbè che siamo in aeroporto acquistare non è conveniente! Arrivato ad Holguin, rimango subito sorpreso dal mare di folla che attende i propri cari! E' stato il primo assaggio ed il cuore si è riempito di tanta felicità nel vedere la loro attesa con così tanta gioia! Una vera e propria festa! Salito sul pulmino anni 50, mi apprestai allo spostamento verso il villaggio di circa due ore! Era notte, ero stanco, e davanti a me percorrevo strade solitarie buie e strette, passando ogni tanto da paesini che sembravano abbandonati!! Potevo solo notare con tanta ammirazione la bella pubblicità di quei grandi cartelloni che non hanno niente a che vedere con i nostri brutti e sporchi manifesti che "imbrattano" le nostre città! Di solito ad ogni arrivo ho tanta adrenalina; quella volta stranamente mi si chiudevano gli occhi, ma un pensiero tenevo a capo: ERO A Cuba! Della prima settimana nel villaggio ho potuto constatare il loro modo di lavorare; davvero impeccabile, dall'infermiere alla cameriera, dal cuoco alla sicurezza, dal bagnino al giardiniere ecc., ecc. lavorano, sudando sotto il sole, e nonostante la tanta fatica con un sorriso o uno sguardo profondo carico di spirito ti sorridono, esaurendo un po' del mio imbarazzo nello stare, davanti a loro, beato in vacanza (..a pensare poi che guadagnano così poco!). Visitando il cimitero di Santiago accompagnato da un'ottima guida, ho potuto conoscere alcuni dei tanti personaggi che hanno fatto la storia dell'isola, ed è forse da loro, pensai, che nasce la loro straordinaria forza d'animo!! Le persone che cercavano di avvicinarmi ce ne erano parecchie; quando ci riuscivano rimanevo colpito solo dal fatto che davano tutto se stessi per ricevere qualcosa in cambio. Alcuni, invece, che si esprimono con gli occhi, altri invece che ti guardano con senso di disprezzo, forse perchè pensano che sei l'uomo più ricco e a quanto puoi, forse, secondo loro, essere fortunato. Le persone anziane, rassegnate, non le ho avvicinate solo perchè non sapevo parlare, ma mi sarebbe piaciuto avere una loro opinione sulla Cuba attuale e su quella futura, che verrà. I giovani, nutrono molto speranze nel futuro mentre avevo paura delle scolaresche! Una volta trovandomi in mezzo alla piazza son voluto scappare, perchè mi trasmettevano con i loro modi distratti quell'attenzione alla quale ,penso, non avrei resistito!! Tutti però, nel bene e nel male dei loro pensieri, ti facevano sentire importante! E si facevano in mille perchè questo accadesse! Questa è la mia Cuba! Un popolo educato, istruito, molto amico e sincero fra loro! E' vero che sta cambiando e aumenta il numero di persone che cercano interesse dal turista, ma è pur vero che si incontrano ancora molte persone che ti fanno felice per quanto è bello vivere senza nemmeno una parola, con un semplice sguardo, a volte con un sorriso celato spesso da un senso di tristezza, ma sempre con un sentimento di gioia e di felicità. E' un "rimasuglio" della cuba di ieri, ed è giusto anche che cambi! Mi auguro che le nuove e future generazioni non perdano il loro magnifico senso di appartenenza e che comprendano quanto possa fare differenza! Più sincero è vero rimarrà, più il turista sarà ben contento di aiutarlo! Più penserà ai suoi interessi economici, più il turista si annoierà e più i rapporti si affievoliranno. Mi aspettavo molto povertà considerato che ero nella provincia forse più povera di Cuba, così non è stato! Son passato dalle case dei contadini dove lì si che non se la passano bene, ma non fermandomi ho potuto solo ammirare le loro belle abitazioni. Sono rimasto anche contento dal lavoro che, nel bene e nel male, sta conducendo la politica di Castro (sto parlando dal mio punto di vista, cioè da turista) e comunque non ho mai sentito pronunciare il suo nome da nessuno. Concludo questo prolisso racconto, affermando che Cuba è molto difficile viverla la prima volta! Se non ci si sa muovere, si possono spendere tanti soldi! Questa è stata la mia CUBA, dove il tempo sembra che si sia fermato! Non conosco il Messico, le Bahamas, la Repubblica Domenicana, mai stato nei paesi del Sud America, solo, in qualche capitale europea, ma Cuba penso sia difficile che possa essere meno bella delle altre! Esistono sicuramente posti meravigliosi, e forse anche più belli che mi auguro di poter visitare. ma non penso sarà possibile rivivere le emozioni che Cuba gratuitamente e genuinamente trasmette. Grande Cuba! http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=4506&idd=3633 EL DIA DELLA PICUA Giordaloco dal forum il 15.07.2005 Era l'ultimo giorno di pesca che mi sarei potuto permettere; il caro Dennis avrebbe fatto il suo ingresso a Cuba Venerdì notte e a me restava solo giovedì per l'ultima pescata; non che i segnali fossero buoni, già il giorno prima i pesci si comportavano in modo strano: mangiavano poco e s'imboscavano in prossimità delle isolette coperte di mangrovie e a stanarli c'era da perderci letteralmente il sangue visto i nugoli di zanzare fameliche che stazionavano nei pressi. Altro incaglio il "Jefe" della pesca, unico autorizzato a ricevere i dindi e la prenotazione a Moron non si era fatto vedere durante la serata in quanto era in riunione tecnico gastronomica a Ciego de Avila e sarebbe stato reperibile direttamente sul luogo di pesca l'indomani "tempranito tempranito"; cosa preoccupante in quanto il PRESTO per un dirigente cubano ha connotati alquanto dubbi. Ultima chicca il servizio meteo prevede temporali sparsi per la "tarde, ma sono o non sono un eroe. E, complice l'ansia di prossimo ritorno in Italia (quando pescherò la prossima volta ?) decido di tentare. Mattina ore cinque la guida mi comunica il primo problema: nessuno (leggi Jefe) ha avvertito il "lancero" perciò tocca a noi andarlo a recuperare e portarlo sul posto; lo buttiamo dal letto, mentre mentalmente maledico l'organizzazione cubana pensando al tempo perso lì e quello che perderò, mentre prepara la barca. Le ore migliori per la pesca stanno passando, mentre divoro i 70 chilometri che mi separano dall'imbarco a velocità folle schiacciando granchi ed evitando buche che se colte, potrebbero causare il divorzio definitivo tra macchina e ruote; per fortuna le conosco bene e le principali le evito. Ore sei e mezzo, scarico il lancero davanti al pontile, mentre un nugolo di moschitos affamati entra in macchina, proseguo verso il centro di pesca sopportando stoicamente le azzannate zanzaresce, prima di scendere mi cospargo totalmente di autan e finalmente vado alla ricerca del Jefe. Come mi aspettavo il suo tempranito non coincideva col mio; mentre prendo un caffè con sottofondo di ronzii vari mi diletto a pensare a 2300 modi vari per seviziare il responsabile dei ritardi che farà la sua comparsa solo dopo un'ora. Imponendomi di restare calmo intavolo la discussione in modo da poterne almeno ricavare un tornaconto economico visto che le ore migliori se ne sono andate; devono aver fatto fare un corso speciale ai dirigenti cubani che gli addestra a sorridere anche quando il cliente li subissa di improperi e tira in ballo la loro discendenza risalendo ai conquistadores; dopo avermi concesso uno sconto di 20 dollari assicurandomi che è un piacere fattomi direttamente da Fidel autorizza l'uscita e mi passa il contratto con segnato il 50% dell'importo, chiaro dove finirà il resto. Ore otto e trenta, siamo in una laguna con una profondità non superiore al metro nel cui centro c'è un bucone enorme profondissimo normalmente frequentato dai Tarpon e, infatti, eccoli lì a delfinare, bestiacce di 30/40 chili che sporgono le schiene a decine, dalla tensione le dita fanno fatica a gestire l'attrezzatura, ma finalmente l'artificiale vola nell'aria e si abbatte al centro del branco; il corpo è gia tutto in tensione per controbattere la sicura abboccata con successivo volo fuori dall'acqua della bestia ... i secondi passano e ... nulla !!! ??? Strano, quando gli cadi addosso il 90% delle volte picchiano duro. Si va alla ricerca e si riprova: stessa scena, si prova di tutto: Jig, Minnow di tutti i tipi e marche, Popper, Ondulanti; il risultato sempre quello: niente, non vogliono saperne di attaccare; dopo un'ora desistiamo e proviamo altro. Durante il trasferimento, fatto a velocità di traina, attacco tre barracuda di buona taglia e due piccoli (guaguancio) che sono rilasciati, il morale sale e le speranze pure; arriviamo ai soliti fondali rocciosi con pietroni enormi e l'entusiasmo è alle stelle: l'artificiale è seguito da gruppi di Pargo e Cubere di taglia mega. Ma i malfidati non vogliono collaborare: seguono, fintano attacchi e se ne vanno; inutile cambiare esche il risultato è sempre quello: Niente. Ore dodici , sole a picco, caldo bestiale , sei o sette posti battuti, sette o otto barracuda ma niente altro, sembra che il pesce pregiato sia in sciopero causa arrivo ciclone; unica nota divertente : una Rubirubia poco più grande dell'esca (18 cm) rimane allamata e durante il recupero vedo un barracuda avvicinarsi ; apro l'archetto e la lascio al suo destino; la picua azzanna e parte , la lascio allontanare e masticare tranquilla , dopo una ventina di metri la stoppo e ferro : presa!!! ; offesissima salta fuori dall'acqua e si esibisce in voli spettacolari nemmeno fosse un tarpon; una lotta discreta visto che al peso dichiarerà 14 chili. L'accaduto mi stimola a provare un'altro tipo di pesca: visto che ci sono le rubirubia in giro forse il vivo è la soluzione per la giornata no; detto e fatto, con uno jig giallo catturo cinque o sei pescetti sui 20/25 cm che sbatto in un gavone allagato, monto un finale a due ami per vivo e calo il tutto: nemmeno cinque minuti e il filo scorre e il pesce ferrato; la scena si ripeterà per tutte le scorte ma sempre e solo per i barracuda certo, di buona taglia, ma ormai stancano. A peggiorare le cose un insulso barracuda di non più di 5 chili mi fa esplodere letteralmente la canna in mille pezzi subito dopo la ferrata, d'accordo era vecchia, più di otto anni passati al calore Cubano e il sale e il sole l'avranno indebolita, ma una canna tanto gloriosa con alle spalle una storia di tarpon da 30/40 chili non meritava una fine simile, almeno fosse esplosa per una cubera maxi l'avrei capito, ma per una picua anemica non lo sopporto. Ore due, si sta avvicinando un temporale, il mare monta e l'acqua ci raggiunge; in poco più di 10 minuti scarica in barca non meno di 15 centimetri di pioggia e poi se ne va; più rinfrescati continuiamo la pesca; davanti a un promontorio ho un aggancio duro: parte a razzo e sfila buoni trenta metri di filo, tende al fondo e fa sperare in una cubera, dopo una decina di minuti non cede e non vuole saperne di risalire, sono tranquillo e me la giostro paziente, ormai è agganciata e non ho pauta di perderla, mai sicurezza fu tanto mal riposta, sparita; recupero l'artificiale e ho la conferma della cubera: Yo Zury 18 cm arancione con pancia oro con uno sfondamento da un cm da una parte e buco da mezzo centimetro dall'altra, inconfondibile segno di un dente di cubera. Mentre smoccolo abbondantemente cambiando l'artificiale il lancero gira la barca con l'intenzione di ripassare sul posto; senza nessuna speranza filo la lenza e mentre controllo la frizione un altro treno espresso parte alla grande quasi bruciandomi la mano; questa volta non dura molto, poche decine di secondi e non ho più niente in canna, recuperata l'esca anche questa mostra un buco di mezzo centimetro in testa e due buchetti da 3 millimetri dal lato opposto segno certo di cuberà, niente sbreghi o tagli tipo barracuda, forse era la sorella dell'altra; inutile riprovare non mangerà altro in quella zona. La giornata continua senza storia fra barracuda, temporali e calore; tirando le somme in barca ci sono 17 barracuda di buona e ottima taglia e un'altra decina sono stati rilasciati perchè piccoli o facilmente sdamabili; mentre la guida e il lacero filettano i pesci che saranno regalati o venduti o scambiati per futuri favori (è un problema loro) sfido gli elicotteri di combattimento e carico le attrezzature in macchina, causa prossimo arrivo di Tennis le mie avventure di pesca finiscono qui; questo giorno sarà ricordato da tutti come: " EL DIA DELLA PICUA " Cuba con Ninos wilcoxbabcock - 02.08.2005 preparativi: valigie morbide visto che avremmo avuto la macchina per quasi due settimane, poi i valigioni rigidi pesano piu' del contenuto... dopo un primo riempimento di cose essenziali siamo arrivati a una mega sacca piu' due trolley, un bagaglio a mano supercondensato con un cambio per ognuno di noi 5 (mai fidarsi dell'aeroporto di madrid dove avremmo cambiato), un bagaglio a mano con solo medicinali (antibiotici, non si sa mai a largo spettro per i bambini, betadine garze e cerotti normali e cerotto spray, enterogermina in quantita' industriale, aspirina, imodium, buscopan, un muscoril e un'altra cosa nel caso che mi si blocchi la schiena come fa di solito) => usati betadine e cerotti per i bambini e l'enterogermina sia per prevenire che per rimediare a qualche piccolo disturbo. Portatelecamera con una quantità industriale di caricabatterie (non credevo che fossimo cosi' dipendenti da cose che devono essere ricaricate di continuo) telecamera e macchina fotografica, rasoi elettrici pile di ricambio, microzainetto con penne pennarelli, zaino magico della mandarina dimia moglie tipo mary poppins dal contenuto non meglio specificato (in pratica credo un piccolo universo). Micropasseggino iperleggero superpieghevole recuperato non si sa da dove che e' stato utilissimo... Venerdì sera era tutto pronto.. abbiamo guardato la montagna i roba e ci siamo commossi al lamento delle cerniere che cercavano di tenere tutta questa roba all'interno... ci siamo guardati e abbiamo riaperto il tutto eliminando il 30% di maglie e magliette pantaloni, infilato una sacca vuota per ogni evenienza. Tenuto conto che avevamo pannolini per la notte per 3 settimane e magliette da lasciare a cuba cominciavo gia' a essere soddisfatto... Non so perche' ma al ritorno non si riesce mai a far rientrare tutto quello che si e' portato dentro alle valigie. Per il peso non ero preoccupato, Iberia non ha mai fatto problemi e comunque la mega sacca arrivava a 19,2 kg, solo il piu' grosso dei bagagli a mano superava i 5 kg Tutto pronto biglietti, vaucher, passaporti, indirizzi delle case e tutti gli appunti che mi ero fatto leggendo il forum, microdizionario italiano spagnolo, contanti carta di credito (con tanto di codice pin che perdo di solito tre volte all'anno), in piu' una poste-pay di emergenza caricata con 400 euro non si sa mai (ed e' servita). Itinerario alternativo per arrivare all'aeroporto di bologna per evitare gli ingorghi dell'autostrada della domenica mattina. Parcheggio p4 dell'aeroporto prenotato da piu' di un mese. Domenica mattina 10 luglio alle 8 si parte... pianificazione ottimale prima delle 10 siamo in aeroporto dopo aver parcheggiato l'auto e scaricato i bagagli... the fly meglio che spezzi un po' il resoconto... quando inizio a scrivere sono un po' prolisso... ho scritto un papirone solo per i preparativi... figuriamoci quando arrivo agli appunti di viaggio :-) check-in prima sorpresa quel simpaticone dell'impiegato dell'iberia quando gli do i biglietti e i 5 passaporti mi chiede lo stato di famiglia... lo guardo strabuzzando gli occhi e gli chiedo se sta scherzando... lui mi racconta qualcosa a proposito del fatto che i minori di 10 anni (2 su 3) devono risultare in qualche modo accompagnati da un genitore e siccome io potrei essere uno che per sbaglio ha lo stesso cognome dei bambini che li vuole portare a cuba per venderli al fiorente mercato dei bambini di Santiago, lui deve avere un documento che comprovi che io sono effettivamente il loro padre.. ok mi hanno fermato che ero' gia' sul bancone e stavo cercando di infilare l'omino dentro a una di quelle pellicole di plastica che usano per proteggere i bagagli... cominciano le telefonate.. lui che chiama i suoi superiori e io che chiamo tutti quelli che conosco che lavorano in polizia , sparo nomi grossi questore vice questore la supercazzola etc. anche se in realta' ho solo un amico che fa il poliziotto qua a Carpi e che al momento e' in ferie in montagna dove il cellulare non prende.... dopo 20 minuti dove sento quelli dietro di noi che stanno affilando delle lunghe lame e si stanno dipingendo i colori di guerra sul viso l'omino dice che i suoi superiori gli hanno detto che non gliene frega niente di dove andiamo a vendere i bambini per cui riusciamo a far passare i bagagli al check-in... finalmente si parte il volo per madrid vabbè si poteva spendere meno ma comunque ormai erano mesi che avevamo fermato quel volo con scalo a Madrid.. quello che non mi aspettavo da un volo di linea che parte all'ora di pranzo che ti facessero pagare 7 euro e 50 per un sandwich e 3 euro per una bibita.. posso capire ryan air ed easy jet che sono voli low-cost.. ma visto che gli abbiamo lasciato 4500 euro in 5 mi aspettavo almeno che mi coccolassero e mi baciassero per tutto il volo... arrivo a madrid dennis ha colpito, il boeing che arriva dall'havana ha 3 ore di ritardo per colpa di dennis... tre ore che diventano 5 di attesa in pratica nessuno ci prende in nota dopo essere andato a chiedere un po' di sostegno morale diverse volte al banco dell'iberia e aver ottenuto una scontrosa risposta tutte le volte di guardare il monitor, ho usato la solita tecnica di cercare di estrarre l'omino dal suo gabbiotto piu' che altro per scaricare un po' la tensione.. al che otteniamo uno spuntino gratis allo snack dell'aeroporto in attesa del volo. Fortuna che i bambini nell'attesa sono riusciti a dormire un po'.. nel tempo che non hanno dormito credo abbiano smontato meta' dell'aeroporto (io fingevo di essere in viaggio di nozze e di non avere figli...) the fly finalmente ci imbarchiamo, il mio mazzo di chiavi (tipo san pietro) con annesso microtagliaunghie che mi ero scordato di mettere in valigia fa impazzire l'omino del controllo.. mi domando che problemi potesse dare quando a bordo nella luculliana cena offerta da Iberia mi hanno dato un bellissimo set di posate di metallo, coltello compreso. Il volo passa lento i bambini dormono, la mia schiena si lamenta comunque alla fine riusciamo ad arrivare io e mia moglie mediamente stravolti i bambini sembrano freschi come delle rose e sono pronti a distruggere un altro aeroporto.... controllo passaporti col fatto che siamo arrivati all'Habana con tre ore di ritardo siamo arrivati insieme a quella che probabilmente era una flotta di invasione l'impressione era quella della folla a San Pietro durante i funerali del papa... a questo punto potrei cominciare a piangere e' mezzanotte locale, non so che ora possa essere nel mio paesello natale, ma il mio orologio biologico sta girando come un pazzo per cercare di dare n senso a tutto cio'. Nel momento piu' nero della disperazione si presenta un angelo salvatore nei panni di una gentile ragazza in divisa verde che raggruppa tutti quelli con bambini (diverse famiglie ci offrono decine di euro per affittare uno dei nostri tre, ma noi decliniamo l'offerta, non si sa mai quando ancora potrebbero tornare utili questi bambini) e ci porta oltre la fila direttamente al controllo... tutto bene in pochi minuti riusciamo a passare oltre il controllo.. comincio ad amare questa gente che ama i bambini e ha pieta' dei loro genitori. bagagli ovviamente i bagagli non sono nel nastro dove il monitor indica il nostro volo, ma sono in quello a fianco, ci mettiamo mezzora per scoprire la cosa, ma nel frattempo abbiamo il tempo di aspettare l'arrivo del passeggino che invece arriva sul nastro giusto (anche questo un bel mistero) habana ovviamente con le nostre tre ore di ritardo piu' l'attesa ai bagagli disperiamo che l'omino che ci doveva venire a prelevare all'aeroporto sia ancora li ad attenderci... comunque cambio un po' di euro al banchetto della cadeca li vicino al nastro dei bagagli, magari il fatto che li non ci fosse la fila e nello sportello in fondo alla sala ce ne fosse una immensa significava una differenza abissale nelle commissioni, ma l'idea di fare ancora attese mi avrebbe fatto cambiare anche 100 euro per 50 cuc. Usciamo trascinandoci le nostre tre valigie accolti da una folla esultante che ci offre bambini, sigari ragazze e taxi... ma no, forse sono io che sto gia' delirando per il caldo. Come per miracolo ci si avvicina un elegante e simpatico signore in tenuta da autista che ci riconosce (nonostante tutto eravamo difficilmente mimetizzabili con tre bambini al seguito e ne nostre valige) e ci infila su un moderno minibus dove passiamo immediatamente da caldo umido soffocante a una temperatura siberiana.. riusciamo a far mettere l'aria condizionata al minimo, ma probabilmente ci siamo gia' presi una polmonite fulminante che ci segnera' per tutta la vita.. E' poco piu' dell'una locale attraversiamo la periferia dell'Habana in un buio quasi totale.. siamo un po' sconvolti dal viaggio ma lo stesso riusciamo a vedere che c'e' un sacco di vita nelle strade capannelli di persone che si spostano a piedi in bici o che semplicemente stanno li a parlare tra di loro. Prime Impressioni Il fido Raul (credo che a cuba si chiamino tutti Jesus e Raul) ci porta al Palacio O'farril all''Habana Vieja. Avevamo prenotato tre giorni li, tramite l'agenzia, per fare un po' di decompressione. Salutato Raul arriviamo alla reception e ecco il primo scherzetto... ci raccontano una strana storia in cui mettono dentro un po di Dennis, un po' di lavori sul tetto e un po' altre cose nominando elettricisti e altri operai che stavano lavorando (all'una di notte? ma neanche a milano lo fanno) e in pratica le nostre stanze non ci sono...dovevamo essere molto stanchi perche' nemmeno mia moglie e' riuscita ad alterarsi ci sbattono su un taxi e ci spediscono al Presidente al vedado. Assicurandoci che al mattino seguente avrebbero inviato un taxi a recuperarci. Ho vaghi ricordi delle ore successive mi ricordo di aver infilato le bimbe nelle loro stanze brontolando qualcosa sul lavarsi i denti, di aver bevuto un numero imprecisato di acqua minerale (per quanto tempo Ciego Montero restera' impresso nella mia mente?) e di essere crollato mentre di fianco a me mia moglie mi stava dicendo sicuramente delle cose importantissime... La mattina seguente di buon ora dopo aver dormito giusto quelle 3-4 ore ci trasciniamo verso la sala della colazione (dopo scopriro' che nel cambio almeno ci avevamo guadagnato) ci nutriamo abbondantemente di frutti tropicali (mango pina e guayaba e qualcos'altro che probabilmente non scopriro' mai che cosa fosse) uova salsiccine strane, pancetta, formaggio e anche un paio di non meglio identificate cose dolci, mettiamo alla prova il nostro apparato digerente nonche' i fermenti lattici preventivi bevendo anche qualche succo abbondantemente annacquato. Ci dirigiamo poi tranquilli alla reception per chiedere se gentilmente chiamano l'O'Farril per farci mandare il taxi promesso... ci viene assicurato che entro 5 minuti il taxi sarebbe arrivato... (e qui iniziamo pian piano a capire come si misura il tempo a cuba...) dopo una mezzoretta abbondante in cui abbiamo visitato sopra e sotto l'albergo ancora un po' sottosopra per gli effetti di Dennis torniamo nella hall e richiediamo all'impiegata la quale ritelefona e ci riassicura che il txi sarebbe arrivato di li a 5 minuti. Nella mia mente si fa strada l'idea che probabilmente dall'O'Farril non arrivera' mai nessun taxi e visto che mentre ero davanti all'ingresso principale ogni 3 secondi ne passava uno che mi guardava speranzoso decidiamo di farci carico della spesa del taxi e fermiamo un simpatico signore coi baffoni che mi stava facendo la posta da almeno un quarto d'ora e ci facciamo portare all'O'Farril per poco piu' di 3 CUC. E li scopriamo che le nostre stanze non sono pronte, e li capisco che probabilmente la sera prima le avevano date via visto che l'aereo aveva ritardo e nessuno ci aveva visto arrivare... scarichiamo i bagagli e con ancora il fuso sballato ci avventuriamo nel contrasto stridente tra il Palacio O'Farril e la realta' dell'Habana Vieja. Ovviamente da bravi turisti prima volta a Cuba, Habana fai da te ci facciamo subito intortare dal giro in carrozzella, magari col senno di poi 20 CUC si potevano ampiamente contrattare... unico vantaggio il buon Jesus e il suo fratellastro ci intrattengono per un po' raccontandoci di essere uno studente di giurisprudenza e uno di medicina (anche se mi sarei affidato piu' volentieri nelle mani di Geronimo, il cavallo, che nelle loro) e ci raccontano di come sia dura la loro vita la'.. Io guardo i loro denti d'oro e le loro catene d'oro poi guardo a destra e sinistra e vedo un po' il resto della gente che vive nei vicoletti e comincio a nutrire qualche dubbio, comunque sono simpatici e non infieriscono cercando di venderci sigari,portarci in un paladar o altre cose che avremmo poi incontrato di li a poco :-). Ci dirigiamo sotto il sole cocente verso l'albergo sperando che ci abbiano preparato le stanze, come dice Giacomo siamo "sudati di sudore", ma gli unici veramente sconvolti siamo io e Cecilia, mia moglie, i bimbi sembra abbiano scorte di energia nascoste ed inesauribili. Finalmente in camera, la camarera riesce a preparare anche quella delle bimbe, probabilmente impietosita dal nostro stato, e ci buttiamo sul letto nei -25 gradi che il condizionatore ha fatto nella stanza. Il "riposino" dura fino alle 18:30, ormai non cerco piu' di sapere ch ore sarbbesto state da noi, so solo che avrei dormito altre 24 ore se me lo avessro permesso... Usciamo finalmente dall'albergo e ci immergiamo a piedi nelle stradine e nelle piazze ell'Habana Vieja, vorrei avere mille occhi, filmo qualcosa con la telecamera.. ma ho un po' paura di essere invadente e di violare l'intimita' di queste case di uno o due locali che si aprono sulla strada. Seguiamo la musica, io mi sono perso, ma Cecilia sa benissimo dove siamo per cui sono tranquillo... arriviamo in un cortile dove quella penso fosse una scuola di ballo sta facendo delle prove all'aperto, restiamo a guardare questi ragazzi che ballano ritmi molto afro poi ci mettiamo a cercare un posto per mangiare; evitiamo quelli che danno l'idea di essere troppo cari e troppo per turisti e finiamo in un piccolo ristorante doe in pratica ceniamo per 3 CUC a testa, ovviamente moros y cristianos con pollo, o cerdo, Cecilia prende il pescado che si rivela una specie di filetto di merluzzo impanato e probabilmente fritto nel colesterolo puro... anche se ho sentito dire che a Cuba non esistono problemi di colesterolemia... forse non sono mai andati a mangiare in quel ristorante :-). Qui facciamo la conoscenza coi primi refresco Lemon, con la Tu Cola, insomma diventiamo dei fans sfegatati della Ciego Montero :-) Dopo mangiato la temperatura si abbassa e un leggero vento aiuta a stare meglio, ci facciamo una passeggiata sul corso principale calle Obispo, Ovviamente duriamo poco abbiamo la faccia da turisti freschi freschi e ci avvicina Fernando (l'unico cubano che ho conosciuto che non si chiamasse Raul o Jesus) che comunque con fare molto gentile si autonomina nostra guida e ci racconta un po' del suo modo di vedere l'habana e cuba in generale, ci racconta che lavora in una industria farmaceutica dove producono farmaci per la cura di varie malattie, diabete, ipercolesterolemia etc., poi ci racconta un po' di storia di Cuba, la storia dei palazzi che vediamo ci regala anche il biglietto da 3 pesos rosso con l'immagine del Che, non ci ha proposto ne di andare in un paladar ne di comprare sigari, alla fine della serata gli ho offerto alcuni pesos ed eravamo tutti soddisfatti, noi cominciavamo ad orientarci e lui aveva fatto la sua serata... Belli stanchini ce ne torniamo all'Hotel a dormire, il giorno successivo giornata di scarico tensione e gita alla playa dell'Est (come poteva mancare?) Siamo ancora un po' rintronati dal viaggio dal fuso, e da questa marea di odori e sensazioni nuove che ci offre l'Habana Vieja, sembra a volte di camminare in un altro mondo e in un altro tempo Playa dell'Este Un giorno di mare ci vuole, anche per mettere su un po' di colore.. altrimenti diventa impossibile passare inosservati, ci alziamo piu' o meno di buon ora (jet lag permettendo) e cerchiamo un taxi... non ho ancora ben chiaro come funzionino le cose, ma per andare a playa dell'Este ci vuole un taxi regolare, chiediamo a un tassista che ci dice indicativamente 15 CUC, e in effetti arriviamo alla playa che il tassametro segna esattamente 15 CUC. Peccato che per eccesso di sicurezza abbiamo lasciato i passaporti in albergo.. forse pensavamo di essere a Varadero,cosi' non possiamo andare a Tarara'. In ogni caso non e' un problema facciamo il tunnel e in breve il tassista ci porta sulla spiaggia, e rimaniamo d'accordo per farci tornare a prendere verso le 14. Sono ancora evidenti i danni di Dennis, ma allora ancora non eravamo passati da Trinidad, li all'Habana non era successo nulla confronto al macello della parte Sud del'isola. Montiamo la nostra microtenda sulla spiaggia e... ... e ci rendiamo conto che non abbiamo preso niente con noi da bere e da mangiare.. prima regola, se sei un turista mai girare per cuba senza una adeguata scorta di acqua. Nei giorni successivi all'Habana useremo piu' acqua per bere che per lavarci :-). Ovviamente io mi ricopro di protezione totale super-ultra adatto anche ai bambini.. ci mancherebbe solo che mi ustionassi al primo giorno di mare :-) Sulla spiaggia stanno lavorando per ripulire e sistemare i danni di Dennis, il barettino della spiaggia e' chiuso, e non hanno nemmeno acqua calda...ma poco importa, il mare e' bello e cerchiamo di risolvere un problema alla volta... dopotutto siamo a Cuba. Il problema del cibo si risolve da solo come evocati per magia dal nulla appaiono due ragazzi che un cestone tipo quelli da fornaio pieno di panini. mi avvicino e chiedo nel mio fluentissimo spagnolo quanto costano... due pesos.. Ovviamente non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello che si tratti di Moneda Nacional, gli allungo due pesos convertibili e mi ritrovo con una montagna di panini da sfamare una divisione corazzata... chiedo per il bere e loro mi indicano in lontananza le strutture di un grande albergo, e mi dicono che li hanno la corrente e anche roba fresca da bere... Ci avviamo col piccolo mostro abbandonando le fanciulle tra le onde e ci facciamo una bella passeggiata sulla spiaggia veramente poco affollata. Arriviamo a un piccolo baretto che in qualche modo ha della roba fredda da bere ci dissetiamo e ripartiamo per portare i refresco alla truppa che incurante del caldo continua a sguazzare nell'acqua. Il mostro cammina tranquillo giocando tra le onde.. meglio non so se sarei riuscito a portarlo in braccio.. il caldo comincia a fare effetto.. Ormai e' l'una passata la temperatura per noi turisti bianchicci (in pratica per me) sta superando i livelli di guardia.. il quel momento il nostro tassista come per segno divino appare sulla spiaggia con un'ora di anticipo.. e viene accolto con grande sollievo, raccogliamo armi e bagagli e ci facciamo riportare in Hotel, doccia e pisolino per Giacomo.. che si trasforma in una dormita collettiva.. ultimo colpo di coda del Jet Lag. Ultime ore all'Habana Dopo la semidisidratazione a Playa dell'Este torniamo in Hotel e diamo l'ultima botta al Jet Lag facendo un riposino fino alle 18:00. Stiamo ricominciando ad assumere sembianze umane..a parte me che nonostante la protezione totale usata con abbondanza assomiglio a un'aragosta... Mentre cerchiamo di sistemare le cose per i giorni successivi che passeremo in giro per Cuba scopro che mancano all'appello i miei appunti per il viaggio raccolti durante la lettura del forum, tutti gli indirizzi della Case particular e tutte le mie note di viaggio...anche il nostro micro dizionario di spagnolo e' sparito.. probabilmente lasciato su un tavolino dell'Hotel presidente... poco male ci arrangeremo andando un po' alla ventura... al massimo sulla Lonely Planets e sul librino della National Geographics qualche indirizzo ci sara'... poi mi sento molto fiducioso ed ottimista... Cerchiamo di riuscire a vedere un po' di Habana Vieja.. non possiamo continuare a fare dei pisolini di ore e ore... Le bimbe sono affascinate da queste vecchie macchine americane, che in alcuni casi sembrano dei mostri preistorici che eruttano fumo. Passeggiamo un po' per i vicoli che pian piano si stanno rianimando dopo la calura del giorno.. i bidoni della spazzatura sono pieni, probabilmente lo strato di mosche serve anche da coperchio e limita l'uscita degli odori :-)... pero' devo dire che ho visto molte citta' italiane in condizioni ben peggiori. Ci dirigiamo sull'Obispo.. cerco una libreria per comprare una cartina stradale e un nuovo dizionario.. anche se finora tutte le persone con cui abbiamo parlato sono state gentilissime e hanno rallentato la loro parlata fino a permetterci di capirli con facilita'.. il mio spagnolo si limita a poche frasi rubate ai fratelli Righeira "vamos alla playa" , oppure "senorita muy hermosa, te quiero mucho" (ma questa non credo sia il caso di utilizzarla per non essere scoticato vivo ), e riesco comunque a farmi capire. Troviamo la libreria dove compro il dizionario "Italiano/Cubano" che avevo visto anche in italia e lo pago 4 CUC (in italia costava circa il doppio), meno fortuna per la cartina stradale.. ne trovo una veramente poco dettagliata, ma il convento non passa altro... solo l'ultimo giorno a Varadero riusciro a trovare una cartina stradale di cuba decente.. ma ormai era troppo tardi. Arriviamo al Parque Central , l'immancabile monumento a Jose' Marti' e un sacco di bambini che giocano. I mostri riescono persino a vincere la loro timidiezza e a fare amicizia con alcuni bambini che stanno saltellando su e' giu' per il monumento a Jose' Marti'. Ci dirigiamo verso Habana Centro... sulla strada veniamo intercettati dall'immancabile Jesus di turno, devo dire che e' stato un vero professionista, onore al merito, non so come mi sono trovato a parlare con lui come se fosse una vecchia conoscenza, la tattica deve essere collaudata e perfezionata da tempo, visto che sono in compagnia di moglie e figli ecco apparire anche la sua fidanzata e ci ritroviamo a camminare come vecchi amici per l'Habana Centro. Ci racconta di Cuba, del suo lavoro (qualcosa che ha a che fare come tecnico del suono) del fatto che lui e la sua fidanzata hanno un bambino, di come a volte sia difficile vivere a cuba, ci chiede se abbiamo per caso portato qualche giornale italiano con noi dall'aereo, perche' vorrebbe tenersi informato su cosa succede nel mondo e li a cuba e' difficile riuscire ad avere "informazione non ufficiale". Alla fine non so come non so perche' (forse per il fatto che non avevamo ancora cenato )ci siamo fatti portare a un Paladar dietro al campidoglio. All'interno l'impressione non e' il massimo del positivo... anche se molte cose rivisitate col senno di poi assumono significati diversi... ci sono tre tavoli, uno e' occupato da una ragazza mulatta giovanissima in compagnia di un attempato turista, all'altro ci accomodiamo noi.. i due ragazzi dopo averci accompagnato fanno per andarsene, dopo tutto quello che ci hanno raccontato sui loro problemi, mi viene istitintivo chiedergli se si vogliono fermare e mangiare con noi... i due un po' imbarazzati accettano e si siedono con noi...E ora ecco la sorpresa.. la senora del paladar (sull'antipatico medio spinto) arriva e ci propone un menu' che prevede solo a) aragosta b) camarones... dulcis in fundo prezzo 20 CUC.. faccio un rapido calcolo e vedo il budget venire sforato... dovremmo alzarci e andarcene, ma un po' intimiditi, e un po' perche' poi ci dispiaceva.. insomma alla fine abbiamo preso due piatti di camarones... i due ragazzi sembravano imbarazzati anche loro.. forse si erano resi conto che non avevano agganciato due turisti ricchi.. comunque di riso e di fagioli ce n'erano in abbondanza. Mentre stavamo mangiando la scena della coppia di turisti accompagnati dalla coppia di Cubani si e' ripetuta e li abbiamo cominciato a capire che si tratta di una procedura di aggancio standard... comunque poco male... il danno economico non e' poi stato pesante, e nonostante tutto i due ragazzi erano simpatici... All'uscita abbiamo visto la ragazza che cenava con l'attempato turista sola che aspettava di rimediare un altro turista... e abbiamo sorriso :-) Meditando ci ridirigiamo in Hotel... la mattina seguente ci aspetta la macchina..e il problema di uscire dall'Habana :-) Verso Pinar del Rio Ci svegliamo di buon ora, finalmente il Jet Lag sembra un problema superato, ormai sappiamo orientarci e ci dirigiamo con sicurezza verso l'hotel dove troveremo la nostra auto. Mentre ci preparano l'auto e facciamo girare un po' di carte, cambio ancora qualche centinaio di Euro al bureau dell'Hotel (le file davanti alle banche e alle Cadeca scoraggerebbero chiunque a speculare sul mezzo punto di commissioni). E finalmente eccola qua la nostra poderosa che ci accompagnera' per il nostro viaggio attraverso la Isla, senza mai tradirci. Torniamo all'Hotel (non senza qualche difficolta') e spendiamo il nostro primo CUC per parcheggiarla.. carichiamo armi e bagagli, passeggino compreso... e adesso? Adesso torniamo dal noleggio e carichiamo l'omino che lava le macchine che ci guida all'autopista pre 10 CUC (si lo so.. forse 10 erano troppi, ma vuoi mettere in 10 minuti siamo sull'autopista). L'attraversamento dell'Habana valeva un film in cinemascope... una cosa indescrivibile, tra Cammelli stracolmi di gente fino all'incredibile e gente che viaggia sui cassoni dei camion, per non parlare dello zoo di auto che funzionano probabilmente bruciando vecchi stracci imbevuti di olio combustibile (almeno dal fumo che fanno). Lasciamo la nostra guida in mezzo all'autopista, ritornera' in autostop, che scopriremo in breve essere uno dei sistemi di spostamento piu' comuni per i cubani. Non possiamo sbagliare anche se non c'e' uno straccio di indicazione la strada e' dritta e sembra andare nella direzione giusta... procediamo pian piano (narrazioni di voragini improvvise che si aprono sulle strade lette ovunque mi consigliano una certa prudenza...in realta' il fondo stradale e' solo un po' dissestato in qualche punto) Il traffico e' veramente quasi inesistente... in effetti se fossi un cubano non oserei avventurarmi con le loro auto sull'autopista :-). E' cosa comune trovare qualche LADA a lato della strada con un paio di persone infilate dentro al cofano (quando hai un'auto a cuba devi saper fare anche il meccanico e portarti dietro una piccola officina per le riparazioni di emergenza) poco male, mi sembra gia' di capire che qua il tempo se ne frega della dell'orologio e della relativita' di Einstein, ha un ritmo tutto suo. Andiamo piano,ma lo stesso riusciamo a superare un cospicuo numero di mezzi trainati da cavalli (forse sono il mezzo di trasporto piu' affidabile) e a evitare le decine di persone che si affollano sotto ai ponti degli svincoli e chiedono un passaggio... se non fossimo stati gia' in cinque penso che avrebbe potuto essere un modo interessante di conoscere gente nuova... chi si affida a un mazzetto di banconote sventolate, chi a bambini piccoli tenuti in bracco e chi a lunghe gambe tornite... non sembra un problema per nessuno... Non abbiamo un piano ben preciso, vogliamo arrivare a Vinales per visitare la zona e magari andare a Cajo Jutias o Cajo Levisa... Il viaggio procede tranquillo, sull'autopista non c'e' molto da vedere a parte i bambini che l'attraversano tranquilli uscendo dalla giungla, qualche auto antidiluviana preannunciata da una nuvola di fumo, i calessi trainati da cavalli e qualche ciclista che procede tranquillo. Ovviamente siamo partiti senza adeguate scorte di roba da bere (la sete ci accompagnera' per tutto il nostro giro), ma incredibilmente nel mezzo del nulla appare l'equivalente di un autogrill delle nostre autostrade dove ci riforniamo di referesco lemon e acqua a volonta'. I succhi abbondantemente annacquati che abbiamo bevuto all'Hotel all'Habana hanno comunque ormai raggiunto il nostro apparato digerente, e i microorganismi locali stanno facendo amicizia con la nostra flora batterica intestinale. Pare che per le bambine l'amicizia non sia particolarmente tranquilla che quindi approfittano con sollievo del bagno del locale. Pinar: non potevamo sbagliarla, in quanto l'autopista finisce li... per Vinales ci affidiamo al mio senso dell'orientamento e alla gentilezza di qualche passante (i cartelli come ho gia' detto non esistono). Sono circa una trentina di km (se ben ricordo) la strada e' in ottime condizioni e non abbiamo problemi ad arrivare a destinazione. Parcheggiamo davanti alla chiesa e stranamente nessuno ci avvicina per chiederci se cerchiamo un alloggio, sono abbastanza tranquillo, dall'ingresso della citta' alla chiesa abbiamo visto una infinita' di cartelli "RENT A ROOM". Cominciamo a chiedere in giro mentre facciamo due passi per Vinales... ci guardano come se fossimo degli extraterrestri... alla fine quello che riesco a capire e' che meta' dei turisti di Cuba se ne e' scappata a Occidente per sfuggire a Dennis e non c'e' un buco per dormire...una signora molto gentile ci dice che avrebbe una camera libera per il giorno seguente,la prenotiamo, ma resta il problema della notte corrente. Cecilia sta cominciando a friggere per la preoccupazione, mentre le bambine invece gorgogliano cercando di far andare d'accordo microorganismi locali flora batterica e enterogermina... usciamo dal paese sempre fermandoci a chiedere e arriviamo fino alla cueva dell'indio dove c'e' una specie di Hotel.. ma anche qui non c'e' uno straccio di posto... Nel frattempo i microorganismi locali vincono la loro lotta contro la flora intestinale e le bimbe contribuiscono a concimare un pezzo di giungla. Ci consigliano di ritornare a Pinar.. e cosi' ci rifacciamo i 30 km di strada e con un po' di fortuna riusciamo a beccare la via centrale, o qualcosa di simile. La fortuna per il momento finisce qua... chiediamo a un po' di gente del posto, ma anche qua la situazione non sembra essere delle migliori... la sera si avvicina e noi non abbiamo ancora un posto dove dormire... Comunque non ci arrendiamo, ridendo ci diciamo che al massimo dormiremo in macchina al limitare della giungla :-) Poi finalmente qualcuno lassu' ha pieta' di noi, ci fermiamo in una casa dove vediamo il simbolo di arredator inscripto e una signora impietosita dal nostro aspetto e dai bambini che stanno assumendo colorazioni tra il giallo limone e il grigio cenere ci fa entrare e ci fa sedere. La signora ha due gemelle dell'eta' di Giulia (la piu' grande) che fanno subito amicizia con le miei figlie. Nel frattempo il marito della senora inizia a fare una serie di telefonate (ne avrà fatte almeno una ventina) dopo ogni risposta negativa il nostro morale sprofondava sempre piu'... ma alla fine riusciamo a trovare una sistemazione. Tra poco passeranno a prenderci per condurci alla nostra prima "casa particular". Voglio segnalare l'indirizzo de Las Jamaguas, proprio per la gentilezza che hanno avuto nel trovarci una sistemazione quando ormai eravamo "alla frutta" Rent a room THE TWINS (775132) Motel Las JIMAGUAS Sr. Abilio Cabrera Address: Direccion: Alameda No. 81, esq. Proyecto Pinar del Rio Cuba immagino ce il numerino che leggo in alto nel biglietto sia il telefono.. Dopo pochi minuti arriva una ragazza in bicicletta che ci prende in consegna e ci porta a casa sua, durante il tragitto viene raggiunta dal marito in moto che la traina a velocita' folle per le strade di Pinar del Rio con noi dietro che cerchiamo di non perderli. Finalmente abbiamo una casa .. io sono felice di essere riuscito a dare una sistemazione a tutti e mi sembra una casa stupenda, anche il fatto di avere un bagno e dell'acqua corrente mi fanno sentire l'uomo piu' ricco della terra. Cecilia invece e' un po' sconvolta dall'impatto iniziale, il fatto che le camere si aprono sul cortile, qualche insetto che si aggira (che sara' mai un paio di formiche), forse la sua paura per i ragni che immagina si possano nascondere ovunque... I nostri dubbi vengono velocemente dissipati quando Yaky si mette ai fornelli per prepararci la nostra prima comida cubana. Loro non abitano li (so che non potrebbero lasciare la casa solo ai turisti) ma si vede che le regole vengono applicate in modo diverso nelle varie parti di cuba. E' bravissima e velocissima nel giro di poco tempo siamo a tavola. Non ho una foto della cena ero ancora troppo in coma, ma ho quelle della colazione la mattina dopo. Apprezziamo la comida, Yaki e' brava e velocissima, non so come abbia fatto a preparare tutto cosi' in fretta... il pollo e' ottimo, il maiale, come avro' modo di scoprire in seguito invece di solito e' adatto alla suolatura delle scarpe, moros y cristianos riempiono tutti i piu' piccoli buchi, e ci sono anche patate e patatine. Frutta fresca a volonta', mango, pina, fruta bomba, guayaba. Dopo cena compiliamo il registro, Yaki ci lascia le chiavi e ci da appuntamento per la mattina dopo. Prima di lasciarci ci chiede se vogliamo che il signore che abita nella casa di fronte ci guardi la macchina durante la notte accompagnando dal classico gesto del dito indice che si avvicina all'occhio e abbassa la palpebra inferiore, gesto che impareremo presto a conoscere in ogni posto dove andremo (2 CUC valgono la tranquillita') Noi ne approfittiamo per fare due passi, scopriamo che siamo vicinissimi alla zona centrale di Pinar, in piazza c'e' una specie di festa dove tutti ballano e suonano.. restiamo a curiosare un po' poi ce ne andiamo a dormire. La mattina dopo ci aspetta Vinales in mezzo ai mogotes e siamo comunque un poco stanchi. La mattina dopo siamo tutti piu' sorridenti, abbiamo dormito, non c'e' stato nemmeno un caldo terribile, anche se abbiamo lasciato acceso i ventilatori, e non siamo stati divorati dai mosquitos. Uscire da Pinar non e' come uscire dall'Habana, ma gentilmente il Marito di Yaki ci porta in moto fino al bivio.. dove noi imbocchiamo quello sbagliato... ci insegue per circa un km rimettendoci sulla strada giusta :-) Vinales trema stiamo arrivando... Vinales Se sono troppo prolisso ditemelo... anni e anni di fidonet prima dell'avvento di internet mi hanno ormai irrimediabilmente rovinato... Eccoci nella nostra casetta a Viñales dalla senora Muñy. La signora e' molto ruspante, sul retro della casa abbiamo l'aia coi polli, il maiale, un paio di buoi, proprio come nelle case di campagna da noi 40 anni fa... la corrente a Viñales e' un optional, c'e' dalle 3 di notte fino alle 10 di mattina, ma almeno abbiamo un bagno decente in camera (il bagno e' decisamente meglio della camera, soprattutto dei materassi ma ci accontentiamo, abbiamo due letti matrimoniali, le bimbe ne hanno uno e noi tre ci dividiamo l'altro. La camera ci costa 25 CUC (a Pinar 20, ma avendone occupate due spendevamo di piu')la comida 7 e la colazione 3. Andiamo anche qua di pollo e di cerdo col classico riso e fagioli neri. Finalmente con una base fissa ci facciamo un giro nei dintorni, il paesaggio e' stupendo siamo in mezzo ai Mogotes, ci facciamo un giretto un po' da turisti al murales della preistoria, diciamo che si poteva evitare... Forse e' il caso di rientrare in paese,per il pomeriggio abbiamo quattro cavalli che ci aspettano... rompiamo l'attesa facendo due foto davanti alla chiesa del paese all'interno c'e' chi ha lasciato come offerte magliette, saponcini degli hotel, biro e anche campioncini di profumo. Ci facciamo un bel giretto di un paio di ore a Cavallo(5 CUC all'ora per cavallo) in mezzo alla campagna, il tempo e' clemente con noi... il sole un po' va e un po' viene e ci risparmia una insolazione coi fiocchi... alla fine siamo tutti contenti tranne il mio sedere :-) A casa manca ancora la corrente (tornera' verso le tre di notte per scomparire di nuovo verso le 10 di mattina) ma l'acqua per fare la doccia c'e', anche se poca... giuro che da quando sono tornato mentre mi lavo di denti chiudo sempre il rubinetto dell'acqua... La señora ci prepara una gustosa cenetta, e in quel momento capisco che non potrei convivere per molto con quella spezia che usano per insaporire tutto (cumino? chi lo sa?) comunque ce n'e' in abbondanza, il pollo e' sicuramente fresco, l'ho visto cercare di scappare dalle grinfie della señora la mattina stessa, il cerdo.. beh il cerdo ha avuto giorni migliori sicuramente... comunque a parte qualche mosca cenare mentre sui Mogotes tramonta il sole e' molto romantico, anche se hai un bassotto che insegue una gallina tra i tuoi piedi mentre qualche mosca cerca di dividere la cena con te...una cosa che abbiamo apprezzato molto, grandi e piccini e' stato il boniato una specie di patata dolce veramente squisita. Dimenticavo la signora ha una figlia che ha qualche hanno in piu' della mia maggiore, sono riuscite a inventarsi una partita di pelota con un ramo secco e un pompelmo acerbo.. per qualche ora sono state il terrore di tutti gli animali dell'aia... Proviamo a raggiungere la piazza nel dopocena... ma ci arrendiamo a meta' strada.. l'assoluta mancanza di luce ci fa pensare che non ci deve essere una grande vita notturna a Viñales la sera.. magari mi sbaglio. Dallo zaino magico estraggo la mia pila da speleologo con 8 led e accendo l'antimosquito a batterie che mi sono portato dall'italia, Giacomo brontola e dice che vuole dormire,le bimbe si sono gia' gettate sul letto... c'e' un po' caldo il ventilatore non funziona senza corrente qualche insettino si intrufola tra gli scuri...le lenzuola devono essere di un materiale che fa attrito zero col materasso che in pochi attimi e' scoperto. Io Cecilia e Giacomo dormiamo nel letto piu' lontano dalla finestra Giulia invece che dorme proprio "dentro" la finestra si agita e mormora qualcosa a proposito di insetti giganti che la vogliono divorare (in realta' si trattava di piccolissime formiche comunque abbastanza fameliche... e' bastato spostare l'antimosquito vicino alla finestra e spruzzare le tende con un misto di Off e Autan per tenerle lontane). Con Giacomo nel letto e' un impresa dormire in tre.. Cecilia si alza di notte per andare nella veranda a leggere.. ma ritorna dopo poco al sicuro nella nostra camera a gas anti-insetti dopo essere stata atrocemente divorata... domani e' un altro giorno.. col sole tutto sembrera' migliore.. si va al mare a Cajo Jutias.... Cayo Jutias Dopo la notte a Viñales un po' movimentata, vuoi dagli insetti, vuoi dai materassi che nemmeno Mastrota riuscirebbe a vendere, il tutto condito dai galli della vallata che alle 4:30 del mattino iniziano a cantare decidiamo di farci una giornata di mare. Le alternative sono cayo Levisa e cayo Jutias. Vince il secondo perche' a) costa solo 5 pesos per entrare contor i 25 di Levisa b) ci si arriva in macchina senza dover prendere il battello. Sulla mia cartina il percorso sembra abbastanza semplice, sembra che la via migliore sia di proseguire sulla strada che attraversa Viñales proveniendo da Pinar, comunque per sicurezza chiediamo alla señora Muñy che pero' ci consiglia di girare a sinistra appena entrati in paese e di fare la strada che passa davanti al Murales della preistoria. La strada che avevo pensato io e quella consigliata dalla Señora formano una specie di anello sulla cartina e a occhio la distanza e' piu' o meno la stessa per cui decidiamo di seguire il consiglio. Ci facciamo una abbondante colazione, con uova, succhi tropicali frullati al momento , una specie di panetto che sembra cotognata ma che e' una marmellata dolcissima di guayaba, frutta fresca come mango, piña. Carichiamo la nostra fida poderosa con la roba da spiaggia e partiamo, le indicazioni che ci ha dato la señora sono ottime e dopo poco riusciamo a trovare il primo cartello semi arrugginito che indica cayo Jutias con anche le indicazioni chilometriche, sono in tutto poco piu' di 30 km... incontriamo altri cartelli e questo ci fa rilassare, la strada e' perfetta, non ci sono buche, traffico non ce n'e' a parte qualche camion, siamo in mezzo alla natura, siamo accompagnati da una specie di condor che volteggia alto nel cielo e che troviamo in mezzo alla strada intento a pasteggiare coi resti di un animale travolto da qualche auto. Siamo talmente rilassati che diamo una occhiata superficiale al cartello dei 17 km da Jutias che giriamo a destra... dopo poco la strada diventa sterrata e dobbiamo procedere a passo d'uomo, non siamo preoccupati avanziamo in mezzo alle piantagioni cercando di evitare le buche, di tanto in tanto incontriamo qualche calesse, qualche bambino che salta fuori dagli alberi sono tutti gentilissimi e salutano come se fossimo vecchi amici, e anche qualche macchina di turisti (ho imparato a riconoscerle dalla targa rossa) che vanno nell'altra direzione... Questo avrebbe dovuto farmi sospettare qualcosa, unito al fatto che guardando il sole avevo l'impressione che stessimo dirigendoci dalla parte sbagliata... ma dopo l'ultimo cartello non avevamo incontrato nessun altro bivio... dopo un'oretta abbondante di questa strada sterrata si fa strada in noi il dubbio di aver sbagliato strada... finalmente la strada torna asfaltata e dopo poco troviamo una cafeteria dove oltre a ricostituire le nostre scorte di Ciego Montero chiediamo informazioni a un gruppo di ragazzi. Ci dicono che ci sono due strade..possiamo tornare indietro ma che la strada e' brutta (io dico certo siamo venuti di la...) oppure andare avanti e pasare da Viñales che e' a soli 5 km... A questo punto il dubbio che ci aveva tormentato diventa certezza... il cartello dei 17 km che avevamo preso con leggerezza anche se era tutto arrugginito non diceva di voltare a destra, ma indicava di proseguire diritto.. abbiamo fatto la vuelta, abbiamo girato in tondo e siamo tornati praticamente a Viñales facendo la strada che avevo visto io sulla cartina, ma al contrario... Sono un paio di ore che siamo in macchina e siamo al punto di partenza.. i bambini dietro stanno cominciando a dare in escandescenze, pilota e navigatore sono col morale a terra... vorremmo tornare a casa... ma non ci si puo' arrendere. Ripassiamo da Viñales e rifacciamo la strada di prima... ci segniamo tutti i cartelli e i km percorsi, ed effettivamente scopriamo che il cartello che indica 17 km a cayo Jutias ha una freccia arrugginita che indica di andare dritto dove noi abbiamo girato a destra... Credo sia stato da questo momento in poi che cartello o non cartello stradale ad ogni bivio ci fermavamo a "preguntar", regola prima er chi viaggia in auto a cuba, chiedere sempre, al massimo puo' capitare di dover caricare come autostoppista la persona che ci ha dato le informazioni. Alla fine arriviamo al controllo passaporti, e paghiamo l'ingresso al cayo. I 5 CUC per gli adulti comprendono una consumazione, i bambini non pagano o non dovrebbero pagare, o dovrebbero pagare meta'.. la cosa non e' certa comunque per 15 CUC entriamo tutti e 5 con due consumazioni, piu' aggiungiamo 1 CUC per il parcheggio quando arriviamo alla spiaggia. Devo dire che ne valeva comunque la pena, abbiamo 4 km di spiaggia bianca praticamente solo per noi , le mangrovie arrivano quasi nell'acqua, e ci danno un po' di ombra... e quasi magicamente non ci sono mosquito a divorarci. La spiaggia e' ricoperta di conchiglioni giganti, il mare e tiepido come un brodino, al bar fanno dei mojito eccezionali, cosa volere di piu' dalla vita... Rientriamo a Viñales senza colpo ferire, il Mojito che ci siamo presi sulla spiaggia ci ha ridato le energie, e il fatto di esserci segnati i km ad ogni bivio ha aiutato molto. Mentre aspettiamo la comida dopo esserci fatti una doccia io mi fermo a chiacchierare col marito della señora Nuñy che scopro essere chirurgo all'ospedale di Pinar, e che per di piu' parla inglese, parliamo del piu' e del meno, li a Viñales c'e' abbastanza prosperita', ci sono moltissime case particular e turisti che portano valuta pregiata, anche se lui come chirurgo guadagna l'equivalente di 20 CUC al mese piu' o meno... I bambini con la figlia della Nuñy intanto continuano nel loro gioco della pelota distruggendo tutto quello che incontrano e spaventando gli animali, gli unici che sono inamovibili sono i due enormi buoi che sono stati parcheggiati nell'aia, niente sembra poterli smuovere. Non ho capito bene come e' l'organizzazione, mi sembra di capire che la famiglia ha in proprieta' o qualcosa del genere della terra che viene lavorata da quelli che non ho capito se sono membri della famiglia o persone che lavorano per loro.. rimarra' sempre un mistero... Siamo ancora senza elettricita'.. tutti a dormire presto, e siccome ci e' piaciuto molto cayo Jutias e il mojito che fanno abbiamo pensato di replicare anche il giorno dopo... visto che poi ci sposteremo verso oriente a Cienfuegos e ci aspetta un lungo trasferimento in auto meglio arrivarci rilassati. La señora si offre di trovarci la casa a Cienfuegos e noi ne siamo ben contenti, e cosi' il giorno dopo partiremo sicuri di avere gia' un posto in cui dormire... Ci dispiace un po' partire, ci sarebbero ancora tante cose da vedere, ci sono le grotte di santo Tomas con 8 livelli di gallerie che sono attrezzate, ma che forse sarebbero state un po' hard per Giacomo che ha solo tre anni :-) Playa Maria La Gorda che rimane molto a occidente (qualcosa come 130-140 km da Pinar) Verso Cienfuegos Prima di partire da Viñales la Señora Muñy si offre di venderci qualche sigaro, non so se ho fatto un affare o meno, ne ho presi giusto tre da regalare, piuttosto che comprarli da uno sconosciuto per strada o in spiaggia li ho presi da lei.. speriamo di non avvelenare gli amici :-). La nostra idea originale era di andare verso Trinidad, dormire la alcuni giorni, visitarla e farci le spiacce caraibiche di Cuba: Playa Ancon etc. Ma le notizie che provengono dalla zona non sono entusiasmanti, la corrente a Trinidad manca da una settimana, pare che non ci sia acqua, e comunque i danni nella zona sono stati ingentissimi. Decidiamo di fermarci a Cienfuegos, almeno un paio di notti, magari andare a vedere a Tinidad coi nostri occhi come e' la situazione ed eventualmente decidere il da farsi. La Señora gentilissima si offre di chiamare una sua amica a Cienfuegos e cosi' partiamo sapendo di arrivare con almeno un tetto per dormire :-) Del viaggio ci preoccupa solo il tratto dell'Habana.. ormai sappiamo andare a Pinar ad occhi chiusi (anche perche' c'e' una unica strada da Viñales) e da Pinar all'Habana abbiamo tutta autopista. Il problema e' "una volta entrati all'Habana riusciremo a uscirne?" A Pinar per imboccare l'autopista ovviamente chiediamo, ormai abbiamo imparato, chiediamo a qualcuno in Bicicletta, o a qualcuno che e' sull'altra corsia o a qualcuno che e' indaffato in cose chiaramente locali... tutte le volte che abbiamo chiesto a qualcuno che camminava nella nostra direzione abbiamo scoperto che aveva bisogno di un passaggio.. e noi eravamo gia' in cinque in auto :-) Fino all'Habana il viaggio procede tranquillissimo, io vado piano, sempre sotto i 100, anche perche' ad ogni ponte sull'autopista c'e' sempre una folla che all'avvicinarsi delle rare auto si spinge in mezzo alle corsie chiedendo un passaggio. All'Habana ci orientiamo a naso, la nostra cartina riporta una piantina di massima e contando le uscite e orientandoci col sole cerchiamo di imboccare il 1er anillo de la Habana. Ci riusciamo quasi al primo colpo, non ci sono quasi indicazioni se non per ExpoCuba, l'aeroporto e Parque Lenin. All'altezza di Parque Lenin ci confondiamo un po' perche' non e' indicato nulla, ma avendo contato le uscite sulla cartina riusciamo a recuperare il 1er anillo de la Habana e arriviamo a quella che sulla cartina e' indicata come uscita 10 l'Autopista Nacional per Santa Clara. Chi dice che l'autopista e' un po' monotona probabilmente la fa tutti i giorni, per 5 novellini come noi e' una specie di parco delle meraviglie, animata da calessi che vanno in un senso e (anche) nell'altro (nel senso di contromano), vecchie auto americane rimotorizzate con fumosissimi diesel e rigommate con pneumatici che sarebbero stati l'ideale per una Mini Minor, Lada col cofano aperto ferme al bordo della strada, e una folla ad ogni ponte che ti fa cenni per un passaggio, sventolando improbabili biglietti in moneda nacional, e bambini in fasce.. se avessi un pulmino caricherei tutti e farei una bella festa a bordo... Piu' avanti all'altezza di Jaquey Grande cominciamo a vedere che al nostro passaggio escono dal nulla delle persone sventolando dei panetti gialli di varie dimensioni.. dopo i primi 10-12 cominciamo ad essere incuriositi e alla fine ci fermiamo per scoprire cosa vogliono venderci.. Si tratta di una specie di croccante-torrone fatto con noccioline e miele, spesso poco piu' di una tavoletta di cioccolata, un Pesos, non mi sono posto il problema se fosse Moneda Nacional o CUC, l'unica Moneda Nacionale che ho e' il biglietto rosso da 3 Pesos col volto del Che che terremo per ricordo. E cosi' per la gioia di grandi (Cecilia) e bambini anche il pasto sano ed economico e' assicurato (credo anche per la gioia del nostro dentista a casa). A occhio cominciamo a essere dalle parti di Cienfuegos ormai e' pomeriggio siamo stanchi i bambini dietro hanno riposato un po' e ora pieni di energie stanno cominciando a picchiarsi per stabilire quale sia l'elemento dominante... vorrei una di quelle limousine dove e' possibile separare la cabina di guida dal resto dell'abitacolo... Abbiamo finito le scorte di acqua e troviamo una specie di bar-grill in mezzo al nulla, i bimbi prendono un perrito caliente io 42 bottiglie di ciego montero per cercare di reidratarmi :-), i bagni sono senza acqua e dentro a ogni Water un laghetto giallo dorato odora di canfora o qualche disinfettante simile... Il Barista gentilmente ci comunica che l'uscita per Cienfuegos (ovviamente assolutamente non segnalata) l'abbiamo passata da 4 o 5 ponti (siamo anche stati fortunati). Torniamo indietro, contiamo i ponti e proviamo a indovinare la direzione. Siamo fortunati, arriviamo a Cienfuegos con molta calma dopo solo 8 ore di viaggio (forse ho davvero esagerato ad andare piano) Cienfuegos ' come Manhattan ci sono le strade numerate, e i numeri delle Calle e delle Avenida li mettono anche negli spigoli della case all'angolo, non possiamo perderci arriviamo dalla Señora Lucy S.ra Lucy Alpizar Rivero Ave. 56 N.o 3905 (altos) e/ 39 y 41 Cienfuegos Cua Tel (053) (432) 516267 Ci abbiamo messo davvero molto tempo, la Señora aveva gia' telefonato a Viñales preoccupata perche' non arrivavamo.. Siamo in centro a Cienfuegos, la casina e' al primo piano, abbiamo due letti in condizioni migliori di quelli che abbiamo lasciato a Viñales, il condizionatore.. e udite udite anche la corrente elettrica 24 ore al giorno... cosa ce ne faremo di tutti questi lussi? La Señ e' una filona ci chiede 25 CUC per la stanza e 8 per la comida (a Viñales pagavamo 20 e 7) poi salta fuori che il dejauno di 3 CUC diventa di 4 se vogliamo anche l'uovo (singolare, almeno la Señora Muñy ci dava due uova ed era sempre abbondante, anche se un po' tirata via,almeno secondo gli standard urbani europei ), anche qui abbiamo il vigilantes che dalle 7 di sera alle 7 di mattina ci da un occhio all'auto parcheggiata sotto casa (sempre il dito che si avvicina alla palpebra inferiore e la abbassa leggermente) (mi sono svegliato una notte alle 3 e l'ho visto dalla finestra li seduto davanti a casa che stava guardando la macchina...) La casa e' muy limpia, siamo vicini al centro chi se ne frega...la signora ha una ragazza factotum che si offre di farci una lavatrice e noi approfittiamo immediatamente, almeno per togliere l'odore di Cerdo dalle magliette e dalla biancheria che abbiamo usato.. le lasciamo 7 CUC, aveva una faccia cosi' triste prima e cosi' contenta dopo che abbiamo pensato che ci sono dei soldi spesi peggio. La comida e' as usual riso fagioli pollo e proviamo anche qua il cerdo (senza miglioramenti apparenti)... il pollo hasado almeno non sa di cumino per cui mi butto sul riso bianco scondito e sul pollo, poi la frutta fresca (ma si vede che siamo in citta' e non in campagna) Ci facciamo due passi per il Paseo fino al malecon, ma e' ancora presto immagino, poca gente in giro, solo qualche Lada con il Reggeton a volume sparato al massimo, ce ne andiamo a dormire facendo progetti per il giorno dopo. Cienfuegos Cienfuegos e' un piccolo paradiso cittadino e Cecilia e' molto felice di aver abbandonato la campagna ed essere tornata finalmente in citta'... la camera ha i soliti due matrimoniali ristretti un bagnetto con doccia calda e fredda... ma sfido chiunque a fare una doccia calda con questo, alla faccia della 626. Fortuna che non ho mai avuto il bisogno di farmi una doccia calda, anzi mi sognavo l'acqua fresca... Le bambine pero' si rifiutano di mangiare ancora una volta cerdo e pollo con riso e fagioli e decidiamo per la ricerca di cose alternative. Dio bendica la Lonely Planets e la pizzeria Dino's.. e' sabato sera c'e' il pienone di cubani piu' qualche turista, mi faccio riservare un tavolo per le 20:30.. e nell'attesa ci facciamo due passi per il prado. Sulla Lonely e' indicata come Pizza Nova.. ma a quell'indirizzo c'e' la pizzeria Dino's quasi di fronte all'Hotel Union in calle 31 tra la 54 e la 56. Prendiamo due pizze famiglia e intanto guardiamo cosa mangiano i locali...Qua si prende la pasta, poi la pizza, poi un altro piatto a base di carne.. poi il gelato...ma quanta roba? Beh quello che avanza se lo portano a casa...Noi con le due pizze famiglia e gelato piu' il bere ce la siamo cavata con 12 CUC, piu' economico che cenare in casa... anche e la pizza era un pochetto crudina... Siamo abbastanza stanchi.. tanto per cambiare facciamo un giretto sul malecon.. ma non abbiamo abbastanza energia per arrivare a vedere quella che ci raccontano essere la movimentata vita notturna di Cienfuegos.. 18 Luglio.. segno la data perche' stata la giornata NO della vacanza... si parte al mattino con la banca dove non si riesce a prelevare con la Visa.. per fortuna seguendo le informazioni del forum mi sono fatto una poste pay ricaricabile e riesco a prelevare 150 CUC (col solito 12% di commissioni direi) Ci dirigiamo verso Cumanayagua, poi verso Barajagua cercando il modo di salire sul Nicho.. pecco un po' di ingenuita'.. magari mi aspetto di trovare una cosa che quando ci passi davanti ci sono un sacco di turisti e un pulman superlusso con aria condizionata che porta la gente alle cascate... Ovviamente niente di tutto questo, ci fermiamo e ci facciamo due passi per il paese, sembriamo 5 alieni sbarcati in mezzo a Piazza Grande e' giorno di mercato o qualcosa del genere, c'e' un sacco di gente.. siamo attratti da una specie di bomba ambulante dove a temperature prossime a quelle della superficie del sole vengono cotte delle pizze pomodoro e queso.. mi metto in fila, le pizze sono conservate nel carretto tra strati di cartone il tutto in piena conformita' con le norme HACCP... vedo che quelli davanti a me pagano in moneda Nacional 3 Pesos per una pizza.. gli unici che ho sono quelli da tre pesos con l'immagine del CHE... che voglio tenere al momento non ho ancora chiaro quale sia il controvalore di un CUC in moneda nacional (uno dei tizi che ci avevano intortato a la Habana ci aveva fatto un po' di confusione, probabilmente stava testando se eravamo sufficientemente polli da cambiare euro in moneda nacional o comprare dei pesos dando dei CUC). Prendo tre pizzette poi visto che l'omino parla veramente molto stretto ed e' difficile capirci gli metto davanti una manciata di monetine e lui si prende trenta centesimi di CUC.. non sono sicuro di aver capito bene lascio la mano aperta invitandolo a prendere quello che pensavo potesse essere un prezzo equo per tre pizzette.. ma quello insiste e mi fa cenno che siamo a posto cosi'... Le pizzette hanno la temperatura del nucleo del sole ma sono squisite (beh se piace il queso un po' piccantino) ma piuttosto che riso fagioli e pollo potrei mangiare dei grilli fritti.. Provo a chiedere informazioni su come arrivare al nicho e ci indicano una strada, non sono certo di aver capito bene, ma le parole carro e carretera erano state associate in modo che qualche dubbio mi era rimasto.. cosi' fatti pochi km vedo due in uniforme e mi fermo a chiedere.. il tizio che comanda e' molto gentile ha due baffoni da guerrigliero e una pistola alla fondina che John Wayne con la sua ci poteva fare le bolle di sapone.. peccato che parla molto stretto... per fortuna il ragazzo giovane che e' con lui interviene e ci fa una traduzione dallo spagnolo allo spagnolo che ci fa capire che non abbiamo speranze di riuscire ad arrivare in cima con la nostra Accent e ci spedisce a Camanayagua. Giunti la chiediamo se esiste qualcosa di simile a un ufficio del turismo e veniamo inviati ad una cafeteria dove ci indicano il parcheggio dei mezzi pesanti di Rumbos. In effetti prima di entrare in paese vendendo da Cienfuegos di fronte al distributore c'e' un deposito di camion... entro e provo a chiedere.. da quello che capisco il ciclone ha danneggiato gravemente la strada che porta in cima, ma uno degli autisti si dice disposto a portarci in cima per una trentina di CUC. Cecilia e' preoccupata non ha una grande voglia di fare un viaggio nel cassone di un camion coi bambini su una strada che non sappiamo come e' messa per arrivare magari in un posto disastrato dal ciclon.. Cosi' decidiamo di tenerci El Nicho per quando torneremo senza bambini... Per fare almeno qualcosa di utile decidiamo di visitare il giardino botanico che e' pochi km fuori da Cienfuegos.. pessima scelta paghiamo un forfait di 7 CUC (chiamiamolo contributo volontario alla riparazione dei danni del ciclon) dentro e' un mezzo disastro Dennis ha lasciato il segno.. oltretutto non c'e' luce ne acqua e veniamo assaliti da orde di zanzare che pasteggiano abitualmente con l'autan e l'off che avevamo comprato in grandi quantita'... rimaniamo il meno possibile.. giusto il tempo di recuperare Giulia che non ricordo nemmeno per quale motivo ha fatto una scenata e si e' andata a cacciare in mezzo alla boscaglia. Per salvare la giornata allora decidiamo di andare a cercarci una spiaggia li vicino... mentre ci dirigiamo verso Rancho Luna inizia a piovere.. arriviamo dall'alto sul Mar dei Caraibi con pioggia e sole. Mi fermo il tempo di scattare una foto.. e quando riparto... sorpresa anche la gomma a terra.... Sono cosi' scazzato che non faccio nemmeno una foto giu' a Rancho Luna.. e non faccio nemmeno il bagno... me ne sto un'ora in piedi sotto l'ombrellone mentre le bimbe si buttano in mezzo ai cavalloni. Rientriamo e ci rendiamo conto di cosa puo' aver fatto un ciclone, le pioggie pomeridiane che sono riprese hanno trasformato la strada per Cienfuegos in tantipiccoli fiumiciattoli guidare diventa un po' una impresa.. cosa ci sara' sotto l'acqua.. l'asfalto o un profondo hueco? Arrivati a Cienfuegos lasciamo la gomma alla stazione di servizio che c'e' all'inizio del Malecon.. 15 CUC e mezz'ora di tempo e siamo di nuovo abili e arruolati... Il giorno successivo abbiamo Trinidad in programma.. speriamo che vada meglio.. per il momento ci aspetta la comida... abbondantemente innaffiata con cerveza Cristal... (solo perche' non avevo ancora scoperto la bucanero..) Trinidad Trinidad era uno dei punti fermi da visitare dall'inizio della vacanza.. peccato che Dennis abbia fatto tutto questo disastro... La Señora Lucy ha telefonato un paio di volte e la situazione era sempre quella.. niente elettricita' da una settimana e niente acqua...(senza elettricita' le pompe che riempiono i serbatoi sui tetti non vanno). Senza elettricita' si puo' anche resistere per una settimana... ma senza acqua diventa veramente problematico... I segnali stradali in questa zona sono un lusso che ci godiamo con piacere, ci avviamo dopo un altro prelievo col postepay, non so perche' la la mia carta di credito non ne vuole sapere di funzionare. Lungo la strada ci accorgiamo pian piano di quanto siano stati gravi di danni del ciclone, nel tratto di strada che costeggia la costa vediamo km di pali della luce a terra.. i mezzi per risistemarli sono veramente pochi, qualche piccola autogrù.. ma molti mi sembra che li stiano tirando su a forza di braccia... Passiamo una serie di costruzioni sul mare e nessuna ha piu' la copertura del tetto... le gente sta raccogliendo le tegole che si sono salvate e le sta ammucchiando vicino alle case. Ho solo qualche filmato di quel pezzo di strada.. mi ci vorra' un po' di tempo per tirare fuori qualcosa... Arriviamo a Trinidad, fa un caldo che sentiamo i ciottoli della strada che si lamentano, nella piazzetta ci sono solo un paio di macchine di turisti parcheggiate... chi poteva e' scappato ... Non facciamo in tempo a scendere che ci chiedono se abbiamo delle magliette, del sapone, o della moneta in euro per la collezione dei bambini. Magliette ne abbiamo portate mezza valigia, questa e' praticamente la prima volta che ci chiedono qualcosa, se si esclude Denise una giovane ragazza incinta che ci aveva fermato sotto l'albergo all'Habana. I saponcini che le bimbe si sono fregati nel bagno dell'aereo spariscono in un attimo.. ci chiedono anche i calzoncini che Giacomo ha indosso. E' una processione continua, chi ci offre l'Aragosta (ma dove la conservano se sono senza frigo da una settimana), chi ci offre dei sigari, chi semplicemente ci chiede un pesos, nelle case particular senza luce non ci sono praticamente turisti, ci offrono un alloggio anche in una casa dove il padrone dice di avere la "planta" che immagino sia il gruppo elettrogeno... le offerte sono al ribasso.. 15 CUC per la stanza, 5 per la comida... Il caldo e' micidiale Giacomo non ne puo' piu' di camminare... cosi' per rinfrescarmi un po' lo porto in braccio. Il paese non sembra stato danneggiato in modo diretto da Dennis, ma la mancanza di elettricita' da piu' di una settimana ha fatto scappare tutti i turisti. Regaliamo alcune biro colorate ai bimbi che ci saltellano intorno in cambio di una foto... Riusciamo a procurarci delle bibite fresche nell'unico bar che ha un gruppo elettrogeno a prezzi degni dell'Habana e compriamo qualche souvenir nei banchetti che ci sono vicino a dove abbiamo parcheggiato la macchina... Siamo tutti cotti al limite dell'insolazione decidiamo di fare una puntata a Playa Ancon ma non riusciamo nemmeno ad arrivarci, lungo la costa i danni sono molto grossi una macchina della polizia ci fa fermare all'inizio del tratto che porta a Rancho Luna... il sole picchia, Giacomo sta per addormentarsi.. ci parcheggiamo all'ombra con aria condizionata accesa mentre le bimbe vanno a fare una escursione sugli scogli. La sera rientrati a Cienfuegos torniamo da Dino's a mangiare la pizza per la gioia mia e delle bambine... non e' serata movimentata siamo in pochi nel locale, mentre mangiamo un bimbino magrolino bussa alla vetrata e ci fa un segno inconfondibile portando la mano alla bocca mimando il gesto di mangiare.. Giacomo ci toglie dall'imbarazzo prendendo uno spicchio della sua pizza e avviandosi alla porta... siccome a quanto pare la pizza e' gradita anche dall'altra parte del vetro facciamo il bis... Il giorno successivo e' giorno di trasferimenti, siccome Dennis ha toccato cosi' duro li sulla costa sud ci spostiamo verso l'Atlantico, la nostra tappa e' Remedios, anche qui indirizzati dal TamTam delle case.. ci aspetta la Señora Sonia, e questa si che e' una signora Señora... Remedios La scelta di Remedios come tappa alternativa nasce dalla lettura della Lonely e della guida di cuba del National Geographics. La prima e' arcinota e non ne sto a parlare, la seconda e' un po' meno corposa, ma ha un taglio un po' piu' discorsivo, meno dettagliata ma con piu' immagini. Remedios viene descritta come la seconda tra le citta' di stile coloniale dopo Trinidad, poi e' vicina ai vari Cayo Santa MAria che non guasta. Lungo la strada non po' mancare la tappa al monumento del Che, in tutto 10 minuti,proprio a due passi da dove finisce l'autopista, giusto il tempo di sgranchirci le gambe e fare due foto. Usciamo senza grossi problemi da Santa Clara usando la pianta della citta' della nostra mappa, contiamo le uscite e ci dirigiamo verso Camajuani. Qua le indicazioni stradali sono ottime e abbondanti e sembrano nuove, al contrario di quelle poche che abbiamo incontrato nel resto di Cuba che sembrano avere come minimo 50 anni. Lungo la strada vediamo un sacco di venditori di frutta.. riconosciamo solo i platani.. incuriositi ci fermiamo e acquistiamo per un nonnulla due "grappoli" di frutti delle dimensioni di una piccola prugna verde che si mangiano come i litchi. Mi avevano anche detto il nome... ma l'ho dimenticato... Le indicazioni per la casa della Señora Sonia sono facili, si entra nel pueblo, si gira a sinistra al quarto isolato dove c'e' il parque infatti... ovviamente riusciamo a perderci perche' non siamo d'accordo sulla definizione di "dove inizia il pueblo" La cosa buffa e' che secondo me a Remedios ci sono due vie che si chiamano Garcia, una vicino al centro e l'altra nella parte piu' periferica... comunque col metodo usato da tutti gli informatici con successo usciamo a rientriamo (dal paese) e troviamo la casa. Peccato che sono stato cosi' stupido da non fare nemmeno una foto all'esterno della casa, una bella casetta coloniale su due piani. L'accoglienza e' supercordiale, la camera e' stupenda. abbiamo un terrazzino, soffitto altissimo, tutto curatissimo, copriletti con cuoricini, asciugamani piegati a cigno, la cucina e' impressionante, nemmeno a casa di mia madre ho mai visto tutto questo luccichio. Sonia possiede un numero impressionante di frullatori e ognuno di essi e' lucido e brillante come se fosse appena uscito dalla fabbrica...e soprattutto ci fa ricredere sul fatto che a Cuba si mangi solo riso con fagioli :-) A Remedios nel suo piccolo ogni sera in piazza si fa festa... la prima sera hanno fatto baldoria fino alle 4 del mattino e nessuno ha chiuso occhio... non so se era una festa di fidanzamento o una festa per i 15 anni di qualcuno... per fortuna le notti successive il volume era tale da non arrivare fino alla casa. La Señora Sonia ci presenta tutta la famiglia la figliolona 15 bella scuretta con un bel viso, il marito coi baffoni molto tranquillo e simpatico, la vicina di casa e alcne decine di parenti che passano da quelle parti. Ci vizia dal primo momento, e riesce persinon ell'intento di far mangiare Giacomo, che da Viñales era diventato Gia-no-como proprio per la sua scarsa attitudine al cibo. Alla sera ci prepara sempre un dolce, al mattino abbiamo sempre il frullato (mango o guayaba) e la macedonia, oltre a dolcetti che faceva lei (in effetti la sentivo lavorare in cucina dalle 5 di mattina) e le solite uova, latte, burro pane e marmellata. Pur preparando la colazione completa anche a Giacomo non ci ha mai fatto pagare la sua quota, e' persino andata a prendere uno yogurt al cocco per riuscire a farlo mangiare. Se le bimbe lasciavano (come fanno di solito a casa) in giro qualche pezzo di biancheria tornavamo a casa e lo ritrovavamo lavato e stirato... per non parlare della cena dove anche riso e fagioli assumevano un'altra dimensione. Una sera visto che le bimbe continuavano a non essere a posto del tutto con la pancia ci ha preparato una zuppa di cicero (a base di malanga e altri tuberi immagino). Visto che era cosi' brava ci siamo fatti preparare anche un piatto che va molto alla boteguita del medio, la "ropa vieja", mitico, peccato non averlo fotografato, poi visto che eravamo ormai lanciati anche l'aragosta... direi una delle migliori che abbia mai mangiato. E io che cominciavo a pensare che a cuba si mangiasse male. Non ho fatto molte foto alla casa, ho rubato qua due frame dalla telecamera per chi volesse dare un occhio all'interno. Un paio di settimane di Sonia a casa nostra potrebbero forse riuscire a risistemare qualcosa :-) Cayo Santa Maria e Cayo Las Brujas La nostra permanenza a Remedios a parte una punta alla spiaggia di Caibarien ci ha portato quasi esclusivamente a fare vita di mare a Cayo Santa maria e a Cayo Las Brujas. Dopo il mare della parte sud che in pratica non abbiamo visto, per colpa di Dennis, ci siamo ricaricati in questo stupendo mare. Ovviamente il primo giorno siamo riusciti a mancare l'ingresso del terraplen... ovviamente non segnalato; dopotutto se Colombo e' riuscito a trovare l'america senza segnali stradali cosa avevamo noi da lamentarci se abbiamo cannato l'imbocco dello svincolo che porta al terraplen? Era implicito che il primo ponte che ti passa sulla testa usciti da Caibarien fosse l'imbocco dei 50 km di terraplen :-). Solita trafila per il controllo dei passaporti, poi 2 CUC per il pedaggio (2 per entrare e 2 per uscire) Il marito della Señora Sonia che era stato a quelle spiagge perche' aveva partecipato alla costruzione del terraplen ci aveva consigliato di arrivare in fondo alla strada dove avremmo trovato una spiaggia chiamata Perla Blanca (c'e' anche una stazione di osservazione ornitologica). Cosi' passiamo l'aeroporto di Las Brujas (per arrivare all'Hotel e alla spiaggia si gira a sinistra, anche se ovviamente non e' segnalato da nessuna parte) e procediamo.. dopo un po' la strada da asfaltata diventa "bianca"... procediamo pur nell'assenza di segnalazioni finche' non troviamo una minuscola costruzione presidiata da un operario che ci rassicura dicendoci che abbiamo ancora qualche km. Incredibilmente qualche km piu' avanti un cartello in legno scolorito indica La Perla Blanca a 2 km sulla sinistra. La strada diventa un sentiero abbastanza pieno di buche che si inoltra in mezzo alle mangrovie, largo giusto come la nostra auto, non c'e' spazio per girare l'auto, dobbiamo arrivare fino in fondo. Ma ne valeva la pena, arriviamo in questa spiaggia solitaria. La mia scarsa attrezzatura fotografica non e' preparata per la luce abbagliante... tutti i colori vengono ammazzati.. bisogna proprio andarci di persona..:-) Rimaniamo soli per un po' poi ci raggiungono un paio di auto Cubane (probabilmente hanno qualche aggancio visto che mi avevano detto che Cayo Santa Maria era spiaggia vietata ai Cubani), ma la spiaggia e' grande abbastanza per tutti :-). Il fatto di essere in una spiaggia non attrezzata e il fatto di non essere noi attrezzati (leggi scorte di acqua da bere) ci riporta verso l'hotel vicino all'aeroporto di Cayo Las Brujas qualche km indietro; non prima di aver salutato un simpatico picchio che ci ha tenuto compagnia nella nostra permanenza alla spiaggia. Avevo gia visto talmente tante foto della spiaggia di Las Frujas che ormai era come se ci avessi passato l'infanzia. Qui dopo aver pagato 5 CUC per tutti (2 gli adulti e 1 forfettario per i bimbi) ed essere sopravvissuti all'attraversamento della passerella di legno che conduce alla spiaggia possiamo finalmente lanciarci nelle consuete attivita' spericolate che hanno caratterizzato la nostra vacanza. Il percorso dalla reception alla spiaggia varrebbe un raccontino a parte :-) ma cerchero' di riassumere solo i punti salienti :-). L"hotel e' costituito da una serie di mini edifici immersi in mezzo alle mangrovie, collegati alla spiaggia, tra loro e alla reception da una serie di passerelle in legno. Queste passerelle mi ricordano quei ponti di corde che si vedevano nei film in cui Sandokan inseguito dai cattivi Inglesi riusciva a sfuggire perche' il ponte di corde cedeva proprio mentre i cattivi c'erano sopra. E cosi' era per le passerelle vere trappole in cui prima di appoggiare il piede su un'asse dovevi prima provarne la resistenza. Il vero problema era che chi si fermava a fare questo era un uomo morto, anche se la croce rossa cubana aveva opportunamente istituito dei dispensatori di sacche di sangue ogni pochi metri, i famelici mosquitos erano in grado di prosciugare ogni goccia dal corpo umano in pochi secondi a chi si fosse fermato o avesse rallentato per evitare di precipitare in mezzo alle mangrovie. Io come molti nel forum hanno notato da buon padre di famiglia ho.... abbandonato tutti e sono arrivato alla spiaggia con zero ponfi... Cecilia forte dell'abito scuro e dei capelli neri ne ha totalizzati 27.. i bimbi seguivano a ruota. Per fortuna la spiaggia era ventilata e i mosquitos non arrivavano. Comunque mai arrivare sulla spiaggia prima delle 10 di mattina e mai trattenersi dopo le 16-17, a meno di non cercare dei metodi originali per suicidarsi. Sulla spiaggia ho fatto due chiacchiere con una coppia che si spostava in bicicletta ed era arrivata il giorno prima da Santa Clara... ho provato a immaginare i 50 km di terraplen sotto al sole e in mezzo ai mosquitos ma non ci sono riuscito, so solo che aspettavano un taxi per caricare le bici e tornare indietro :-). Prima di partire ci era quasi venuto voglia di girare uno spot per la Ciego Montero visto i colori del mare che si vedevano dalla scogliera. Ho ancora una lata di refresco lemon nel frigo che si e' fatta tutto il viaggio da Cuba. Con questi due ultimi giorni al mare finisce la nostra vacanza itinerante... nel nostro programma di viaggio l'ultima settimana e' a Varadero.. avevamo pensato se proprio il giro di Cuba avesse dovuto risultare troppo faticoso e stressante almeno l'ultima settimana l'avremmo fatta tranquilla sole mare e tranquillita'... Pero' un po' ci dispiace, certo ci siamo stancati, abbiamo mangiato una quantita' industriale di riso e fagioli, ci siamo fatti ore di macchina su strade senza un segnale stradale con una cartina in cui le mulattiere erano segnalate grandi come le autopiste, ma e' stato un viaggio ricco, anzi come diceva uno dei ragazzi di Varadero "Que Rico!". Con la scusa che abbiamo visto solo la parte centrale e occidentale dell'Isla probabilmente torneremo... Volendo posso scrivere anche due righe sulla settimana a Varadero.. dite voi se la cosa interessa... Varadero Un po' ci dispiace lasciare Remedios, ormai ci siamo abituati alla vita nelle Casas, agli spostamenti in auto a vedere un po' di Cuba "fuori dai circuiti", senza esagerare ovviamente, sempre cose tranquille al ritmo dell'Isla... Scegliamo di fare la strada che passa da Encruciada Sagua La Grande, Corralillo invece dell'autopista per rubare qualche altro momento a questa Cuba cosi ospitale. Non so come guidino i cubani, ma nemmeno Alonso (volevo scrivere SoccMaker,ma non so mai come si scrive) avrebbe potuto farcela... chissà come ogni volta ci danno delle indicazioni di tempi di percorrenza da formula uno. Incredibilmente non ci perdiamo e attraversiamo con calma una serie di paesini che man mano che si alza il sole diventano via via piu' sonnacchiosi...il viaggio e' nella norma si viaggia dagli zero decibel quando dietro dormono tutti, a valor di rumorosita' paragonabili al decollo da una portaerei quando dietro si mettono a litigare.. ma ormai siamo abituati, non mi fermo quasi piu' scaricando un paio di bambini sul ciglio della strada e ripartendo.. Arriviamo a Varadero per tempo.. dobbiamo riconsegnare la macchina verso le 16, quindi ne approfittiamo per scaricare i bagagli all'Hotel. Siamo al Los Delfines, gestione italo- cubana, avrebbe bisogno di una sistematina qua e la, ma almeno ha il vantaggio di non essere nella zona hotels-only, siamo alla calle 39 e intorno abbiamo almeno qualche casa, qualche cafeteria, qualcosa che non sia il solito mega-albergo con attaccato un mega-albergo. Abbiamo due camere, in una Io e Cecila col mostro piccolo e nell'altra le due bimbe, dopo aver dormito in 5 in una stanza per due settimane ci diamo al lusso piu' sfrenato... Ah dimenticavo.. le camere sono al terzo piano...e non c'e' l'ascensore, fortunatamente il "ragazzo" dell'albergo, una specie di kunta-kinte si carica sulle spalle buona parte dei bagagli e ci porta in camera. Wow.. la nostra e' immensa con una terrazza ancora piu' grande che da direttamente sul mare... tramonto in diretta tutte le sere. Scaricati i bagagli mi precipito a restituire l'auto, ormai e' l'ora prevista... peccato l'avrei tenuta un altro paio di ore giusto per farmi una idea di Varadero.. e avrei fatto bene a farlo... il drop off e' a sole due calle dall'hotel..ma devo proprio essere arrivato al momento della siesta :-).. riconsegno la macchina al tipo dell'autonoleggio... o era italiano o parlava italiano meglio di me... ma non ho approfondito.. mi sentivo gia' in colpa per averlo disturbato nella sua siesta... Da dove cominciare... beh dal cibo direi... la cuoca e' italiana e finalmente riusciamo a porre fine alle crisi di astinenza da pasta... non e' nemmeno male... viene preparata sul momento davanti a noi, senza entrare nel dettaglio la pasta cotta al dentissimo viene poi immersa per qualche microsecondo in un pentolone di acqua calda e poi passata in padella col sugo scelto.. finalmente la mia dose di carboidrati :-). Il sistema ha funzionato bene finche' con l'avvicinarsi di agosto sono arrivati tutti gli ospiti.. dopo le attese erano paragonabili a quelle della tienda che avevamo a due passi dall'Hotel. Non ho mai avuto spiegazioni chiare su queste file enormi spesso vedevamo davanti alle tiendas... da quello che mi e' parso di vedere vengono fatte entrare poche persone alla volta mentre le altre aspettano fuori... un po' come facevano anche in banca... La cosa che mi ha colpito anche a Varadero e' l'impianto di sorveglianza che avevo appena notato negli Hotel dell'Habana (li ero ancora troppo fuso). Eravamo praticamente circondati da uomini della secuity, pantalone nero camicia bianca e faccia cattiva che parlavano in continuazione dentro ai loro walky-talky, che facevano turni di 12 ore... Il mare: beh il mare devo dire che e' splendido, spiaggia grande acque trasparentissime.. certo non sono le spiagge tranquille dei Cay.. anzi visto che siamo capitati a cavallo del ponte del 26 luglio c'era una quantità di gente incredibile. Una piccola nota la vorrei fare... finito il ponte la spiaggia sembrava un dopo concerto...bottiglie di qualsiasi cosa, resti di pranzi, carte e lattine ovunque. Devo anche dire che pero' finito il ponte l'opera di pulizia della spiaggia e' stata portata a termine in un baleno. Un'altra cosa del mare che mi pare di aver intuito non e' stata casuale, l'abitudine di alcuni frequentatori della spiaggia di usare il mare come un bagno pubblico...e non mi riferisco a fare la pipi in mare. L'hotel: Il Los Delfines avrebbe bisogno di qualche piccola manutenzione, magari anche di un ascensore, ma mi e' parso molto accogliente, e' costituito da due edifici uno di stile coloniale (magari anche di epoca coloniale chi puo' dirlo?), e uno piu' moderno che si sviluppa intorno alla piscina. La spiaggia e' palmata (si puo' dire per ricoperta di palme da cocco? :-)) E' i due bagnini per arrotondare e per mantenersi in forma ogni tanto offrono (per modo di dire) per la modica cifra di due CUC, un frutto con tanto di cannuccia per bersi il latte di cocco. (Si confesso l'ho bevuto anche io... ma che potevo fare, li vedevo mentre ero li nel mio punto di osservazione che da sotto la palma mi dicevano coglimi coglimi..). Solo mia figlia Giulia(non chiedetemi come, non lo voglio sapere) e' riuscita a procurarsi un frutto e ad aprirlo. La vita: devo dire che al Los Delfines sono organizzati bene, il mitico Raul della PRESS TOUR ci ha accolto l'indomani con le info per i turisti su cuba, cosa fare, cosa non fare, etc. etc. Insomma le cose per i novellini che arrivano si fanno due settimane a Varadero poi se ne vanno e dicono "Sono stato due settimane a Cuba"... ho assunto questo tono un po' di superiorita' perche' in effetti a meno di 24 ore dal nostro arrivo eravamo gia' guardati dagli altri turisti italiani come delle specie di superman che avevano girato per due settimane per Cuba stile avventure nel mondo con tre bambini etc. etc. Abbiamo raccontato il nostro giro almeno un milione di volte, e tutti venivano a chiederci dei consigli su cosa fare, su dove andare etc. etc. Alla sera spettacolino, devo dire che i ragazzi erano veramente bravi.. tenuto conto che passavano la mattina a fare pulizie,il pomeriggio a provare, e dopo lo spettacolo portavano gli ospiti nelle disco :-).. sono uno di quelli che non ha mai sognato di fare l'animatore in una struttura turistica :-). La vita notturna l'abbiamo lasciata ai giovani, le bimbe di solito arrivavano alla fine degli spettacolini con gli occhi praticamente chiusi... da quel che so ci sono diverse "discoteche" dove si entra pagando 10 o 15 CUC e dentro si beve quanto si vuole... Immagino che Varadero sia a livello dell'Habana come costo della vita. Riflessioni: la settimana di relax a Varadero pero' ci voleva... niente prendere l'auto per andare a cercare le spiagge, niente bambini che urlano in macchina, niente dormire in 5 in una camera, niente riso e niente fagioli. Mi sono piaciuti i ragazzi dell'animazione, dai non e' facile lavorare per 15 CUC al mese quando sai che la gente che viene li in albergo ha speso per due settimane il tuo stipendio di una vita... (concedetemelo come licenza poetica, lo so che Cuba e' il regno del sommerso e dell'arrangiarsi, soprattutto dove c'e' il turismo, ma sono sempre 15 CUC al mese...). Non ho fatto molta vita da "villaggio" mi sono divertito un po' a guardare quelli che passavano intorno a me, le coppie miste lei giovanissima lui un po' meno (ma anche viceversa), chi con la famiglia cubana al seguito e chi no, i gruppi di amici, le coppie di fidanzati (come quelli che sono arrivati con un volo della Neos preso davvero Last Minute visto che a lui avevano dato il passaporto tre giorni prima, che erano convinti che a Cuba si potesse prelevare. dagli sportelli automatici col bancomat... chissa' se sono arrivati alla fine della vacanza), qualche famiglia con bambini, in realta' pochi bambini, si vede che non e' opinione diffusa che Cuba sia un posto per bambini (basta evitare i parque infantil e non ci sono pericoli per i bambini... era cosi' un riferimento al parque infantil di Remedios dove la Señora Sonia voleva a tutti i costi portare le bambine e Giacomo). I cocotaxi di Varadero, beh quelli non potevano mancare, era dall'Habana che Giacomo aveva in testa solo i CocoTaxi.. ma devo dire che quelli di Varadero sono piu' belli, primo perche' sono guidati solo dalle Muchachas, secondo perche' in quelli dell'Habana non ci siamo andati... comunque forse non saro' bravo io a contrattare.. ma sono carissimi.. 5 CUC per arrivare alla Casa del Ron.. ma dove andremo a finire... Gia' e la signora della casa del Ron che si e' scandalizzata perche' ho comprato due bottiglie di Havana Club, dicendo che lo avevamo anche in Italia... due motivi primo non sono un bevitore di superalcolici e le ho prese solo per allenarmi a casa a fare il mojito :-), secondo costava solo 3,85 CUC l'aneo blanco contro i 9 Euro che costa in un supermercato qua... Devo confessare una cosa pero'.. ho fatto il giro in trenino per Varadero... si quei trenini che si vedono, e che passano dagli alberghi caricano i turisti e li portano a spendere dei soldi nei mercatini, alla casa del Ron, al parco che non mi ricordo piu' come si chiama.. la scusa era quella delle bimbe, ma devo dire che anche loro si sono rotte moltissimo... abbiamo visto la casa di Al Capone (poi dicono che il crimine non paga), un mercatino, il parco che non mi ricordo piu' come si chiama dove c'era lo stop obbligatorio (per modo di dire) per consumare una Piña Colada (ma proprio un cocktail brasiliano con tutti quelli cubani?), poi la Casa del Ron.. beh qui ci abbiamo mollato.. ok dopo aver assaggiato a scrocco tutti i tipi di Ron (solo io non le bambine) abbiamo preso il primo CocoTaxi e siamo tornati in spiaggia.. anche se la Muchacha mi ha guardato male perche' non volevo spendere piu' di 5 Cuc per andare dalla 62esima calle alla 39esima. Della gita al reef.. da qualche parte, non saprei tornarci, la barriera e' a pochi metri dalla riva.. a parte la guida (Ivan) che ha superato il livello di antipatia consentito per i viaggi all'estero, ricordo i pesci colorati, gli accidenti per infilare maschera e pinne alle bambine e l'aria condizionata a manetta quando siamo risaliti sul pullman tutti bagnati (qui Ivan si e' guadagnato la corona di antipatico dell'anno quando non ha voluto abbassare l'aria) sembravamo in un pullman in val brembana al ritorno da una sciata tutti con gli asciugamani bagnati addosso. Gli spettacoli alla sera forse un po' naif.. ma a veder ballare questi ragazzi sembrava di essere su un altro pianeta... sto ancora provando a muovermi al ritmo di reggaetton, ma nemmeno con una dozzina di vite davanti avrei la minima possibilita'. Alcuni flash che mi sono rimasti di Varadero, anche perche' ridendo e scherzando ormai e' quasi un mese che siamo tornati, sono stati un po' il dispiacere di non poter piu' sfoggiare il nostro spagnolo maccheronico studiato al volo usando un corso in inglese per imparare lo spagnolo scaricato da internet, in Hotel parlavano tutti italiano. Il frullatore del bar che quando non era rotto non c'era la frutta da frullare, quando c'era la frutta non c'era il ghiaccio, quando c'era il ghiaccio non andava il tritaghiaccio. Il barista che aveva il compito di preparare i cocktail ma non quello di lavare i bicchieri, per cui quando finivano i bicchieri non si facevano piu' cocktail fin quando non arrivava la signora che aveva il compito di lavare i bicchieri. Claudio che diceva che Juliette (una delle ballerine del gruppo) lo stressava sempre per farsi offrire da bere, mentre tutto il resto dell'Hotel era convinto che fosse lui ad avere una debole per lei. I vicini di ombrellone che ho scoperto che lei andava a scuola nello stesso edificio dove andavo io (due istituti diversi) e che forse era anche in classe con la "morosina" di quando avevo 17/18 anni). La cameriera Milagros che l'ultimo giorno ci ha lasciato la stanza fino alle quattro del pomeriggio per far fare il riposino a Giacomo, anche se dovevamo liberare la stanza al mattino. Sembra quasi di essere a uno di quei concerti dove alla fine il cantante presenta tutta la band :-).. comunque eccoci qua siamo ritornati ormai da un mese, questo Agosto nostrano ha fatto di tutto per farci dimenticare il sole di Cuba (se ci sono state 3 giornate di sole pieno sono state molte), ma devo dire che un pochino ce lo siamo portati con noi... alla dogana non hanno fatto storie.. vedremo di avere altre occasioni per riportarlo indietro, insomma piu' che un addio, un arrivederci... Hasta la victoria siempre... http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=4506&idd=3469 Resoconto della mia 1° vacanza a Cuba: impressioni e giudizi (Avana e Playa del Este) 14/08/2005 Sono appena tornato dalla mia prima vacanza a Cuba oggi stesso (una settimana in albergo a Playa dell'Este). Alcuni di voi si ricorderanno di come avessi detto prima della partenza che avrei alloggiato al Tropicoco: infatti c'è stato un cambio dell'ultima ora, e causa occupazione del Tropicoco da parte del governo per alloggiare gli ospiti venezuelani (?) hanno spostato me e gli altri miei 3 amici all'Hotel Blau Arenal a S. maria del mar (un 4 stelle a detta di tutti più bello del Tropicoco, quest'ultimo a due stelle). Ordunque,entriamo nel vivo della questione e parliamo della vacanza e di Cuba, che, sotto certi aspetti, mi ha un pò deluso: se infatti devo partire dalle cose belle di Cuba, vi potrò parlare del mare, di quell'oceano di un azzurro così intenso; dello snorkeling sul reef, la grande barriera corallina; della splendida foresta pluviale, dei mogotes della valle di Vinales, un paesaggio davvero unico al mondo e che mi ha tolto il fiato...del fascino antico e decadente della capitale, L'Habana, tutta rovine ma in cui si intravede ancora il bagliore di un passato regale, fatto di tesori e delle ricchezze di uno sfavillante periodo coloniale.. Riguardo ai difetti dell'isola, il clima afoso (ma quanto caldo fa?? E' quanto è umido? In certi momenti mi sembrava di morire, ma è possibile che in mezzo all'oceano non tiri un filo di vento?? Cazzo, c'è più vento nelle isole del mediterraneo, anzi no, a Cervia c'è più vento!) e i panni sempre bagnati, l'acqua salata dell'hotel (che schifo...) e le zanzare voraci. Ma veniamo alle noti dolenti, e cioè a parlare di quello che tutti mi avevano descritto come l'aspetto più interessante e originale di Cuba, ovvero i cubani, i suoi abitanti, le cubane: ragazzi, mi dispiace, forse sarà che io e i miei amici siamo stati a Cuba per troppo poco tempo per conoscere a fondo i suoi abitanti; sarà che abbiamo percorso gli itinerari per la maggior parte fra i più turistici e quindi siamo probabilmente incappati in 'quei' cubani particolari che vedono il turista solo come un portafoglio ambulante...sarà che siamo stati sfortunati negli incontri, che andando di fretta conosci solo le persone più approfittatrici e forse andando con più calma avremmo conosciuto cubani più profondi... Insomma, l'impressione dei cubani che abbiamo avuto è stata pessima, sia per gli uomini che per le donne: gli uomini cubani mi sono parsi in pratica peggio dei napoletani (mi scuso coi napoletani), pronti a spillarti dei soldi alla prima occasione e a fregarti se necessario; le donne, meglio sorvolare, una semplice accozzaglia di Puttane, ma con la P maiuscola! Dove erano le cubane calienti, interessate a conoscere il turista e pronte a fingersi innamorate di cui ho sentito parlare sul forum? Io ho incontrato solamente troiette ciniche e sfrontate, pronte a fare figure di merda per qualche spicciolo in più, e parecchie neanche troppo carine (anzi) e neppure a buon mercato (anzi!). Mignotte assatanate di soldi,e a detta di ragazzi cubani conosciuti là, esose anche coi loro stessi connazionali quando si tratta di essere approcciate...in pratica il fenomeno di chiedere soldi in cambio di sesso o di semplice conoscenza, anche se l'uomo volesse fare seriamente, è diffuso su tutto il territorio con una popolazione femminile per il 90% composta da zoccole! I cubani che vorrebbero mettere su famiglia (testuale da un animatore cubano conosciuto nel nostro hotel) si mettono le mani nei capelli e sono costretti a trovarsi ragazze straniere perché dopo un po' se si mettono con una cubana,vengono mollati dala simpatica fanciulla che ha il vizzietto di guadagnarsi da vivere in quel modo... Insomma, cazzo, io e i miei amici ci aspettavamo un atteggiamento un po' più disinibito rispetto alle ragazze italiane, più voglia di divertirsi, più voglia di conoscere gente nuova, quello che doveva essere la qualità delle cubane, il quid in più, l'erotismo, la carica di energia...e invece in cosa ci siamo imbattuti? In ragazzotte fredde, recitanti pantomime stucchevoli per tirare su qualche cuc in più...e atteggiamenti sfrontati con continue e assillanti richieste di denaro, sia da parte di uomini che di donne, insomma un accattonaggio continuo peggio che a Napoli da far venire il vomito anche al più bendisposto...in pratica un popolo di accattoni abbandonato da dio, senza futuro e senza regole, ma senza neppure quel calore umano che credevo di trovare...il calore umano era solo di facciata, dietro solo calcoli e sotterfugi, ma per cosa poi, per 4 cuc in più...tristezza. Ora, l'obiezione che mi muoverete sarà: ma sei andato in posti turistici, non hai conosciuto i veri cubani. Giusto, vero. Siamo andati alla casa della musica, al turquino, al el dorado, al mirador de bellamonte,ecc...tutti posti turistici, ma come ha detto un ragazzo cubano sposato con una canadese: dove le devo andare a pescare allora queste brave ragazze cubane? queste cubane serie come le europee ma solo senza i loro difetti, e cioè niente grilli per la testa, aperte , sincere, sensuali, colte, dove le trovo? Io la sera esco per andare a divertirmi, e quindi come in Italia vado a ballare nel locali...ma nei locali sono tutte Troie! Allora vado a fare un giro in centro a l'havana, ma troie anche lì... Ho avuto un'esperienza però un pomeriggio in spiaggia con una cubana che non era una puttana: era timida, semplice, splendida nella sua adolescenza (16 anni), abbiamo conversato pacatamente in acqua, poi le ho preso la mano, le ho chiesto un bacio, lei timidamente mi ha sorriso negandomi il bacio nella maniera più dolce, ma facendomi capire che sarebbe stato rinviato solo di pochi momenti...mi ha presentato sua madre, ha voluto il mio indirizzo di posta elettronica, era dolce, sicuramente il momento più intenso ed emozionante del viaggio... Ecco, ma questa fanciulla mi è sembrata una goccia nel mare, un fiore in mezzo a un oceano di prostitute senza scrupoli. Non penso che questa sia la Cuba che molti hanno visitato anni fa, ora le ragazze hanno perso il gusto di fare l'amore ,lo fanno per il gusto di guadagnare, non credo neppure che questa sia la Cuba che aveva in mente Che Guevara quando a rischio della sua vita fu decisivo nel portare a termine la revoluciòn...il Che si starà rivoltando nella tomba, conoscendo i suoi ideali, a osservare questo night - club a cielo aperto dove l'unica cosa che conta è il denaro, anzi, pochi spiccioli... Volevo in ultimo ringraziare chi ha creato questo forum che mi è stato molto utile nel preparare la vacanza ed è uno dei migliori sull'argomento: infine voglio specificare che il mio giudizio è molto limitato dal poco tempo della mia permanenza sull'isola e dagli itinerari seguiti, è quindi la MIA esperienza che ho avuto, e non ho la presunzione di farlo diventare IL giudizio su Cuba; sicuramente altri avranno avuto tutt'altra esperienza, ma purtroppo quella che ho avuto io non mi farà di certo ammalare di 'cubanite', ossia della voglia di fare ritorno a Cuba, e di sicuro se tornerò ai Caraibi sarà senz'altro in località differenti. Grazie ancora a tutti, sono curioso di leggere le vostre repliche per sapere dove ho sbagliato e perché. Alla prossima. ICEMAN77 Commenti nel forum http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=4506&idd=3909 Una terrazza di fronte ad un mare di problemi Cocoloco - 27/10/2005 Vista la scarsità di argomenti evocata da alcuni amici del forum, come promesso a Caribe ed altri, inizio la pubblicazione di un racconto, sarebbe più esatto definirlo uno sfogo, che spero non vi annoierà. Altrimenti non esitate a saltare questa cartella Premetto che la storia si svolge in un arco di tempo molto lungo, circa 2 anni. Cercherò di essere sintetico ma sicuramente sarò obbligato, per ragioni di tempo, a "scriverlo a puntate" Quando sarete stufi fatemi un segno Dopo un anno e mezzo trascorso nella ricerca di una casa che avesse le caratteristiche giuste e con la quale permutare quella di mia suocera, dopo averne visitate un paio che, anche se malandate, mi erano piaciute, il progetto venne abbandonato. Vuoi per le oggettive difficoltà che si riscontrano nel finalizzare una tale operazione, vuoi per i ripensamenti delle controparti all'ultimo minuto, ma anche e soprattutto per l'esagerato rispetto di mia suocera per le leggi ed il denaro. Ma io dico, con tante suocere spendaccione (specialmente con il soldi del genero yuma) proprio a me doveva toccarne una esageratamente oculata nello spendere? Ad un certo punto cominciai a sperare che un ciclone, un evento soprannaturale o gli Orishas mi dessero una mano a convincerla dell'improcrastinabile necessità di cambiar casa. Le mie speranze rimasero vane. Il sogno di avere una casa con un grande patio pieno di alberi e piante, dove riunire amici e parenti per feste e bagordi sarebbe, almeno per il momento, rimasto tale. Ero deluso e rassegnato. Per un po' di tempo non volli piú parlare con mia suocera di nessun argomento che avesse a che fare con la casa. Passavano i mesi ed il momento di tornare sull'isola si avvicinava. Mi suegra cominciò a preannunciarmi una sorpresa che, secondo il suo dire, mi avrebbe fatto molto piacere. Immaginavo di cosa si trattasse, ne ero quasi sicuro, però nascondevo la mia curiosità ostentando disinteresse. Venne il grande giorno. Arrivato a casa verificai subito la sorpresa. Oltre all'ampliamento della nostra (mia e di mia moglie) camera da letto e del bagno, era stata realizzata, sul solaio, una terrazza di più di 100 mq alla quale si accedeva direttamente dal salone con una ripida scala. La ciliegina sulla torta era rappresentata dal grande barbecue con tanto di spiedo per arrostire il maiale (o anche una vacca nel caso si volessero visitare le locali galere) Che dire ? La sorpresa era assolutamente gradita e non potetti far a meno di ringraziare immaginando le potenzialità di quel grande spazio a cielo aperto. Certo non era il pazio dei miei sogni, ma già vedevo quella terrazza piena di gente festante che ballava e cantava intorno al maialino che si dorava impalato. Inaugurammo la terrazza proprio come avevo immaginato. Il risultato fu ottimo, il maialino, arrostito nel nuovo barbecue di mattoni refrattari, squisito, dorato e croccante. Iniziammo a mangiarlo alle 20.30 dopo averlo rosolato durante tutto il pomeriggio. La notte era stellata ed una piacevole brezza rinfrescava l'aria. Il giorno dopo si manifestarono i primi problemi. Il vento, che sempre soffiava in quel periodo, rovesciava i bicchieri più leggeri disperdendone il prezioso contenuto, il sole picchiava così forte da rendere impossibile una permanenza prolungata. Il maialino, e non solo lui, si sarebbe arrostito anche senza accendere il carbone. Mi resi conto di avere una terrazza utilizzabile solo di notte e se non pioveva. Bisognava trovare urgentemente una soluzione per coprirla almeno parzialmente. A tal scopo venne riunito, a marzo del 2004, il GCMP (Gran Consiglio delle Menti Pensanti). Questa assemblea si riunisce spontaneamente e senza convocazione ogni qual volta viene esposto un problema ad una o più persone in un luogo accessibile a chiunque, come per l'appunto casa mia. I membri del gran consiglio aumentano man mano che, discutendo l'argomento, questo giunge alle alle orecchie di vicini o semplici passanti. Si può riuscire a riunire svariate decine di persone senza distinzione di età, sesso o colore, si può riuscire a discutere per ore ma sicuramente non si può riuscire a trovare una soluzione univoca ed unanime. Ognuno espone con convinzione la propria idea, la propria soluzione, ognuno come se avesse affrontato e risolto un milione di volte lo stesso problema. Naturalmente tutte le soluzioni sono perfette ed altrettanto naturalmente ognuna diversa dall'altra. Spesso accade che, allo sfinimento delle forze o all'esaurimento delle scorte di ron, io scelga la soluzione per me più logica, meno complicata e più compatibile con le risorse ed i materiali reperibili. Optai per la costruzione di un tetto di legno e guano che riparasse parzialmente la terrazza nella sua parte centrale. Illustrai la mia decisione alla presidentessa del CDR, mi querida suegra, la quale mi disse che per una struttura di quel tipo sarebbe stata necessaria un'autorizzazione lunga e difficile da ottenere. Finimmo per concordare su una copertura realizzata con un telone impermeabile tipo quello dei tendoni Cristal e mobilitammo l'intero barrio alla ricerca del prezioso tessuto. Dopo un paio di settimane ripartii senza aver mai potuto sfruttare la terrazza di giorno e senza aver visto il benché minimo pezzo di tela. Le notizie che regolarmente mi giungevano dall'isola erano negative, passavano le settimane, i mesi, ma del telone neanche l'ombra. La data del mio prossimo viaggio era ormai prossima. Decisi di comprare due gazebo di 3m x 3m, struttura di tubi di alluminio bianco e tetto di tela impermeabile dello stesso colore. Peso totale 28 Kg. Avrei messo il tutto in uno scatolone grande come due valigie ed avrei sfidato la sorte al cospetto dei temibili doganieri dell'aeroporto di Holguin. Settembre 2004 Il giorno della partenza era arrivato. Registrato il pacchettino come bagaglio speciale salgo a bordo pensando a cosa avrei raccontato al mio arrivo agli aduaneros. Uscito dal controllo inmigración recupero la valigia e resto in paziente attesa del discreto pacchetto. Un'ora e mezza dopo l'aeroporto si é svuotato, gli unici passeggeri rimasti oltre a me sono due cubani ed un turista ai quali stavano verbalizzando il sequestro dei lettori DVD. Preoccupato mi affaccio al misterioso buco dal quale fuoriescono i bagagli e scorgo il mio scatolone semiaperto. Chiamo un doganiere e gli chiedo quanto avrei ancora dovuto aspettare per recuperarlo, mi risponde serafico che el Jefe se ne sta occupando. Trascorso un altro quarto d'ora mi consegnano il pacco e mi invitano a presentarlo al controllo doganale. I due doganieri, un uomo ed una donna, sono ancora impegnati a compilare i moduli di sequestro, mi faccio coraggio e chiamo con tono deciso la bionda cinquantenne con la camicia verde Disculpe compañera La bionda mi guarda tranquilla e mi chiede cosa contenesse lo scatolone. Carpas... casitas de jardin rispondo mentre comincio a sfilare i tubi e la tela ancor prima che mi chiedesse di farlo. Guarda incuriosita. Le insegno una foto del misterioso oggetto e lei, come se ne avesse viste centinaia, mi domanda aahhhh...nada mas? Sicuro rispondo di no, mi lascia andare senza ulteriori pretese e con un gentile sorriso. Stranezze cubane. Finalmente potrò sfruttare nel migliore dei modi la terrazza, pensavo mentre la macchina correva sulla carretera central. Il mattino seguente montammo i due gazebo, il pomeriggio dello stesso giorno ci rendemmo conto che, a causa del vento, sarebbe stato meglio ancorarli. Trovate delle corde legammo gli angoli del tetto al muretto di cinta della terrazza. Non era sufficiente. Improvvise e frequenti raffiche di vento sollevavano i gazebo da terra come bianche mongolfiere. Pensammo di cementificare al suolo i tubi di sostegno. L'operazione, una volta trovato il cemento, dopo soli due giorni di ricerche, risultò facile ed economica, 1 sacco di cemento e 2 bottiglie di ron per il muratore ed il suo aiutante. Il problema del vento era risolto. Certo non avrebbe retto il passaggio di un ciclone ma sopportava tranquillamente le brezze pomeridiane. Le prime cene si consumarono felicemente nei gazebo. Ma si sa, la felicità non é eterna, già dopo i primi pomeriggi passati giocando a domino sotto il bianco tetto plastificato verificammo un altro problema. Il riverbero luminoso era molto fastidioso, insopportabile, uscivamo con gli occhi arrossati indipendentemente dalla quantità di ron ingerita. Il GCMP moltiplicó le sue riunioni, le idee più strampalate ed irrealizzabili vennero proposte e valutate. La soluzione più gettonata era quella di verniciare il tessuto plastificato con una vernice scura. Dal punto di vista estetico il risultato sarebbe stato pessimo, oltretutto nessuno poteva garantire che la vernice, seccandosi, non provocasse danni. Ripartii senza che si fosse trovata un' adeguata e definitiva soluzione al problema resplandor. http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=4506&idd=4466 Un cuore spaccato per pochi pesos Cocoloco - 06/11/2005 Pedro (nome di fantasia) ha una grande casa, una moglie, due figli. La madre e la sorella che vivono a Miami gli inviano regolarmente dei soldi che gli permettono di vivere decorosamente. Ha sempre luchado en la calle, fino a quando é finito in galera per aver cambiato pochi dollari. Scontata la pena, 18 mesi, sfruttando le rimese della madre, forzatamente risparmiate durante la detenzione, si é lanciato nel giro delle scommesse clandestine. Combattimenti di galli, dadi, carte, ma soprattutto la lotteria. In poco tempo era diventato il banquero più conosciuto ed invidiato del posto. Una squadra di persone raccoglievano le scommesse nei vari quartieri e lui le gestiva. Sono sempre stato scettico sulla possibilità di arricchirsi con questo sistema, un numero indovinato viene pagato 60 volte (120 se accompagnato dalla centena giusta). Dovetti ricredermi quando lo vidi al volante delle sua splendida vecchia americana. Spendeva generosamente i soldi così facilmente guadagnati. Se io offrivo una bottiglia di Silver Dry lui doveva assolutamente contraccambiare con una di añejo, aveva un cuore generoso. La vita gli sorrideva, tutto andava bene. Troppo bene per gli standard e la mentalità cubana. Un disoccupato che andava in giro con quella macchina e le immancabili catene d'oro dava troppo nell'occhio. Iniziò a sentirsi sul collo il fiato della polizia. La situazione si complicò ulteriormente in seguito ad un periodo di giocate sfortunate. Dovette vendere frettolosamente il tanto amato carro per, si disse, rimborsare dei grossi debiti. Vendute anche le catene d'oro non gli restò che trovarsi un lavoro, cosa che avrebbe sicuramente ridotto le attenzioni che la polizia gli riservava. Fu di nuovo fortunato, alcuni amici dei tempi d'oro riuscirono a procurargli, per pochi dollari, i certificati necessari per avere l'incarico di amministratore del deposito e delle consegne della carne bovina. Posto ambitissimo in quanto permetteva di far sparire quantitativi importanti di quella rara e poco accessibile fonte di proteine. Nel giro di un anno si risollevò. Lo si vedeva girare in moto o seduto nei pacanés intorno a tavole piene di bottiglie. Ricominciò a fare il banquero, quello era il suo mondo, il suo piacere più grande, la sua perdizione. Pochi giorni fa, un suo "cliente", un giocatore al quale non era stata pagata la sua vincita, dopo averlo cercato e trovato, non ha esitato a sferrargli una pugnalata in pieno petto. Un solo colpo che ha spaccato quel cuore generoso. Descansa en paz compadre. http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=4506&idd=4538 Una giornata qualunque Aston Villa - 04/11/2005 Questo topic non tratta di nottate indimenticabili o di spiagge da sogno. E' solo la cronaca di una normale giornata cubana in un posto del campo. A Las Tunas era l'ennesima mattinata di merda, il cielo prometteva pioggia e quindi che fare? Passare la giornata in qualche locale ammirando la fauna? Chiamare qualche amica? Acchiappare qualcuna che ancora amica non e'? Visto che sono fondamentalmente un animale diurno, prendo la macchina e passo al parco a raccattare il mio amico Mago. Si va da Orlandito! Orlandito lo conobbi un paio di anni fa al carnevale tunero, sui 30 anni, simpatico, sempre in movimento e dalla risata coinvolgente. Vive a Vivienda, 19 km da Tunas, sulla carretera per Holguin, subito dopo Callixto. Un po' più di un paese, un po' meno di una cittadina. Assolutamente fuori da ogni giro turistico,sono il solo straniero e la mia auto e' la sola post rivoluzionaria. Facce dure e rugose da contadini,vita dura e pane ancora più duro. E poi, ovviamente, c'e' la gente che non fa un cazzo tutto il giorno, come in tutta Cuba. Lo troviamo in mezzo a un capannallo di gente che gioca a domino, e' li che sbraita e litiga con chi sostiene di saperne più di lui..... Cuba.... Orlandito di mestiere sarebbe barbiere, esercitava in piazza e gli affari andavano bene, poi "qualcuno" decise i spostarlo sotto il suo condominio e sono iniziati i tempi magri.... E in più e' professore.....di scacchi.... presso una scuola di Tunas. Il paese e' decoroso, le case sono abbastanza in buono stato e pure i condomini non cadono a pezzi.... Ci porta in piazza dove oltre che una minuscola tienda c'e' una terrazza dove si paga in moneta national e insiste per offrirci una birra. Ci invita per la sera a casa sua,si mangia capra...... non mi fa impazzire ma ho piacere di una serata simile e di stare con questi amici e accetto a patto di occuparmi io del primo e di fornire bevande varie. Poi la vedo..... bionda (tinta), camminata che non ha nulla del languido ancheggiare caraibico, modo di muoversi tosto... da guajira. Chiedo a Orlandito se la conosce, lui mi sorride e in 2 minuti e' al nostro tavolo. E' bella, di una bellezza dura, un po' spigolosa, mi spiega che deve tornare al lavoro e che ha poco tempo. Le chiedo che lavoro fa... "guardo i polli". Non voglio sapere che lavoro sia "guardo i polli..." e la invito per la sera da Orlandito, lei accetta se la passo a prendere, mi dice dove abita..... 4 case in mezzo al nulla.... Nel primo pomeriggio si rientra a Tunas, vado alla tienda a comprare la pasta, 2 bottiglie di ron e un po' di lattine di tucola. Poi preso da un attacco di taccagnite... eravamo verso il fine vacation.... opto per una sana CASSETTA di cerveza cubana.... buona ed economica. Non ci sono state lamentele..... Spedisco il Mago al mercato per prendere il necessario per gli spaghetti alla bolognese. Verso le 20 si riparte per Vivienda, lungo la strada il Mago mi dice che bisogna passare a prendere il ghiaccio..., vabbe andiamo a prendere il ghiaccio. Già immaginavo quelle macchine che ti sputano il ghiaccio in cubetti bel levigati.... Entriamo in una specie di finca, male in arnese, dove in una altrettanto specie di stanza ci sono enormi lastroni di ghiaccio.... Non chiedetemi come si conservava ne come si formava... era buio e avevamo fretta. C'e' un tipo che con una specie di piccozza inizia a staccare dall'iceberg grossi pezzi di ghiaccio che in parte dentro a secchi e in parte en vivo finiscono nel mio bagagliaio. Meno male che siamo vicini a Vivienda.... Arriviamo a casa di Orlandito, un condominio, meglio in arnese di molti altri, lui e la sorella vivono uno di fronte all'altro nello stesso pianerottolo... beh pianerottolo... più o meno. Vive col padre, classica casa cubana di chi non traffica coi turisti, ma c'e' la tele, lo stereo, e poco altro, 2 stanze. Comunque gente dignitosa. La sorella ha una bimba di 4 anni, con una serie di problemi.... ti chiedi perché cazzo debba piovere sempre sul bagnato... Comunque lascio il Mago a cucinare la bolognese (frequenta italiani....sa....) su un fornello che era già antico ai tempi di mia nonna contadina buonanima e nella più completa oscurità mi inoltro nel nulla a vedere dove cazzo abita la guajira.... Le strade della cittadina sono deserte,saranno le 21 30, un cazzo di nessuno. Non un lampione, nulla... Cerco di riconquistare la carretera per Holguin e dopo un paio di svolte sbagliate che mi portano praticamente dentro a un bosco...la trovo. Ok Ho trovato la carretera, ora bisogna trovare la casa. Guido per 3/4 km seguendo le indicazioni che la ragazza mi aveva lasciato al mattino,lascio la provincial e svolto su un ponticello. Sono veramente immerso nel nulla..... vado a passo d'uomo in quanto la strada e' sterrata e visto la pioggia di quei giorni potrei sotto una pozzanghera trovare un cratere e sparire io e la macchina... E mi ritroverebbero Coco e Tuccio a gennaio.... Comunque arrivo a una piccola radura dove ci sono 3/4 case, lei vive in una di queste, neanche piccola e diciamo.... essenziale. Mi aveva detto al mattino alla mia domanda un po' scherzosa.. sul fatto di ritrovarmi un eventuale marito incazzato e, da buon guajiro, armato di machete affilato ad accogliermi che si era separata da alcuni mesi e che era andato via il marito... mah... Andiamo avanti. Mi stava aspettando e si era messa tutta in ghingheri.... O meglio si e' messa in ghingheri come si mettono le guajire.... Scarpa col tacco ma non a punta come si usa ora ma con la punta arrotondata,come si usava.... jeans abbastanza attillati e una blusa... quelle con le piccole piastrine fosforescenti... fuxia. Non so se avete presente, si vedevano anni fa nelle disco. Comunque ha messo probabilmente le cose migliori che aveva, molto rossetto e un profumo cubano. Era comunque bellissima, fra l'altro sempre allegra e sorridente, con lei, credo nelle intenzioni per il Mago una amica, non male di viso ma bella cicciottella, vestita più o meno nello stesso stile e con lo stesso profumo. Già mi immaginavo la faccia del mago.... Mentre cerco di uscire dal pantano di quel vicolo mi dice che prima di mangiare ha voglia di bere qualcosa e così andiamo in piazza a Callixto dove c'e' anche qui una specie di terrazza. Io penso "prenderanno un bel refresco de lemon".... Col cazzo.... Ron blanco di una marca misteriosa e visto che non avevo moneta national ha voluto pagarlo lei..... Toglie il tappo e comincia a bere a gargarella una generosa sorsata e poi passa la bottiglia alla gorda... e giù un altra sorsata.... Poi passa la bottiglia a me, che fra l'altro ero a digiuno dal mattino, che ne assaggio un po'..... Mentre la bottiglia passa di mano in mano,le loro,si torna alla macchina e si riparte per Vivienda. Mentre camminiamo verso il carro lei mi mette una mano sulla spalla come si fa fra commilitoni a naia.... Andiamo bene.... Si risale in macchina e, ovviamente, inizia a piovere. Mentre combatto nuovamente con la carretera cercando di evitare i crateri, la bottiglia passa allegramente dalla mia guajira, seduta al mio fianco a quella dietro, io passo. Intanto continua cameratescamente a tenermi un braccio sul collo.... mah.... Si arriva a casa di Orlandito, dove oltre al padrone di casa abbiamo la sua novia scollacciata, un suo amico con la moglie, sua sorella e la bimba e il mago. Con noi 3 diciamo che proprio larghissimi non si stava.... Appena il mago vede la gordita a lui destinata, mi guarda sorridente e fa un gesto tanto caro alla sig. Santache'. La capra naviga in una inquietante salsa rossa, mentre la pasta sta' per essere gettata in pentola, e qui, onde non dovermi cibare di quella roba molliccia e attaccaticcia che loro chiamano con coraggio"spaghetti", prendo in pugno la situazione culinaria. Sulla cottura degli spaghi non accetto compromessi, si mangia al dente, l'ospite ha sempre ragione.... Il sugo fatto dal mago era alquanto acquoso... gli lancio un occhiata da.. "no es facil", lui dice che in Italia si mangia così e io, bonariamente lo mando a cagare. Colpa mia che faccio cucinare gli spaghetti alla bolognese a un Mago cubano....... Contemporaneamente mentre si attende la cottura della pasta, le ragazze vanno di spetteguless per i cazzi loro, alla tele c'e' la telenovelas e dallo stereo a palla escono le note di Eros in spagnolo. Un casino. Intanto le guajire fumano, meno la mia per fortuna, popular che tirano fuori da un pacchetto floscio bianco con scritte blu...... non le avevo mai viste sigarette simili. L'odore e' forte e terrificante. Visto che il tavolo e' da 4 e noi siamo in 10 vogliono fare mangiare me, il mago e le 2 ragazze prima dicendo che loro poi mangiano dopo. Non se ne parla, andiamo a prendere un altro tavolo a casa della sorella e pur strettini si mangia come Dio, o chi per lui, comanda . Tutti insieme. La pasta non e' poi uscita male,assisto al consueto scempio degli spaghetti tagliati col coltello..... non c'e' niente da fare, li mangiano così. Cazzo quanto ingloba la guajira, in effetti non credo che tutti i giorni mangi spaghetti alla bolognese cucinati da un Mago cubano..... La capra..... beh la capra la assaggio appena, non ha un bellissimo spetto e poi quel sugo....... Ovviamente riso a volontà e molta frutta. Intanto le 2 bottiglie sono quasi finite e la cassetta di birra e' agli sgoccioli.... Finita la cena, classico dopocena cubano, chiacchiera e cazzeggio. Intanto il ron continua a girare, si sono aggiunte un paio di bottiglie senza etichetta portate dal nuovo arrivato il papa' di Orlandito. Fa un caldo boia, i ventilatori muovono solo l'aria ma rinfrescano poco, ci si piazza vicino al balcone, noto che come sempre malgrado che ci si avvicinasse alla mezzanotte tutta la gente era sui balconi a chiacchierare o a fare una mazza. Il padre di Orlandito inizia a parlare della situazione a Cuba prima del crollo del blocco socialista, e sono discorsi carichi di rimpianto, in quanto secondo lui c'era tutto...... e la vita non costava niente Sarà... ma forse e' solo il rimpianto di avere 15 anni in più. Di vedere che tutti i sacrifici di 3 lustri hanno portato molto meno delle aspettative. Vivranno anche nel campo ma sono abbastanza informati, sanno di molte cose che succedono in Italia e mi chiedono di economia e di tipo di vita. Soliti discorsi, quando gli spieghi che non e' che quà si navighi tutti nell'oro e che noi, viaggiatori recidivi, siamo privilegiati, come sempre ti dicono che almeno noi possiamo viaggiare.... ecc... lasciamo stare. Le ragazze sono nell'altra camera, e' quasi l'una, il padre di Orlandito, l'altra coppia e la sorella con la bimba se ne vanno. Annoto mentalmente di portare qualcosa alla piccola al prossimo viaggio. Si rimane in 6, io e la Guajira, il mago con la gorda e Orlandito con novia. Ci trasferiamo nell'altra stanza dove c'e' un lettone..... e ci si siede..... Orlandito, il professore Orlandito, il bravo companero orlandito da un armadio tira fuori alcune riviste porno...... Ma a parte che a lui pare che interessino poco, comunque si e' bevuto parecchio, io dovendo guidare su quelle strade e non essendo un bevitore accanito, ho cercato di limitarmi ma comunque sono sull'andante. Insomma si passa alle vie di fatto..... ma visto che, personalmente non amo esibirmi in pubblico..... chiedo alla guajira che si fa e sopratutto dove si va.... anche perché, visto l'andazzo e la semioscurità per i miei gusti giravano troppi volatili.... Non si sa mai....... Case di renta neanche a parlarne, lei mi propone di passare la notte a casa sua. Le chiedo se era sicura,non si può, e sarebbe poi sostanzialmente lei ad avere casini.... Mi dice che basta che porti via i maroni temprano, più per altro per via dell'auto, e non ci sono problemi, accanto a lei ci sono solo 2 case, e dice sono amici suoi... Visto che il mago si fermava a Vivienda un paio di giorni posso andare via tranquillo, alla gorda ci pensa il mago. Saluto tutti e,con la mia guajira sempre appesa al collo, nell'oscurità più totale mi avvio verso l'auto. Come sempre non si vede una mazza, arriviamo allo svincolo che porta a casa sua, in macchina era rimasta la bottiglia comprata a inizio serata, o quel poco che ne rimaneva.... e se la finisce quasi tutta lei. Parcheggio l'auto dietro la casa, in modo che non si veda dalla strada, si sentono grugniti di maiali e l'immancabile gallo che, come avviene solo a Cuba, fa sentire la sua presenza a ogni ora. La casa e' abbastanza grande, troppo per una persona sola, c'e' il frigo e il televisore (cinese), per una che si occupa di pennuti mi sembra che la casa sia un po' troppo ben messa ma lei mi parla di una sorella negli USA..... tutto può essere. Su un mobile in cucina ci sono alcune foto, la maggior parte in bianco e nero, mi dice che sono i suoi genitori, classiche facce da contadini di un tempo andato. Poi c'e' una sua foto col marito il giorno del matrimonio, lui sembra un messicano, piccolino e baffuto, sicuramente con almeno una decina di anni più di lei, col sorriso e la felicità che tutti hanno in quel giorno. Sul tavolo la famosa pentola a pressione ritirata con la libreta il giorno prima a 145 pesos, ha pure quell'aggeggio per friggere che ti danno sempre con la libreta mi pare a 125 pesos. Sicuramente qualche aiuto le arriva, quella casa parla chiaro. Mi sento un po' un intruso, a ficcare il naso nella vita di un altra persona... ma gli occhi sono fatti per vedere. E' stata una bella notte e io, che preferisco nella maggior parte dei casi dormire poi da solo, sono stato volentieri con lei fino a mattina presto. Poi e' arrivato il momento di andarsene, lei doveva andare a lavorare ed io dovevo sparire per evitare ulteriori chisme che comunque ci sarebbero state. Non voleva assolutamente denaro, era stata bene e tanto le bastava, mentre era in bagno le ho messo qualcosa in una borsetta che c'era sopra una sedia. Mi ha dato l'indirizzo e il telefono della vicina e mi ha detto semplicemente... "quando vuoi sono quà", nessuna richiesta, nessuna promessa.... Non l'ho più vista, i ritmi della vacanza da classico yuma mi hanno accompagnato negli ultimi giorni alla isla. A fine novembre mi piacerebbe rivederla, anche solo una volta... ma non so.... sento che non sarebbe più la stessa cosa.... Vamos a veer.... --------------------------------------------------------------- Ho voluto raccontare questa piccola storia magari un po' banale di una giornata tutto sommato normale che ho vissuto a ottobre alla isla, per evidenziare a chi si appresta al primo viaggio o per chi magari ha 1 o 2 puntate alla isla alle spalle che esiste una Cuba completamente diversa da quella che ci appare ai primi impatti. Una Cuba dove non ci sono disco, jine, chuli, spiagge, paladar, particular e dove girano pochi cuc e tanta moneta national. Questo e' un aspetto dell'isola,non mi spingo a dire,come farebbero molti, che questa e' la VERA Cuba mentre quella che viviamo quotidianamente e' finta. Entrambe sono facce della stessa medaglia, metà della stessa mela e credo che sia importante per chi sceglie la isla con una certa frequenza poter conoscere entrambi gli aspetti della stessa realtà. O magari altri aspetti ancora.... Grazie per la pazienza. http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=4506&idd=4528 La mia prima esperienza cubana mi.piace.il.blu - 07/11/2005 Eccomi qua... vi racconto la mia esperienza cubana, così in qualche modo mi presento, visto che non l'ho ancora fatto. A settembre, per una serie di circostanze fortuite, mi ritrovo a dover organizzare le vacanze all'ultimo minuto, e per giunta da sola. Non mi è mai piaciuto fare la classica vacanza solo mare, almeno qualcosa di nuovo voglio sempre vederlo. Anche se l'idea di aggregarmi ad un viaggio organizzato non mi affascina più di tanto, dopo un po' di crisi per la scelta della meta (ma chissà perché i posti in cui voglio andare sono sempre quelli più cari!), trovo un'offerta last minute su Cuba, prevede una settimana di tour + una di mare. Il prezzo è discreto, e Cuba era già un po' di anni che l'avevo in mente. Forse è la volta buona. In un batter d'occhio mi ritrovo su un volo per Holguin. In aeroporto noto tante cubane con valigione enormi che mi chiedono (visto che il mio bagaglio è ridotto all'osso) se proseguo per l' Habana in modo tale da poter suddividere il peso dei bagagli, purtroppo per loro io scendo prima. E mi dico "E per la miseria... che mai si saranno portate?!" Prima di partire avevo cercato di informarmi il più possibile, ma visto il poco tempo a disposizione non avevo certo spulciato tutti i forum come invece ho fatto al mio ritorno, quindi "certe cose" mi erano sfuggite... Comunque... il tour prevede (in una settimana!!!) Santiago, Camaguey,Trinidad, Cienfuegos, Santa Clara, l' Habana e una settimana di meritato relax a Varadero. Il volo fila liscio... anche se durante l'atterraggio abbiamo beccato una tempesta da far rizzare i capelli a tutti quanti. Alla dogana mi fanno aprire il bagaglio a mano perché scambiano la macchina fotografica digitale per un lettore dvd (!). Conosco il gruppo... ma come sono felice, passerò 15 giorni con 5 coppie in viaggio di nozze! "Una libidine", mi dico! La guida è una donna, che mi fa subito incavolare perché mi dà del lei e mi chiama signora, affidandomi, per giunta, l'onere di tenere la cassa per le future mance alle guide locali. Me la sarei mangiata! (più che altro per il "signora", ma ormai l'età avanza, quindi mi sa che dovrò farci l'abitudine, e comunque alla fine del tour ci siamo salutate con un abbraccio interminabile e le lacrime agli occhi, forse perché l'ho tempestata di domande sullo stile di vita cubano). Comunque... non divaghiamo. Tralascio dal raccontarvi il fascino e l'atmosfera che si respirano a Santiago e Trinidad, la bellezza di Camaguey e di Cienfuegos... Ovvio, il mio era un tour de force stile giapponese, sicuramente mi sono persa molto, ma quel poco che ho visto e vissuto in ognuno di questi luoghi non lo posso certo dimenticare. Le città che mi hanno colpito maggiormente sono Santiago e Trinidad (siiiiii... forse.... è superfluo dirlo!). Appena potevo abbandonavo il gruppo e vagabondavo da sola, forse un po' incoscientemente, ma non mi è accaduto nulla di brutto, e comunque sono piuttosto prudente. Grazie alla mia innata curiosità, abbiamo assistito ad un "rito" di santeria". Non so se sia giusto chiamarlo così, passatemi il termine forse poco azzeccato. Eravamo a Trinidad, io ed altre due coppie (gli altri avevano preferito la piscina dell 'albergo... a Trinidad!!!! Roba de matti!). Passeggiando sento dei tamburi. Musica africana, non tipicamente caraibica. La musica per me è come il richiamo della foresta... non riesco a non fermarmi (questo è un altro dei motivi per cui Cuba mi è piaciuta tanto). Guardo dalle grate della porta della casa, e vedo, in fondo ad un cortiletto, delle persone che danzano. Ancora... non danze caraibiche, ma tipicamente africane (credo). Mi vedono, e fanno cenno di entrare. Un po' titubanti i miei compagni, un po' meno io, ci addentriamo... Insomma, per farla breve, abbiamo trovato un capretto in fase di "svisceramento", in un angolo la testa del capretto (ormai passato miglior vita, ovviamente) e, dulcis in fundo, un signore "in trance". Abbiamo domandato (ehm... con un spagnolo mooooolto italianizzato) a cosa fosse dovuto tutto l'ambaradan e ci è stato risposto che era una "festa" per la salute di una signora, che, presumibilmente, era l'anziana a letto che avevamo visto quando siamo entrati in casa. Probabilmente raccontata non rende molto ... ma essere lì, con i tamburi, i canti, le danze... bè...questa esperienza è durata pochissimo, ce ne siamo andati quasi subito, ma mi ha colpito molto. A Trinidad abbiamo girovagato tutto il pomeriggio, con svariate soste alla casa della trova e in un altro posto di cui non ricordo il nome (qualcosa che aveva a che fare col congo???????? Qualcuno me lo sa dire?). In quest'ultimo locale ho scattato quella che ritengo una delle foto più belle di tutta la mia vita -bè mica sono una vera fotografa eh!- Mi piacerebbe postarla, ma non so come fare). Comunque... vado oltre altrimenti ne esce un romanzo. I flash di viaggio non sono in ordine cronologico, sto scrivendo a ruota libera man mano che mi vengono in mente le cose. A Camaguey: è' quasi ora di cena, ed io, non essendo, IO, in viaggio di nozze... mi sbrigo prima degli altri... Ho un'oretta di "tempo libero" prima di incontrarmi col resto del gruppo, quindi, anche se piove ed ormai è buio, decido di uscire comunque. Hi hi hi... è la festa del CdR, quindi mi ritrovo per le strade di Camaguey, mooolto buie, mentre la gente allestisce la festa, ovvero tutti quanti che cucinano per strada mentre la musica suona a palla. Grandi pentoloni sopra i fuochi che illuminano così le vie, per cuocerci un piatto tipico di cui non ricordo il nome. Dopo cena ci trascino altri due compagni di viaggio, ed i cubani non disdegnano affatto due chiacchiere con noi, non mancando di offrirci da bere un qualcosa che più che rhum sembrava grappa! Ricordo ancora una conversazione assurda avuta con un anziano che orami doveva aver bevuto parecchio. Parlavamo di Napoli (io sono di Milano...) e della Fiat. Non so cosa ci dicevamo... però ci capivamo! A Ciefuegos tentiamo (io ed ormai l'inseparabile coppia curiosa quanto me) di cenare con l'aragosta, ma nei vari paladar, all'ultimo minuto, non se ne trovano. Poi scopro che è illegale... Ricordo, a Cienfuegos, un cielo nero come non avevo mai visto. Si temeva l'arrivo di un uragano, Stan era alle porte, per fortuna ci ha risparmiato. Purtroppo dell'Habana non posso dire molto, la prima sera ci siamo avventurati lungo il Malecon, ma ho visto solo un gran buio pesto, la seconda sera eravamo stravolti dalla stanchezza e dall'acqua che avevamo preso durante il giorno. Oltre al classico giro veloce per il centro Habana fatto con gli altri, quando la guida ci ha "abbandonati", me ne sono andata in Callejon de Hammel. La guida mi aveva detto che lì avrei trovato musica afro cubana. Di musica manco l'ombra, a parte qualche bongo, ma è un posto molto carino perché le case sono interamente ricoperte di murales in stile africano. Ho anche conosciuto il tipo che ha creato tutto ciò... molto fuori di testa, e non ho capito un gran che di quello che mi ha raccontato Passiamo ora alla settimana "di mare". Ehm. I primi due giorni due giorni passano via lisci, quasi mi annoio. Il terzo giorno abbiamo un'escursione organizzata, snorkelin e visita guidata a Varadero. La cosa non mi entusiasma più tanto, ma piuttosto che restare nell'hotel ci vado. Ehm. Carino il tipo che ci fa da guida. Al solito, il pomeriggio, piove, ma chi se ne frega. Il tipo mi invita, in sequenza, prima a fare il bagno dove c'è la casa di Al Capone, ed io, lì, mica ci ho fatto caso. Poi mi invita a cena per la sera stessa. Allora qualche dubbio mi viene. E vabbè... mica posso rifiutare un incontro ravvicinato con un autocnono! Mi porta a cena in un posto carinissimo all'interno del parco Josone (mi pare si chiami così). Veramente ero un po' imbarazzata (cioè, molto) durante la scelta del menù. Quando vede che scelgo la portata più economica mi fa presente che avendomi invitato lui posso prendere ciò che voglio. L'imbarazzo aumenta, anche perché, pur essendo poco informata, sapevo che lì non è che navigassero nell'oro. Comunque avrò modo di sdebitarmi nei giorni seguenti. Sparisco dall'hotel e passo i giorni seguenti in casa di una coppia di suoi amici sulla cinquantina. Alcune cose non mi sono chiare, una di queste è: perché una mattina mi sveglio e trovo in sala la padrona di casa che dorme beatamente su un materasso messo a terra, abbracciata ad un uomo che non è suo marito? O forse l'uomo che mi è stato presentato come "l'uomo di casa" (per altro poco presente, devo dire) non era suo marito? Ho preferito non indagare. Una mattina mi sveglio sentendo delle urla e dei forti battiti alla porta della stanza in cui dormivamo. Azz... sento odore di bruciato. A momenti si andava a fuoco. La causa? Un corto circuito dato dal fatto che qualcuno non aveva spento la luce prima di chiudere l'acqua calda della doccia! Non chiedetemi perché o percome, così è! Ho anche avuto modo di assistere allo scempio degli ottimi spaghetti al pomodoro da me cucinati solo con uno spicchiettino d'aglio ed olio di semi, tagliuzzati in mille pezzi... quando ho visto avevo l'espressione di un cocker. Credo siano stati i giorni più belli della mia vacanza cubana. Ora però vi chiedo una cosa...Io non sapevo del fatto che se beccano un cittadino cubano con un turista potrebbero essere cavoli amari, ne' sapevo che fosse proibitissimo ospitare stranieri in casa propria. Io non mi sono nascosta... la mia storia l'ho vissuta alla luce del sole, passeggiando mano nella mano ed frequentando notte e giorno quella casa. Non so... anche lui mi sembrava più che tranquillo. Forse a Varadero è diverso? Ora... non so cosa succederà. Sicuramente non mi illudo che possa nascere qualcosa di "serio". Il dubbio che tutto sia accaduto solo perché "sono una turista" (soprattutto dopo aver letto le esperienze di altri) mi resta, ma finora lui non mi ha mai chiesto nulla, proprio niente... Per ora gli sms sono tanti ed il mutuo in banca per le telefonate l'ho già chiesto.Si vedrà. Credo che tornerò a Cuba, e non solo a Varadero. Spero di non avervi tediato... avrei ancora tantissime considerazioni da fare, soprattutto in merito alla marea di contraddizioni che ho riscontrato in quel meraviglioso paese, ma mi pare di aver già scritto troppo. http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=4506&idd=4551 Una giornata nel campo bebo.roma - 14/11/2005 E' un po' che frequento la chica mulatta, stiamo bene insieme c'e' del feeling. Unico inconveniente e' che le nostre uscite sono sempre all'insegna della massima accortezza in quanto lei lavora al Cayo e per i cubani che lavorano in questi posti frequentare stranieri rappresenta un rischio per il mantenimento del posto di lavoro. Durante la settimana gli capita il giorno di riposo e con l'occasione vorrebbe andare a trovare la sua famiglia che vive in un paese nella provincia di Ciego de Avila. Mi chiede se voglio accompagnarla, sono tentato di declinare l'invito, ma l'idea di non vederla per un giorno non mi piace e poi ritengo che e' sempre una nuova esperienza, quindi accetto. La mattina mi metto in macchina per raggiungerla sono in ritardo, lei e' sempre stata puntuale ai nostri appuntamenti, sbaglio strada domando, giro e rigiro alla fine riesco a trovarla e' insieme a sua sorella la quale lavora come infermiera nell'ospedale di Ciego, anche lei libera per quel giorno quindi si aggrega. Sono vestite e curate di tutto punto. Ci fermiamo lungo il percorso nei pressi di un mercato, avrei voglia di vederlo buttarmi tra la gente curiosare tra i banchi, ma lei preferisce che rimanga in macchina sempre per il solito motivo della sicurezza Gli domando quanto gli può servire per la spesa, niente mi risponde, insisto, si discute, alla fine concordiamo che lei pensa al cibo io alle bevande. Tornano con vaie cibarie, si riparte e mi fermo al primo negozio che vende bevande, prendo delle birre, refresco e una bottiglia di ron Lasciamo Ciego diretti al paese che si trova a circa 40 km, la strada e' buona fino ad un certo punto dopo il quale sarebbe necessaria una jeep!! Ci inoltriamo tra una distesa di canne da zucchero percorrendo una strada (sic!) non asfaltata, evitare le buche e' quasi impossibile, penso alla macchina se dovesse rompersi qualcosa, in quella desolazione come avrei risolto il problema? mi assale una certa preoccupazione finalmente arriviamo alla fine del viaggio. Ci troviamo in piena campagna, ai lati della strada ci sono tutte una serie di case (leggi baracche) la maggior parte in legno alcune in muratura. Prima di arrivare alla casa dei genitori la chica mi chiede, con un certo imbarazzo, se può presentarmi come "el novio" rimango alcuni secondi interdetto, poi rispondo "si quieres". Sorride felice. Con la macchina proseguo a passo d'uomo per non alzare molta polvere, arriviamo alla casa e' una di quelle in muratura ancora da terminare. Nel frattempo molti curiosi si sono riversati in strada per vedere chi arriva con un carro. Immagino già le chiacchiere. Ci viene incontro la mamma, una signora cicciottella non molto alta, vestita decorosamente, saluta le figlie, ci presentano, mi squadra da cima a fondo , abbozza un sorriso e mi invita ad entrare in casa. Trovo il padre, un mulatto con baffi e capelli ancora tutti neri, il viso solcato da rughe profonde, e' intento a vedere la televisione in bianco e nero seduto su una di quelle sedie a dondolo che tanto piace ai cubani. La mamma mi presenta come "el novio" della figlia, gli stringo la mano, classica mano da contadino, enorme e callosa Mi invita a sedermi vicino a lui. Tiro fuori la bottiglia di ron per offrirgli un bicchiere, ma rifiuta dicendo che preferisce berlo a stomaco pieno si discute di varie cose, ma faccio una gran fatica a capirlo, afferro il senso delle frasi carpendo alcune parole. Arriva la chica che mi invita a visitare la casa, traspare in lei un certo orgoglio nel mostrarmela in quanto ha partecipato e continua a partecipare, insieme alla sorella, alle spese di costruzione. Provo un certo imbarazzo nel girarla, in buona parte mancano ancora i pavimenti, mobili pochissimi lo stretto necessario, il bagno e' rappresentato da una cabina in legno posizionata sul terreno fuori casa, per lavarsi le mani si utilizza l'acqua da un secchio. Arriva l'ora del pranzo, la mamma, per problemi di spazio, ha preparato solo per noi tre, ma pretendo di mangiare tutti insieme, ci sistemiamo alla meglio. Il pranzo e' quello classico cubano. Terminato io e il padre ci spostiamo fuori per degustarci la nostra bottiglia di ron seduti su delle sedie a dondolo, ovviamente, . Bevo poco per cercare di lasciargli godere per intero il nettare. Ci spariamo due bei sigari. Inizia a raccontarmi un po' della sua vita dei tanti sacrifici e rinunce, del periodo della Revolucion, ne parla con serenità e nello stesso tempo con l'orgoglio tipico di chi ama la propria terra. Sono ammirato. Mi chiama la mamma per mostrarmi alcune foto della famiglia, credo sia un classico. Ci tiene a farmi vedere quelle di quando era giovane, del suo matrimonio, la quincinera delle figlie. Nel frattempo inizia il via vai di parenti, scopro che praticamente in zona sono tutti della stessa famiglia. Arrivano le cugine, un paio veramente belle, varie zie. Sono al centro dell'attenzione e provo un certo disagio, vengo invitato da tutti a bere qualcosa nelle loro case, decidiamo con la chica di andare a casa di una zia dove vive anche sua nonna. Io che praticamente con i miei parenti non mi vedo da una vita, salvo matrimoni o funerali, mi ritrovo a visitare tutto il parentado. Dovrei essere scocciato invece la cosa mi fa piacere e non so perché. La casa della zia si presenta più che decente con tanto di televisore a colori , intorno al quale si trovano diversi bambini carinissimi. Essendo goloso ho con me delle caramelle, alcune chewing gum e l'immancabile cioccolata che distribuisco, li ho tutti intorno a me e come un flash mi torna in mente la stessa scena vissuta in un villaggio di pescatori delle Maldive. Arriva un ciginone, un ragazzone dal fisico statuario, per lavoro costruisce oggetti in legno che poi rivende ai negozi di souvenir. La chica mi invita a vedere i suoi lavori col chiaro intento di farmene acquistare qualcuno Riconosco che alcuni oggetti sono veramente originali e decido di acquistarne un paio, chiedo quanto costano, il ragazzone molto timido si rivolge alla cugina per definire la cifra se ne prendo tre tutto 10 cuc , ok affare fatto!! Sorride contento, penso cosa possono significare per lui quei 10 cuc Incontro la nonna, una signora la cui immagine mi rimarrà impressa per sempre, mi saluta con un sorriso angelico, magrissima nel suo camiciotto semplicissimo e' intenta a sistemare una specie di altarino con del cibo e delle candeline, la chica mi spiega che e' per il nonno defunto immagino che sia una sorta di rito della Santeria ma non approfondisco. Si e' fatto sera e quindi propongo di andare, soprattutto considerando cosa ci aspetta lungo la strada. Saluto tutti con la promessa che ci saremmo rivista, ma ahimè non sarà così. Vorrei lasciare qualcosa alla mamma per il disturbo, non se ne parla, allora lo faccio di nascosto. Riprendiamo la strada del ritorno. Durante il percorso ripenso a tutto ciò che ho vissuto in quella giornata alle sensazioni e provo una gioia particolare per aver avuto la possibilità di conoscere un'altra Cuba quella che pochi turisti conoscono, dove per la prima volta non ho avuto la percezione di essere considerato uno yuma al quale poter spillare denaro! La mia prima Cuba Tuccio2 - 18/11/2005 Correva l'anno millenovecentonovantanove, il mese di ottobre, e con un mio carissimo amico si discute tutte le sere dove andare in vacanza per fine anno, io testardo come un mulo a proporre il Brasile, lui a controbattere con Cuba, ognuno con le proprie motivazioni, da una parte le belle donne, dall'altra idem, da una parte il caldo e le belle spiagge, dall'altra idem con patate, da una parte il fascino del Brasile di Pelè dei pluri campioni del mondo, dall'altra la forza di un piccolo grande popolo contro il colosso USA, cmq. non so come, o meglio non ricordo più come, ma alla fine ha vinto lui e si decide di partire per l'isola di Cuba. Premetto che nessuno di noi conosceva cuba o aveva la minima idea di come fossero le cose lì, quindi, pensando ad una semplice vacanza in riva al mare tra cocco, sole, e divertimento, mi metto immediatamente alla ricerca su internet, e purtroppo non esisteva ancora Cubapratica e probabilmente neanche altri forum, e questo non mi ha permesso di prendere le giuste informazioni, ma semplicemente le classiche info sul denaro la lingua e cosa portare in valigia. Mi do da fare e trovo un volo per l'avana per 14 giorni presso l'agenzia... Il CTS agenzia turistica specializzata per gli studenti universitari a Palermo, alla modica cifra di L.1.400.000 cadauno, con IBERIA con partenza da Roma, e scalo a Madrid. Naturalmente essendo uno che ama l'avventura decido/decidiamo, di partire con il solo volo senza neanche una prenotazione di hotel, tanto si dice in giro che cuba è povera quindi gli hotel costeranno pochissimo no? Partiamo subito dopo le feste di Capodanno, scalo a Madrid, l'aereo è un vecchio Boing 747, in condizioni discrete, verso la fine del volo notturno e dopo una semidormita, conosco un tipo piuttosto strano (che da ora in poi chiamerò il "TIPO") che si presenta come un esperto di Cuba, vive e lavora in Germania, e per confermare tutto ciò mi fa vedere il suo passaporto effettivamente pieno di timbri cubani, e stranamente del Sudafrica dove dice andare per lavorare, il TIPO ci consiglia e ci invita vista la sua esperienza, di seguirlo al suo arrivo alla ricerca della casa, visto che ci dice che gli hotel sono carissimi, e noi, anche se un po' confusi accettiamo (menomale), arriviamo tardissimo le 23:00 circa, e dopo una litigata enorme del TIPO con un doganiere sui suoi 4 kg. di cioccolata portata, saliamo su di un taxi e andiamo subito alla ricerca della casa, mentre percorriamo le strade dell'avana, il TIPO non fa che chiedere notizie (mancava da cuba da 1,5 anni) all'autista sulle ragazze e le discoteche con un perfetto spagnolo, noi capendo poco e niente dei loro discorsi rimaniamo esterrefatti dal paesaggio che ci scorre dai finestrini ORRENDO case vecchie, strade distrutte e semideserte, sporcizia ovunque, almeno è quello che mi ricordo al buio e morto dal sonno, non eravamo pronti e non sapevamo cosa avremmo trovato a Cuba, il Taxi si ferma nella prima casa e scendiamo io ed il TIPO, rimango folgorato dal bagno che sembrava otturato, visto l'odore, e la piscia gialla che arrivava vicino al cordolo (poi scopro che a cuba sono quasi tutti così) e scappiamo, così per altre 4 case, mentre il mio amico era in come nel taxi, poi sotto il consiglio del TIPO il Taxista ci porta in 5 avenida Miramar, e ci rendiamo subito conto che la situazione cambia, e dopo due case occupate, troviamo la casa perfetta per me ed il mio amico, e di fronte alla nostra, la casa per il TIPO, il tempo di posare i bagaglio e fare una doccia si fanno le 01:00 di notte, decidiamo di andare a letto dalla stanchezza, quando arriva il TIPO ci prende per coglioni e ci porta in Taxi in disco, il tassista consiglia la Macuba definendola la migliore in quel momento, arriviamo paghiamo 15 dollari entriamo, BELLISSIMA, siamo contenti, confusi, morti dal sonno, la disco merita veramente, mha......... il TIPO dopo 30 secondi, neanche il tempo di entrare, ci dice: andiamo, qui chiedono 100 dollari sono pazzi, lo seguiamo ancora più confusi, non capendo cosa sia successo e ci incominciamo a domandare se siamo capitati con uno psicopatico o altro, saliamo sul Taxi che ci porta vicinissimo a casa nostra circa 700 mt. nella nuova disco, si chiamava (mi risulta non esiste più) Commodoro, il mitico Commodoro, entriamo paghiamo altri 15 dollari, il tempo di fare il giro del locale che il TIPO arriva correndo dicendo, andiamo, andiamo le cose sono cambiate anche qui chiedono 100 dollari, ci guardiamo stupefatti e non capendo dove voleva arrivare gli diciamo che volevamo rimanere qui in quanto molto stanchi, in pratica nessuno di noi gli ha chiesto cosa volesse dire con quel pagamento di 100 dollari, eravamo terrorizzati dal TIPO, lui va via, dandoci appuntamento per l'indomani mattina, e noi rimaniamo in disco, dopo 5 minuti, e qualche bicchiere di rum, intuiamo come funzionano le cose e a cosa si riferiva il TIPO con i 100 dollari, un ora dopo, più morti che vivi decidiamo di andare a letto, lasciandoci tutte quelle belle ragazze ed i loro sguardi accattivanti alle spalle. La mattina dopo decidiamo di andare soli a fare un giro all'avana, e a primo impatto i nostri discorsi cadono sulla possibilità di cambiare meta turistica e di andare in Messico delusi dal primo impatto con la città, e dopo avere pranzato sotto l'hotel avana libre, torniamo a casa a fare una pennichella, visto che nessuno di noi era riuscito a dormire a causa del fuso, per i primi giorni infatti pur andando a dormire alle 4 o le 5 del mattino ci si svegliava alle 8 del mattino come se avessimo dormito per 12 ore. Alle 15 circa mentre il mio amico dormiva nella sua camera con il condizionatore a palla, mi chiama il padrone di casa, dicendo che il TIPO stava giù ad aspettarmi, scendo velocemente e mi ritrovo davanti a 3 ragazzine di colore (non ricordo neanche se erano carine) il TIPO mi aveva nuovamente sconvolto, e lui con disinvoltura mi dice che le ragazze erano parenti della sua padrona di casa e gentilmente offerte a noi, una era la sua e l'altre erano per me ed il mio amico, mi ha consigliato di scegliere per primo, in modo da prendermi quella più carina, più confuso che persuaso gli rispondo subito, mentendo, che non potevo in quanto il mio amico era in procinto di sposarsi e lo avrei messo in difficoltà, il TIPO con suo grosso stupore e prendendoci sicuramente per f......i, va via scusandosi con le ragazze, dopo qualche minuto torna alla carica chiedendoci di andare via dall'avana per l'oriente dove le ragazze costavano meno, visto che all'avana la situazione era insostenibile, e dopo il nostro ennesimo rifiuto, ci separiamo, noi rimanendo all'avana, e lui chissà dove, da questo momento inizia la nostra vera vacanza, ci prendiamo una macchina a noleggio una mitica Fiat Uno rossa, alla Micar proprio di fronte al Hotel Commodoro, da lì scopriamo un'altra Cuba, incominciamo a girare per l'avana anche con l'aiuto di due baldi giovani che si sono prestati ad accompagnarci in giro per l'avana come due bravissimi ciceroni, in cambio non di denaro ma di due jeans, i giorni passano andando a mare e pranzando sempre a mare con aragosta alla brace, la sera al ristorante italiano Melia sempre vicino al commodoro (che stupidi) spendevamo circa 60 dollari solo per cenare, e dopo in disco tra Macuba e Commodoro. Gli ultimi due giorni sono stati terribili, avevamo sottovalutato le spese e ci siamo trovati senza soldi, comprese le nostre due carte di credito, e la cosa ci incominciava a preoccupare, avevamo messo da parte i soldi della casa e del visto di uscita, ma mancavano ancora due giorni e bisognava pur mangiare e divertirsi, mi venne l'idea che durante la restituzione della macchina che avevamo noleggiato potevamo utilizzare i soldi bloccati nella carta a titolo di garanzia, così a titolo di cortesia il responsabile della Micar chiama non so chi, e ci sblocca subito la cifra di 200 dollari della garanzia, normalmente l'operazione può impiegare anche più giorni. Così pur di continuare ad andare in disco e non rinunciare al minimo divertimento, mangiavamo tutto quello che avevamo comprato e messo da parte in quanto faceva schifo, tipo scatolette lasciate in frigo e pane comprato ed abbandonato sempre in frigo, la sera ci permettevamo il lusso di cenare sotto l'hotel havana libre, cercando di spendere sempre il meno possibile. Che dire, finisco dicendo che l'avana meravigliosa che ho avuto modo di conoscere probabilmente non esiste più, come non esiste più il mitico Commodoro e l'esordiente Macuba, Cuba è profondamente cambiata in questi ultimi anni, si è evoluta, nel bene o nel male non sta a me giudicare. http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=4506&idd=4619 AVVENTURA AL LIMITE Giordaloco - 23/11/2005 Ore 3 e 30, rimbombi cupi nel buio, il mio amico cubano cerca di svegliarmi sfondandomi la porta della stanza. Hasta pronto! Caffè in piedi e si parte per la pesca che mi hanno assicurato favolosa visto che è in un posto che non ci va quasi nessuno (dopo mi sarà chiaro). Ore 4 e incontriamo gli altri amici che ci aspettano in mezzo al nulla, sono venuti con un carrettone trainato da un cavallo e hanno dovuto alzarsi alle due per essere in orario. Sono tutti vestiti pesantemente e con scarponi o scarpe da lavoro,ci sono 25 gradi e io, con pantaloni di cotone , camicia leggerissima più che altro contro zanzare e sandali di gomma incomincio a preoccuparmi ma vengo rassicurato, il no problem in tutti i miei viaggi è sempre stato l'avviso di catastrofi ma ormai..... Parcheggiamo la macchina e il carrettone nel cortiletto di una scuola in mezzo ai campi (immancabile la statua a mezzo busto di Josè Martì) e incomincia la scarpinata. Fango rossiccio finissimo e drucciolevole con pozze di anche mezzo metro sul sentiero dal quale non si può uscire perchè intorno vi sono piante con spine di 5 centimetri, aggiungiamo zanzare "corazi", sono corazzate davvero!! e dopo venti minuti sono in un bagno di sudore, fango graffi e bubboni. "No Hay problema, ancora 30 minuti e ci siamo" Bene! il tempo per i cubani è una cosa molto aleatoria :30 minuti possono essere 10 minuti o tre ore; questa volta mi è andata bene,dopo 45 minuti la prima parte del calvario è finita. Nel senso che è finito il sentiero e incomincia qualcosa che a definirla palude è un complimento: acqua sino ai fianchi, piante altissime da cui pendono festoni di cose irriconoscibili, fondo fangoso pieno di rami morti, radici ecc. Sembra l'incrocio fra un film del terrore e uno di guerra in vietnam, costeggiamo un filo spinato rugginoso che a quanto dicono ci protegge dai bufali selvatici che vengono allevati in quel posto e sono alquanto pericolosi. Sono anche preoccupato dai caimani ma ridono, assicurandomi che purtroppo scappano sempre perchè in un incontro con un cubano è il caimano a finire in padella, vedendoli con i machete non faccio fatica a crederlo. Dopo una ventina di minuti arriviamo a una striscia di terra relativamente asciutta e sopraelevata , non più di un paio di metri di larghezza e piena di alberi spinosi che delimita un corso d'acqua : il tanto agognato luogo di pesca. 10 secondi, lenze a mano e loro sono in pesca, usare una canna anche di due metri in quell'intrico è una lotta ma bene o male ci riesco, innesco una rana e dopo pochi secondi che ha toccato l'acqua già parte, ferro e già mi sento padrone di una "trucia" di qualche kilo, stano, non salta, non zizga, da solo qualche testata e tira come un mulo; alle mie spalle arriva un grido "gato" , mi svuoto completamente , non è un boccalone mega ma un pesce gatto africano che unitamente a migliaia di suoi fratelli era evaso da un allevamento l'anno prima durante una alluvione . (questo tipo di pesce gatto africano , non mi ricordo il nome scientifico,è un animale che arriva a 35 Kg., molto buono da mangiare per noi intendo, i cubani non ne vogliono sapere e lo pescano per darlo ai maiali visto che quasi tutti hanno un porchito in casa.é un pesce molto vorace e in loco non ha nemici, in tre anni di latitanza ha spazzolato quasi tutto in una zona di 200/300 Km. Boccaloni, tilapie, lumache,rane e anche tartarughe, ne ho trovata una personalmente nella pancia di un gatto.) Ma ora torniamo alla pesca, non mi avevano avvertito che andavano a rifornire la dispensa dei loro maiali,visto che conoscevano i miei gusti ho dato per scontato che mi portassero a boccaloni dato che anche a loro piacciono molto. Dopo un'ora di mattanza, uno dietro l'altro, mi ero stancato e mi sono allontanato lungo l'argine lottando con piante e fango e, miracolo divino, uno slargo meraviglioso ; monto un vermone e al secondo lancio vola in aria una bestia con una bocca che sembra possa ingoiare la mia testa; adrenalina e lotta finalmente la mia cena è al sicuro: un boccalone di 4-5 chili cose che a Cuba non se ne vedevano da anni. Ringalluzzito ci riprovo, ma purtroppo il fatto non si ripete, mi sposto ma senza esito, decido di provare con dei popper e gli attacchi ricominciano: in un paio di ore allamo altre 6 "truce" tutte fra il chilo e i due chili, ne trattengo una per la famiglia che mi ospita e mi dichiaro sazio. Ritorni dai miei compagni di pesca che hanno finito la loro mattanza pro maiali non avendo altri sacchi da riempire (oltre 300 Kg: in 5)e incominciamo il ritorno. Cose da incubo: il caldo ormai viaggiava sui 30/35 gradi, l'umido impediva di respirare ma per fortuna le zanzare erano andate a fare la siesta. Ne valeva la pena? Sicuramente si. Lo rifarei? sicuramente no!!!! By Giordaloco La prima volta Giordaloco - 23/11/2005 Ho letto l'articolo di caribe e mi è venuto in mente un mio racconto molto antecedente al periodo descritto ; risale al mio primo viaggio a Cuba agli inizi degli anni70, di preciso non mi ricordo dovrebbe essere fra il 1973 e il 1976, penso che sarebbe interessante proporlo per chi non ha conosciuto quel periodo di Cuba. Non è facile dimenticare la prima volta a Cuba; erano circa i primi degli anni 70 e l'Isla aveva da poco tempo riaperto i contatti turistici col mondo, le cose non erano come adesso : il dollaro non circolava e se qualche cubano ne fosse stato trovato in possesso avrebbe passato i guai suoi, ancora oggi c'è al gabbio qualche cubano arrestato mentre trafficava in dollari. L'ingerenza del potere poi era totale e coinvolgeva anche i turisti : come arrivavi, sempre e comunque in gruppo come le pecore, ti veniva assegnato un consigliere o controllore politico che passava con noi tutto il periodo di permanenza cercando di limitare al minimo i contatti con i lavoratori cubani controllando quello che dicevi e quello che pensavi. Le ragazze poi meglio scordarsele, per il turista non esistevano, e se qualche galletto insisteva sulla cosa e insidiava una lavoratrice dell'hotel, fuori non era possibile per via del controllore, la poveretta rischiava l'allontanamento immediato. Ma è meglio andare con ordine : il viaggio, per me e mia moglie, era stato organizzato a scopo subacqueo: due settimane all'Hotel Colony sull'Isola della Gioventù, chiamata così perchè raccoglieva un gran numero di scuole , la maggior parte ad indirizzo agrario. L'arrivo all'Avana mi aveva stordito, il profumo, i suoni , la lingua, il caldo , la gente, anche se ancora non me ne ero accorto mi erano già penetrati nella pelle e nel cuore, segnando per sempre il mio futuro. La tratta Avana/Isola fu effettuata con un vecchio e scassatissimo Douglas dell'ultima guerra; gli sguardi preoccupati dei turisti avevano mosso a compassione la hostess: un donnone con pantaloni elasticizzati e maglietta a righe bianche e rosse che, prima della partenza ci ha rassicurato dicendo che il motore era nuovo, appena recuperato da un magazzino delle Filippine. L'aria a bordo era mossa da piccoli ventilatori posti sopra i sedili; subito dopo il decollo da vari punti della carlinga incominciò ad uscire un vapore bianco terrorizzando i passeggeri; ci volle del bello e del buono perché la hostess, distribuendo caramelle, riuscisse a convincere la gente che tutto era normale e che era solo condensa dovuta alla differenza di temperatura. Il panorama dall'aereo era magnifico, volando basso si riuscivano a vedere i fondali, le isole, le lagune, il tutto pervaso da una luminosità insolita e da colori a cui noi non eravamo abituati; ero già stato alle Maldive, nel Mar Rosso, in Africa, ma qui i colori e le impressioni erano diverse. Il tragitto aeroporto hotel non fece altro che confermare la prima impressione: le palme, il mare, l'aria, tutto era nuovo e affascinante; l'unica cosa che stonava erano i bunker con mitragliere e cannoni antiarei rivolti verso il mare e coperti con teli mimetici; non so se per pudore verso i turisti, per segretezza o semplicemente per proteggerli dalla salsedine. All'hotel primo scontro con la mentalità statal/social/politica dell'epoca : i tanto servizievoli omini, che da noi assolvono il compito di trasporto valige qui non ci sono, non è contemplato che i compagni facciano questo tipo di servizio schiavista, ognuno deve provvedere per se; bene, si risparmiano mance; tanto sono vietate perchè è un'altra forma di avvilimento capitalista. La mattina dopo il secondo scontro culturale/amministrativo : alla colazione ci troviamo serviti dei salsicciotti unti, del pane tostato, del caffè e delle bibite (hotel 1° categoria); alle immancabili proteste : e il latte, la marmellata, la frutta? la candida risposta è : il rifornimento statale è in ritardo per cui oggi è così, scusate tanto. Alla domanda : ma non c'è una città vicino ? non si può mandare a comprare latte e marmellata ? la risposta è uno sguardo allibito, meravigliato e offeso seguito da un secco : non è possibile, è un compito della gestione statale, non appena possono lo faranno. Così per tutta la vacanza ci sarà un'alternanza di privazioni: una volta il pane "finita la farina", una volta il caffè, un'altra la frutta e così via. L'hotel , secondo le assicurazioni era stato appena restaurato : la moquette faceva onde ed era un puzzle di macchie sospette, il soffitto si sfogliava, il bagno perdeva acqua, la porta finestra non chiudeva e mancavano le tende notturne; l'aria condizionata funzionava a singhiozzo. L'unica cosa perfettamente funzionante era la disco, frequentata da cubani e dai pochi turisti; per una birra io pagavo un dollaro e il cubano un peso, altri tempi. Quando c'era la materia prima, la cucina era buona, niente di elaborato o molto variato però aragoste, tortuga e pesce non mancavano mai quello che ogni tanto faltava era il pollo e il maiale. Finalmente Il primo giorno in barca , una cosa in ferrocemento da 20 metri risalente agli anni 40 (infatti tale tecnica di costruzione fu abbandonata nel 50) con un motore diesel che la scuoteva come un frullatore ; tubi e spuntoni si ergevano ovunque al solo scopo di riempirti di lividi a fine giornata. Le attrezzature sub di buona qualità portavano i segni di una assoluta mancanza di manutenzione; gli strumenti in dotazione ai quatto accompagnatori/istruttori sarebbero bastati solo per due, nel senso che molti si erano rotti e mai sostituiti alla faccia della sicurezza del turista; proprio il giorno seguente sarebbe scoppiato il tubo manometro di un istruttore lasciandolo per sempre nell'impossibilità di sapere quanta aria avesse a disposizione durante l'immersione. Mosso a compassione , quando sono partito gli ho lasciato il mio unitamente al profondimetro e bussola. Il personale di bordo, dal capitano all'ultimo mozzo, erano gentilissimi e sempre disponibili come sono e saranno sempre i cubani; interessati a quanto succedeva fuori isola erano affamanti di notizie e sempre pronti alla chiacchiera, se non fosse stato per la presenza del controllore che col solo sguardo li rendeva muti; dopo ogni immersione trovavamo pronta frutta sbucciata e caffè; quello che ci mandava dietro l'hotel, lo stesso che si consumava a terra, era terribile, sempre e soltanto liofilizzato; forse pensavano che i turisti non gradissero quello sano e naturale. Per fortuna che il capitano, dopo accesa discussione col politico, è riuscito ad avere l'autorizzazione di prepararci il suo e proprio grazie al capitano ho potuto assaggiare per la prima volta boniato frito. Le immersioni, d'altro canto, erano spettacolari; in special modo quella su un relitto dove ci aspettava la LOLA, un barracuda di quasi due metri, conosciuto in tutto il mondo subacqueo come attrattiva internazionale; come arrivava il barco usciva dal relitto e si metteva in attesa a mezz'acqua; a noi sub, ci veniva dato un sacco pieno di pesce da dare al mostro. Alzare il pesce e aspettare che quel tritacarne te lo levasse da mano era terrorizzante, quasi nessuno, tranne gli istruttori, lo faceva, la maggioranza, quando la picua era a un paio di metri mollava il pesce e tentava la fuga; vedere quella bocca enorme e piena di denti che ingurgitava il pesce faceva impressione; quando ce ne andavamo la picua aveva una barriga come se avesse ingurgitato un'anguria. L'unico neo era la "presenza" , condizionava tutto, i rapporti, le risate, la spontaneità; gli accidenti e gli auguri che fluivano copiosi sia da noi che dai locali però giunsero a buon fine; dopo poco meno di una settimana il malcapitato fu colto da una colica renale e ricoverato in ospedale. Non potè immaginare la gioia : prima, per portare a bordo qualche bottiglia di rum e qualche pacchetto di sigarette per l'equipaggio dovevamo farlo di nascosto; il capitano sapeva che quando, indicando la tanica dove lavavamo le mute, si diceva "agua sucia" poteva star sicuro che lì dentro avrebbe trovato il rum. Le uscite senza il controllo furono spettacolari; il cibo portato a bordo dall'hotel era sempre il medesimo e faceva schifo: uno spezzatino che noi avevamo soprannominato Kit&Kat cibo per gatti; come sparì il politico saltarono fuori fucili, arpioni e rampini per aragoste più pentole e pentoloni; ogni giorno salivano a bordo pesce pregiato e non meno di 30-40 aragoste: mai mangiato meglio! E pensando al pobrecito nel suo letto di penitenza, tutto aveva un sapore migliore. La cosa non durò per molto, solo quattro o cinque giorni, prima che arrivasse il sostituto ma diede un sapore e un tocco tutto particolare alla vacanza : mi fece innamorare in modo irreversibile dei cubani. La gita a Nuova Gerona fu un fallimento: intruppati come scolaretti, ripresi ogni qual volta ci si fermava o per vedere qualcosa o per parlare con qualcuno stavamo per esplodere e già qualche battibecco al limite della rissa si era avuto; l'hijo de puta, con una calma imperturbabile incassava insulti e vav..... e scriveva su un libricino; cosa, perché o per chi non l'ho mai saputo. La prima impressione del paese fu di squallore, sporcizia e mancanza di manutenzione; i negozi vuoti, qualche articolo qua e là sugli scaffali, qualche barattolo di marmellata bulgara, due o tre pentole, qualche stringa, qualche scarpa e pochi vestiti, all'epoca andavano di moda i jeans elasticizzati che facevano un fondoschiena da balena a buona parte delle cubane allevate a patate e boniato; souvenir nada ,sarebbe andata bene anche una tazza col piattino ma non c'era verso di trovarle appaiate. Era il periodo in cui i cubani incominciavano a parlare che forse si sarebbe potuto comprare la casa dove vivevano o costruirsela: lo stato avrebbe fornito il prestito che poi sarebbe stato rimborsato negli anni, cosa assolutamente nuova per loro. Si parlava sempre di questo, loro non si fidavano molto, i dubbi erano tanti : e se poi cambiano idea ? Mio padre aveva una finca e la quitaron. Adesso la manutenzione la fanno loro poi devo pensarci io: pintura, tuberia y otro, dove trovo i soldi ? E se il prestito non mi basta ? insomma erano in una confusione totale. La vacanza stava giungendo al termine e si poneva il problema di come ringraziare i gentilissimi marinai, rompipalle escluso : dollari non se ne potevano dare e non li volevano; l'unica cosa erano oggetti tangibili ; svuotammo la tienda : rum, sigarette , cappelli, saponi, profumi, orologi; svuotammo le valige : pantaloni ,magliette, vestiti per le mogli e figlie, attrezzature da sub, tutto quello di cui si poteva fare a meno prese il volo. Di ritorno ci toccarono tre giorni all'Avana e lì le cose erano diverse : l'organizzazione turistica era impeccabile, per Cuba chiaro, si poteva girare soli, tutti erano gentili , in hotel si mangiava magnificamente e non mancava nulla, solo i negozi locali erano semivuoti, quasi come quelli di Nuova Gerona. Per descrivere i giorni dell'Avana ci vorrebbero altre 10 pagine per cui lo rimando alla prossima; sono tornato molte altre volte : Avana, Cayo Largo, Santiago ecc. ma niente mi ha più colpito come la prima volta. IL CANE DELLA NOVIA Giordaloco 23/11/2005 Pianto dirotto, lacrime come una cataratta : la novia voleva far sapere al mondo che il suo cagnolino aveva lasciato questa terra. Un cruza di una decina d'anni , il suo lignaggio spaziava dai cani dei conquistadores a quelli degli indios con intercalare di bassotti, volpini e non so chè; dopo essere sopravissuto a tutte le incognite , le insidie e alle varie patologie cubane aveva deciso di andarsene nel paradiso dei cani. E ora chi doveva sorbirsi lacrime e dolore della chica ero io; il problema era grave, e prima che l'isola rischiasse di essere sommersa dalle lacrime, dovevo provvedere. C'era un mio conoscente a cui avevo tolto il saluto perché allevava e addestrava cani per la lucha, la cui cagna aveva partorito da poco; il pensiero di togliere almeno un cucciolo dal destino che l'aspettava mi tentava ma non sapevo come fare : i contatti si erano interrotti e non in maniera amichevole. Sarò uno yuma, ma gli inventi e le trampe locali mi avevano insegnato molto : prima cosa il prezzo, se traspariva che era per uno straniero e in particolar modo per me, sarebbe stato per lo meno simile ad una rapina, semprechè me lo avesse ceduto. Ero rimasto in amicizia con la sorella del seviziaperros e quella forse era la strada da seguire; detto e fatto : mi presento con una confezione di profumo e , usando tutte le mie perfide arti, le spiego la situazione, abbondo con previsioni tragiche su come la novia pensasse al suicidio, alla triste fine dell'innocente creatura tra le fauci di feroci belve e nelle mani di perfidi hombres; insomma tutto il repertorio strappalacrime a uso e consumo di una ragazza dal cuore tenero. Missione riuscita!!!!!! Mi promette che convincerà il fratello a regalarle o venderle il cane che poi mi passerà; il primo passo dell'opera consolatoria era stato fatto. Un paio di giorni dopo arriva con in braccio una cosa rossiccia tutta lingua e pancia; i cani del fratello assomigliano a dei pitbull versione locale ma questo groviglio di zampe sembra di più un porquito che un perro; non importa , come la novia lo vede se ne innamora, nemmeno fosse un fusto ventenne da palestra, non lo molla più; sospiro di sollievo (da parte mia) , una decina di dollari, un bacio di ringraziamento alla portatrice di pace e la tranquillità è raggiunta. Avessi saputo quello che sarebbe seguito lo avrei annegato nella prima pozza con coccodrilli raggiungibile. Il piccolo era sporco, vomitava sia davanti che dietro, urgeva l'intervento del veterinario; di quello di Moron non mi potevo fidare : aveva già venduto acqua per vaccino e altre amenità del genere L'unico di fiducia era quello del paese della novia per cui in macchina e via per 70 chilometri. Visita professionale e diagnosi : quella cosetta di due o tre mesi aveva di tutto o quasi; era necessario almeno una settimana sotto le sue cure e non era detto che se la cavasse ; si prendono accordi, si va a fare la spesa perché il vitto non è compreso : riso, carne , pesce, olio; quando il veterinario vede tutto questo allibisce; loro ai cani danno gli avanzi (pochi), patate dolci e teste di pesce; ho il dubbio che tutto possa finire sulla tavola del segaossa ma la novia mi rassicura : é serio. Regolo il conto, consolo la compagna e si torna a casa. Due giorni di attesa mi portano sull'orlo di un collasso, la novia mi asfissia, mi toglie il fiato, deve sapere; finalmente, nonostante le difficoltà di comunicazione a Cuba arrivano le notizie : si sta riprendendo e sembra fuori pericolo. Mancano tre giorni al momento del ritiro e arriva la telefono/mazzata : "venite subito che non posso più tenerlo", si salta in macchina e via. Il piccolo angelo si era ben ripreso e per festeggiare aveva spiumato un paio di galline e preso per il collo un agnello anche lui in cura; il veterinario si rifiutava di tenere oltre quella piccola belva, avrebbe messo in pericolo tutti i suoi pazienti. Constatando che era sulla via della guarigione decidiamo di portarlo a casa, non mi soffermo a pensare cosa avrebbe potuto fare una volta in perfetta forma ma un certo dubbio mi veleggia nella mente; pazienza staremo a vedere. Manca un mese al mio rientro in Italia e dedico questo tempo all'impossibile compito di educare l'affettuoso delinquente : è stato sistemato due case più in là da un parente/amico della novia perchè la padrona di casa non lo vuole; un bel giardino, palme e un paio di maiali. Los puercos sono il doppio di lui ma questo non lo intimorisce per nulla : è sempre in caccia e non li lascia riposare, con quei dentini aguzzi ha già fatto danni; dopo una settimana di urla, scrollamenti, giornale arrotolato sembra aver capito che i maiali non erano cibo a lui destinato; meno male perchè l'amico di famiglia si stava stancando e non gradiva veder dimagrire il suo futuro pasto per troppo moto. La vita torna vivibile, la novia tranquilla, la bestia molto affettuosa con tutti gli esseri umani dedica il suo tempo alla ricerca e al tentativo di uccisione di tutto quello che si muove e che possa anche lontanamente appartenere al regno animale; prevedo guai futuri. Due giorni prima della mia partenza il dramma. Arriva trafelata la moglie dell'amico e reclama la nostra presenza : uno spettacolo da corrida , il porco che corre con attaccato a una chiappa l'angioletto fulvo , il sangue che esce, la vittima che lancia strilli da mattatoio, la moglie e la figlia del vicino che urlano; una bolgia infernale. Dobbiamo metterci in caccia, si rischia di farsi male: il porco impazzito è sugli ottanta chili e se mi travolge sono guai; le urla al cane non sortiscono effetto, secchiate d'acqua neppure ; nel frattempo arriva gente; estrema ratio: si va all'assalto. Fra ruzzoloni e fango si immobilizza il puerco poi io e un baldo giovane cerchiamo di togliere le mascelle del cane dal cosciotto della vittima, sembrano saldate, ringhia come un leone , fa quasi impressione; non so che fare se non prendere a bastonate la belva, ma non voglio arrivare a tanto ; lampo di genio : mi faccio passare la pompa dell'acqua usata per i secchi e gliela ficco in bocca : miracolo mezzo affogato molla la presa ; problema risolto ma il cane non può più stare lì. Nessuno lo vuole più o per meglio dire nessuno lo vuole più tenere a balia ma molti si offrono di comprarlo : una bestia così sarà meravigliosa per la lotta; uso molto tatto per non inimicarmi mezzo paese, ma rifiuto le offerte, anche se la voglia che sento è quella di lanciargli contro il cane tanto per fargli provare cosa si sente ad essere morsi. Il risultato è una separazione anticipata dalla novia che devo accompagnare a casa sua dove la belva potrà continuare la sua opera di cerca e distruggi nel giardino di casa senza creare scompiglio fra parenti e amici. Sono in Italia da un paio di mesi e le notizie che arrivano sono buone: il cane senza più niente da distruggere è un giocherellone da salotto, è sufficiente non fargli passare sotto il naso niente di vivo. Arrivano brutte notizie : il cucciolone ??? ha problemi gravi, il veterinario non riesce a risolvere, mancano le medicine adatte ( come se fosse una novità , mancano anche per i cristiani), avuto il tipo di farmaco mi attivo per l'invio con corriere aereo , arriva dopo sei giorni a cane ormai trapassato. Mi spiace per il piccolo ma forse il destino ci si è messo di mezzo allo scopo di evitare futuri problemi con un cane ingestibile, non voglio pensare cosa sarebbe potuto succedere se avesse deciso di rivolgere le sue attenzioni agli uomini. Giordaloco via e mail Cuba in svendita Carib.e - 23/11/2005 No, non si tratta di qualche last minute, si tratta di alcune mie personali considerazioni sulla Cuba di oggi, nate dalle mie frequentazioni dell'Isla e da quanto leggo giornalmente sul forum dei cubapraticanti. Sono solo pensieri in libertà, nessuna teorizzazione, semplicemente pensieri, che però non avrei voluto fare. E' ormai un anno da quando sono tornato dal mio ultimo viaggio a Cuba. Da allora son cambiate tante cose, un anno denso di cambiamenti, sembra proprio una vera accelerazione, uno dei tanti controsensi di quello strano mondo, dove il tempo sembra che si sia fermato, dove la vita scorre più lentamente e i ritmi accelerano al sol sentir qualche nota musicale. Le contraddizioni degli opposti, fatti di una lentezza di fondo che si accompagnano a forti accelerazioni. E' quanto sta accadendo anche all'interno del sistema cubano, rimasto a riposare per decenni su vecchi ideali, con diverse accelerazioni sul panorama politico internazionale e con stanca regolarità al suo interno. Oggi le accelerazioni riguardano anche la scena politica interna, fatta di cambiamenti epocali, direi. In un solo anno, c'è una grande differenza. Differenza che però ho potuto vivere solo a distanza, attraverso la voce dei cubapraticanti e dei media. Tempo fa feci altre considerazioni sulla Cuba di ieri e di oggi, http://cubapratica.altervista.org/racconti/cuba%20ieri%20e%20oggi.htm scrissi con gli occhi da viaggiatore quelle poche righe. Parlai delle diverse facce che mi presentava Cuba nei miei vari viaggi, rimarcavo l'esigenza di un cambiamento di un sistema bisognevole di riforme, urgenti. Con le mie idee. In fondo è proprio questo che è accaduto nell'arco di quest'ultimo anno, è questa l'accelerazione impressa dal potere politico: riforme. Facile profezia, direi. Un atto dovuto per affrontare il mondo che cambia. Sulle misure non intendo spendere più di tante parole, limitandomi più che altro a seguirne gli effetti. Così come mi limitai allora a guardare, astraendomi dagli aspetti sostanziali delle scelte politico ideologiche, anche ora ne guardo solo i risultati, visibili ai miei occhi e, come tali, fallaci. Ancora oggi non posso che manifestare un misto di ammirazione e biasimo verso il Comandante. Per il suo acume e per alcune capacità politiche indiscutibili, non posso che riconoscerne il genio; per la sostanza e gli effetti, la riprovazione. In molti, tra coloro che hanno frequentato Cuba sin dalla sua prima apertura al turismo, si continua a sottolineare la differenza fra i tempi andati e quelli di oggi. In maniera particolare sul modo di vivere, di porgersi, di confrontarsi; sui soprusi che, ancora, un popolo si trova a subire e sui relativi cambiamenti in questi ultimi anni. Ho l'impressione che è in atto un nuovo periodo especial, con poche affinità di quello che traghettò Cuba alla nuova era passando dal post comunismo sovietico, in fondo con una sostanziale approvazione della gente. Un periodo especial uguale solo nel nome ma profondamente diverso nella sostanza. Il primo, fatto di grandi sacrifici del popolo, doveva affrontare un cambiamento interno quale conseguenza di fattori esogeni, necessitava di reazioni speciali a situazioni altrettanto speciali, ben compresi dalla popolazione; il secondo, quello di oggi, nascente da fattori più che altro endogeni, interni, dovuti più che altro alla pochezza delle decisioni e alla esiguità degli effetti prodotti. Non nell'ultimo anno, bensì nel corso di oltre un decennio dal primo periodo especial. Se è vero, come è vero, che verso la fine degli anni '90 e l'inizio del nuovo secolo, c'è stato un momento favorevole, con il raccolto della politica di apertura al mondo e al turismo in particolare, è altrettanto vero che poco o nulla è stato fatto per fare il salto di qualità e spingersi in là verso un nuovo sistema economico e politico. Si capisce fin troppo bene che tutto è stato fatto col solo scopo di tamponare la situazione precedentemente creatasi, senza guardare al futuro o avere un disegno coerente con quei provvedimenti che, nel bene e nel male, hanno sortito effetti positivi, pensando invece a riaffermare via, via principi, tecniche e provvedimenti di altri tempi, ideologicamente lontani. Tutto ciò, lo percepisce anche la gente. Quel popolo che è da sempre abituato ai sacrifici, alle angherie subite nei secoli, alle rivoluzioni, agli scatti d'orgoglio e a seguire quello che loro indicavano - nei secoli - il leader di turno capace di riscattarli dai più tristi e difficili momenti. Quella leadership che l'attuale Comandante vanta da oltre un cinquantennio, ho l'impressione che cominci a vacillare, non tanto nel suo carisma personale, quanto per quel senso di disagio e insoddisfazione che si coglie nella vita della gente. Quelli che prima descrivevo come i fattori endogeni e gli effetti che stanno provocando, sono alla base di quella sottile percezione della popolazione di quel senso di frustrazione che li fa guardare avanti senza ottimismo, al nuovo periodo especial. Se questa è, l'unico collante che ancora rimane a tenere unita la nazione resta Fidèl con il suo carisma storico. Il resto è nulla. Da qui, da questo nulla e da queste insoddisfazioni, possono rinascere i germogli di nuovi moti rivoluzionari. La storia lo ha insegnato. Chi manca è un nuovo leader. Ma queste sono solo divagazioni di un pensiero, in fondo romantico, che vorrebbe veder rinascere un popolo e la sua grande dignità, finalmente libero di esprimerla. Già allora scrissi "E' questo il senso che intendo quando dico che si sta piegando la dignità del popolo cubano al cospetto del dollaro americano. Dove non è riuscita la politica è riuscito il dollaro. A Cuba, oggi esiste una differenza di classi, per certi versi ancora più accentuata che da noi, dove la differenza tra i "benestanti" e gli altri è ancora più marcata, perché riferita principalmente ai bisogni primari della gente e parzialmente sui beni voluttuari"; oggi non è più così. Quella profonda accelerazione a cui mi riferivo nelle prime righe, sta minando la dignità del popolo non più al cospetto del dollaro Usa, che nel bene e nel male ha comunque consentito ai più di potersi barcamenare e migliorare la propria vita, bensì al cospetto della politica. Ebbene si, proprio la politica, di quella politica che tende a riportare indietro nel tempo e nelle idee, quanto finora è stato prodotto in termini di sviluppo. Quei sacrifici per superare il periodo especial, giustificati dalla specialità delle esigenze dell'epoca, questa nuova politica tende ad annientarli, attraverso una inversione di marcia che, di fatto, disconosce quanto è stato fatto finora. E' difficile da capire per un cubano che ha dovuto sacrificarsi per anni, dover ricominciare daccapo in nuove vicissitudini con la spiegazione, mai data ma sottintesa, che ciò che è stato fatto finora, in fondo non è stato proprio esatto. Che le alleanze con gli altri paesi che vi hanno creduto, non sono poi così importanti, perché oggi, sono altri i partner privilegiati. Di veri privilegi finora non se n'è mai parlato. Oggi si. Venezuela, Cina, oggi sono i nuovi amanti di una Cuba jinetera. Così potrebbe essere vista dai suoi primi investitori e dal suo popolo. Con relativi effetti sulla credibilità della sua politica. Ricominciare a vivere con gli apagones; vedere i propri cervelli sbarcare verso le altre nazioni, nuovi amanti di Cuba; sentire l'oppressione del regime sulla vita di ogni giorno, sulle frequentazioni, le libertà, la spesa, le varie mecaniche e arrangiamenti vari, gli amori, gli amanti, i lavori, le piccole cose di tutti i giorni che finora hanno riempito le giornate di un popolo, persino i divertimenti; e vedere alcuni stranieri privilegiati che vivono o vivranno con tutti i riguardi nella loro patria (i venezuelani in particolare), mentre loro soffrono, non crea altro che malcontento. Immancabilmente represso dal sistema. L'inserimento del CUC, in luogo del dollaro Usa (una delle poche iniziative proficue per le casse bisognevoli), la politica dell'appiattimento sociale con la forte riduzione delle iniziative private, elemento cardine del periodo especial; unita ad una serie di cambiamenti nella "scelta" dei partner commerciali stranieri; le nuove politiche sociali; la criminalità crescente; la riduzione delle poche opportunità finora esistenti; la nuova ondata di repressione, oggi stanno cambiando il volto all'Isla Grande. E' questo il cambiamento che si avverte ritornando a Cuba. Qualcuno potrà considerarlo come un fattore positivo, condividendo le scelte politiche. La gente, credo, ben meno. Trovarsi a rivivere nuovamente tempi creduti passati; sentirsi sottratti quegli spazi di libertà che ancora riuscivano a sentire propri, rivedere nuovamente la propria vita al ribasso; sentire il fiato della repressione sul proprio collo, tutto questo abbatte la grande ricchezza di un popolo fiero: la dignità. La dignità di un popolo in svendita per mantenere una leadership politica che non ha la forza, il coraggio, di pensare ad un cambiamento fatto di libertà e di diritti civili riconosciuti alla sua gente; e di democrazia ed autodeterminazione del popolo cubano. Tutto per una politica che sente di dover avere sempre qualcuno a cui aggrapparsi, una stampella per la vecchiaia, quale nuovo sostituto di un primo grande vecchio amore ormai passato (l'ex Unione Sovietica), che ha avuto la capacità di rinnovarsi, per mantenere il primato politico di lidèr maximo, oggi senza coraggio. Ci sarà un nuovo "lìder" capace di restituire alla gente di Cuba il suo vero sorriso? PER QUANTO TEMPO? Aston Villa - 23/11/2005 Approfitto di un quesito del buon Mono Loco per alcune piu' o meno interessanti riflessioni sulla durata che deve avere per ognuno di noi la vacanza ideale. Partiamo sempre dal presupposto che alla fine poi si fa quel che si puo',sia come tempistica che il lavoro ci concede sia per disponibilita' di palanche. Quando ho iniziato a frequentare la isla e' stato per una settimana,questo per le prime due vacanze,poi sempre 2/3 settimane e una volta un mese per tornare all'ultimo viaggio di nuovo di una settimana. Occorre fare una premessa sul tipo di vacanza che si vuol fare. Se ,come molti di voi,si va a trovare una persona a cui si e' legati,credo, non abbia senso farlo per pochi giorni,si cerca un periodo piu' lungo da condividere sempre....quasi sempre...con la persona a cui siamo legati. QuIndi si va sul periodo lungo. Ci sono poi quelli che giocoforza a causa del lavoro possono viaggiare a agosto o dicembre per 3/4 settimane e qui c'e' poco da fare,bisogna godere il piu' possibile in quanto prima della prossima vacanza passEranno fior di mesi e occorre immagazzinare ossigeno per sopravvivere. La vacanza di una settimana merita un discorso a parte. molti dicono che non vale la pena. Non sono d'accordo,a parte il fatto che ritengo valga sempre la pena,se si sceglie una vacanza di questo tipo occorre viverla a tavoletta e quindi scegliere posti profondamente "nostri" in quanto non esiste di perdere 2 o 3 gioni per ambientarsi. Quindi appena sceso dall'avion devi gia' essere padrone della situazione,affittare l'auto e dirigerti a destinazione con la prima serata gia' organizzata e pronta. E' un tipo di vacation sconsigliata per chi vuole riposarsi o rilassarsi,si dorme pochissimo specialmente se si vuole godere la playa durante il giorno. Nell' ultima vacanza non ho mai dormito piu' di 3 ore per notte e a 43 anni non e' proprio uno scherzo.... Ma e' stata una splendida vacanza vissuta ,come le altre della stessa lunghezza senza respiro. Questo e' quello che mi riserva il futuro,4/5 vacanze di di una settimana all'anno,una ogni 2/3 mesi e vi dico che la cosa mi piace anche perche' al ritorno gia' inizi a fare piani e progetti per la prossima partenza. Economicamente si spende un po' di piu',diciamo con volo,auto(da solo),casa(bella)e divertimenti siamo sui 1300€ piu' o meno. Pero' riesco a staccare del tutto mentre gia' con le 2 settimane arrivo alla fine che un po' mi sono rotto le palle,quindi vado a correre,mi cerco una palestra,sto' piu' tempo con la stessa donna ma mi resta del tempo per tornare con la mente all'italia coi suoi cazzi/mazzi. In una settimana no. Comunque molti la vedranno in modo diverso,questo e' il bello di un forum. Suerte Aston Villa dal forum LA FELICITA' Aston Villa - 23/11/2005 Che cos'e' la felicita'? Quanto dura,come la si raggiunge,quanto costa mantenerla? Personalmente credo poco a chi mi dice "sono un uomo felice". Come si puo' oggi,in questo casino,nelle tribolazioni in cui tutti noi,chi piu' chi meno,ci troviamo ogni giorno ad affrontare poter dire di essere felici. Personalmente credo che la felicita' non sia questione di anni ,mesi, giorni, ore o minuti. Credo che sia questione di pochi unici attimi che a bruciapelo ci cascano addosso. Posso dire di esser stato veramente e completamente felice per 5/6 momenti unici in questi 4 decenni e passa. Non so spiegarmelo ma e' una situazione di benessere totale,unico,dura un attimo ma e' un attimo che vale tutte le fatiche affrontate per essere li' in quel preciso momento. Alcuni di questi attimi sono legati a Cuba. Il primo e' stato nel mio primo viaggio,a quel tempo al tropical di Las Tunas c'era un corpo di ballo splendido,me le fecero conoscere e la sera in disco mi trovai a ballare in mezzo a loro in una serata splendida ,sopratutto per una negra che era quanto di piu' bello mi fosse capitato. Ebbene sara' per il ron,sara' la serata,ma ci fu' un momento in cui ballando in mezzo a loro mi sentii al mio posto,giusto,esatto. Un altro momento a Santiago una sera al tramonto con lo scooter stavo andando a casa a S.Barbara,,il cielo era una palla di fuoco ,i ragazzi giocavano a baseball per la strada con pietre e bastoni,la citta' era bellissima con tutta la sua negritudine..... Fermai lo scooter e per pochi,impagabili attimi respirai i sapori dell'oriente cubano. L'ultima volta venerdi' scorso,erano le 18 ,dopo una giornata di playa,col mio amico abbiamo girato Tunas in macchina ai 30 all'ora in silenzio senza dirci niente ,osservando questa citta' campesina ma vivissima terminare un giorno uguale come tanti. La camminata indolente e sensuale delle donne ma anche delle ragazzine e persino delle bambine,la gente seduta sulla soglia di casa,quel fare un cazzo in cui i cubani sono maestri a livello mondiale. Mi sono sentito bene,abbronzato,sereno con una serata da vivere al meglio con la compagnia giusta e allora in quel preciso attimo tutto ha avuto un senso anche questi giorni di intensa organizzazione,anche le incazzature,le delusioni, la gente che non ti piace ma che devi sopportare e tutto quanto il resto. Se tutto questo porta a quegli attimi cosi' pieni allora vuol dire che la vita,in fondo, val la pena di essere vissuta. Suerte Aston Villa dal forum SUERTE MARIA! "Oye, Mulata! Sabes donde toca el medico en la noche?" Quando ho sentito la voce e la macchina che si fermava, ho fatto un salto dallo spavento. Stavo girovagando tranquilla ammirando le case, il pulviscolo di colori filtrato dalla luce forte del mare e sognavo l'immersione in un passato coloniale: mi immaginavo la vita di un tempo, le carrozze, le crinoline che chissà come erano soffocanti sotto quel sole deciso e avvolgente; osservavo il Morro dall'altra parte della baia che faceva la guardia alla città. Insomma ero in pace con me stessa come non mi capitava da tempo. L'idea di venire in vacanza a Cuba con le mie amiche era stata proprio azzeccata e, dopo una settimana a Cayo Largo, che sarà anche un posto molto turistico, ma ha un mare che è incomparabile e una vegetazione che resiste persino agli uragani, mi sentivo un'altra. La sabbia è così fine e bianca da sembrare borotalco e, miracolo dei miracoli, non ti scotta neppure i piedi quando ci cammini sopra sotto il sole bollente. La mia abbronzatura era perfetta: quel color cioccolato, che in Italia non si riesce a raggiungere neppure dopo maratone interminabili sui lettini, mentre il vicino ti dà una gomitata perché non c'è spazio e i bambini ti riempiono di sabbia costringendoti a bagnarti e a rispalmarti di crema, era proprio quanto avevo sempre sognato. E dopo una settimana di paradiso ero arrivata all'Avana da un paio d'ore. Rosy, Edi e Simona erano rimaste in albergo, per fare amicizia con la piscina del Riviera, l'albergo costruito quando qui c'era la mafia, mentre io avevo preferito giocare alla giovane esploratrice percorrendo tutto il Malecon, il sinuoso lungomare che incornicia una parte della città e arriva sino all'Avana vecchia. Questo il mio stato d'animo: felice, beata e finalmente libera, senza più gli occhi rossi e il ricordo di quell'infame che mi aveva lasciata dall'oggi al domani prosciugando il nostro conto in banca. Per fortuna mio padre aveva voluto regalarmi questo viaggio: "Ti farà bene, ti aiuterà a tirarti su di morale. Ma stai attenta ai cubani: sono speciali, meravigliosi, ma ci sono i poco di buono anche là e, di solito, li trovi per strada o nei luoghi frequentati dai turisti. Con loro non perdere tempo. Non ci parlare proprio, ti racconterebbero solo bugie", mi aveva raccomandato papi all'aeroporto. E a lui, che era stato a Cuba più volte, bisognava dare retta. Forse, senza neanche rendermene conto, mi sono ricordata le raccomandazioni ed è suonato il campanello di allarme. E quando ho sentito la voce che mi chiedeva del medico mi sono girata, furibonda, e ho risposto allo sconosciuto, senza neppure guardarlo in faccia: "Tanto per cominciare non sono una mulatta, a parte che è scorretto apostrofare così una donna, e poi non sono neanche l'ufficio informazioni dell'ospedale. Vai là se vuoi avere informazioni sul medico!" Ero proprio soddisfatta. Gli avevo dato due lezioni in un colpo solo: una su quanto è 'eticamente corretto e l'altra sul fatto che non mi si abborda così per strada, chiedendomi di un medico o di un ospedale. Almeno uno trova delle scuse più intelligenti se proprio vuole fare amicizia! Ho alzato gli occhi per ammirare il mio trionfo sulla sua faccia e mi è preso un coccolone. Bello, ma di un bello, di un bello, che non riescono a trovarli così neppure per le cartoline. Pelle chiara, e io pensavo che tutti i cubani fossero neri, e occhi verdi e più intensi ancora del mare di Cayo Largo. Beh, fa niente, anche se è bello. Anzi, soprattutto per questo non gli avrei dato confidenza. Io. Lui era di tutt'altra opinione: "Ah, italiana, che belle le italiane! Io parlo pochito, pero intiendo. Te piace la Habana? Estay de vacacciones?" ha proseguito imperterrito. E io cosa dovevo fare? Non rispondere, fare la maleducata di fronte a un sorriso travolgente che spuntava dalla vecchia e scassatissima macchina, oppure dovevo dargli confidenza? Tutto sommato non si stava comportando male, non faceva commenti pesanti. Ma c'era sempre la storia del medico e, stizzita per la presa in giro, non ho perso l'occasione per ributtargliela tra i denti: "Sì, sono italiana in vacanza. E proprio per questo non lavoro in ospedale. Cosa vuoi che ne sappia io del medico e di dove tocca? Dipenderà dalla malattia che uno ha!" Mi ha guardata stupita e poi è scoppiato a ridere, con una risata che sembrava non dovesse finire mai e poi ha parlato:"No, que entendiste? Il Medico era un medico, ma ahora è un grupo musical e questa notte c'è un concerto gratuito. Da noi tocar vuol dire suonare!" Quanto stupida mi sono sentita non lo racconto neppure. So solo che dopo un po' sono scoppiata a ridere anch'io come una pazza e in un millesimo di secondo sghignazzavamo in coro, senza riuscire a fermarci. E' così che ci ha trovato Rosi, uscita dall'albergo poco dopo di me, e intenzionata a raggiungermi per esplorare insieme la città. "Ma cosa stai facendo? Non eri tu quella della serie 'ragazze non facciamoci abbordare dagli sconosciuti?" mi ha apostrofato piena di stupore. Ha girato intorno alla macchina; l'ha visto ed è rimasta a bocca aperta, come una tontolona qualsiasi che vede i fuochi artificiali per la prima volta nella vita. Ci ha pensato lui a sbloccare la situazione: "Salite chicas, che vamos a conocer La Habana", ci ha detto. E cosa dovevamo fare? Siamo salite ed è iniziata una vera e propria gita turistica. Lui, che poi si chiama Miguel Angel Aguilera (persino il nome era meraviglioso, soprattutto rispetto al mio, un banalissimo Maria) conosceva tutto e tutti. Salutava chiunque, entrava in ogni angolo e in ogni vicolo, gironzolava in una città di due milioni di abitanti come se fosse stato in un paesino di dieci anime. Per farla breve, quella settimana all'Avana si è trasformata in un percorso di conoscenza, tra il Museo napoleonico e quello della Rivoluzione, tra le discoteche per turisti e le feste in casa dei cubani, tra le spiagge dell'Este e la partecipazione ai dibattiti stradali dei Comitati di Quartiere dove tutti protestano con il loro delegato, quello prendeva appunti e alla fine si mangiava, si beveva e si ballava. Noi eravamo un quartetto affiatato e il nostro 'Angelo' protettore non ci perdeva di vista un istante. Un giorno ci ha portato anche da un babalao, che non ho capito bene cosa sia, ma è un po' come il vescovo di questa religione afrocubana a cui tutti si affidano. Ci ha chiamate una per una e a ciascuna di noi e ha raccontato vita, morte e miracoli. Da non credere! Parlava in una lingua strana e Miguel Angel traduceva da quel linguaggio che poi era africano, yoruba, per la precisione: "Tu vivi lontano da qui e sei infelice. Un uomo grande e con pochi capelli ti ha lasciata sola e senza denaro. Hai pianto per questo, ma è stata la tua fortuna. Attenta a non illuderti di nuovo, devi capire cosa vuoi per davvero e quanto sei disposta a fare per ottenerlo. Ricorda. Il cane ha quattro zampe, ma va in una sola direzione", ha concluso questa specie di sacerdote seduto per terra che faceva le divinazioni. Per la prima parte:azzeccato! Ma la seconda proprio mi suonava come un mistero. Con i giorni mi stavo affezionando sempre più a Miguel Angel e, sembrava, anche lui a me. Ma non volevo, non potevo gettarmi in un'altra storia: ne avevo avuto abbastanza della batosta precedente. La partenza è stata tragica: magone, mal di stomaco e sull'aereo noi quattro che ci guardavamo smarrite, come avessimo perso un pezzo di vita. Non riuscivamo neanche a parlare, se non per qualche frase smozzicata: "Ti ricordi che bello il Callejon de Hamel, quella meravigliosa galleria d'arte all'aria aperta in Centro Habana, con i dipinti sulla santeria che facevano pensare a un luogo allegro e mistico e il gruppo rap che suonava?", diceva Edi. E subito Simona " e di quella sera quando quel tipo mi ha dedicato una canzone e mi ha chiesto di regalargli i miei occhi per illuminare le sue notti?" E Rosi, di rincalzo:"e quando Miriam, l'amica di Miguel Angel ci ha organizzato la festa e alla fine casa sua scoppiava di gente e abbiamo dovuto trasferirci da una sua vicina..?" Solo io tacevo e mi ballava davanti agli occhi il suo viso, quello di Miguel Angel, sentivo le sue frasi nelle orecchie, ritrovavo i suoi occhi nel mare caraibico che stavamo lasciando, rintracciavo nella mente la sua risata aperta, squillante, ma anche le sue preoccupazioni per il Bloqueo, l'embargo statunitense che da oltre quaranta anni attanaglia l'isola. Le emozioni erano tante, troppe, e il nodo in gola enorme. Forse avevo sbagliato qualcosa a non lasciarmi andare. Forse avrei dovuto essere più sciolta, meno sulla difensiva e con questo atteggiamento avevo perso un'occasione per tornare a sognare. Non ero ancora arrivata in Italia e già la nostalgia mi stava stendendo. Mio padre ha capito subito che mi era successo qualcosa. Non mi ha fatto domande, si è preso i ricordini di viaggio e ha chiesto a tutte noi. "Allora, contente? Ho fatto bene a consigliarvi Cuba?" Domanda retorica: bastava vederci in faccia per capire che la felicità e l'allegria trasudavano da ogni poro. I guai sono arrivati poi. Distratta e svogliata non riuscivo a combinare nulla, persa nei sogni, nei ricordi e nella faccia di Miguel Angel. Per fortuna ho iniziato a lavorare e a insegnare italiano agli stranieri, così ero costretta a tenermi impegnata. Un giorno,mentre guardo la posta elettronica mi arriva un messaggio da Cuba, mittente sconosciuto ma significativo: "Angeldemaria" che tradotto vorrebbe dire "Angelo di Maria". Il cuore mi ha fatto cinquanta capriole e ho iniziato a leggere: era lui! Si era iscritto a un corso di italiano all' università e lo frequentava in parallelo a Microbiologia, che però avrebbe terminato dopo un paio di mesi. Al di là dei ragguagli sulla vita quotidiana, i comuni amici e le informazioni sulla musica e sui concerti, non c'erano segnali per farmi illudere, a parte il suo mittente e il corso di italiano. Sembrava proprio una lettera da un caro amico. Avrei spaccato il computer per la rabbia: io ero qui, gonfia di nostalgia e di rimpianti e per lui, invece, tutto era normale. Lo so, sono un'impulsiva e le scelte vanno ponderate, ma quando mi prende la furia non ragiono più. Gli ho risposto, annunciandogli il mio viaggio a Cuba nell'arco di tre mesi. Fiera della mia impresa ho chiamato le mie amiche per farmi accompagnare ma nessuna di loro ha potuto farlo. E in quel momento mi ha preso il panico. Cosa andavo a fare, da sola? Certo, il fascino dell'isola era indubbio, il senso dei ricordi più che nitido, la voglia di conoscere pezzi nuovi della capitale, ma anche di altre parti dell'isola era sicuramente tanta. Ma lo sapevo benissimo: dietro i miei mille paraventi di scuse ben orchestrate c'era solo un motivo. Un motivo bello come un dio greco e dal nome paradisiaco: Miguel Angel. Che però non sembrava dimostrare un interesse eccessivo nei miei confronti. E se avesse avuto una donna? E se fosse stato gay? E se, e se, e se..... "Basta. Il dado è tratto. Lo ha detto Giulio Cesare e lo dico anch'io. Partirò senza troppe storie", mi sono convinta per farmi coraggio. Poi la frenesia dei preparativi, il viaggio in aeroporto con una specie di nebbia nella testa, quasi fossi stata narcotizzata, l'aereo che prendeva quota, i film, il cibo, il vicino ciccione che sbuffava e a cui niente sembrava andare bene si sono ridotti a un niente. Un niente, quando dall'oblò ho cominciato a scorgere quel mare che non ha paragoni, il verde intenso della Sierra e i puntini minuscoli delle abitazioni. "Allacciate le cinture, stiamo effettuando la discesa per l'aeroporto Josè Martì", ed ero arrivata. Mi ha accolto una bomba di calore umido così intenso che mi ha rassicurata. "Ci sono, finalmente, eccomi nella terra promessa" ho declamato mentalmente. La delusione è arrivata dopo la dogana: Miguel Angel non c'era. Eppure gli avevo scritto, lo avevo avvisato "così impari a vivere precipitosamente", mi sono sgridata, mentre una bambina mulatta, con i capelli raccolti e tanti fiocchi colorati mi tirava per la borsa "Eres tu Maria?" mi ha detto. "Sì, sono io, e tu chi sei?". Con gli occhi che ridevano e un sorriso a tutta faccia mi ha risposto: "La hermanita, la sorellina di Miguel Angel. Vamonos!" E sono andata con lei per mano, e le gambe che sembravano volare verso il mio sogno. Che invece era lì, appoggiato al finestrino della macchina, come la prima volta che l'ho visto. Era lì e mi sorrideva, mi aspettava. Ha caricato la valigia e siamo partiti, con la sorellina che osservava tutto senza fare domande. Noi invece abbiamo parlato senza interruzione, quasi a colmare quei mesi di assenza: la sua laurea e il suo lavoro, la mia attività, l'Italia, il clima, le strade, la vita, i pensieri....non so bene cosa ci siamo detti. So solo che più lui esibiva il suo 'idioma italiano', io mi sentivo gonfiare il cuore e la pancia di felicità. I giorni sono rotolati come biglie sulla spiaggia, e in quel mese è accaduto tutto quello che non era successo prima. Un amore così non sarei riuscita a immaginarlo nemmeno dopo venti anni di corsi di creatività. Ci amavamo e faticavamo a staccarci anche solo per pochi minuti. Inevitabile la scelta di vivere insieme. Ho telefonato a papà, gli ho spiegato tutto, lui (meraviglioso!) ha preparato i documenti e chiesto i permessi. Abbiamo comprato il biglietto. La partenza era fissata da lì a tre giorni. Ma Miguel Angel era cambiato. Non gli vedevo più il suo sorriso contagioso, non mi raccontava più storielle e barzellette. Abbiamo anche litigato, quando gli ho fatto notare che non si apostrofa una persona chiamandola 'negra o mulata'. Se ci si vuole riferire a chi ha determinate caratteristiche somatiche "Si dice: è di colore, altrimenti è razzismo" gli ho fatto notare. "Ah, è razzismo? E perché tu invece il colore non lo hai? Tu di che colore sei, visto che dici ad altri che sono di colore? Sei un'ipocrita. Noi siamo più onesti, diciamo le cose come stanno e basta. E non facciamo differenze. Guarda mia sorellina, è mulata perché mia madre ha sposato un negro. Ti sembra razzismo?" Ho incassato in silenzio. Beh, aveva ragione, ma io ero offesa comunque. Forse per il tono, forse per l'atteggiamento, forse per un qualcosa che non riuscivo a spiegarmi, ma mi faceva male. "Andiamo a la playa", gli ho chiesto. Ci siamo diretti verso le spiagge habanere, alla Playa de l'Este e ci siamo fermati a quella che mi piace di più: Santa Maria. Ci siamo seduti sulla spiaggia, guardando il mare. Lui era triste, nonostante il sole e la splendida giornata; sembrava volesse dirmi qualcosa. Si è alzato ed è andato verso il bar. E' tornato con un sacchetto di plastica. Ha tirato fuori dei cubetti di ghiaccio "Vedi, Maria, io sono come questo ghiaccio". Non capivo e glielo ho detto. "Questo è ghiaccio cubano e si scioglie sotto il sole di Cuba. Io sono uguale. Se mi sciolgo mi sento vivo, divento l'acqua che si muove, posso amare, altrimenti rimango solo un cubetto come tanti. E via da Cuba non mi posso sciogliere. Non partirò con te, non posso. La mia terra ha bisogno di me, degli studi che mi hanno permesso di fare, del lavoro sociale che ho iniziato. Se resto continuerò ad amarti, anche a distanza. Se parto, perdo tutto: il tuo amore, ma soprattutto me stesso", mi ha detto mentre le sue lacrime si confondevano con l'acqua dei cubetti ormai sciolti. Era sincero, e io un catorcio. Ma non potevo forzarlo, lo avrei perso per davvero. Sarebbe venuto con me per amore ma non mi avrebbe regalato la sua anima, quello a cui tenevo di più e che avevo conosciuto nei giorni insieme. Così, gonfia di dolore sono tornata in Italia. E adesso sto sigillando i pacchi, chiudendo gli scatoloni perché tra tre ore me ne vado via insieme a papà che, dopo la morte della mamma, non ha alcun legame. Dove vado? All'Avana, naturalmente! Miguel Angel mi aspetta, la nostra casa è pronta e io lavorerò per insegnare italiano agli stranieri: ho trovato una collaborazione come lettrice all'università dell'Avana e ho un contratto in tasca con la Dante Alighieri, ente italiano che ha proprio il compito di diffondere l'italiano all'estero. Ecco cosa voleva dire il babalao a proposito delle scelte e del cane che con quattro zampe sceglie una sola direzione: Cuba, aspettami, sto arrivando!